Le critiche della sociologia e della storiografia marxiste

La Madonna delle Tre Fontane: luoghi e storia
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Le critiche della sociologia e della storiografia marxiste

Messaggio da Redazione » dom gen 08, 2006 4:08 pm

Le critiche della sociologia e della storiografia marxiste

L’importanza dei carismi era nota nella Chiesa fin dai suoi esordi, rinvianversale, do all’idea di una distribuzione di doni e facoltà da parte dello Spirito Santo che infonderebbe in ciascun uomo brani di Verità. Questa categoria è stata riscoperta e valorizzata dal Concilio Vaticano TI e più recentemente da gruppi o associazioni cattoliche, con particolare riguardo alla figura ed al ruolo dei laici. Anche la sociologia religiosa di ispirazione marxista ha usato il termine carismatico, peraltro con valenza negativa, alludendo ad individui cui sono attribuite esperienze o qualità straordinarie, che darebbero luogo a scomposti fenomeni di pietà popolare, quasi tutti spiegabili con l’arretratezza culturale di talune aree geografiche ed economiche. Viene così individuata una «patologia sociale» che, valutata dal punto di vista dei fedeli, evidenzierebbe un loro insufficiente grado di coscienza della realtà, mentre da quello di chi produrrebbe il fenomeno, un malcelato intento di conservazione politica e di sfruttamento economico.
Gli strumenti usati per l’interpretazione vanno dall’antropologia alla psicoanalisi, ma le conclusioni sono le stesse e per le Tre Fontane si riferiscono al rapporto tra il veggente e i poteri religioso e civile, che ne trarrebbero benefici:
I precedenti politici (orientati verso sinistra) e protestanti del soggetto e il suo interesse a combattere quel culto di Maria che invece poi tanto contribuì a diffondere, ne hanno permesso una immediata utilizzazione da parte delle autorità politiche ed ecclesiali ai fini di battaglie ideologiche, di strategia del consenso, poiché, in modo eclatante, risultava evidente dall’episodio come ad un peccatore fosse stata imposta dall’alto la via della conversione.

Queste letture, che pure contengono elementi di verità, hanno il limite di usare come fonte unicamente degli opuscoli o singoli articoli di giornale, proponendo una carrellata di fenomeni carismatici in cui tutto appare indistinto e frutto di una identica condizione culturale e di percezione del sacro. L’obiettivo viene puntato solo sul veggente e sul contesto politico e della chiesa gerarchica, risultando i fedeli delle semplici caricature che si agitano in un mondo artificiale e grottesco.
Lo storico Carlo Falconi, ad esempio, fa seguire una brevissima descrizione dei fatti delle Tre Fontane a quella, ben più accurata, di quanto accaduto in un paesino in provincia di Brindisi, dove un tale che diceva d’aver visto la Madonna, «sparava sulla folla terrorizzata».
Queste erano le conclusioni della storiografia marxista, che conservava inalterati i toni polemici dell’agone elettorale dell’aprile 1948, quando il Paese appariva fortemente diviso al suo interno, mentre ogni fazione esprimeva un’accesa intolleranza nei confronti dell’altra, senza risparmio di accuse:
E questa insistente propaganda mariana partorì gli immancabili miracoli. Nel ‘48, l”anno dei prodigi”, se ne contarono a decine, in stragrande prevalenza, per l’appunto miracoli mariani: madonne lacrimanti, madonne sanguinanti, madonne sfavillanti apparvero a bambini, adulti, vecchi. Solo dopo il vittorioso esito delle elezioni questa febbre mariana a poco a poco si calmò.

Anche uno studioso come il Candeloro si accontenta di un modello stereotipo di interpretazione, che evidenzia limiti di approfondimento e scarsa serenità di giudizio, soprattutto quando si dà per scontato che siano il «Clero e i comitati Civici» a produrre il fenomeno delle mariofanie:
Basta ricordare le processioni delle «Madonne Pellegrine», le apparizioni e i miracoli delle «Madonne piangenti», i discorsi del gesuita Lombardi, detto «il microfono di Dio», e le altre manifestazioni di tipo sanfedistico che allora vi furono in Italia e che certo ebbero un peso tutt ‘altro che trascurabile sul risultato delle elezioni del 18 aprile.

Tuttavia, a proposito delle Tre Fontane, si è vista l’assenza di una programmazione da parte delle autorità ecclesiali, le quali ne erano rimaste per così dire travolte. Fu soprattutto la stampa cattolica non dipendente dalla gerarchia, di orientamento democristiano o monarchico, a far rientrare l’esperienza del veggente nell’agone elettorale e nello scontro di civiltà richiamato anche dai discorsi del pontefice.
Arnolfo Santelli descrive su «Parola Nuova» un pellegrinaggio alla grotta dell’apparizione, in cui tutto è artificio retorico e i fedeli sono costretti a recitare la parte assegnata loro dal politico:
...Un ‘altra voce fa eco dalla folla inginocchiata: - Benedici la nostra Italia, Maria. In Italia tuo Piglio fondò la Sua Chiesa: in Italia siede ancora il Suo Vicario Universale -. L’invocazione accolta da un coro unanime che in quest’ora così corrusca di sangue e di dolore pare esprimere la disperazione e la fede di tutta la Nazione: Benedici la nostra Patria, o Maria, benedici la nostra povera Italia, tu sei la sua Castellana!.

Non si può dire però che questo tipo di letture crei o condizioni lo sviluppo della devozione popolare alla Madonna delle Tre Fontane, che rimane prevalentemente nella sfera religiosa. Sul volantino che pubblicizzava i festeggiamenti per il primo anniversario dell’apparizione (12 aprile 1948), si invitava a pregare per «la pace, per la conversione degli increduli e per la guarigione degli infermi», mentre è assente ogni riferimento alle elezioni. La fede in generale e la pietà mariana in particolare, sembrano continuare a dare un senso a quegli aspetti dell’esistenza che la cultura atea non riesce a spiegare o a risolvere: la morte, la malattia, la disgregazione familiare, la solitudine, la paura, la sofferenza, la povertà ecc.

Si può comprendere tuttavia che l’osservatore dei fenomeni di pietà popolare possa rimanere perpiesso riguardo talune sue manifestazioni, che sembrano estranee ad una vita condotta razionalmente. Già Gramsci era ricorso alla categoria del «folklore», non già con riferimento alla idea banale del «pittoresco», ma proprio come «concezione del mondo e della vita», che permette di meglio distinguere tra la religione «ufficiale» e quella «del popolo» o delle classi subalterne.
I sociologi hanno individuato nella festa il momento che meglio caratterizza il modo di essere ditale religione, concentrando in alcune ricorrenze un gran numero di persone intorno ai santuari e dando luogo a fenomeni di «preistoria contemporanea». Tuttavia, per quanto osservato, alle Tre Fontane una tale dimensione della festa è assente; ciò è dovuto alla mancanza di una collocazione ufficiale di questo culto, ma anche al suo esprimere una religiosità privata e non legata alla dimensione comunitaria e alla identità di un gruppo che vi si riconosce. È il risultato di una realtà urbana moderna, in cui si assiste al progressivo isolamento degli individui, ove non hanno più senso le vecchie forme di aggregazione e i riti di massa. È significativo che in uno studio dal titolo Le feste dei poveri, l’autrice Annabella Rossi non sia in grado di rilevare i «comportamenti particolari» dei fedeli alle Tre Fontane, mentre ne annota alcuni per il Divino Amore, come il «camminare scalzi, camminare sulle ginocchia»10, perché sfuggono ad una lettura stereotipa.
Per lo studioso non credente, che si sente dotato di una maggiore consapevolezza del reale, il fatto stesso che la Madonna appaia in una grotta rappresenta oggetto di considerazioni sull’esistenza di un ambiente psicologico in cui immaginare tali eventi sacri:
Così anche in una cultura urbana la Madonna seguita ad apparire, ancora oggi, nelle grotte; come è avvenuto a Roma nel 1947, quando un tranviere ebbe un ‘apparizione, mai accettata e mai completamente rflutata dalla chiesa, in una grotta che si trova alla periferia della città. Evidentemente anche tale apparizione era condizionata dall’idea stereotipa fornita dalle leggende cultuali, per cui colui che ritiene di assistere ad una apparizione mariana, la deve collocare, inevitabilmente, nell ‘ambiente previsto dalla tradizione.
Il punto di osservazione di colui che presuppone la falsità ditali manifestazioni non si può considerare previlegiato, perché alla fine la bontà della sua analisi può essere inficiata dalla falsità ditale premessa; mentre per il credente che si accosta con prudenza allo studio delle apparizioni, rimane intatta la possibilità del discernimento.

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