- 4. Un Dio vicino alla nostra debolezza
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La confessione è dunque l’incontro col perdono divino, offertoci in Gesù e trasmessoci mediante il ministero della Chiesa.
In questo segno efficace della grazia, appuntamento con la misericordia senza fine, ci viene offerto il volto di un Dio che conosce come nessuno la nostra condizione umana e le si fa vicino con tenerissimo amore.
Ce lo dimostrano innumerevoli episodi della vita di Gesù, dall’incontro con la Samaritana alla guarigione del paralitico, dal perdono all’adultera alle lacrime di fronte alla morte dell’amico Lazzaro…
Di questa vicinanza tenera e compassionevole di Dio abbiamo immenso bisogno, come dimostra anche un semplice sguardo alla nostra esistenza: ognuno di noi convive con la propria debolezza, attraversa l’infermità, si affaccia alla morte, avverte la sfida delle domande che tutto questo accende nel cuore.
Per quanto, poi, possiamo desiderare di fare il bene, la fragilità che ci caratterizza tutti ci espone continuamente al rischio di cadere nella tentazione.
L’Apostolo Paolo ha descritto con precisione questa esperienza: “C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio” (Rom 7,18s).
È il conflitto interiore da cui nasce l’invocazione: “Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?” (Rom 7, 24).
Ad essa risponde in modo particolare il sacramento del perdono, che viene a soccorrerci sempre di nuovo nella nostra condizione di peccato, raggiungendoci con la potenza sanante della grazia divina e trasformando il nostro cuore e i comportamenti in cui ci esprimiamo.
Perciò, la Chiesa non si stanca di proporci la grazia di questo sacramento durante l’intero cammino della nostra vita: attraverso di essa è Gesù, vero medico celeste, che viene a farsi carico dei nostri peccati e ad accompagnarci, continuando la sua opera di guarigione e di salvezza.
Come accade per ogni storia d’amore, anche l’alleanza col Signore va rinnovata senza sosta: la fedeltà è l’impegno sempre nuovo del cuore che si dona e accoglie l’amore che gli viene donato, fino al giorno in cui Dio sarà tutto in tutti.