Percy Bysshe Shelley

Poeti celebri di affermata fama nazionale e mondiale
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Percy Bysshe Shelley

Messaggio da Beldanubioblu » dom apr 01, 2007 12:43 am

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Percy Bysshe Shelley

Influenzato dalle idee illuministe, Percy Bysshe Shelley come poeta e intellettuale difese il pensiero liberale e si ribellò apertamente alle istituzioni religiose e politiche inglesi.

Le sue liriche, dal tono acceso e impulsivo, si inseriscono perfettamente nel filone della poesia romantica, di cui è considerato uno dei più grandi autori, specie inglesi.

Nato il 4 agosto 1792 a Field Place, Warnham, nella contea del Sussex, figlio primogenito del conformista Timothy Shelley, parlamentare Whig sotto la protezione del Duca di Norfolk, e di Elizabeth Pilfold Shelley, incomincia a studiare greco e latino alla scuola del reverendo Evan Edwards, parroco di Warnham. A casa suggestiona e meraviglia le sorelle Elizabeth e Mary con racconti di terrore e magia. Frequenta in seguito la Syon House Academy a Isleworth e nonostante si distingua per una notevole capacità di apprendimento, trova la scuola "un perfetto inferno" e preferisce trascorrere le giornate leggendo romanzi gotici.


Tuttavia l'Università era imprescindibile per un soggetto del suo rango. Studia così a Eton e quindi a Oxford, da dove viene espulso per aver scritto e fatto circolare un opuscolo in difesa dell'ateismo. In quello stesso anno, è il 1811, sposa Harriet Westbrook e dopo l'ennesimo conflitto con il padre rompe ogni rapporto con lui per trasferirsi nel Lake District. Harriet gli darà due figli, Eliza Ianthe e Charles.

Due anni dopo pubblica "Regina Mab", poemetto filosofico in nove canti che recepisce il pensiero socialista di William Godwin e che ha come tema il Passato, il Presente, il Futuro. L'incontro con Godwin lo porta a conoscerne la figlia Mary, con la quale va a vivere in Svizzera nel 1814 e, subito dopo la tragica fine della moglie Harriet, morta per suicidio, due anni dopo la impalma. Mary Shelley raggiungera grande notorietà come autrice del celeberrimo romanzo gotico "Frankenstein".

Tornato in Inghilterra Percy Shelley scrive "Alastor, ovvero lo spirito della solitudine" (1816), allegoria in versi che anticipa le sue opere più importanti. Nell'estate dello stesso anno, nuovamente in Svizzera, Shelley e Mary conoscono un loro grande contemporaneo, l'acceso e febbrile George Byron.

Nel 1818 pubblica "La rivolta dell'Islam", poemetto dai toni rivoluzionari: poco dopo la coppia lascia l'Inghilterra, dove Shelley non sarebbe tornato mai più. Anche la sua patria non voleva più saperne di lui, bandito dalla società a causa delle sue idee radicali e per il suo comportamento stravagante. Nei quattro anni seguenti vive soprattutto in Italia, dove stringe amicizia con il poeta Leigh Hunt e dove prosegue con una certa intensità la frequentazione con l'amico Byron.

Il giorno 8 luglio 1822, non ancora trentenne, Percy Bysshe Shelley muore annegato al largo di La Spezia durante il tempestoso ritorno verso Lerici da una gita in barca. Il suo corpo insieme a quello dell'amico Edward Williams viene ritrovato a Viareggio. I corpi vengono arsi sulla stessa spiaggia, alla presenza degli amici Lord Byron e Leigh Hunt. Più tardi la tomba di Shelley verrà posta nella città di Roma.

Molta critica considera Shelley uno dei maggiori poeti inglesi, soprattutto per le sue le brevi odi familiari, che comprendono "A un'allodola" (1820), "Ode al vento d'Occidente" (1819), "La nuvola" (1820). Molto apprezzate sono anche le tre brevi liriche che dedicò all'amore e "Adonais" (1821), elegia in morte di John Keats. L'intenso lirismo di queste opere traspare anche in "Prometeo liberato" (1820), che tuttavia rimane l'opera di un poeta, più che di un drammaturgo.



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Citazioni

1. Non c'è vera ricchezza all'infuori dell'umano lavoro.

2. Ogni uomo che valga qualcosa passa la maturità a liberarsi dalle pazzie o a espiare gli errori della gioventù.

3. Tutti gli spiriti che servono il male sono schiavi.

4. Chi difende il cibo animale dovrebbe costringersi a un esperimento decisivo per stabilirne la validità... Lacerare le carni di un agnello vivo coi soli denti, e affondare la testa dentro i suoi intestini, estinguendo la propria sete nel sangue fumante; quando, fresco di questa orribile azione, ritornasse agli irresistibili istinti della natura che si ergerebbero in giudizio contro di essa, e dicesse: "La Natura mi ha fatto per questo genere di lavoro", allora, e solo allora, sarebbe coerente.



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LA FILOSOFIA DELL'AMORE


Le fonti si confondono col fiume
i fiumi con l'Oceano
i venti del Cielo sempre
in dolci moti si uniscono
niente al mondo è celibe
e tutto per divina
legge in una forza
si incontra e si confonde.
Perché non io con te?
Vedi che le montagne baciano l'alto
del Cielo, e che le onde una per una
si abbracciano. Nessun fiore-sorella
vivrebbe più ritroso
verso il fratello-fiore.
E il chiarore del sole abbraccia la terra
e i raggi della Luna baciano il mare.
Per che cosa tutto questo lavoro tenero
se tu non vuoi baciarmi?


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Ultima modifica di Beldanubioblu il dom apr 01, 2007 1:17 am, modificato 2 volte in totale.
Il sole non ti serve per vedere perchè tu luce sei in mezzo al buio...(Lucia Di Iulio)

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Messaggio da Beldanubioblu » dom apr 01, 2007 12:55 am

Alla Luna

Sei pallida perché
sei stanca di scalare il cielo
e fissare la terra
tu che ti aggiri senza compagnia
tra le stelle che hanno una differente
nascita, tu che cambi
sempre come un occhio senza gioia
che non trova un oggetto degno della
sua costanza?

Trad.di G.Conte


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Mutevolezza

Il fiore che oggi sorride
domani morirà
ciò che desideriamo
durevole ci tenta e va
via. Che cosa e' la gioia
del mondo? Un lampo che irride
alla notte, breve come la propria
luce.

La virtù come e' fragile
l'amicizia come e' rara
l'amore ci da' una povera
felicità in cambio di orgoglio
e pena. Ma noi, benché cadano
subito, alla loro gioia sopravviviamo
e a tutto quello che diciamo
nostro.

Mentre i cieli sono azzurri e
di luce, mentre i fiori sono lieti
mentre gli occhi che prima
di sera cambieranno fanno sereno
il giorno, mentre ancora camminano
calme le ore, sogna tu, e dal tuo
sonno svegliati poi, per
piangere.



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Tempo

Mare insondabile! le cui onde sono
anni, Oceano del tempo, le cui acque di profonda
pena sono salmastre per il sale
delle lacrime degli umani.
Tu diluvio inarginabile, che nel tuo
flusso e riflusso cingi i limiti
di cio' che e' mortale
e nauseato di prede eppure gridi
per una ancora
e vomiti i tuoi relitti sulla sponda
inospitale, infido nella bonaccia, e terribile
nella tempesta
chi mettera' gemme su di te
Mare insondabile ?


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Il tempo passato


Come il fantasma d'un amico amato
è il tempo passato.
Un tono che ora è per sempre volato
via, una speranza che ora è per sempre andata
un amore così dolce da non poter durare
fu il tempo passato.

Ci furon dolci sogni nella notte
del tempo passato.
Di gioia o di tristezza, ogni
giorno un'ombra avanti proiettava
e ci faceva desiderare
che potesse durare
quel tempo passato.

C'e' rimpianto, quasi rimorso, per
il tempo passato.
E' come il cadavere d'un bimbo molto
amato che il padre veglia, sinché
alla fine la bellezza e' un
ricordo, lasciato cadere
dal tempo passato.

Trad. G.Conte

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Messaggio da Beldanubioblu » dom apr 01, 2007 1:15 am

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Anime gemelle

Sono come uno spirito
che nell'intimo del suo cuore ha dimorato,
e le sue sensazioni ha percepito, e i suoi pensieri
ha avuto, e conosciuto il più profondo impulso
del suo animo: quel flusso silenzioso che al sangue solo
è noto, quando tutte le emozioni
in moltitudine descrivono la quiete di mari estivi.

Io ho liberato le melodie preziose
del suo profondo cuore: i battenti
ho spalancato, e in esse mi sono rimescolato.
Proprio come un'aquila nella pioggia del tuono,
quando veste di lampi le ali.




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Amor aeternus

Ricchezze e signorie scompaiono nella massa
del grande mare del giusto e dell'ingiusto umano,
quando è la volta che il nostro possesso scada;
ma l'amore, anche se maldiretto, è tra quelle
cose che sono immortali, e sorpassano
tutta quella fragile materia che saremo, o siamo stati.



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Ode al vento occidentale
I

Fiato d'Autunno, o Ponente selvaggio
ch'urgi le foglie, come ombre fuggenti
da un mago, all'invisibil tuo passaggio,

gialle, rosso-malate, pestilenti
turbe, e ciascuna alla sua buia cella
invernal trai le aligere sementi,

ove la fredda terra le suggella,
come la tomba i corpi; fin che appena
l'azzurra tua primaveril sorella

soffia la tromba, fa la terra amena
d'odori, e i germi al suon de' dolci modi
a pascer l'aria come greggi mena:

spirto selvaggio, che per tutto godi
in serbare e distrugger, m'odi, m'odi!


II

Tu, fiume dove nuotan nubi a schiere,
che Cielo e Mare han scosso come fronda
dai rami lor conserti, messaggere

di piogge e lampi: effusi son sull'onda
tua d'aria azzurra, qual fulgente crine
irto sul capo d'Evia furibonda,

al pien colmo del cielo dal confine
d'orizzonte, i capei della Bufera
che s'approssima; o pianto sulla fine

dell'Anno, a cui questa postrema sera
volta d'ampio sepolcro sia, che annodi
coi congesti vapor dell'atmosfera

fin che da quel pregno aer pioggia esplodi
nera, con fuoco e con gragnola, oh, m'odi!


III

Tu che il turchin Mediterraneo senti
per te destarsi, ove in sua calma estiva
si culla al suon di vitree correnti,

nel sen di Baia, alla pumicea riva
d'un'isola; ed antiche regge e torri
nella luce dell'onde ch'è più viva

vedeva in sonno ei tremolar, d'azzurri
muschi e fiori ineffabili coperte;
o tu per cui l'Atlantico, ove corri,

si fende in gorghi, mentre giù l'inerte
selva del mare di limosi biodi
per lo spavento il suo color converte

d'un tratto, a udir le note tue melodi,
e trema e si dischioma, m'odi, oh, m'odi!


IV

Oh, foss'io foglia dal tuo soffio mossa,
volassi io teco, nube senza fondo;
flutto, fremessi sotto la tua possa!

Parte avess'io nell'impeto, secondo
in libertà, o indomito, a te solo!
Foss'io compagno al tuo vagar sul mondo

come da bimbo, allor quando il tuo volo
vincer pareva agevole salita!
Non mai così pregato avrei nel duolo,

levando a te la voce mia smarrita!
Alzami, foglia, nube, onda leggera!
Sanguino sulle spine della vita!

Curva dall'ore gravi e prigioniera
è un'anima tua pari, indoma, altiera.


V

Fammi tua cetra al par del bosco, o Vento!
Che fa, se cadon pur le foglie mie?
Forte, autunnal, mesto e pur dolce accento

da noi trarran le tue fiere armonie.
Che il mio spirito sia nel tuo converso;
o gagliardo, sii me! Per tutte vie

reca mie morte idee sull'universo
come le foglie, a vite suscitare
nuove! E con la magia di questo verso,

faville d'inestinto focolare,
le mie parole fra le genti trai!
Tromba di profezia sii da destare

la terra, ne' miei labbri. Ché s'è omai
Verno, tardar può Primavera assai?



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L'amore e l'universo oggi

E chi sente la discordia ora o il dolore?
L'Amore è l'universo oggi
questi sono gli schiavi di un opaco domani
che oscurano la strada labirintica della Vita.


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