Kahlil Gibran

Poeti celebri di affermata fama nazionale e mondiale
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Kahlil Gibran

Messaggio da Beldanubioblu » gio gen 26, 2006 10:56 pm

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Kahlil Gibran
(1883-1931)


Sensibile scrittore divenuto celebre per la poetica raccolta di scritti riuniti nel volume "Il profeta", Kahlil Gibran è nato il 6 dicembre 1883 a Bisharri (Libano), da una famiglia piccolo-borghese maronita. I genitori erano cristiani maroniti, cattolici della Palestina settentrionale;crebbe con due sorelle, Mariana e Sultana, e il fratellastro Boutros, nato dal primo matrimonio della madre, rimasta vedova.

Famiglia unita e permeata dal rispetto reciproco, i Gibran si videro costretti ad emigrare per ragioni economiche negli Stati Uniti. Approdarono così sul suolo americano nel 1895. A dodici anni Kahlil cominciò a frequentare le scuole del posto ed è per questo motivo che il suo nome venne abbreviato in Kahlil Gibran, formula che usò successivamente anche nei suoi scritti in inglese.

In seguito, adulto, visse a Boston nel quartiere cinese, abitato da immigrati italiani, irlandesi e siriani.
Tornato nel 1899 per tre anni a Beirut per studiare la lingua e la letteratura araba, soggiornò poi in Libano e Siria, ma nel 1902, desideroso di rivedere la terra che aveva segnato gran parte della sua vita, tornò a Boston.

Nel 1908 è a Parigi per studiare all'Accademia di Belle Arti e si avvicina alla filosofia di Nietzsche e di Rousseau Nel 1920 è tra i fondatori a New York della Lega Araba, che doveva rinnovare la tradizione araba con l'apporto della cultura occidentale.

Il successo (occidentale) di Gibran, infatti, si deve soprattutto al fascinoso sincretismo religioso che permea "Il profeta" (scritto nel 1923): su tutto prevale l'idea di una generica concezione della divinità, in cui vi si intrecciano immagini e simboli di ogni religione e filosofia (cattolicesimo, induismo, islamismo, mistici sufi accanto agli idealisti europei, romanticisti, Nietzschee mistici arabi).
Per Kahlil Gibran l'esistenza è il tempo regalato per ricomporre la frattura esistente tra noi e Dio; quando nell'individuo bene e male, perfezione e imperfezione, piccoli sentimenti e grandi passioni riusciranno a convivere, ecco che nella coincidenza degli opposti si manifesteranno saggezza, perfezione e felicità.
La mistica di Gibran sfugge a ogni classificazione, il poeta parla per immagini ricorrendo a un mondo simbolico dai mille significati, che per la sua universalità sollecita l'uomo indù e il cristiano, l'ateo e il credente.
Il suo successo deriva proprio dal suo porsi tra oriente e occidente, tra Beirut, Parigi e New York.

In qualità di artista Gibran è stato un personaggio davvero eclettico, contrariamente a quanto la sua fama, legata perlopiù a "Il Profeta", faccia presupporre.
Oltre che scrittore infatti Gibran fu anche pittore e organizzatore di cultura, in controtendenza al suo carattere schivo ed introverso. Gran parte delle sue iniziative si devono al lodevole aiuto della sua amica Mary Haskell, che lo ha finanziato più volte.

Tra le altre sue opere segnaliamo "Il miscredente," breve romanzo scritto nel 1908 per la rivista "L'Emigrante", in cui impegno politico e tensione civile prevalgono ancora sulla dimensione religiosa.
Altre sue produzioni da ricordare sono il testo autobiografico (in cui esprime il dolore per la morte dell'adorata moglie Selma), "Le ali infrante" (1912), scritto in inglese e le "Massime spirituali", un testo tipico della sua produzione, tra l'aforistico e il mistico, teso a una conciliazione tra occidente e oriente.

Morì a New York il giorno 11 aprile 1931, stroncato dalla cirrosi epatica e dalla tubercolosi; la sua salma fu portata, secondo le sue volontà, in un eremo libanese.
Due anni dopo verrà pubblicata un'opera che aveva lasciato incompiuta: "Il Giardino del Profeta".


Fonte:http://biografie.leonardo.it/

Immagine
(Grazie Miriam)
Ultima modifica di Beldanubioblu il gio mag 31, 2007 10:10 pm, modificato 2 volte in totale.
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Messaggio da Beldanubioblu » gio gen 26, 2006 11:09 pm

Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima,del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,del mio petto un sepolcro
per le tue pene.
Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle
canta l'eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta la storia delle onde.




MAGIA DELLA VITA

In un campo ho veduto una ghianda:
sembrava così morta, inutile.
E in primavera ho visto quella ghianda
mettere radici e innarzarsi,
giovane quercia verso il sole.
Un miracolo, potresti dire:
eppure questo miracolo si produce
mille migliaia di volte
nel sonno di ogni autunno
e nella passione di ogni primavera.
Perchè non dovrebbe prodursi
nel cuore dell'uomo?

"Gesu' figlio dell'uomo"



-----------------------------------


Non sono né un artista né un poeta.
Ho trascorso i miei giorni scrivendo e dipingendo,
ma non sono in sintonia
con i miei giorni e le mie notti.
Sono una nube,
una nube che si confonde con gli oggetti,
ma ad essi mai si unisce.
Sono una nube,
e nella nube è la mia solitudine,
la mia fame e la mia sete.
La calamità è che la nube, la mia realtà,
anela di udire qualcunaltro che dica:
Non sei solo in questo mondo
ma siamo due, insieme,
e io so chi sei tu.



RICORDO

Non lascio che neanche un singolo fantasma del ricordo
svanisca con le nuvole,
ed è la mia perenne consapevolezza del passato
che causa a volte il mio dolore.
ma se dovessi scegliere tra gioia e dolore,
non scambierei i dolori del mio cuore
con le gioie del mondo intero.

"Self-Portrait"



L'ALTRO


Il tuo prossimo
è lo sconosciuto che è in te, reso visibile.
Il suo volto si riflette
nelle acque tranquille,
e in quelle acque, se osservi bene,
scorgerai il tuo stesso volto.
Se tenderai l'orecchio nella notte,
è lui che sentirai parlare,
e le sue parole saranno i battiti
del tuo stesso cuore.
Non sei tu solo ad essere te stesso.
Sei presente nelle azioni degli altri uomini,
e questi, senza saperlo,
sono con te in ognuno dei tuoi giorni.
Non precipiteranno
se tu non precipiterai con loro,
e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai.


"Gesu' figlio dell'uomo"



CANTO DEL CUORE

Il canto della voce è dolce,
ma il canto del cuore
è la pura voce dei cieli.


"A treasury of Kahlil Gibran"

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Messaggio da Beldanubioblu » gio gen 26, 2006 11:17 pm

CANTO POESIA PAROLA

Se anche cantassi come gli angeli,
ma non amassi il canto,
non faresti altro che rendere sordi gli uomini
alle voci del giorno e alle voci della notte.

"Il profeta"




La mente soppesa e misura,
ma è lo spirito che giunge al cuore della vita
e ne abbraccia il segreto;
e il seme dello spirito è immortale.
Il vento puo' soffiare e placarsi,
e il mare fluire e rifluire:
ma il cuore della vita
è sfera immobile e serena,
e in quel punto rifulge
una stella che è fissa in eterno.


"Gesu' figlio dell'uomo"


DONO


Dai poco quando doni cio' che hai.
Quando doni te stesso, solo allora dai veramente.

"Il profeta"



La forza che difende il cuore dalle ferite
è la stessa che gli impedisce
di dilatarsi alla sua massima grandezza.

"A Treasury of Kahlil Gibran"


TRISTEZZA


Interrogo la tristezza e scopro
che non ha il dono della parola;
eppure, se potesse,
sono convinto che pronuncerebbe
una parola più dolce della gioia.

"Prose Poems"



Nessuno puo' rivelarvi nulla
se non cio' che già si trova
in stato di dormiveglia
nell'albeggiare della nostra conoscenza.
L'insegnante che avanza
nell'ombra del tempio,
fra i suoi discepoli,
non trasmette la sua sapienza,
ma piuttosto la sua fede
e la sua amorevolezza.
Se è veramente saggio,
non vi introdurrà
nella casa della sua sapienza,
ma vi accompagnerà
alla soglia
della vostra mente.


"Il profeta"




L'anima non vede, nella vita,
se non cio' che è già nell'anima stessa.
Non crede se non nella propria vicenda,
e quando sperimenta qualcosa
l'esito diventa parte di essa.

"Self-Portrait"




SOFFERENZA

Il tuo dolore è lo spezzarsi del guscio
che racchiude la tua capacità di comprendere.
E se potessi manterener il cuore
sospeso in costante stupore
ai quotidiani miracoli della vita,
il dolore non ti sembrerebbe
meno meraviglioso della gioia;
e accetteresti le stagioni del tuo cuore,
come hai sempre accettato
le stagioni che passano sui tuoi campi.
"Il Profeta"




Noi siamo gemelli, Notte,
perchè tu riveli lo spazio e io rivelo la mia anima.
"Il folle"
Il sole non ti serve per vedere perchè tu luce sei in mezzo al buio...(Lucia Di Iulio)

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Messaggio da Beldanubioblu » gio gen 26, 2006 11:24 pm

SULL'AMICIZIA

E un adolescente disse: Parlaci dell'Amicizia.
E lui rispose dicendo:
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E' il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
E' la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.

Quando l'amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione,
né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio
e viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall'amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate,
come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento dello spirito.
Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore,
ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.

E il meglio di voi sia per l'amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell'amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.



DONARE

Spesso dite:
"Voglio donare, ma solo a chi merita".
Non così dicono
gli alberi del vostro frutteto,
né gli animali che portate al pascolo.
Danno per vivere perchè trattenere é perire.
Sicuramente l'uomo che è degno di ricevere
i suoi giorni e le sue notti
é degno di ricevere da voi qualsiasi altra cosa.
"Il Profeta"




GRANDEZZA

Il dolore è troppo grande
per regnare in piccoli cuori.

"A treasury of Kahlil Gibran"
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Messaggio da Beldanubioblu » ven gen 27, 2006 7:28 pm

AFORISMI

Se riveli i tuoi segreti al vento, non rimproverare il vento perché li rivela agli alberi.

Sarai completamente in pace con il tuo nemico solo quando morirete entrambi.

Il grand'uomo ha due cuori: l'uno sanguina, l'altro sopporta.

Quando ci rivolgiamo gli uni agli altri per un consiglio noi riduciamo il numero dei nostri nemici.

Le tartarughe, in fatto di strade, ne sanno più delle lepri.

Non occorre dunque che tu passi attraverso l'inferno per incontrare un angelo.

La vita è una processione. Chi è lento la trova troppo veloce e si fa da parte; chi è veloce la trova lenta e si fa da parte.

La generosità consiste nel dare più di quel che si potrebbe, l'orgoglio nel prendere meno di quanto si avrebbe bisogno.

I tuoi figli non sono tuoi figli. Sono fratelli e sorelle bramosi di vita per se stessi... ti puoi ingegnare per essere come loro, ma non si deve cercare di renderli come noi.

Ogni uomo ama due donne: l'una creata dalla sua immaginazione, l'altra deve ancora nascere.


L'amicizia è sempre una dolce responsabilità, ma non è mai un'opportunità.

L'amore limitato chiede il possesso dell'essere amato, ma quello illimitato chiede soltanto se stesso.


L'uomo è due uomini, uno è sveglio nelle tenebre, l'altro dorme nella luce.

Molto del dolore che provate è da voi stessi scelto.

Quando aneli a felicità a cui non sai dare un nome, e quando soffri senza capire perché, proprio allora stai crescendo con quanto cresce, e ti stai elevando verso il tuo io più grande.

Dio mi liberi dalla saggezza che non piange, dalla filosofia che non ride, dall'orgoglio che non s'inchina davanti a un bambino.
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Messaggio da Beldanubioblu » ven gen 27, 2006 7:57 pm

Allora Almitra chiese


Parlaci dell’Amore



Egli sollevò la testa e guardò
intensamente il popolo,
e su ognuno di essi si posò
una grande quiete.
L’amore è quanto
di meraviglioso
si vivifica dentro ciò che
semplicemente la vita esprime
e voi, attraverso la ragione
che si rende visibile col sentimento,
qualunque sia la ragione che vi spinge ad accudirlo.
La sua mano può afferrarvi con un fremito felice:
dunque è impaziente d’aprire la porta dov’è imprigionato.
Se l’amore vi chiama ...andate.
Seguitelo, affinchè possano
le sue braccia cingervi,
e voi nell’affidare
senza esitare l’anima.
Vi condurrà
per strade ardue e scoscese.
Oppure
sarà pronto a nascondere,
tra morbide piume,
un pugnale pronto a ferirvi.
E al saggio appello del cuore
gustatene il piacere della sua voce.
L’amore può dissolvere i vostri sogni
così come il vento del nord sconvolge il giardino.
Giacché l’amore incorona e crocifigge.
E come fa fiorire così è pronto a recidervi.
Oppure
può farvi salire alle vostre sommità
per accarezzare i rami più teneri
che fremono al sole.
O farvi scendere
alle vostre radici e scuoterle
fin dove si avvinghiano alla terra.
Può accogliervi
come spighe nel covone
e battervi fino a denudarvi.
Potrà frantumarvi
fino a liberarvi dalle spoglie
e per fare di voi bianca farina.
Vi impasterà fino a quando non sarete morbidi.
E vi affiderà alla sua sacra fiamma affinché
diventiate il pane che si mangia sulla sacra mensa di Dio.
Tutto questo può compiere per voi l’amore,
affinché sarete degni dei segreti del vostro cuore,
e in questo farvi frammento del cuore della Vita.
Ma se per paura cercherete nell’amore
unicamente la pace e il piacere allora
sarà meglio che copriate
la vostra nudità
e uscite dalla sua soglia.
Nel mondo senza stagioni
si può ridere,
ma non tutto il vostro riso,
e piangere,
ma non tutte le vostre lacrime.
L’amore nulla dà fuorché se stesso e non attinge che da se stesso.
L’amore non possiede né vorrebbe essere posseduto
Solo l’amore basta all’amore.
E quando amate non dovreste dire:
<Ho Dio nel cuore»,
ma piuttosto, «Io sono nel cuore di Dio ».
Non cercate di guidare l’amore,
se vi ritiene degni, sarà lui a guidarvi.
Null’altro desiderio ha l’amore
se non di appagare se stesso.
Ma se amate e, inevitabilmente bruciate,
siano i vostri questi desideri:
Diventare acqua per sgorgare come
un melodioso ruscello e cantare il suo gorgheggiare alla notte.
Saper comprendere la pena che dona la troppa tenerezza.
Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d’amore.
E sanguinare arrendevoli e gioiosi.
Destarsi all’alba con il cuore pieno di ali e
rendere grazie per un altro giorno d’amore.
Riposare nell’ora del meriggio
e meditare sul rapimento che dà.
E pieni di gratitudine, rincasare la sera.
E addormentarsi
con una preghiera in cuore per l’amato
e un canto di lode sulle labbra.




Maestro cos’è il Matrimonio?



È nascere congiuntamente alla vita
e insieme restare uniti per sempre.
È restare per sempre uniti
anche quando le ali nivee della morte
disperderanno i vostri giorni.
E insieme restare
nella silenziosa memoria di Dio.
E fate che vi siano spazi
nella vostra unione.
E che per voi danzi l’aria celeste.
Affiatatevi l’un all’altro, ma non per fare
del vostro amore una prigione: piuttosto
che tra le sponde delle vostre anime
vi sia il sussurrio del mare.
E ognuno riempia all’altro la coppa
e non bevete da un’unica coppa.
Datevi nutrimento reciproco
e non mangiate dallo stesso pane.
Cantate e danzate insieme nell’allegria,
e ognuno di voi sia solo.
Come sole sono le corde del liuto,
benché vibrino di musica uguale.
Che ognuno dia il suo cuore,
ma l’uno non sia di rifugio all’altro.
Poiché soltanto la mano della vita
può racchiudere i vostri cuori.
E resterete uniti, ma non troppo vicini.
Come le colonne del tempio
che si ergono distanti.
È la quercia e il cipresso
che non crescono
l’una all’ombra dell’altro.


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Messaggio da Beldanubioblu » ven gen 27, 2006 8:09 pm

E una donna che stringeva un bambino al seno disse:

Parlaci dei Figli

Ed egli rispose:


Sono lo strumento perfetto del divino: l’espressione vivente forgiato dal suo unico "pensiero".

E i figli sono le risposte che la vita dona ad ognuno di noi.

Sono loro l’essenza del vostro sorriso.

Sono sangue e carne della vostra carne

ma non il vostro sangue e la vostra carne.

Loro sono i figli e le figlie della fame che la vita ha di se stessa.

Attraverso di voi giungono, ma non da voi.

E benché vivano con voi, non vi appartengono.

Affidategli tutto il vostro amore ma non i vostri pensieri:

Essi hanno i loro pensieri.

Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:

Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.

Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi:

La vita è una strada che sempre procede in avanti e mai si ferma sul passato.

Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono stati scoccati in avanti.

È l’Arciere che guarda il bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.

Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;

Poiché come ama egli il volo della freccia, così ama la fermezza dell’arco.
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Messaggio da Beldanubioblu » ven gen 27, 2006 8:18 pm

Allora un uomo ricco disse:

Parlaci del Dare



Date ben poco quando donate dalle vostre ricchezze.

È donando voi stessi che date veramente.



Cos’è la vostra ricchezza se non ciò che nascondete

e custodite nel timore d’averne bisogno domani?

E domani, cosa mai poterà il domani al cane

che troppo previdente sotterra l’osso

nella sabbia senza traccia, mentre

segue i pellegrini alla città santa?



Cos’è la paura del bisogno

se non bisogno esso stesso?



Non è forse la sete insaziabile

che alimenta il terrore della sete stessa

quando il pozzo è colmo?



Vi sono quelli che donano poco

del molto che possiedono,

e lo danno per ricevere riconoscenza,

e questo desiderio occulto rende ignobile i loro doni.



E quelli che danno tutto il poco che hanno.

Essi hanno fede nella vita

e nella sua munificenza,

e la loro borsa non sarà mai vuota.



Vi sono quelli che danno con gioia

ed è questa gioia la loro ricompensa.

E quelli che danno con rimpianto

e questo rimpianto è il loro sacramento.



E vi sono quelli che danno senza pena nel donare,

né cercano gioia, né danno preoccupandosi del merito.

Essi danno come il mirto che laggiù nella valle

sa effondere nell’aria la sua fragranza.

Attraverso le loro mani è Dio parla,

e attraverso i loro occhi sorride alla terra.

È bene dare quando ci chiedono,

ma attraverso la comprensione

è meglio dare quando niente ci viene chiesto.



Per chi è generoso, cercare colui che riceverà

è gioia più grande che donare.



E voi quale ricchezza vorreste conservare?

Tutto ciò che possedete un giorno sarà dato.

Quindi donate adesso, affinché la stagione dei doni

possa essere la vostra e non dei vostri eredi.



Spesso dite: «Vorrei dare, ma solo ai meritevoli».

Gli alberi del frutteto non si esprimono così,

neppure le greggi del pascolo.



Essi concedono per vivere, perché serbare è perire.

Chi è degno di ricevere i giorni e le notti,

è certo degno di meritare ogni cosa anche da voi.



Chi merita di bere all’oceano della vita,

può riempire la sua coppa

anche al vostro minuscolo ruscello.



E quale merito più grande vi è

nella fiducia e nel coraggio,

anzi nella carità del ricevere?



E voi chi siete perché gli uomini

vi debbano mostrare il cuore,

e togliere il velo al proprio orgoglio

in modo che possiate vedere

il loro nudo valore e la loro inviolata fierezza?



Siate per prima voi stessi degni

di essere colui che dà

e allo stesso tempo uno strumento del dare.



In verità è la vita che dà alla vita,

mentre voi, che vi stimate donatori,

null’altro siete che semplici testimoni.



E voi che ricevete – e tutti ricevete –

non consentite che il peso della gratitudine

imponga un giogo a voi stessi e a chi vi ha dato.



Innanzitutto siano i suoi doni le ali su cui insieme volerete.

Di certo preoccuparsi troppo del proprio debito

è dubitare della sua generosità che ha per madre la terra feconda, e Dio per padre.
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