Luciano Somma

Poeti celebri di affermata fama nazionale e mondiale
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Luciano Somma

Messaggio da Beldanubioblu » mar set 05, 2006 6:49 pm

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LUCIANO SOMMA


nato a Napoli il 18 Marzo 1940. Ha iniziato a scrivere poesia all’età di 13 anni. Centinaia i premi ottenuti, numerosissimi primi premi assoluti,per due volte ha conseguito la medaglia d’argento del Presidente della Repubblica. Inserito in moltissime antologie, anche scolastiche,e nella prestigiosa NATI PER LA VITA stampata in Russia dall’edizione Raduca di Mosca dove figurano firme come Quasimodo, Pasolini, Saba, Bevilacqua, De Filippo. Pubblica ed ha pubblicato sui periodici e sui quotidiani piu’ importanti d’Italia, oltre 150 testate giornalistiche hanno ospitato sui articoli o suoi versi. Ha pubblicato anche qualche breve racconto. Dal Mattino di Napoli alla Nazione di Firenze, da Men a Topolino, Intimita’, Il Roma, Frate Indovino, La Disfida, Il Pungolo Verde, L’Eco del Popolo, Il Club Degli Editori, Brontolo, Miscellanea, Cronaca Filatelica. Paroliere iscritto alla S.I.A.E. dal 1967 ha all’attivo oltre 500 canzoni edite o incise.

Clicca sul LIBRO per ascoltare



PreghieraImmagine


L'appuntamentoImmagine


Cristo napulitanoImmagine


E' NataleImmagine


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vico napulitanoImmagine


Mancava nu mese a NataleImmagine




Fonte :http://www.madrenapoli.com

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Messaggio da Beldanubioblu » mar set 05, 2006 7:28 pm

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GUARDANDO DIETRO UNA PORTA SOCCHIUSA

Nostalgia
d'un passato
ch'e' gia' presente
nel futuro.
Attimo
riflessione
frase
vela al vento
nel mare tempestoso
dell'incomprensione
conquista ribellione
odio amore
tutto
nella tristezza
d'una rinuncia
guardando te
impudicamente
scoperta
dietro ad una porta socchiusa.


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SOPRA UN TRENO DEL SUD

Ma perchè ti debbo pensare
per soffrire e tornare a quel tempo
che oramai mi sembrava scordato
annebbiato confuso lontano.

Ma perchè torna in mente l’addio
dei tuoi occhi riflessi di mare
nell’estate legata ad un filo
poi spezzato col vento d’autunno.

E’ un’immagine che mi ossessiona
il tuo viso radioso dell’alba
come un incubo a notte serena
che coincide con l’afa d’agosto

le lenzuola bagnate di umori
per gli amplessi focosi e appaganti
il tuo corpo flessuoso di slava
le tue labbra più calde del sole.

Ma perchè ti debbo pensare
per soffrire e tornare a quel tempo
ch’è fuggito veloce in un lampo
sopra a un treno partito dal sud.



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POTEVAMO



Potevamo essere
io e te
due voci nel silenzio
un volo di gabbiani
ali nel vento
l'urlo dell'alba
il sorriso caldissimo
del sole
sotto le coperte
ci saremmo scambiati
il desiderio
dei nostri corpi stanchi
ma il gelo dell'inverno
le sue notti
ci hanno divisi
ed oggi siamo ghiaccio.





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LA PRIMA VOLTA

C’incontravamo
furtivamente a sera
nel giardino
l’ingenuità di baci a labbra chiuse
durò per mesi
per scoprire
insieme e un pò impacciati
il primo amplesso
che durò un minuto.
Svelò l’inesperienza
il tuo rossore
il tremolar di mani
sudaticce
il capriccio di lacrime sul viso
parole incomprensibili confuse.
Solo dopo capii che nella vita
per ogni cosa c’è una prima volta
poi tutto annega nella consuetudine.
Questo ricordo no,non è rimpianto
ma è una realtà
vissuta e meditata
guardando adolescenti smaliziati
all’improvviso
emerge dall’oblio
la nostra irripetibile esperienza



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AIUTAMI AD ESISTERE

Bagliori
nei miei infuocati deserti
mi fanno correre
col palpitante galoppo
del mio cuore
senza un attimo di sosta
verso la spiaggia
dove la mia riva
attenderà il tuo mare
che lambirà il mio corpo
placando l’arsura
del desiderio
e tu
aiutami se vuoi
ad esistere
col tuo amore.


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ISCHIA
Regina d’un trono stupendo
fiabesco, incantato,
che regni nel verde più verde
che affaccia sul mare
sognante e monella tu vegli
e vegliando fai luce
al palpito d’onde che bacia la spiaggia
con labbra d’amanti,
sapore d’immenso
sei forse universo?
Conosco il tuo mondo ch’è tanto diverso
da quello vissuto lontano
nei giorni d’affanno
però tutti sanno
sei storia, cultura, bellezza, natura,
sei cielo, sei mare, sei vento, sei vanto,
tu isola eterna
tu faro che accendi le splendide perle
nel ventre flessuoso dei ricchi fondali.
Non sei solo un nome
sei limpida pace, sei bella e procace,
sei madre, sei fata,
energica e dolce
vestita di luna
certezza, fortuna,
sei unica: Ischia!




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Il sole non ti serve per vedere perchè tu luce sei in mezzo al buio...(Lucia Di Iulio)

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Messaggio da Beldanubioblu » mar set 05, 2006 7:35 pm

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RIMPIANTO


Ti vidi per la prima volta,
da bambino,
bere con le mani aperte
alla sorgente della vita,
avevi il volto dell'alba
chi eri?
e vidi
un albero di speranza
dai frutti maturi,
i riflessi del fiume
sembravano diamanti arabescati
e l'acqua
aveva il gusto della gioia.
il contadino
aveva il volto buono di mio padre
mani callose, dure,
ma che s'intenerivano
quando carezzavano la mia guancia.
L'irrazionale pensiero d'un bambino
assorto al gioco
aveva un suo "Credo"...
Ora il ricordo
non può colmare il vuoto
e la lontananza nemica
ha il più amaro dei sapori
caro papà.


da CARO PAPA'...
Edizioni FRATE INDOVINO
Perugia - 1991


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NEL VUOTO


Superstiti brandelli
di ricordi
emergono
dal naufragio
del tempestoso mare dell’oblio. Io come un pescatore
con la lenza della mia memoria
li sollevo ad uno ad uno
cercando
di formare un’immagine accettabile
del mio ieri
ormai appannato
dalla nebbia del tempo
inabissandosi
nell’incolmabile vuoto
della mia solitudine.



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MEMORIE D'ALBA


Il mio ricordo
gioca a rinverdire
un ieri irripetibile
col desiderio assurdo
di tornare
sulle betulle
della prima infanzia
anche se allora
tuonavano cannoni
ed i cipressi
ne accoglievan morti
ma è solo un attimo
di volontà d'immenso
poi nel voltare pagina
trovo nuovi motivi
per inedite immagini
di altre riflessioni
ora che non ho più
memorie d'alba.


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SPERANZE SOSPESE!



Ma certo
che è meglio,
milioni di volte,
cazzotti sul viso,
un grido,
e poi urlami pure
cretino
e dimmi e poi dammi
bestemmie e frustate
ma non il silenzio
che entra
e si piazza
qui tra le lenzuola
che straccia
spezzandoli
i fili
speranze sospese
nell'aria
le attese
di mute preghiere
e soste
al respiro affannoso
la corsa
col tempo nemico
e si resta secchi
dicendo
ch'è meglio la morte
al silenzio




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SE C'E' IL VUOTO

La fortuna di nascere ricchi
è una vita in offerta speciale
proposta da un Dio che sa scegliere
il tempo ed il luogo
e magari anche un lungo destino
per gli altri c'è solo il calvario
dell'Africa o dell'Albania
annega finanche la fede
si perde nel fondo del mare
se tra il cielo e la terra c'è il vuoto
se la croce è una croce d'acciaio
se le labbra rimangono mute.



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LA RABBIA DEI VINTI


Se occhi dal cielo
guardano l'alba
oltre i confini
del bene e del male
quaggiu' sulla terra
inondata di pianto
tra tante frontiere
vi e' solo l'inferno
che brucia col sangue
di bimbi sgomenti
tra case distrutte
ed anche il pensiero
violenta la mente
carezza l'assurdo
un urlo nell'aria
la rabbia dei vinti.


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E VIDI ANDARE IN FUMO


Tra geometrie di spazio
mi ritrovo
a consultar le pagine del tempo
per fare i conti
coi miei primi anni
trascorsi in quel paese
di montagna
in un lontano inverno
nella stanza gremita di sfollati
quando i carboni ardenti
del braciere
sembravano ferite dei coscritti
e giu' dalla collina
s'inneggiavano canti partigiani
tutto bruciava
ed in quel fuoco
vedevo andare in fumo
le fiabe raccontate dai miei nonni
ogni lampa
ai miei occhi
accesi ai primi palpiti di vita
sembrava una speranza
e poi l'inferno.


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Messaggio da Beldanubioblu » mar set 05, 2006 7:50 pm

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'O CIRENEO

Vinte secule fà già cundannato,
Gesù senza tene' cchiù n'ombra 'e sciato
s'avviava a 'o calvario rassignato
pe' turna' n'ata vota 'mbraccia 'o pate.

E chi alluccava,chi sbatteva 'e mmane,
dicenno: "A morte 'o nazzareno, a mmorte!"
Trattavano a Gesù peggio 'e nu cane
mentre Maria chiagneva pe' sta sciorta.

'Mpruvvisamente n'ommo analfabeta
nu camapgnuolo bello,gruosso e forte,
fui cummannato 'e accunpagna' 'o prufeta
chi dice pe' sfutto' chi pe' cunforto.

Simone se chiammava e purtaie 'a Croce,
pesante e grossa 'e ligno staggiunato,
miez''a na folla 'e popolo feroce
stu cireneo pareva 'e di': Ch'è stato?

Pecchè propri'io si ce stà tanta ggente
aggia purta' sta croce e fa' 'o facchino?
Chesto sicuro le venette a mmente
strascennannese stanco p''o cammino.

Sta storia 'mpara ca nisciuno a 'o munno
se fide 'e suppurta' 'a Croce 'e n'ato
pirciò st'umanità va sempe 'nfunno
sempe cchiù sperza e sempe cchiù dannata.


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SERATA SANGUEGNA

Comme so' grosse chest'onne
gigante d''o mare
e io veco 'a putenza d''o munno
sfuga' 'nterra a' rena
n'arraggia ca sulo a penzarce
me fa' senti' male
na forza ca sulo a vederla
spaventa stu core.
E po' guardo 'o cielo addo' 'e stelle
so' uocchie 'e criature
che spiano 'ncopp''a sta terra
chest'anema annure.
E penzo, e 'o penziero sbarianno,
me porta luntano
addo' l'orizzonte è sultanto
nu velo 'e mistero
addo' nun ce stà maje 'a certezza
e 'a parola "dimane"
se smorza 'int''a vocca ferita,
nu triemmolo 'e mane...
Miez''a serata sanguegna
se perde na voce
'a dint'a nu vuzzo ca torna
se stuta na luce:
astregno sta rena ca è 'nfosa
e me pare na preta...
Aspetto nun saccio che cosa
facennome 'a Croce!...


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LACREME

Lacreme ca scennite
'a dint''a ll'uocchie, 'nnucente,
'e na criatura.
Lacreme c'arrussate
ll'uocchie già patute
'e nu malato.
lacreme c'abbrusciate
'a faccia 'e na figliola
'nnammurata!
Lacreme ca 'nfunnite
l'uocchie senza luce
'e nu cecato,
pur'io v'aggio pruvato
tanti vvote...
Vuje site
gocce 'e spasemo
'e nu dulore,
'e na ferita d'anema,
e site 'e fuoco, lacreme,
comme abbrusciate!



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'O MASTO D''O TRESSETTE

Quanno m'assetto 'o tavulo 'e tressette
se fermano 'e rilorgie là pe' llà
'e ccarte mmane a mme so' benedette
so' tutte bbone, tutte rarità.

Quanno 'a passata vene ca so' 'e "mano"
e arriva 'o turno mio ch'aggia chiamma'
'a "sola" è fatta: "tre Napulitane"
e songo 'o masto 'e sti specialità.

E quaccheduno va parlanno 'e sciorta...
senza sape' ch'è classe, è qualità!
io v'adderizzo pure 'a carta storta
chi joca bello nun po' maje sbaglià.

Io 'a carta m''a trezzèo nun 'a maltratto
'e vvote 'a faccio pure arrecria'
è comme si facessemo nu patto
e chella vene a se dissobbliga'.

Pe' tutta na semmana dò lezione,
ma 'o Sabbato po' m'aggia arrepusa'
pirciò mò dico a tutte 'e "pruvulune"
so' "liscio" però s'hanna prenota'.

Io d''o tressette songo "Prufessore"
potrei insegnare all'Università,
voi se volete fatemi l'onore
farò di tutto pe v''o dimostra'.

Si po' ce scappa quacche fessaria...
posso giurarvi ch'è fatalità
na "distrazione" doppo na poesia,
sicuramente me l'aggia piglia'.

Comme n'orchestra sona p''o tenore
'a carta m'adda sempe accumpagna'
a chistu juoco so' nu grande attore
e vuje, scamorze, iateve a cucca'!



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NA GOCCIA D'ACQUA

Ogne ghiuorno
na goccia d'acqua scenne
lentamente
'a na surgente ca se chiamma vita
e nun ce n'accurgimmo.
Ogne ghiuorno
bevimmo 'o surzo 'e st'acqua
pe' tramente
'o tiempo passa comme fosse niente.
Cammenammo
comme a na prucesssione:
se ride e chiagne
po' se chiagne e ride,
pe' truvarce accussì 'mpruvvisamente
'nnanze 'o mumento...
Nu treno parte
n'ato stà arrivanno
ce stà chi s'arrecrea
chi sta suffrenno
'a goccia d'acqua scenne
lentamente
'o tiempo passa
e nun ce n'accurgimmo...



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VACANTE

E' naturale 'o chianto 'e na criatura
so' gocce d'acqua 'ncopp''a na faccella
nun so' ferite, spaseme, turtura,
so' lacrime liggere, piccerelle.
Ma 'o chianto, chillo ca mme fa paura ,
è quanno scenne all'uocchie 'e nu gigante
, 'a n'ommo 'nzisto, tuosto, na scultura ,
tanno me sento st'anema vacante...


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PUETA 'E L'OTTUCIENTO

Io penso a tte pueta 'e l'ottuciento
senza currente elettrica e mutore
screvive vierze comme fosse niente
e nun sentive traffico e rummore.

Nun tenive che poche distrazzione,
e tiempo perzo ce ne steve tanto
senza na radio o na televisione
chello sapive fa', chello sultanto.

Ogge è diverso, l'epoca è cagnata ,
'o prugresso ce porta p'ati vvie
diventa nu turmiento ogne iurnata
già è troppo si screvimmo na puisia.

Tu descrivive 'e rrose 'e nu ciardino
nuie stammo azzuffunnato 'int''o cemento
parlave d''e prufumme 'e giesummine;
ma che d'è stu prufumme, nè chi o sente?

Nuie avimmo parlà 'e ll'aria cupa e nera
tremmanno ogne minuto p''o terrore
si 'o calannario segna 'a primmavera
tenimmo 'o ggelo 'e vierno dint''o core.

E torno a tte pueta 'e l'ottuciento:
nun canuscive 'o cuntrabbando e 'a droga
t'arrecriave pe' nu sentimento
senza campà 'int'a stu terramoto.

Tu putive crià ll'ore e mumente
'e quanno l'ammore era n’ato ammore
mentr'io mo chiagno pe' stu sciato 'e viento
che va stutanno 'o seculo ca more.


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PACE NUN PO' TRUVA'



Vurria pute' stuta' 'a televisione
e nun leggere cchiù 'ncopp''e ggiurnale
nutizie ca mme danno nu martirio
cu' tanta spine ca mme fanno male.

Vurria campa' 'int'a n'isola deserta
cu' attuorno 'o mare, sulamente 'o mare,
sott'a nu cielo chiaro 'o ppoco 'e rena
vede' ogni tanto 'o vuzzo cu''a lampara.

Invece stongo dint'a chist'inferno
addo' cchiù cerco ma nun trovo a Dio
addo' è arrussata pure l'acqua santa.
Pace nun po' truva' stu core mio.




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NA DATA


... E quanta stelle so' cadute 'a cielo!...
se cunzumano 'e ccere d' 'e cannele
'o viento abboffa 'e vvele, arrobba 'e ffronne,
e l'anne se secutano cu 'o viento.
Sta smania 'e vulè bbene mme fa male
comme 'o ricordo 'e l'eco 'e na canzone
ca ferma sti penziere a rriva 'e mare.
E sento 'e palpità l'onne d' 'o core.
L'anema scuieta cerca, ma nun trova
carezze d'alba 'e mano avvellutata,
nu primmo vaso dato a labbra 'nchiuse
prufumo 'e ammore semplice e affatato.
Se so' stutate 'e luce d' 'e vetrine
'a chesta galleria chiammata vita
e io vaco muro muro p'ati vvie
pe' tramente s'acala nu sipario.
Annanze all'uocchie scenne lento 'o velo:
veco na luce 'e stella cadè 'a cielo
resta na data 'ncopp' 'o calennario
e attuorno pure l'aria se fà 'e ggelo.


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'O PRIMMO 'E SETTEMBRE


L'urdemo suonno d'austo
se sceta c''o primmo 'e settembre,
stasera è n'incanto!
'O cielo è amaranto, na rèfola 'e viento
doce comme 'a carezza 'e nu bbene
amara comme 'o ffele d''o chianto
me porta
na chiorma 'e penziere
ch'affollano 'a mente
e metteno 'ncroce stu core.
Vurria ca chiuvesse e nun chiove...
Vurria tanta nuvole attuorno
ma 'a luna è d'argiento...
Vurria ca nu suonno turnasse
ma 'o suonno nun torna.
Stu suonno è partuto
'ncopp''a ll'onne
'e ll'urdemo sera d'austo
lassannome
nu grappole 'e stelle
miez'a nu cielo amaranto
'int'a sta sera 'ncantata
d''o primmo 'e settembre.


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MUSICA NOVA

Na fronna verde,
cchiù verde d''o vverde,
p''o sciuscio 'e nu viento maligno
sta cadenno
spezzata,
po' n'ata
e n'ata ancora
e nisciuno ca dice a stu viento:
mo fèrmate, basta!
Ogni ghiuorno che passa
è cchiù viecchio, cchiù stanco;
tene 'a voce abbrucata e 'o lamiento
è cchiù lento;
ogni passo è pesante
pe' tramente 'int'a ll'aria
'o suspiro è turmiento.
Chistu tiempo ch'è amico e nemico
cammina p''o munno
cu' rilorge 'mpazzute
lancette cagnate...
Ma pe' vvie 'e ll'Universo se sente
na musica nova ca Dio
sta sunanno pe' l'ommo 'e dimane
ca nun è certamente Gesù...


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Messaggio da Beldanubioblu » mar set 05, 2006 7:51 pm

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PE' SEMPE C''O MARE

Cu' na faccia abbrusciata d ''o sole
e cu''e rrughe d''o tiempo 'int''e mmane,
chiene 'e calle, fatica d''e rrezze,
gioia e dulore 'e na vita c''o mare.

Piscatore era 'o nonno, po' 'o pate,
e pur'isso, 'a quann'era guaglione,
cu' chest'onne era amico, nu frato,
ha campato cu' chesta passione.

Quanta rezze tirate vacante
scanaglianno 'e funnale d''o munno,
quanta notte passate aspettanno
pe' tirà sultanto evera 'a funno...

E chest'onne, ll'amiche, 'e ccumpagne,
'nterra 'a rena mò l'hanno lassato
isso pesca 'int''all'urdemo suonno:
trova sulo ricorde e nient'ato.

Ncopp''a terra chi è isso: ...
Ncopp''all'acqua era stato 'o padrone
nzieme 'o mare, unu sciato, tutt'uno,
ogge chiagne ma chi se n'addona?

E vurria sì murì miez''o mare
cu nu vuzzo pe' carro e 'o tavuto
chine 'e pisce, cu''e rrezze, 'e llampare,
desiderio 'e na vita patuta.

Ll'uocchie stanche se guarda luntano
chella stella ca stà all'orizzonte
e 'a saluta tremmanno cu''a mano
pe' lle dicere: <'o vvide? So ' pronto!>


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' A SPERANZA D''O CARDILLO


Ddoje segge 'e paglia, rotte,
nu tavulo tarlato,
na branda militare,
na gatta spellacchiata;
na pianta 'e rose rosse
cu' nu cardillo dint''a na cajola:
chisto è 'o ritratto 'e stu vascio!
E dint'a chistu vascio
nu vicchiariello,
nu poco rimbambito e assaje malato,
nun ce vò cchiù restà
e aspetta sulo 'o juorno
ca 'o putarria purtà all'eternità.
Pure 'o cardillo aspetta, cu' pacienza,
povera bestia cova sta speranza,
pe' se gudè nu poco 'e cielo azzurro
pe' piglià 'o cielo, pe' turnà a vulà,
e intanto canta
pecchè sente vicino 'a libertà.


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LL'URDEMA NUVENA


'E zampugnare
sempe cchiù raramente
se vedono p''e vvie
addò 'a folla pe' correre
nun tene manco 'o tiempo
'e risciatà.
Pe' ll'aria, 'nzieme a nu prufumo 'e pigne,
se spanneno 'e nnote, letania 'e Dicembre
'e na nuvena scurdata...
Quanta suspire vedenno
na sporta 'e legnasante...
Fore a na chiesia
miez''o tanfo d''a gente,
esce 'o coro 'e n'Ave Mmaria
mentre na mana se stenne...
Natale nun è pe' tutte quante
na festa, nu mutivo d'alleria,
è quase sempe na malincunia
pe' chi tene 'int''o core na poesia.
Addà sta cchiù chella canzone antica
ca parlava d'ammore 'e nu cafone
pe' na signora, ch'era tutta Napule,
chien''e ricchezza, tutta nu splennore.
E mo sti pasturielle,
luntane d''a f amiglia pe' nu mese
accummneciano quanno è 'a Mmaculata
cercanno 'a carità pe' na sunata.
Dint''e vascie
addò na vota steveno 'e madonne,
o na figura 'e Sante, o Giesù Cristo
truneggia grossa na televisione.
Ma che scennite a fà 'a sti muntagne
d''o Mulise, Matese, d'Avellino,
nun v'accurgite c'ogge n'automobbile
nun v'accumpagna comme a nu traino...
Chiagneve ajere nu ciaramellaro,
core 'e pute, nu travaso 'e bbene
mentre sunava, comm'a ffunerale,
'e nnote triste 'e ll'urdema nuvena...


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VURRIA DICERE...


A stu sole busciardo
ca se sceta 'a matina
cu' lusinga 'e speranza
'int''o vico ch'è scuro,
vurria dicere: basta!

A stu sciuscio maligno
'e nu viento ch'è 'nfame
ca ce ferma 'o dimane
cu' na maschera 'e morte,
vurria dicere: basta!

A stu tiempo mariuolo
che s'arrobba 'e minute
e ce porta luntano
addò regna 'o mistero,
vurria dicere: basta!

A stu core pezzente
senza cielo nè Dio
ca 'int'a tutt''e mumente
dice: chesto è d''o mio,
vurria dicere: basta!

Basta! Basta cu''a Croce
d''o calvario 'e n'inferno
vurria 'a pace ch'è doce
no stu ggelo ch'è vierno
vurria 'o mare sereno
senza st'onne malate
ca ce vottano a rriva
sultanto acqua 'nzevata.
A 'o chiarore 'e na luce
doppo tanta tempesta
sulo a chella, sicuro,
vurria dicere: resta!


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'A FATTUCCHIARA

Chin''e perucchie , brutta e senza diente
pareva 'a statua d''a disperazione
cu''e ccarte mmane e 'a sicarretta 'mmocca
m''a vedette, antrasatta, accumparì.

"I' faccio 'a cinquantanne stu mestiere
giovane mio, nun aggio maje sbagliato,
aggio sempe, sicuro, andivinato,
esattamente 'o futuro e 'o ppassato."

S'appresentaje accussì e 'a vocca aperta
attentamente m''a stette a sentì
ma cchiù 'e na fessaria l'ascette 'a vocca
e i' facette finta 'e nun capì.

Quanno però fernette 'a "prestazione",
cu' nu surriso che faceva schifo,
me dicette: "Guagliò, mo ch'he saputo
'a cumpetenza tu me l'he a pavà.

I' rispunnete cu' na faccia tosta:
"Madà, nun tenco sorde, che vuò fà?"
"Ma comme forze tu starraje pazzianno
c''o cacchio si nun pave tu jesce a ccà!"

"Nun t''a piglià so' incerte d''o mestiere"
le dicette fujenno e po': "Cestunia!
che fattuchiara si' ca nun sapive
che dint''a sacca nun tenco na lira?"



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STELLA PEZZENTE

Stella
cuorpo celeste miez''o cielo
ca nasce 'e luce e 'nzieme all'ati stelle
luce daje
vurria ca fusse eterna
'ncopp''o scenario 'e chistu firmamento
luntana 'a chesta terra
addò se ferma 'o sciato
pe' chi more
addò s'arape 'a vita
pe' chi nasce
chisà si tu si 'a mia
chisà che sciorta tiene
e che destino.
Te guardo chesta sera
e si' cchiù bella
tiene na luce nova
all'uocchie mieie
chisà sta lampetella
quanno se stutarrà,
sprufunnarraje, oppure restarraje
ancora pe' tant'anne, vicchiarella.
Ma si tu si' d''a mia
ricco nun me può fà sicuramente
ma nun me 'mporta , nun 'mporta niente,
fino a quanno staje là,
cuorpo celeste 'e luce 'miez''o cielo,
'ncopp''o scenario 'e chistu firmamento,
e campe 'nzieme a mme stella pezzente.


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BENEDITTO 'O VINTISETTE

Testo di Luciano Somma
Musica di Geppino Villa

'A vita 'e l'impiegato è na carogna
songhe dulure 'e panza pe' campà
'o vintisette chello poco 'e 'nzogna
nun saje nemmeno comme l'he a squaglià
ma io so' cuntento e già
pecchè 'o cchiù bello juorno 'e tutt''o mese
è chistu ccà.

Benedetto 'o vintisette
stanno tutte attuorne a mme
chi m'astregne, chi me vasa
chi me porta nu cafè.
Beneditto 'o vintisette
d''a famiglia songo 'o rre
scenne sulo si 'o cumanno
nu silenzio attuorno a mme!
Chi me spazzola 'a giacchetta
chi fà 'o nureco 'a cravatta
chi m'allustra 'o stivaletto
e io me sento nu pascià
p''a casa siente sulo
papà, papà, papà...
...E ci''o mettesse pure...
Un grido, evviva urrà!

E quanno vene 'a sera 'o vintisette
trovo mia moglie pronta a m'aspettà
nun vo' sentì ragione se "'ntuletta"
e 'a sceneggiata se vo' i' a gustà
o 'a piazza avimma fà,
ma chella vota 'o mese
ci''o putesse maje nega?


Ma 'a matina d''o vintotto
cagna 'a scena e saje ch'he a fà?
appriparate 'a marenna
e vattenne a faticà.


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ONESTA'

Si ricco, è overo, ma si' pretenziuso,
e guarde 'a ggente comme si 'a schifasse
staje carreco 'e denare, te n'abuse,
e vaje facenno 'a mangiatòra vascia...

Te si' accattata 'a villa a rriva 'e mare
na machina veloce, n'aeroplàno,
e te mantiene 'a meglia d''e "cummare"
ca te fà arrecrià nuttate sane...

Tu te ne vide bbene, chesto è giusto,
campanno 'a vita toja meglio d''a mia
'e chistu munno n'assapure 'o gusto
mentr'io m''a sonno 'a scrivere poesia...

Ma 'o fatto ca faje troppo ' o superbiuso
credennete, chisà nu pataterno
me fà penzà ca te scuorde na cosa:
'a vita è nu passaggio sulamente...

E' nu suonno 'e na notte sultanto
si ammesurammo tiempo, eternità...
pirciò tutt''a superbia e tutt'o vanto
se 'nchiova 'nnanze a Dio, all'immensità.

E quanno 'a nase 'e cane vene a leggere
vicino 'a porta toja pe' te chiammà
tu può cercà cu''e solde d''a "corrompere"
ma 'a morte è onesta , nun se pò accattà!



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Il sole non ti serve per vedere perchè tu luce sei in mezzo al buio...(Lucia Di Iulio)

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