Mahtma Gandhi

Poeti celebri di affermata fama nazionale e mondiale
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Ospite
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Mahtma Gandhi

Messaggio da Ospite » ven dic 23, 2005 1:55 am

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Prendi un sorriso,

regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore,
e fallo conoscere al mondo.

(Mahtma Gandhi)

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Beldanubioblu
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Messaggio da Beldanubioblu » mar mar 21, 2006 12:58 am

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GANDHI

La vita


Il nome GANDHI significa "droghiere" perché la sua famiglia dovette esercitare per un breve periodo del piccolo commercio di spezie. Nelle ultime generazioni tale famiglia ricoprì alcune cariche importanti nelle corti del kathiawar. Il padre Mohandas Kaba Gandhi era stato il primo ministro del principe rajkot. I Gandhi erano di religione vaishnava, appartenevano cioè ad una setta hindù con particolare devozione per vishnù.
Mohandas karamchad Gandhi tra i dieci e i diciassette anni frequentò la "high school" del kathiawar. Compiuti tredici anni, dopo due precedenti fidanzamenti sfumati per la morte precoce delle fanciulle prescelte dai suoi genitori, e da lui neppur conosciute, venne sposato ad una sua coetanea. All’età di trentasette anni, d'accordo con la moglie, decise di prendere il voto di castità, andando contro ai principi della sua religione. Ebbe un periodo di crisi , in cui egli credette di esser ateo, che si risolse con una confessione scritta al padre. Terminata la "High school" andò al college, dove seguì alcuni corsi, ma senza profitto. Così il 4 Settembre 1888 Gandhi si imbarcò a Bombay per raggiungere Londra, dove cerca di inserirsi nella società, diventando un gentleman, purtroppo senza i risultati che si era preposto. Perso l’interesse per la società londinese, egli si dedica alla lettura di vari testi, anche di altre religioni, dai quali capisce che la rinuncia è la forma più alta di religiosità che un uomo possa esprimere. I tre anni trascorsi a Londra da Gandhi furono per lui di lenta ed inconscia maturazione. Ottenuta l’abilitazione alla professione legale, scopo della sua vita a Londra, nel 1891 ritorna in India. A Bombay lo attendono cattive nuove, la madre è morta da qualche mese, e la professione che lui esercita non rende abbastanza per sdebitarsi con i fratelli che avevano sostenuto le spese per i suoi studi. Spinto dalle suddette ragioni, decise di partire per il Sud Africa per sbrigare un complicato affare legale per conto di una casa di commercio indiana, in modo da estinguere una buona parte del debito contratto con i fratelli. Arrivato in Sud Africa ebbe subito le prime esperienze personali, sul treno che doveva portarlo a destinazione, benché munito di biglietto, venne allontanato dallo compartimento di prima classe perché riservato ai bianchi. A Johannesburg per colpa della sua razza non trova albergo. Queste umiliazioni da lui subite non sono dirette soltanto a lui ma a tutta la sua razza. Spinto da un forte orgoglio convoca una riunione con la colonia indiana d’Africa, dove per far sì che tale gente venga accettata dalla collettività, esorta i commercianti ad essere il più onesti possibile, ad avere più cura della pulizia personale e a dimenticare le differenze di casta.
Si offre per impartire lezioni di inglese gratuitamente, in modo da istruire la gente che non lo sapesse, fonte di imbrogli e vari raggiri. Successivamente prende contatto con le autorità ferroviarie con le quali raggiunge un patto per cui gli indiani, ben vestiti ed ordinati, potranno usufruire del servizio ferroviario di prima o seconda classe. Dopo un anno di permanenza in Sud Africa, ed ormai risolta la questione legale per cui vi si era recato egli decide di reimbarcarsi per tornare in India, ma la gente che aveva conosciuto lo esorta a restare ancora per almeno un mese in modo da far da guida per gli analfabeti di colore; egli accetta pur non sapendo che quel mese diventeranno poi vent’anni.
Nel maggio 1894 fonda il "Natal indian congress" una associazione per la difesa degli interessi indiani nell’unione sudafricana. Nel 1896 torna in India per cercare appoggi alle sue teorie.
Al suo ritorno in Sudafrica viene aggredito e malmenato e sfugge a stento al linciaggio. Durante la guerra boera organizza un corpo volontario per assistere i feriti; finita la guerra scoppia a Johannesburg una epidemia di peste ed egli si prodiga per assistere i colpiti, esponendo con gioia la vita per i suoi persecutori. Nel 1904 sull’esempio di Tolstoi fonda a Phoenix, nei pressi di Durban, una colonia agricola, dove vi trasferisce la tipografia del giornale "Indian Opinion" fondato sempre nello stesso anno, in essa Gandhi riserva per sé i lavori più umili e faticosi. In questa colonia egli divide il terreno in appezzamenti di poco più di un ettaro, e vi insedia i suoi compagni di lotta; la regola della comunità è che ognuno deve guadagnarsi la vita con il lavoro dei campi. Durante la guerra degli zulù, scoppiata in quel periodo, e dove Gandhi si presenta con un corpo di ambulanza volontario che cura, e soccorre bianchi e neri, compie su di sé esperimenti di una pratica che diverrà poi familiare e cara: il digiuno, come mezzo di purificazione e di autodominio. Comincia da qui la satyagraha, ovvero la forza della verità, che diverrà l’arma dei deboli; basato su idee che Gandhi enunciò in un solenne comizio tenuto il 1° Settembre 1906. Nell’agosto dello stesso anno il governo obbligò tutti gli asiatici a munirsi di scheda di identità, a fornire le impronte digitali e a sottostare ad altre umilianti misure di polizia che li ponevano a livello di comuni criminali. Gandhi consigliò ai satyagrahi di rifiutare di farsi schedare, se multati, non dovevano pagare l’ammenda, se processati dovevano deliberatamente dichiarare di aver violato le leggi ed andare in carcere senza opporre resistenza.
Facendo così in breve le prigioni del Transvaal furono piene. Nel 1907 fu arrestato anche Gandhi, che ricevette l’intimazione di lasciare il paese entro 48 ore; avendo disobbedito fu processato e chiese al giudice di accusarlo in modo tale da avere una pena superiore ai suoi compagni. Nel 1914 finalmente il satyagraha prevalse sulla forza delle armi e delle leggi. Gandhi poté ritornare finalmente nella sua patria che ormai gli era divenuta straniera; ma prima volle trascorrere qualche settimana in Inghilterra la quale aveva appena dichiarato guerra alla Germania. Anche qui Gandhi non perde l’occasione per mettere in pratica le sue teorie, ed organizza subito un corpo di volontari indiani residenti in Inghilterra per curare gli inglesi feriti. La fatica ed il freddo lo fanno ammalare di pleurite così, avendo bisogno di un clima caldo come quello dell’India per curarsi, il 9 gennaio 1915 Gandhi sbarca a Bombay. Anche qui le occasioni per manifestare le idee della non violenza e della disobbedienza civile non mancarono affatto, infatti il 30 marzo 1919 ha inizio, a Delhi, la prima grande campagna di satyaghara su scala nazionale per protestare contro le misure restrittive che gli inglesi imponevano sulla libertà personale degli indiani, e che intendevano mantenere anche dopo la guerra.Gli aderenti furono invitati a firmare una formale dichiarazione redatta dallo stesso Gandhi, in cui si impegnavano a "disobbidire" nel caso in cui queste leggi venissero applicate. Poichè Gandhi proclamò il satyagraha un processo di auto purificazione sacra si decise disospendere il lavoro in tutta l‘India per un giorno dedicando tale giornata al digiuno e alla preghiera. Tale processo non ottenne i risultati che ci si aspettava, anzi ebbero l’effetto contrario, così con un atto di grande coraggio il 18 aprile, Gandhi, non curante delle proteste degli estremisti, ordina la sospensione del movimento. Successivamente Gandhi assume la direzione di un settimanale in lingua inglese"YOUNG INDIA" e di un mensile in gujerati "NAVAJIVAN" per diffondere le sue idee. Nel novembre 1921 Gandhi viene condannato a trascorrere 2 anni di carcere per avere ripreso i moti della non violenza contro il governo inglese.Quando venne rilasciato la situazione politica era profondamente mutata, e il movimento di non collaborazione aveva perduto ogni vigore.Gandhi propose una nuova campagna di disobbedienza civile basata sulla legge del monopolio del sale che incideva negativamente sopratutto sui poveri. La mattina del 12 marzo 1930 seguito da degli studenti si diresse, a piedi, verso la costa per fabbricare qualche grammo di sale in spregio al monopolio.
Per ogni villaggio in cui egli passava si aggiungeva sempre più gente, per lo più contadini. Il 5 aprile Gandhi raggiunse il mare a Danni dove in mezzo ad una folla che lo acclamava raccolse qualche grammo di sale; da qui iniziarono i moti del sale: i contadini non pagarono più l'imposta terriera; il boicottaggio dei tessuti stranieri divenne generale: i funzionari legislativi furono colpiti da ostracismo. I negozianti si rifiutavano di vendere i loro generi più necessari. I tribunali divennero deserti. Gli inglesi cercarono dapprima di reagire facendo caricare i dimostranti dalla polizia e arrestare i violati della legge. Gandhi fù arrestato e la direzione della campagna fù assunta dalla moglie, ma venne arrestata anch'essa; succedettero a quest'ultima molti altri capi ma vennero tutti arrestati ed in poco tempo le prigioni furono di nuovo piene. Il 25 gennaio 1931 Gandhi ed altri membri dell'esecutivo del congresso vennero liberati senza condizioni; e al termine di una serie di colloqui tra il Viceré e Gandhi, nel febbraio-marzo 1931 fu raggiunto un accordo definito "patto Irwin-Gandhi" per cui il Governo britannico modificava le leggi sul monopolio del sale, liberava i detenuti politici e revocava le ordinanze speciali ed i procedimenti pendenti ed il Congresso in cambio accettava di partecipare alla Conferenza della "Tavola Rotonda", nella quale fu raggiunto un vago accordo sulle linee generali della nuova costituzione. Con l'approssimarsi del secondo conflitto mondiale Gandhi riprese i contatti con il movimento indipendentista, per dichiarare così allo scoppio della guerra l'India come paese che condannava il nazismo e il fascismo e come paese che non si sarebbe mai alleato ad una guerra mirante alla difesa dello status quo, avrebbe collaborato alla difesa della democrazia se questa sarebbe stata applicata anche all'India. Nell'agosto 1940 il governo Churchill, dopo il crollo della Francia oppose la richiesta di un trasferimento immediato dei poteri ad un governo provvisorio indiano, dopo ciò non avendo ottenuto ciò che voleva Gandhi riprese la disobbedienza civile. Questa situazione era molto delicata per il governo britannico che non poteva affrontare anche il problema dell'India visto che la maggior parte delle forze erano impegnate nel conflitto mondiale. Nessun tentativo di riprendere colloquio fu tentato fino alla fine della guerra, intanto la moglie di Gandhi morì in carcere dopo un digiuno di protesta. La svolta decisiva si ebbe nel 1945 quando i mussulmani esposero le loro tesi nelle quali essi auspicavano la creazione di uno stato mussulmano separato, formato con le province in maggioranza mussulmane. Queste tesi prevalsero e il 15 agosto 1947 l'India si spaccò in due Stati distinti: il Pakistan e L'Unione Indiana. Per definire i confini vennero istituite due commissioni miste ma che stentavano a raggiungere un accordo, questa situazione tesa e complicata scatenò un guerra tra mussulmani ed hindù che alla fine di quel fatale 1947 provocò circa un milione di morti e circa 5 milioni di profughi. In questa situazione Gandhi ormai vecchio e solo lottò con tutte le sue forze, pure quando l'India divenne indipendente, rischiando anche di morire di fame, ma riuscendo a portare la calma almeno a Calcutta. Si recò di nuovo a Delhi, dove le violenze degli estremisti hindù erano molto più accese; qui egli si recava ogni sera per pregare all'aperto, in quiete, ma la sera del 30 Gennaio 1948 un giovane fanatico militante lo seguì e lo uccise con colpi di pistola a ripetizione. Così si chiudeva la vita di Gandhi all'età di 78 anni dopo aver lottato per tutta la vita per affermare un ideale di non violenza e di amore, ed era caduto vittima di quelle stesse passioni che aveva cercato di esorcizzare.


fonte:http://www.rccr.cremona.it



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Messaggio da Beldanubioblu » mar mar 21, 2006 1:06 am

AFORISMI


Nessuna cultura può vivere se cerca di essere esclusiva.

Alla domanda di un giornalista che gli chiese cosa pensava della civilizzazione dell'occidente: "Penso sia una buona idea."

Il presidente è il primo dei servitori.

Non vale la pena avere la libertà se questo non implica avere la libertà di sbagliare.

Per praticare la non-violenza, bisogna essere intrepidi e avere un coraggio a tutta prova.

Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali.

Nulla consuma il corpo quanto l'ansia e chi ha fede in Dio dovrebbe vergognarsi di essere preoccupato per qualsivoglia cosa.

La verità non danneggia mai una causa che è giusta.

Il capitale non è malvagio in sé; è il suo uso sbagliato che è malvagio. Il capitale, in una forma o un'altra, sarà sempre necessario.

«Un genitore saggio lascia che i figli commettano errori.
E' bene che una volta ogni tanto si brucino le dita.»

«Un'onesta divergenza è spesso segno della salute del progresso.»

«Apprendere che nella battaglia della vita si può facilmente vincere l'odio con l'amore, la menzogna con la verità, la violenza con l'abnegazione dovrebbe essere un elemento fondamentale nell'educazione di un bambino.»

«Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere.»

«È meglio confessare i propri errori: ci si rtirova più forti.»

«Il mezzo può essere paragonato a un seme, il fine a un albero; e tra mezzo e fine vi è esattamente lo stesso inviolabile nesso che c'è tra seme e albero.»

«Il perdono è la qualità del coraggioso, non del codardo.»

«In democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica.»

«Qualsiasi cosa tu faccia sarà insignificante, ma è molto importante che tu la faccia.»

«Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando riusciamo a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato.»

Chi agisce per un buon fine non fallisce mai.

La paura può servire, ma mai la codardia.
Solamente chi è forte è capace di perdonare. Il debole non sa ne perdonare ne punire.

La vita sopravanza immensamente tutte le arti messe assieme.

Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo.


Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali.


La disobbedienza, per essere civile, deve essere sincera, rispettosa, mai provocatoria, deve basarsi su qualche principio assimilato con chiarezza, non deve essere capricciosa e, soprattutto, non deve procedere da alcuna malevolenza od odio.

Un genitore saggio lascia che i figli commettano errori. E' bene che una volta ogni tanto si brucino le dita.


Il mezzo può essere paragonato a un seme, il fine a un albero; e tra mezzo e fine vi è esattamente lo stesso inviolabile nesso che c'è tra seme e albero.

La purezza di mente e la pigrizia sono incompatibili.

Nessuno può farti più male di quello che fai tu a te stesso.

Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere.

L'uomo è dove è il suo cuore, non dove è il suo corpo.

Occhio per occhio... e il mondo diventa cieco.

Quando si ha fiducia di poter fare una certa cosa, si acquisterà sicuramente la capacità di farla, anche se, all'inizio, magari non si è in grado.

Una goccia strappata dall'oceano perisce inutilmente. Se rimane parte dell'oceano, ne condivide la gloria di sorreggere una flotta di poderose navi.

Un'onesta divergenza è spesso segno della salute del progresso.

Se pensi che tutto il mondo sia sbagliato ricordati che contiene esseri come te.

Il capitale non è malvagio in sé; è il suo uso sbagliato che è malvagio. Il capitale, in una forma o un'altra, sarà sempre necessario.

L'uomo diventa spesso ciò che crede di essere. Se continua a dire che non si riesce a fare una certa cosa, è possibile che alla fine si diventi realmente incapaci di farla.
Per praticare la non violenza bisogna essere intrepidi e avere un coraggio a tutta prova.

Non è la letteratura né il vasto sapere che fa l'uomo, ma la sua educazione alla vita reale. Che importanza avrebbe che noi fossimo arche di scienza, se poi non sapessimo vivere in fraternità con il nostro prossimo?

Qualsiasi cosa tu faccia sarà insignificante, ma è molto importante che tu la faccia.

La vera bellezza, dopo tutto, sta nella purezza di cuore.

Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola della nostra condotta è l
la tolleranza reciproca.

La vita sulla terra è solo una bolla di sapone.

È meglio confessare i propri errori: ci si rtirova più forti.

Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la non violenza sono antiche come le montagne.

Non volendo pensare a quello che mi porterà il domani, mi sento libero come un uccello.

L'unico tiranno che accetto in questo mondo è la voce silenziosa dentro di me.

L'assenza di paura non significa arroganza o aggressività. Quest'ultima è in sé stessa un segno di paura. L'assenza di paura presuppone la calma e la pace dell'anima. Per essa è necessario avere una viva fede in Dio.

La semplicità è l'essenza dell'universalità.
Il crimine è una sorta di malattia e dovrebbe essere trattato come tale.

Dobbiamo fare il miglior uso possibile del tempo libero.
Il perdono è l'ornamento dei forti.

Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne è nessuna per cui sarei disposto ad uccidere.
In democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica.

Il mondo è tenuto insieme da vincoli d'amore e dedizione. La storia non registra i quotidiani episodi d'amore e dedizione. Registra solo quelli di conflitto e guerra. Gli atti d'amore e generosità sono molto più frequenti dei conflitti e delle dispute.

Nulla consuma il corpo quanto l'ansia e chi ha fede in Dio dovrebbe vergognarsi di essere preoccupato per qualsivoglia cosa.

Chi non controlla i propri sensi è come chi naviga su un vascello senza timone e che quindi è destinato a infrangersi in mille pezzi non appena incontrerà il primo scoglio.

Non vale la pena avere la libertà se questo non implica avere la libertà di sbagliare.

Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando riusciamo a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato.

La vera felicità dell'uomo sta nell'accontentarsi. Chi sia insoddisfatto, per quanto possieda, diventa schiavo dei suoi desideri.

Per poter criticare, si dovrebbe avere un'amorevole capacità, una chiara intuizione e un'assoluta tolleranza.

La conclusione logica del sacrificio di sé è che l'individuo si sacrifica per la comunità, la comunità si sacrifica per il distretto, il distretto per la provincia, la provincia per la nazione e la nazione per il mondo.

Nulla si ottiene senza sacrificio e senza coraggio. Se si fa una cosa apertamente, si può anche soffrire di più, ma alla fine l'azione sarà più efficace. Chi ha ragione ed è capace di soffrire alla fine vince.

Non puoi stringere la mano con un pugno chiuso.
La violenza da parte delle masse non eliminerà mai il male.

La felicità non viene dal possedere un gran numero di cose, ma deriva dall'orgoglio del lavoro che si fa; la povertà si può vincere con un sistema costruttivo ed è di fondamentale importanza combattere l'ingiustizia anche a costo della propria vita.

Un fedele della Verità non dovrebbe fare nulla per rispetto delle convinzioni. Deve essere sempre pronto a correggersi e ogni qualvolta scopra di essere nel torto deve confessarlo, costi quel che costi, ed espiare.

Chi perde la sua individualità perde tutto.

Un codardo non è capace di dichiarare il proprio amore. Questa è una prerogativa del coraggioso.

La felicità e la pace del cuore nascono dalla coscienza di fare ciò che riteniamo giusto e doveroso, non dal fare ciò che gli altri dicono e fanno.

La nonviolenza, nella sua condizione dinamica, significa sofferenza consapevole. Non consiste in una docile sottomissione alla volontà del malvagio, ma nel contrapporre la propria anima alla volontà del tiranno.

Apprendere che nella battaglia della vita si può facilmente vincere l'odio con l'amore, la menzogna con la verità, la violenza con l'abnegazione dovrebbe essere un elemento fondamentale nell'educazione di un bambino.

Il presidente è il primo dei servitori.

La coscienza non è la stessa per tutti. Quindi, mentre essa rappresenta una buona guida per la condotta individuale, l'imposizione di questa condotta a tutti sarebbe un'insopportabile interferenza nella libertà di coscienza di ognuno.

Il singolo individuo può sfidare la violenza di un impero ingiusto per difendere il proprio onore, la propria religione, la propria anima e porre i presupposti per la caduta di quell'impero o per la sua rigenerazione.

Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre.

Un oggetto, anche se non ottenuto con il furto, è tuttavia come rubato se non se ne ha bisogno.

Il perdono è la qualità del coraggioso, non del codardo.

Il sole non ti serve per vedere perchè tu luce sei in mezzo al buio...(Lucia Di Iulio)

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