" Una profonda spiritualità vissuta in un continuo atto d'amore a Dio".
di Giovanni Velocci C.Ss.R.
La morte di San Gerardo, 16 ottobre 1755, avveniva in un luogo sacro in cui dominava un grande crocifisso di cartapesta davanti al malato, che stringeva al petto il corporale usato per il viatico, e con un cartello didascalico sulla porta della stanzetta:<< qui si sta facendo la volontà di Dio, come vuole Dio e per quanto tempo piace a Dio>>, risonanze delle parole del salvatore al Getsemani. Tutto era stato disposto e scritto personalmente dall'infermo prima di mettersi a letto.
Immensità di Dio
<< Gerardo del mio caro Redentore>>-così si firma nella lettera alla carmelitana suor Maria di Gesù nell'estate del 1754- era stato allontanato dalla comunione in seguito alla classica calunnia di Macedonia, ciononostante camminava nell'immensità di Dio fino ad affermare <<me la spasso con la divina immensità>>.
Diligente ascoltatore delle prediche del P.Spirituale P.Cafaro, era arrivato al punto di imprimere sulla memoria e poi trascrivere soprattutto la meditazione sugli attributi di Dio. Di questa rielaborazione del santo, che è cardine del suo misticismo, non ci sono rimasti che accenni ai passi biblici:<<O altitudo divitiarum sapientiae et scientiae Dei >> e << In principio erat Verbum>>. Il comune denominatore era l'immensità di Dio e la sua amabilità. Non si è tramandato di più della sua riflessione.
Questa esperienza mistica a 252 anni dalla morte, avvenuta il giorno di santa Teresa, è quanto mai attuale. Gerardo soffriva ma non osava chiedere la comunione al superiore preferendo << morire sotto il torchio della volontà di Dio>>. Il suo volto era rubicondo, traboccante d'amore, si trasformava fino a gridare; ne dava spiegazione :<< E' il gran desiderio che ho di unirmi a Dio >>. Questa sofferenza lo uniformava a Gesù sofferente e lo faceva diventare quasi materia di servire per la consacrazione eucaristica. S. Ignazio di Antiochia credeva di essere sotto la macina del grano o sotto il torchio dell'uva. Questa verità, di partecipare alle sofferenze della passione, ai nostri giorni è messa in ombra con il desiderio di unirsi al Signore risorto dispensatore solo di consolazione. L'esperienza dell'abbandono da parte di Dio è la notte oscura che fa dire a Gerardo<< Patisco di non patire>> eco profonda di s.Teresa d'Avila che scriveva in una poesia << Muoio di non morire >>.
Carcerato d' Amore
Il santo lucano desidera che le religiose << siano sempre nell'aperto e spalancato costato di Cristo>>, le ritrovava << nell'essere amoroso del nostro caro Dio >>.
Quindi, con la passione più che con l'ascenzione l'umanità trova spazio in Dio. La Chiesa che ha origine da Cristo morente con l'effusione di sangue e acqua - segno dei sacramenti- secondo la visione dell'evangelista Giovanni, entra nei principi teologici gerardini. L'esperienza mistica fu trovare << dolcezza e riposo>> nella passione eucaristicamente intensa in quanto c'è unione con il Redentore << carcerato d'amore >> oppure << divino impiagato d'amore >>.
Suor Maria di Gesù, priora di Ripacandida è la prima carceriera cioè custode del Tabernacolo. Il santo scherza con la carmelitana perchè il Signore dovrebbe mettere in carcere una suora cioè spingerla all'adorazione eucaristica, il paradiso in cui può incontrare gli amici che si dimenticano di Lui. Nella lettera 29, nell'invocazione alla Santa famiglia, aggiunge S. Maria Maddalena dei Pazzi, << Pazza mia dei Pazzi >>, considerata un serafino d'amore per quei tempi. Il santo si ritiene pazzo non per umiltà ma perchè si lamenta quando riceve mortificazioni e trascura il fatto che lo fanno diventare santo.
Queste espressioni spiegano l'uscita dai sensi dopo la comunione , per cui il superiore p.Caione fu costretto a dargli la comunione prima della Messa. L'eccesso di amore per l'umanità costringeva il redentore a chiudersi nelle specie eucaristiche e nel tabernacolo.
E' verosimile il dialogo, tramandato a distanza di un secolo, tra Gesù e Gerardo in adorazione, che si chiamavano pazzi nel senso di un amore incontenibile. ( Continua )
San Gerardo Maiella - Itinerario Spirituale
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M.Gabriella Maramao
“Non cercate Gesù in terre lontane: Lui non è là. È vicino a voi. È con voi. Basta che teniate il lume acceso e Lo vedrete sempre... ” (Santa Teresa di Calcutta).
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parliamo ancora di San Gerardo Maiella
San Gerardo Maiella
Gerardo Maiella nacque a Muro Lucano il 6 aprile 1726 da una famiglia più che modesta, ma laboriosa e fedele a Dio. Visse i primi anni della sua fanciullezza nel quartiere Pianello illuminato dalla grazia divina. A dodici anni gli morì il padre e dovette andare a lavorare come apprendista presso un sarto, ma il cuore e la mente erano rivolte a Dio e spesso dimenticava il lavoro per dedicarsi alla preghiera e all’imitazione sempre più perfetta di Gesù. A 16 anni andò a Macedonia come domestico del vescovo per poter assicurare un introito più sicuro alla propria famiglia. Un giorno nell’ attingere l’ acqua, la chiave dell’episcopio gli sfuggì di mano cadendo nel pozzo. Lui non si scoraggiò. Prese una statuina di Gesù Bambino la calò nel pozzo, tirò la corda e dalla manina pendeva la chiave. Dopo 4 anni, alla morte del vescovo, Gerardo ritornò a Muro Lucano, dove riprese il mestiere di sarto. Nell’ aprile del 1749, quando aveva 23 anni, a Muro Lucano arrivarono i padri della Congregazione del SS. Redentore a predicare una missione in Cattedrale.
Gerardo ne fu attratto e chiese di poterne fare parte. “Non è una vita per te. Tu sei troppo gracile e poi devi pensare alla famiglia”, gli fu risposto da padre Cafaro, superiore della missione. Alla partenza dei missionari fu chiuso in casa dalla madre per evitare che li seguisse, ma lui con le lenzuola fece una corda e si calò dalla finestra, lasciando un biglietto con su scritto: “Mamma vado a farmi santo”. Raggiunse i missionari e padre Cafaro, davanti alla sua insistenza, lo accettò, inviandolo al convento di Deliceto. Qui nonostante la salute malferma si mostrò infaticabile in ogni lavoro. Il suo cuore viveva dell’ amore di Dio, alimentato dalla preghiera nella sofferenza. Il 17 luglio 1752 nella Chiesa della Madonna della Consolazione emise i voti religiosi di povertà, castità, obbedienza, perseveranza nella vocazione religiosa. E iniziò la sua vita apostolica, come fratello laico, seguendo i sacerdoti nelle missioni oppure in cerca di fondi per il poverissimo Istituto.Gerardo visse non solo a Deliceto , ma anche a Napoli e a Materdomini, da dove irradierà il suo amore a Dio. Egli passerà fecendo del bene, come Gesù, scuotendo anime e cuori, seminando grazie e miracoli. Minato dalla tubercolosi, si consumò lentamente; morì a Materdomini dopo lunghe sofferenze, sorridendo alla Madonna che gli era apparsa, esclamando: “Oh la Madonna! Quanto è bella!”. Era il 16 ottobre1755, aveva 29 anni. La chiesa riconobbe ufficialmente la sua santità, elevandolo alla gloria degli altari: fu dichiarato Beato da papa Leone XIII il 29 gennaio 1893 e proclamato santo l’11 dicembre 1904 da papa Pio X. Il 21 aprile del 1994, San Gerardo Maiella fu dichiarato celeste Patrono della Provincia Ecclesiastica della Basilicata con Decreto di Giovanni Paolo II. E’ venerato in tutto il mondo come protettore delle mamme, delle partorienti e dei bambini.
Gerardo Maiella nacque a Muro Lucano il 6 aprile 1726 da una famiglia più che modesta, ma laboriosa e fedele a Dio. Visse i primi anni della sua fanciullezza nel quartiere Pianello illuminato dalla grazia divina. A dodici anni gli morì il padre e dovette andare a lavorare come apprendista presso un sarto, ma il cuore e la mente erano rivolte a Dio e spesso dimenticava il lavoro per dedicarsi alla preghiera e all’imitazione sempre più perfetta di Gesù. A 16 anni andò a Macedonia come domestico del vescovo per poter assicurare un introito più sicuro alla propria famiglia. Un giorno nell’ attingere l’ acqua, la chiave dell’episcopio gli sfuggì di mano cadendo nel pozzo. Lui non si scoraggiò. Prese una statuina di Gesù Bambino la calò nel pozzo, tirò la corda e dalla manina pendeva la chiave. Dopo 4 anni, alla morte del vescovo, Gerardo ritornò a Muro Lucano, dove riprese il mestiere di sarto. Nell’ aprile del 1749, quando aveva 23 anni, a Muro Lucano arrivarono i padri della Congregazione del SS. Redentore a predicare una missione in Cattedrale.
Gerardo ne fu attratto e chiese di poterne fare parte. “Non è una vita per te. Tu sei troppo gracile e poi devi pensare alla famiglia”, gli fu risposto da padre Cafaro, superiore della missione. Alla partenza dei missionari fu chiuso in casa dalla madre per evitare che li seguisse, ma lui con le lenzuola fece una corda e si calò dalla finestra, lasciando un biglietto con su scritto: “Mamma vado a farmi santo”. Raggiunse i missionari e padre Cafaro, davanti alla sua insistenza, lo accettò, inviandolo al convento di Deliceto. Qui nonostante la salute malferma si mostrò infaticabile in ogni lavoro. Il suo cuore viveva dell’ amore di Dio, alimentato dalla preghiera nella sofferenza. Il 17 luglio 1752 nella Chiesa della Madonna della Consolazione emise i voti religiosi di povertà, castità, obbedienza, perseveranza nella vocazione religiosa. E iniziò la sua vita apostolica, come fratello laico, seguendo i sacerdoti nelle missioni oppure in cerca di fondi per il poverissimo Istituto.Gerardo visse non solo a Deliceto , ma anche a Napoli e a Materdomini, da dove irradierà il suo amore a Dio. Egli passerà fecendo del bene, come Gesù, scuotendo anime e cuori, seminando grazie e miracoli. Minato dalla tubercolosi, si consumò lentamente; morì a Materdomini dopo lunghe sofferenze, sorridendo alla Madonna che gli era apparsa, esclamando: “Oh la Madonna! Quanto è bella!”. Era il 16 ottobre1755, aveva 29 anni. La chiesa riconobbe ufficialmente la sua santità, elevandolo alla gloria degli altari: fu dichiarato Beato da papa Leone XIII il 29 gennaio 1893 e proclamato santo l’11 dicembre 1904 da papa Pio X. Il 21 aprile del 1994, San Gerardo Maiella fu dichiarato celeste Patrono della Provincia Ecclesiastica della Basilicata con Decreto di Giovanni Paolo II. E’ venerato in tutto il mondo come protettore delle mamme, delle partorienti e dei bambini.
M.Gabriella Maramao
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papa Giovanni Paolo II... così definisce San Gerardo
Il papa: in san Gerardo, Dio ha fatto risplendere la sua misericordia
di Mattia Bianchi/ 07/09/2004
Giovanni Paolo II ha inviato un messaggio al Superiore della Congregazione del SS. Redentore, padre William Tobin, in occasione dell’"Anno Gerardino", a 250 anni dalla morte di San Gerardo Maiella
Al Reverendissimo Padre
JOSEPH WILLIAM TOBIN
Superiore Generale della Congregazione del SS. Redentore
1. Ho appreso con vivo compiacimento che codesta Famiglia religiosa si appresta a celebrare uno speciale "Anno Gerardino", nella felice coincidenza di due anniversari riguardanti uno dei suoi figli più illustri, san Gerardo Maiella: il centenario della canonizzazione (11 dicembre 1904) e il 250° anniversario della sua morte (16 ottobre 1755). Con gioia mi unisco a Lei, Reverendissimo Padre, ai Confratelli e ai devoti di così grande discepolo di sant’Alfonso Maria de’ Liguori nel lodare e ringraziare il Signore per le "grandi cose" che Dio non cessa di operare nei piccoli e nei poveri (cfr Lc 1,46-50). Veramente Gerardo Maiella è uno dei piccoli, in cui Dio ha fatto risplendere la potenza della sua misericordia! Entrò nell’Istituto missionario redentorista in età giovanile e con la decisa volontà di "farsi santo". Il "sì" gioioso e fiducioso alla volontà divina, sorretto da costante preghiera e da spiccato spirito penitenziale, si traduceva in lui in una carità attenta alle necessità spirituali e materiali del prossimo, soprattutto dei più poveri. Pur senza aver compiuto particolari studi, Gerardo aveva penetrato il mistero del Regno dei cieli e lo irradiava con semplicità a coloro che lo avvicinavano. Sentiva forte l’urgenza della conversione dei peccatori e per questa causa operava instancabilmente; allo stesso modo sapeva sostenere e incoraggiare i chiamati alla vita religiosa. La fama della sua santità e la fiducia nella sua intercessione continuarono a crescere dopo la sua morte. La sua tomba è ancora oggi meta di numerosi pellegrinaggi dall’Italia e da molti Paesi di tutti i Continenti. Tanti fedeli a lui ricorrono fiduciosi nelle situazioni più difficili.
2. L’Anno Gerardino costituisce per l’intera Famiglia dei Redentoristi un’occasione propizia per rinnovare l’impegno personale e comunitario nel rispondere alle sfide attuali dell’evangelizzazione con la stessa prontezza e creatività di san Gerardo e del Fondatore, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, al loro tempo. Cari Redentoristi, come ho avuto occasione di ricordare nel Messaggio indirizzato ai membri del recente Capitolo Generale, "la gente che vi incontra deve sentirvi come "uomini di Dio" e, nel contatto con voi, sperimentare l'amore del Padre celeste misericordioso, che non ha esitato a donare lo stesso suo Figlio Unigenito (cfr 1 Gv 4,9-10) per la salvezza dell'umanità. Deve scorgere in voi l'atteggiamento interiore di Gesù Buon Pastore, sempre in ricerca della pecora perduta, e pronto a far festa quando la ritrova (cfr Lc 15,3-7)" (n. 3). Di tale atteggiamento spirituale san Gerardo è fulgido esempio per il suo amore al Crocifisso e all’Eucaristia e per la sua devozione alla Madonna. Vi esorto a seguire il suo stesso itinerario spirituale e, come lui, a restare fedeli al vostro carisma, senza temere le immancabili difficoltà che ogni vero rinnovamento porta con sé. Nel citato Messaggio al recente Capitolo Generale scrivevo in proposito: "Le Costituzioni del vostro Istituto vi invitano a individuare le urgenze pastorali del momento, tenendo conto che il vostro ministero è caratterizzato, più che da alcune specifiche forme di attività, da un servizio d'amore prestato a quegli uomini e a quei gruppi che sono più abbandonati e poveri per condizione spirituale e sociale" (n. 4).
3. Il nostro mondo attende che siano testimoniate con franchezza la verità, la sapienza e la potenza della Croce (cfr 1 Cor 1,17-25). L’inculturazione della fede e i rapidi cambiamenti sociali pongono all’annuncio del Vangelo tante sfide. Alla chiara proclamazione della sapienza della Croce, si unisca pertanto sempre l’impegno fattivo di proclamare il "vangelo della carità", soprattutto ai piccoli ed ai poveri, come fece Gerardo Maiella, che ben comprese il mistero della Croce, mistero che pone in luce la drammaticità del peccato e, al tempo stesso, proclama la forza liberatrice e sanante della misericordia divina. Egli così pregava: "O mio Dio, e vi potessi convertir io tanti peccatori quanti sono i granelli dell'arena del mare e della terra, fronde degli alberi, foglie de' campi, atomi dell'aria, stelle del cielo, raggi del sole e della luna, creature tutte della terra!" (Scritti spirituali, Materdomini 2001, 155).
4. Per i peccatori Gerardo non risparmiava energie, preghiere, penitenze. Il suo amore non gli permetteva di restare indifferente nei riguardi delle loro scelte e della loro condizione; soprattutto gli stava a cuore che tutti si avvicinassero in maniera fruttuosa al sacramento della Riconciliazione. Un diffuso affievolirsi del senso del peccato e, di conseguenza, dell’importanza del sacramento della Riconciliazione permea l’odierna società. Ciò interpella la pastorale della Chiesa e, in particolare, l’azione apostolica di codesta Congregazione religiosa, che trova proprio nell’annuncio della redenzione di Cristo uno dei suoi elementi fondamentali. Continuate, cari Redentoristi, ad imitare il vostro santo Fondatore, sempre sensibile verso i peccatori e pronto ad accoglierli nel sacramento della Riconciliazione con l’amorevolezza di padre e la saggezza di medico. Proseguite a nutrire l’ardore di san Gerardo che per la salvezza delle anime si spese totalmente.
5. Se si preoccupava che i peccatori ricuperassero la vita spirituale, mediante la conversione e il sacramento della Penitenza, san Gerardo Maiella nutriva un’attenzione particolare anche verso la vita nascente e verso le madri in attesa, soprattutto quelle in difficoltà fisiche e spirituali. Ecco perché anche oggi egli viene invocato come speciale Protettore delle gestanti. Questo tratto tipico della sua carità costituisce per voi e per i fedeli un incoraggiamento ad amare, difendere e servire sempre la vita umana. Sono ben note le minacce che continuano a levarsi contro la vita, specialmente verso quella nascente. Deve far riflettere soprattutto il preoccupante diffondersi di una "cultura della morte", che spinge larghi strati dell'opinione pubblica a giustificare alcuni delitti contro la vita in nome dei diritti della libertà individuale e, su tale presupposto, ne pretende la legittimazione da parte dello Stato (cfr Evangelium vitae, 4). Mi auguro che l’Anno Gerardino contribuisca a rendere ancora più convinto lo sforzo dei cristiani per contrastare questa cultura di morte e porre concreti ed eloquenti gesti al servizio della cultura della vita. In tale significativa occasione vorrei, poi, affidare a Lei, Reverendissimo Padre, e a tutti i Redentoristi l’impegno ad operare in modo ancor più deciso per diffondere il "vangelo della vita". Al servizio della vita sia posta la vostra riflessione teologica e morale, sviluppandola, nella fedeltà alla tradizione alfonsiana, proprio a partire dalle situazioni in cui la vita è meno protetta e difesa. E’ questo il modo concreto per proseguire l’opera di san Gerardo Maiella ed essere testimoni di speranza e costruttori di una nuova umanità. Con tali sentimenti e voti, imploro dal Datore di ogni bene copiose grazie e doni celesti per Lei, Reverendissimo Padre, per l’intera Famiglia alfonsiana e per quanti si affidano all’intercessione di san Gerardo, inviando a tutti con affetto una speciale Benedizione.
di Mattia Bianchi/ 07/09/2004
Giovanni Paolo II ha inviato un messaggio al Superiore della Congregazione del SS. Redentore, padre William Tobin, in occasione dell’"Anno Gerardino", a 250 anni dalla morte di San Gerardo Maiella
Al Reverendissimo Padre
JOSEPH WILLIAM TOBIN
Superiore Generale della Congregazione del SS. Redentore
1. Ho appreso con vivo compiacimento che codesta Famiglia religiosa si appresta a celebrare uno speciale "Anno Gerardino", nella felice coincidenza di due anniversari riguardanti uno dei suoi figli più illustri, san Gerardo Maiella: il centenario della canonizzazione (11 dicembre 1904) e il 250° anniversario della sua morte (16 ottobre 1755). Con gioia mi unisco a Lei, Reverendissimo Padre, ai Confratelli e ai devoti di così grande discepolo di sant’Alfonso Maria de’ Liguori nel lodare e ringraziare il Signore per le "grandi cose" che Dio non cessa di operare nei piccoli e nei poveri (cfr Lc 1,46-50). Veramente Gerardo Maiella è uno dei piccoli, in cui Dio ha fatto risplendere la potenza della sua misericordia! Entrò nell’Istituto missionario redentorista in età giovanile e con la decisa volontà di "farsi santo". Il "sì" gioioso e fiducioso alla volontà divina, sorretto da costante preghiera e da spiccato spirito penitenziale, si traduceva in lui in una carità attenta alle necessità spirituali e materiali del prossimo, soprattutto dei più poveri. Pur senza aver compiuto particolari studi, Gerardo aveva penetrato il mistero del Regno dei cieli e lo irradiava con semplicità a coloro che lo avvicinavano. Sentiva forte l’urgenza della conversione dei peccatori e per questa causa operava instancabilmente; allo stesso modo sapeva sostenere e incoraggiare i chiamati alla vita religiosa. La fama della sua santità e la fiducia nella sua intercessione continuarono a crescere dopo la sua morte. La sua tomba è ancora oggi meta di numerosi pellegrinaggi dall’Italia e da molti Paesi di tutti i Continenti. Tanti fedeli a lui ricorrono fiduciosi nelle situazioni più difficili.
2. L’Anno Gerardino costituisce per l’intera Famiglia dei Redentoristi un’occasione propizia per rinnovare l’impegno personale e comunitario nel rispondere alle sfide attuali dell’evangelizzazione con la stessa prontezza e creatività di san Gerardo e del Fondatore, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, al loro tempo. Cari Redentoristi, come ho avuto occasione di ricordare nel Messaggio indirizzato ai membri del recente Capitolo Generale, "la gente che vi incontra deve sentirvi come "uomini di Dio" e, nel contatto con voi, sperimentare l'amore del Padre celeste misericordioso, che non ha esitato a donare lo stesso suo Figlio Unigenito (cfr 1 Gv 4,9-10) per la salvezza dell'umanità. Deve scorgere in voi l'atteggiamento interiore di Gesù Buon Pastore, sempre in ricerca della pecora perduta, e pronto a far festa quando la ritrova (cfr Lc 15,3-7)" (n. 3). Di tale atteggiamento spirituale san Gerardo è fulgido esempio per il suo amore al Crocifisso e all’Eucaristia e per la sua devozione alla Madonna. Vi esorto a seguire il suo stesso itinerario spirituale e, come lui, a restare fedeli al vostro carisma, senza temere le immancabili difficoltà che ogni vero rinnovamento porta con sé. Nel citato Messaggio al recente Capitolo Generale scrivevo in proposito: "Le Costituzioni del vostro Istituto vi invitano a individuare le urgenze pastorali del momento, tenendo conto che il vostro ministero è caratterizzato, più che da alcune specifiche forme di attività, da un servizio d'amore prestato a quegli uomini e a quei gruppi che sono più abbandonati e poveri per condizione spirituale e sociale" (n. 4).
3. Il nostro mondo attende che siano testimoniate con franchezza la verità, la sapienza e la potenza della Croce (cfr 1 Cor 1,17-25). L’inculturazione della fede e i rapidi cambiamenti sociali pongono all’annuncio del Vangelo tante sfide. Alla chiara proclamazione della sapienza della Croce, si unisca pertanto sempre l’impegno fattivo di proclamare il "vangelo della carità", soprattutto ai piccoli ed ai poveri, come fece Gerardo Maiella, che ben comprese il mistero della Croce, mistero che pone in luce la drammaticità del peccato e, al tempo stesso, proclama la forza liberatrice e sanante della misericordia divina. Egli così pregava: "O mio Dio, e vi potessi convertir io tanti peccatori quanti sono i granelli dell'arena del mare e della terra, fronde degli alberi, foglie de' campi, atomi dell'aria, stelle del cielo, raggi del sole e della luna, creature tutte della terra!" (Scritti spirituali, Materdomini 2001, 155).
4. Per i peccatori Gerardo non risparmiava energie, preghiere, penitenze. Il suo amore non gli permetteva di restare indifferente nei riguardi delle loro scelte e della loro condizione; soprattutto gli stava a cuore che tutti si avvicinassero in maniera fruttuosa al sacramento della Riconciliazione. Un diffuso affievolirsi del senso del peccato e, di conseguenza, dell’importanza del sacramento della Riconciliazione permea l’odierna società. Ciò interpella la pastorale della Chiesa e, in particolare, l’azione apostolica di codesta Congregazione religiosa, che trova proprio nell’annuncio della redenzione di Cristo uno dei suoi elementi fondamentali. Continuate, cari Redentoristi, ad imitare il vostro santo Fondatore, sempre sensibile verso i peccatori e pronto ad accoglierli nel sacramento della Riconciliazione con l’amorevolezza di padre e la saggezza di medico. Proseguite a nutrire l’ardore di san Gerardo che per la salvezza delle anime si spese totalmente.
5. Se si preoccupava che i peccatori ricuperassero la vita spirituale, mediante la conversione e il sacramento della Penitenza, san Gerardo Maiella nutriva un’attenzione particolare anche verso la vita nascente e verso le madri in attesa, soprattutto quelle in difficoltà fisiche e spirituali. Ecco perché anche oggi egli viene invocato come speciale Protettore delle gestanti. Questo tratto tipico della sua carità costituisce per voi e per i fedeli un incoraggiamento ad amare, difendere e servire sempre la vita umana. Sono ben note le minacce che continuano a levarsi contro la vita, specialmente verso quella nascente. Deve far riflettere soprattutto il preoccupante diffondersi di una "cultura della morte", che spinge larghi strati dell'opinione pubblica a giustificare alcuni delitti contro la vita in nome dei diritti della libertà individuale e, su tale presupposto, ne pretende la legittimazione da parte dello Stato (cfr Evangelium vitae, 4). Mi auguro che l’Anno Gerardino contribuisca a rendere ancora più convinto lo sforzo dei cristiani per contrastare questa cultura di morte e porre concreti ed eloquenti gesti al servizio della cultura della vita. In tale significativa occasione vorrei, poi, affidare a Lei, Reverendissimo Padre, e a tutti i Redentoristi l’impegno ad operare in modo ancor più deciso per diffondere il "vangelo della vita". Al servizio della vita sia posta la vostra riflessione teologica e morale, sviluppandola, nella fedeltà alla tradizione alfonsiana, proprio a partire dalle situazioni in cui la vita è meno protetta e difesa. E’ questo il modo concreto per proseguire l’opera di san Gerardo Maiella ed essere testimoni di speranza e costruttori di una nuova umanità. Con tali sentimenti e voti, imploro dal Datore di ogni bene copiose grazie e doni celesti per Lei, Reverendissimo Padre, per l’intera Famiglia alfonsiana e per quanti si affidano all’intercessione di san Gerardo, inviando a tutti con affetto una speciale Benedizione.
M.Gabriella Maramao
“Non cercate Gesù in terre lontane: Lui non è là. È vicino a voi. È con voi. Basta che teniate il lume acceso e Lo vedrete sempre... ” (Santa Teresa di Calcutta).
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