Saffo

Poeti celebri di affermata fama nazionale e mondiale
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Saffo

Messaggio da sruggeri » dom nov 13, 2005 11:08 pm

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SAFFO


E’ nata ad Efeso nel 612 a. C. ca, è morta nel 580 a. C., ma le notizie sulla sua vita sono scarse e poco attendibili. E’ una poetessa lirica monodica. Di origine aristocratica visse e morì nel principale centro dell’isola di Lesbo, Militene, tranne un breve periodo di esilio in Sicilia (dal 595 al 580 a. C.). Compose in dialetto eolico inni, odi e epitalami usando metri vari (es.: strofe saffiche); dei nove libri a lei attribuiti dagli alessandrini ( un inno ad Afrodite e la celebre ode sugli effetti della passione, che fu rielaborata da Catullo nel Carme 51) e 650 versi. Molti degli epitalami furono scritti dalla poetessa nel momento in cui le ragazze che insieme a lei facevano parte della comunità legata al culto di Afrodite, Tiasos, si distaccavano da lei per sposarsi: allora avveniva la confessione sincera e la scrittura dei versi rappresentava il momento in cui l’amore appassionato di Saffo si sfogava. In lei il tema dell’amore è dominante e viene raffigurato come forza che sconvolge i sensi e la mente, e che trova le sue occasioni poetiche nella gelosia o nella contemplazione della bellezza delle fanciulle; non mancano però versi dedicati alla natura, ad Afrodite o alla figlia Cleide e al fratello.


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Nel VI secolo a. C. visse in Grecia una donna che poté esprimere liberamente i suoi sentimenti amorosi verso altre donne. Chiaramente si tratta di Saffo, la più grande poetessa del mondo antico e non solo.
" O coronata di viole, divina dolce ridente Saffo " scrisse di lei il sommo poeta Alceo, suo contemporaneo e nativo di Mitilene dove Saffo visse a lungo e dove, dopo un esilio probabilmente in Sicilia, morì in tarda età. Della sua vita si sa inoltre che ebbe tre fratelli, molto cari, e una figlia amatissima, Cleide. E' ormai convinzione dei grecisti che la storia che vuole Saffo vanamente innamorata del barcaiolo Faone per cui si sarebbe suicidata, gettandosi dalla rupe di Leucade, sia un'invenzione. Faone era infatti il nome di un demone della vegetazione che faceva parte del corteo di Afrodite. La gloria di Saffo fu grande. Alcuni poeti romani molto più tardi iniziarono a screditarla perché invidiosi del suo immenso talento e della sua libertà sentimentale.
Nel III secolo a.C. i grammatici alessandrini raccolsero le sue liriche in otto o nove libri. Purtroppo a noi posteri sono giunti solo alcuni frammenti.
Leggendo Saffo è importante ricordarsi che le sue liriche come quelle di tutti i poeti Greci non furono scritte per essere lette o meditate nella quiete di una stanza o declamate per un piccolo pubblico come spesso le poesie moderne ma composte per essere cantate con un accompagnamento musicale.
Quelle di Saffo, definite lirica ' melica monodica' erano scritte per essere cantate da Saffo stessa ed accompagnate da un ignoto strumento musicale.
Nulla è rimasto della musica greca antica, anche le tragedie di Eschilo o di Sofocle erano musicate. Esiste qualche tentativo di ricostruzione della struttura della musica greca antica ma si teme che siano contraffazioni del XIX secolo.
A Mitilene, nell'isola di Lesbo, da cui chiaramente deriva la parola lesbica, Saffo diresse una comunità femminile, chiamata dagli studiosi ' tiaso'.
Il tiaso non era una scuola ma qualcosa di più importante: dedicato al culto della dea Afrodite era intriso di sacralità. Dai frammenti della poetessa apprendiamo emozionanti momenti della vita quotidiana di 2600 anni fa: le ragazze cantavano, danzavano, tessevano, amavano in un ideale di armonia e di grazia.
Per Saffo l'amore era sempre armonia e purezza di sentimenti e in sintonia con la natura e il divino in cui si viveva: la luce argentata della luna si rifletteva sull'erba in cui fanciulle cretesi danzavano 'spensierate', il bosco era pieno di ruscelli, i meli odorosi si mescolavano agli incensi che bruciavano sull'ara in onore di Afrodite, divinità dell'Amore. Per noi moderni traumaticamente distaccati o quasi dalla natura e sovente dalla poesia dell'amore l'isola di Saffo appare quasi leggendaria. La serenità che spira nelle sue liriche come il vento del mare diventa nostalgia per un momento felice di un mondo arcaico da cui discende la cultura mediterranea. Tuttavia la comunità non è un'isola utopistica, immune dal dolore: il ricordo di donne amate e ormai perdute, l'ansia per Cleide, la figlioletta, che al vespero non è ancora
Princasata, la solitudine cagionano dolore a Saffo.
La bellezza sconvolgente dei suoi frammenti, la perfezione ritmica, la forza evocativa, la confessione emotiva ne fanno un documento unico nella storia femminile antica. Il tema dell'amore lesbico attraversa alcuni frammenti tra cui la celebre ' Ode ad Afrodite ' , l'unica lirica giuntaci integralmente, che ha la struttura di una preghiera. Saffo che ama una donna ma non è riamata invoca il soccorso della Dea ricordandole che già precedentemente l'aiutò.
La ' legge ' non scritta di Afrodite è che chi ama sia sempre riamato.
Con un'immagine di splendente bellezza la Dea giunge dalla poetessa su un carro guidato da passeri e con parole dolci la rassicura.
Nel frammento che inizia con ' A me pare uguale agli dei ', altrettanto celebre come l'ode ad Afrodite, Saffo rievoca un attimo che per l'accento di verità di cui è permeato e per la precisione con cui descrive uno stato psichico-emotivo pare autobiografico: una ragazza amata parla e ride 'amorevolmente' con un uomo. Sarebbe triviale definire gelosia il turbamento della poetessa che ha voluto cantare un attimo doloroso della sua vita.
In un'altra lirica Saffo ricorda Anattoria- che il Lexicon bizantino Suda ci dice allieva del tiaso e ci tramanda anche altri nomi che appaiono nei frammenti: Attis, Telesippa, Megara, Gongila e Eunica-Nomi che a noi posteri dicono poco o nulla ma che furono donne vissute
realmente e amate dalla poetessa greca. Nella lirica in cui Saffo si ricorda di Anattoria, ormai lontana , si chiede che cosa sia bello ed esclude la guerra e le armate.
La lirica ha una sua forza ribelle: la guerra era elogiata nel mondo antico e purtroppo non solo antico e il culto degli eroi era molto vivo. Alla
guerra Saffo oppone l'amore per Anattoria. In un altro frammento il cui incipit è ' Esser morta vorrei veramente.
Mi lasciava piangendo..." Saffo canta un evento dolente per la comunità e per se stessa: una ragazza amata deve abbandonare il tiaso, contro la sua volontà. La poetessa le rammenta le corone di viole e di rose intrecciate al timo con cui si cingeva il collo, gli oli con cui si profumava il corpo, ' i molli letti dove alle tenere fanciulle joniche nasceva amore alla tua bellezza', i canti e il bosco. Tuttavia l'amore lesbico non era assoluto. In un frammento un'altra ragazza si rivolge alla 'madre dolce' dicendole che non può continuare a tessere tanto è l'amore che sente per un giovane.
L'invocazione 'madre dolce' è riferita a Saffo ? Circa 200 anni dopo Platone la chiamò affettuosamente 'decima Musa', le muse, protettrici delle arti erano nove.
La solitudine è un altro tema ricorrente. A causa di questo Saffo canta: " Voglio morire:\ voglio vedere la riva d'Acheronte\ fiorita di loto, frescadi rugiada ".
Un'immagine piena di vita.


da:http://www.gayroma.it/culture/cultura/c ... re2002.asp

Lucia

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simile ad un dio

Messaggio da sruggeri » dom nov 13, 2005 11:11 pm

Simile a un dio mi sembra quell'uomo
che siede davanti a te, e da vicino
ti ascolta mentre tu parli
con dolcezza
e con incanto sorridi. E questo
fa sobbalzare il mio cuore nel petto.
Se appena ti vedo, sùbito non posso
più parlare:
la lingua si spezza: un fuoco
leggero sotto la pelle mi corre:
nulla vedo con gli occhi e le orecchie
mi rombano:
un sudore freddo mi pervade: un tremore
tutta mi scuote: sono più verde
dell'erba; e poco lontana mi sento
dall'essere morta.
Ma tutto si può sopportare...
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Messaggio da Beldanubioblu » lun nov 21, 2005 2:07 am

:wink: Cia che legge e approva smakk
Il sole non ti serve per vedere perchè tu luce sei in mezzo al buio...(Lucia Di Iulio)

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Messaggio da Beldanubioblu » mar mar 21, 2006 7:47 pm

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Passione d'amore

Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto
ti siede, e vede il tuo bel riso, e sente
i dolci detti e l'amoroso canto!
A me repente,
con più tumulto il core urta nel petto:
more la voce, mentre ch'io ti miro,
su la mia lingua nelle fauci stretto
geme il sorriso.
Serpe la fiamma entro il mio sangue, ed ardo:
un indistinto tintinnio m'ingombra
gli orecchi, e sogno: mi s'innalza al guardo
torbida l'ombra.
E tutta molle d'un sudor di gelo,
e smorta in viso come erba che langue,
tremo e fremo di brividi, ed anelo
tacito, esangue.



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Nozze

Sposo beato, le nozze dei tuoi sogni
sono compiute. E’ tua
la fanciulla che ami.

O sposa, tu sei
tutta grazia: i tuoi occhi
son dolci, il bel viso
è tutto amore…

O sposo,
felice sposo,
noi fanciulle canteremo
questa notte,
il tuo amore e la tua sposa
profumata di viola,
canteremo questa notte…


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Ultima modifica di Beldanubioblu il mar mar 21, 2006 8:28 pm, modificato 1 volta in totale.
Il sole non ti serve per vedere perchè tu luce sei in mezzo al buio...(Lucia Di Iulio)

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Messaggio da Beldanubioblu » mar mar 21, 2006 8:26 pm

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"...In mezzo a uomini rudi e ignoranti Saffo, spinta dalla sua intelligenza vivace e dal suo ardore, frequentò le cime del Parnaso, cioè dello studio perfetto. Il suo coraggio e la sua audacia la resero compagna gradita alle Muse, cioè alle arti e alle scienze. E penetrò nella foresta piena di allori e di piante di maggio, di verzura e di fiori multicolori dai soavi profumi, e di diverse erbe, là dove dimorano tranquille Grammatica, Logica, la nobile Retorica, Geometria, Aritmetica. Avanzò talmente su questo cammino che entrò nella caverna profonda di Apollo, dio del sapere, e scoprì le acque della fontana Castalia; imparò a suonare l'arpa pizzicando le corde con il plettro e danzava con le ninfe, cioè secondo le leggi dell'armonia e dell'accordo musicale..."
(Boccaccio)



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(frammento 63 di Alceo)

Frammento 1
AD AFRODITE

O mia Afrodite dal simulacro
colmo di fiori, tu che non hai morte,
figlia di Zeus, tu che intrecci inganni,
o dominatrice, ti supplico,
non forzare l'anima mia
con affanni né con dolore;
ma qui vieni. Altra volta la mia voce
udendo di lontano la preghiera
ascoltasti, e lasciata la casa del padre
sul carro d'oro venisti.
Leggiadri veloci uccelli
sulla nera terra ti portarono,
dense agitando le ali per l'aria celeste.
E subito giunsero. E tu, o beata,
sorridendo nell'immortale volto
chiedesti del mio nuovo patire,
e che cosa un'altra volta invocavo,
e che più desideravo
nell'inquieta anima mia.
" Chi vuoi che Péito spinga al tuo amore,
o Saffo? Chi ti offende?
Chi ora ti fugge, presto t'inseguirà,
chi non accetta doni, ne offrirà,
chi non ti ama, pure contro voglia,
presto ti amerà."
Vieni a me anche ora:
liberami dai tormenti,
avvenga ciò che l'anima mia vuole:
aiutami, Afrodite.



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Frammento 2

INVITO ALL'ERANO


Venite al tempio sacro delle vergini
dove più grato è il bosco e sulle are
fuma l'incenso.
Qui fresca l'acqua mormora tra i rami
dei meli: il luogo è all'ombra di roseti,
dallo stormire delle foglie nasce
profonda quiete.
Qui il prato ove meriggiano i cavalli
è tutto fiori della primavera
e gli aneti vi odorano soavi.
E qui con impeto, dominatrice,
versa Afrodite nelle tazze d'oro
chiaro vino celeste con la gioia.


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Frammento 31

A ME PARE UGUALE AGLI DEI

A me pare uguale agli dei
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.


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Frammento 34

PLENILUNIO

Gli astri d'intorno alla leggiadra luna
nascondono l'immagine lucente,
quando piena più risplende, bianca
sopra la terra.



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Frammento 36

A GONGILA

O mia Gòngila, ti prego:
metti la tunica bianchissima
e vieni a me davanti: intorno a te
vola desiderio d'amore.
Così adorna, fai tremare chi guarda;
e io ne godo, perchè la tua bellezza
rimprovera Afrodite.



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Frammenti 20, 50, 52, 94 e 137

TRAMONTATA E' LA LUNA


Tramontata è la luna
e le Peiadi a mezzo della notte;
anche la giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l'anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.



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Frammento 58

E DI TE NEL TEMPO

Tu morta, finirai lì. Né mai di te
si avrà memoria; e di te nel tempo
mai ad alcuno nascerà amore,
poi che non curi le rose della Pieria.
E sconosciuta anche nelle case dell'Ade,
andrai qua e là fra oscuri
morti, svolazzando.



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Frammento 80

SULLE BELLE CHIOME METTI GHIRLANDE

Tu, o Dice, sulle belle chiome metti ghirlande,
dalle tenere mani intrecciate con steli di aneto,
poichè le Càriti felici accolgono
chi si orna di fiori: fuggono chi è senza ghirlande.



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Frammenti 88 e 93

SULLA TENERA ERBA APPENA NATA


Piena splendeva la luna
quando presso l'altare si fermarono:
e le Cretesi con armonia
sui piedi leggeri cominciarono
spensierate a girare intorno all'ara
sulla tenera erba appena nata.


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Frammento 96

VORREI VERAMENTE ESSERE MORTA

Vorrei veramente essere morta.
Essa lasciandomi piangendo forte,
mi disse: " Quanto ci è dato soffrire,
o Saffo: contro mia voglia
io devo abbandonarti."
"Allontanati felice" risposi
"ma ricorda che fui di te
sempre amorosa.
Ma se tu dimenticherai
(e tu dimentichi) io voglio ricordare
i nostri celesti patimenti:
le molte ghirlande di viole e rose
che a me vicina, sul grembo
intrecciasti col timo;
i vezzi di leggiadre corolle
che mi chiudesti intorno
al delicato collo;
e l'olio da re, forte di fiori,
che la tua mano lisciava
sulla lucida pelle;
e i molli letti
dove alle tenere fanciulle joniche
nasceva amore della tua bellezza.
Non un canto di coro,
né sacro, né inno nuziale
si levava senza le nostre voci;
e non il bosco dove a primavera
il suono......


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Frammento 97

AD ERMES

Ermes, io lungamente ti ho invocato.
In me è solitudine: tu aiutami,
despota, ché morte da sé non viene;
nulla m'alletta tanto che consoli.
Io voglio morire:
voglio vedere la riva d'Acheronte
fiorita di loto fresca di rugiada.


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Frammento 98

AD ATTIDE RICORDANDO L'AMICA LONTANA


Forse in Sardi
spesso con la memoria qui ritorna
nel tempo che fu nostro: quando
eri Afrodite per lei e al tuo canto
moltissimo godeva.
Ora fra le donne Lidie spicca
come, calato il sole,
la luna dai raggi rosa
vince tutti gli astri, e la sua luce
modula sulle acque del mare
e i campi presi d'erba:
e la rugiada illumina la rosa,
posa sul gracile timo e il trifoglio
simile a fiore.
Solitaria vagando, esita
e a volte se pensa ad Attide:
di desiderio l'anima trasale,
il cuore è aspro.
E d'improvviso: "Venite!" urla;
e questa voce non ignota
a noi per sillabe risuona
scorrendo sopra il mare.



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Frammento 116

QUALE DOLCE MELA

Quale dolce mela che su alto
ramo rosseggia, alta sul più
alto; la dimenticarono i coglitori;
no, non fu dimenticata: invano
tentarono raggiungerla.......



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Frammento 117

COME IL GIACINTO

Come il giacinto che i pastori pestano
per i monti, e a terra il fiore purpureo
sanguina.



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Frammento 120

QUANTO DISPERSE LA LUCENTE AURORA

Espero, tutto riporti
quanto disperse la lucente Aurora:
riporti la pecora,
riporti la capra,
ma non riporti la figlia alla madre.



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Frammento 152

HO UNA BELLA FANCIULLA

Ho una bella fanciulla
simile nell'aspetto ai fiori d'oro,
la mia Cleide diletta.
Io non la darei né per tutta la Lidia
né per l'amata.........

(Le liriche di Saffo sono tratte da "Lirici greci", ed. Mondadori, traduzione di Salvatore Quasimodo)

fonte:http://web.tiscali.it/immaginiepoesia


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Messaggio da Beldanubioblu » ven giu 23, 2006 7:38 pm

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EROS HA SCOSSO LA MIA MENTE

Eros ha scosso la mia mente
come il vento che giù dal monte
batte sulle querce.

Dolce madre, non posso più tessere la tela
domata nel cuore dall'amore di un giovane:
colpa della soave Afrodite.

Sei giunta, ti bramavo,
hai dato ristoro alla mia anima
bruciante di desiderio.


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Messaggio da Beldanubioblu » mer gen 24, 2007 6:13 pm

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Tramontata è la luna

Tramontata è la luna
e le Peiadi a mezzo della notte
anche giovinezza già dileguata,
e ora nel mio letto resto sola

Scuote l'anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.

Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero


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