"Sono rinato molte volte,
dal fondo di stelle sconfitte ricostruendo il filo
delle eternità che ho popolato con le mie mani,
e ora morirò senza nient' altro, con terra
Sopra il mio corpo, destinato a essere terra"
Il Canto Generale (La Morte)
CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI PABLO NERUDA
Il 12 luglio 2004 ricorda il centenario della nascita del poeta cileno Pablo Neruda. Questo avvenimento non è stato celebrato solamente nella sua patria ma in tutto il mondo. La sua poesia, la sua vocazione per gli ideali di libertà ed uguaglianza hanno attraversato tutte le frontiere. Si celebra il trionfo della Poesia che Neruda trasformò in festa popolare, canzone viva e bene di tutti.

Poeta cileno, premio Nobel della Letteratura nel 1971.
Pablo Neruda è lo pseudonimo che Neftalí Ricardo Reyes scelse in onore del poeta cecoslovacco Jan Neruda (1834-1891) cantore della povera gente. Egli nacque a Parral nel 1904 e morì a Santiago nel 1973. Di famiglia modesta, trascorse l'infanzia nel piovoso, malinconico e selvaggio sud del Cile, dove il padre era ferroviere; nella cittadina di Temuco, frequentò le scuole fino al liceo mentre proseguì gli studi universitarie al Santiago del Cile.
Nel 1924 il suo "Viente poemas de amor y una canción desesperada" (Venti poesie d'Amore e una canzone disperata) divenne un best-seller facendolo diventare uno dei più noti e giovani poeti latinoamericani.
Dal 1926 al 1943 girò il mondo come rappresentante diplomatico del suo paese, nel'36-37 visse l'esperienza della guerra civile spagnola, non soltanto da spettatore interessato. L'incontro,o meglio, la scoperta della Spagna fu per Pablo Neruda un'esperienza di estrema importanza. Come scrisse di lui Dario Puccini: "Uno di quei salti dialettici grazie ai quali la storia esterna diviene storia personale, la vita degli altri vita propria, il dolore del mondo sentimento radicato". Neruda, favorito dalle circostanze, creò, un pur lieve, scompiglio nella letteratura spagnola facendosi paladino della "poesia impura" opponendosi alla linea purista di Juan Ramón Jiménez. Allora la sua influenza non fu preponderante ma si fece sentire più tardi e ancora perdura, in qualche modo, presso le generazioni intermedie e recenti.
Dopo aver subito il fascino dell'incontro con la poesia spagnola, il poeta cileno venne travolto nell'appassionata vicenda della guerra civile: prese subito posizione a favore della Repubblica aggredita; fu scosso dalla tremenda fucilazione di García Lorca e con César Vallejo, un poeta peruviano, fondò il Gruppo ispano-americano d'aiuto alla Spagna. La guerra civile determinò un mutamento profondo nell'animo, nelle convinzioni, nella cultura, nella poesia del poeta. La sua fu una vera e propria conversione al prossimo e la sua poesia divenne quella dell'uomo con gli uomini, cioè una poesia sociale e di lotta politica, di adesione e di repulsione rispetto al prossimo, di sostegno e di esacrazione, di speranza e di rabbia: d'azione.
E, quando, cessata la guerra civile e sconfitte le armi repubblicane, tanti spagnoli furono costretti all'esilio o morirono fucilati o in carcere, quel "legame materno" con la Spagna si fece per Pablo drammatico e fu come una goccia di sangue che rimase indelebile. Se uno dei sentimenti più forti dell'anima moderna è quello di un continuo e cocente esilio, di una imprecisata perdita esistenziale, la Spagna è stata per Neruda quella perdita, quell'esilio: Un vuoto angoscioso e accorato che si ripercuote, nel suo virile grido di poeta, dal lontano 1939 a oggi.
Nel 1944, tornato in Cile, s'iscrisse al Partito Comunista cileno e venne eletto senatore.
Dal 1948 al 1952 fu perseguitato e costretto all'esilio per la sua presa di posizione contro il neodittatore Gonzalez Videla; così tornò a viaggiare per il mondo. Nel 1971 vinse il Premio Nobel per la Letteratura. Nel 1973 ritornò in Cile.
Neruda, genio immaginativo, cominciò come simbolista, diventò quindi surrealista e infine realista, abbandonando, la struttura formale e tradizionale della poesia, per una espressività più semplice e più terrena. La sua influenza sulla poesia in lingua spagnola è stata enorme e tuttavia la sua reputazione internazionale è andata molto oltre i confini linguistici. Neruda è morto di leucemia a Santiago il 23 settembre del 1973. La sua morte è stata accelerata probabilmente dal colpo di stato di Pinochet avvenuto nei primi del mese. Durante la sua lunga carriera letteraria, Neruda ha prodotto più di quaranta libri di poesia, traduzioni e teatro in versi.
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POSSO SCRIVERE I VERSI PIU' TRISTI STANOTTE (LEI NON E' CON ME)
PUEDO ESCRIBIR LOS VERSOS MÁS TRISTES ESTA NOCHE
Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Scrivere, ad esempio : La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza.
Il vento della notte gira nel cielo e canta.
Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Io l'amai , e a volte anche lei mi amò .
Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.
Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.
Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l'ho. Sentire che l'ho perduta.
Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade sull'anima come sull'erba in rugiada.
Che importa che il mio amore non potesse conservarla.
La notte è stellata e lei non è con me.
E' tutto. In lontananza qualcuno canta. In lontananza.
La mia anima non si rassegna ad averla perduta.
Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca. Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.
La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.
Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai.
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.
D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei suoi baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro . I suoi occhi infiniti.
Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo .
E' così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.
Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non si rassegna ad averla perduta.
Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo. Puedo escribir los versos más tristes esta noche.
Escribir, por ejemplo: La noche está estrellada,
y tiritan, azules, los astros, a lo lejos.
El viento de la noche gira en el cielo y canta.
Puedo escribir lo versos más tristes esta noche.
Yo la quise, y a veces ella también me quiso.
En las noches como ésta la tuve entre mis brazos.
La besé tantas veces bajo el cielo infinito.
Ella me quiso, a veces yo también la quería.
Cómo no haber amado sus grandes ojos fijos
Puedo escribir lo versos más tristes esta noche.
Pensar que no la tengo. Sentir que la he perdido.
Oír la noche inmensa, más inmensa sin ella.
Y el verso cae al alma como al pasto el rocío.
Qué importa que mi amor no pudiera guardarla.
La noche estrá estrellada y ella no está conmigo.
Eso es todo. A lo lejos alguien canta. A lo lejos.
Mi alma no se contenta con haberla perdido.
Como para acercarla mi mirada la busca.
Mi corazón la busca, y ella no está conmigo.
La misma noche que hace blanquear los mismos árboles.
Nosotros, los de entonces, ya no somos los mismos.
Ya no la quiero, es cierto, pero cuánto la quise.
Mi vos buscaba el viento para tocar su oído.
De otro. Será de otro. Como antes de mi besos.
Su voz, su cuerpo claro. Sus ojos infinitos.
Ya no la quiero, es cierto, pero tal vez la quiero.
Es tan corto el amor, y es tan largo el ovido.
Porque en noches como ésta la tuve entre mis brazos,
mi alma no se contenta con haberla perdido.
Aunque éste sea el último dolor que ella me causa,
y éstos sean los últimos versos que yo le escribo.
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AH VASTITA' DI PINI...
Ah vastità di pini, rumore d'onde che si frangono,
lento gioco di luci, campana solitaria,
crepuscolo che cade nei tuoi occhi, bambola
chiocciola terrestre, in te la terra canta!
In te i fiumi cantano e in essi l'anima mia fugge
come tu desideri e verso dove tu vorrai.
Segnami la mia strada nel tuo arco di speranza
e lancerò in delirio il mio stormo di frecce.
Intorno a me sto osservando la tua cintura di nebbia
e i1 tuo silenzio incalza le mie ore inseguite,
e sei tu ton le tue braccia di pietra trasparente
dove i miei baci si ancorano e la mia umida ansia s'annida.
Ah la tua voce misteriosa che l'amore tinge e piega
nel crepuscolo risonante e morente!
Così in ore profonde sopra i campi ho visto
piegarsi le spighe sulla bocca del vento.
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Perchè tu possa ascoltarmi...
Perchè tu possa ascoltarmi le mie parole
si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia.
Collana, sonaglio ebbro
per le tue mani dolci come l'uva.
E le vedo ormai lontane le mie parole.
Più che mie sono tue.
Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.
Così si aggrappano alle pareti umide.
E' tua la colpa di questo gioco cruento.
Stanno fuggendo dalla mia buia tana.
Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.
Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi,
e più di te sono abituate alla mia tristezza.
Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti
perchè tu le ascolti come voglio essere ascoltato.
Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.
Tempeste di sogni possono talora abbatterle.
Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.
Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.
Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi.
Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.
Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.
Tutto ti prendi tu, tutto.
E io le intreccio tutte in una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l'uva.