Hermann Hesse

Poeti celebri di affermata fama nazionale e mondiale
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Hermann Hesse

Messaggio da Beldanubioblu » ven apr 07, 2006 7:20 pm

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Hermann Hesse

Nasce a Calw, in Germania, nel 1877. Viene insignito nel 1946 del premio Nobel per la letteratura. Le sue opere, incentrate su personaggi alla ricerca di se stessi, hanno affascinato intere generazioni, conoscendo un vasto successo che dura ininterrotto dagli anni Sessanta e Settanta. Dop aver abbandonato gli studi in seminario, prosegue la sua formazione da autodidatta: lo spirito ribelle e polemico contro ogni valore istituzionalizzato trova espressione nelle trame dei primi due romanzi Peter Camenzind (1904) e Sotto la ruota (1906).

Durante la prima guerra mondiale, coerentemente alle sue idee pacifiste, lascia la Germania e si trasferisce in Svizzera, di cui prende la cittadinanza nel 1923. La sua narrativa, influenzata dalle teorie di Carl Gustav Jung, va alla ricerca di nuovi valori in alternativa a quelli tradizionali, avvertiti come non più validi.

Le sue opere più celebri sono: Demian (1919), sul tema del dualismo simbolico fra il personaggio onirico Demian e l'individuo reale Sinclair; Siddharta (1922), che rielabora in toni lirici vicende della vita giovanile del Buddha, riflette l'interesse per il misticismo orientale. Nel Lupo della steppa (1927), la duplice natura interiore del protagonista, umana e lupina, è simbolo del conflitto fra individualità ribelle e convenzioni borghesi, tema ripreso in seguito con Narciso e Boccadoro (1930). Con l'ultimo romanzo, Il gioco delle perle di vetro (1943), ambientato in un utopico futuro, Hesse riprende i temi e i motivi delle opere precedenti, intessendoli in una più fitta trama di riferimenti culturali.

Muore a Lugano nel 1962; l'ultima poesia che leggerete in questa piccola antologia, Scricchiolio di un ramo spezzato, la scrive il giorno prima della sua morte


http://victorian.fortunecity.com/cloist ... hesse1.htm




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SETTEMBRE


Triste il giardino: fresca
scende ai fiori la pioggia.
Silenziosa trema
l'estate, declinando alla sua fine.
Gocciano foglie d'oro
giù dalla grande acacia.
Ride attonita e smorta
l'estate dentro il suo morente sogno.
S'attarda fra le rose,
pensando alla sua pace;
lentamente socchiude
i grandi occhi pesanti di stanchezza.


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AFORISMI


Non c'è nulla di più fallimentare
che riflettere su qualcuno che si ama.
I pensieri di questo genere
sono come certe canzoni popolari o militari
in cui si parla di mille cose diverse,
ma il ritornello torna ostinatamente
anche dove non c'entra affatto.


=:=:=:=:=:=:=:=:


Tutti i libri del mondo
pieni di pensieri e di poesie
sono niente al confronto
di un minuto di singhiozzi,
quando il sentimento ondeggia impetuoso,
l'anima sente profondamente se stessa
e si ritrova.
Le lacrime sono il ghiaccio dell'anima
che si scioglie,
ed a chi piange tutti gli angeli sono vicini.


=:=:=:=:=:=:=:=:



Aveva amato,
ed attraverso l'amore aveva trovato se stesso.
La maggior parte degli uomini
ama invece per perdersi.




=:=:=:=:=:=:=:=:



Se nutriamo odio verso qualcuno,
è perchè odiamo in lui
qualcosa che è in noi.
Quel che non è in noi
non riesce a darci emozioni.


=:=:=:=:=:=:=:=:



Una volta credevo che essere amato
senza amare fosse un piacere straordinario.
Ora ho imparato quanto sia penoso
un amore che viene offerto
senza che lo si possa ricambiare.



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Ultima modifica di Beldanubioblu il lun mar 12, 2007 9:24 pm, modificato 2 volte in totale.
Il sole non ti serve per vedere perchè tu luce sei in mezzo al buio...(Lucia Di Iulio)

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Messaggio da Beldanubioblu » ven apr 07, 2006 7:30 pm

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Fuga di giovinezza

La stanca estate china il capo
specchia nell' acqua il suo biondo volto.
Erro stanco e impolverato
nell' ombra del viale.

Tra i pioppi soffia una leggera
brezza. Il cielo alle mie spalle e' rosso
di fronte l' ansia della sera
- e il tramonto - e la morte.

E vado stanco e impolverato
e dietro a me resta esitante
la giovinezza, china il capo
e non vuole più seguire la strada con me.



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Nella nebbia



Strano, vagare nella nebbia!
E' solo ogni cespuglio ed ogni pietra,
né gli alberi si scorgono tra loro,
ognuno è solo.

Pieno di amici mi appariva il mondo
quando era la mia vita ancora chiara;
adesso che la nebbia cala
non ne vedo più alcuno.

Saggio non è nessuno
che non conosca il buio
che lieve ed implacabile
lo separa da tutti.

Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è solitudine.
Nessun essere conosce l'altro
ognuno è solo.


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Come pesano...



"Come pesano queste giornate!
Non c'è fuoco che possa scaldare,
non c'è sole che rida per me,
solo il vuoto c'è,
solo le cose gelide e spietate,
e perfino le chiare
stelle mi guardano sconsolate
da quando ho saputo nel cuore
che anche l'amore muore.



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L'amore non deve implorare e
nemmeno pretendere,
l'amore deve avere la forza
di diventare certezza dentro di sé.
Allora
non è più trascinato,
ma trascina."



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Un walzer di Chopin riempie la sala
una danza selvaggia e scatenata.
Alla fine pallido chiarore,
il pianoforte adorna un'appassita ghirlanda.

Il piano tu, il violino io,
così suoniamo e non smettiamo
e attendiamo inquieti, tu e io,
chi per primo spezza la magia.

Chi per primo interrompe il ritmo
e scosta da sè le candele,
e chi per primo pone la domanda,
a cui non vi è risposta


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OCCHI SCURI

Oggi in questa notte calda
dolce come il profumo di fiori esotici,
svegliati ad una vita che scotta.
La mia nostalgia ed il mio amore
è tutta la mia fortuna e sfortuna
è scritta come una muta canzone
nel tuo sguardo oscuro da fiaba.
E' la mia nostalgia ed il mio amore,
sfuggito al mondo e ad ogni suo rumore,
si è costruito nei tuoi occhi oscuri
un segreto trono da re.




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So quello che dirmi
vorresti in quest'ora...
Non dirlo!
Guarda laggiù il fondo dello stagno
che si fa cupo
e come si rincorrono le nuvole
specchianti sul velluto nero...
Non dirlo!
Questa è una mala notte.
Lo so,
in quest'ora infuria
nel profondo del tuo petto
tutto ciò che ti preme.
Non chiedere!
Sulla tua bocca indugia
ancora la parola che ci fa infelici...
Non dirla!
Questa è una mala notte.
Me lo dirai domani.
Non lo sappiamo,
chissà forse
domani tutto sarà miracolosamente facile
ciò che oggi nessun cuore può sopportare,
ciò che oggi mi rende tanto infelice.
Non chiedere!
Questa è una mala notte.




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"Sull'Amore"



Si chiama amore ogni superiorità,
ogni capacità di comprensione,
ogni capacità di sorridere nel dolore.
Amore per noi stessi e per il nostro destino,
affettuosa adesione
a ciò che l'Imperscrutabile
vuole fare di noi
anche quando
non siamo ancora in grado di vederlo
e di comprenderlo -
questo è ciò a cui tendiamo.




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Mondo splendido


Sempre e poi sempre,
o vecchio o giovane torno a avvertire:
una montagna notturna e al balcone una donna silenziosa,
bianca una strada al chiaro di luna
in lieve pendio e ciò mi lacera il cuore nel petto atterrito di struggimento.
O mondo ardente, o tu chiara donna al balcone,
cane che abbai nella valle, treno lontano che passi,
come mentite, come atroci ingannate me ancora,
e pur tuttavia voi siete sempre il mio sogno e delirio più dolce.
Spesso ho tentato la strada per la tremenda "realtà"
dove hanno valore mode, assessori, leggi, e denaro,
ma solitario mi sono involato,deluso e liberato, verso
là dove sogno e beata follia zampilla.
Afoso vento notturno negli alberi,
scura zigana, mondo ricolmo di nostalgia pazza
e profumo di poesia, mondo splendente,
di cui sono schiavo eternamente,
dove a me guizzano i tuoi bagliori,
dove riecheggia per me la tua voce.




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NELLA NEBBIA

Strano, vagare nella nebbia!
Solo è ogni cespuglio e pietra, nessun albero vede l’altro,
ognuno è solo.
Pieno di amici mi era il mondo,
quando la mia vita era ancora luminosa
adesso, che la nebbia cala,
nessuno si vede più.
Veramente, non è saggio
chiunque non conosca il buio,
che piano ed inesorabilmente
da tutti lo separa.
Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è solitudine.
Nessuno conosce l’altro,
ognuno è solo.





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Il sole non ti serve per vedere perchè tu luce sei in mezzo al buio...(Lucia Di Iulio)

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Messaggio da Beldanubioblu » lun mar 12, 2007 9:15 pm

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A sera

A sera vanno le coppie di amanti
lentamente attraverso il campo,
donne sciolgono i loro capelli,
commercianti contano i soldi,
sul giornale della sera leggono ansiosi
i borghesi le novità,
fanciulli agitano piccoli pugni
dormono sonni profondi e lunghi.

Ognuno compie le proprie azioni
adempie al sublime dovere,
borghesi, poppanti, coppie di amanti -
eccetto me?

Certo! Neppure delle mie azioni serali
delle quali sono schiavo
lo spirito del mondo può privarsi,
anch'esse hanno un senso.

E così affondo e risalgo,
danzo nelll'intimo,
canticchio sciocchi canti di strada,
lodo Dio e me stesso,
bevo vino fantasticando
di essere un pascià,

avverto noie ai reni,
sorrido e bevo anche di più,
dico si al mio cuore
(al mattino non è possibile)
da dolori del passato
giuocando intesso una poesia,
vedo la luna e le stelle ruotare,
ne percepisco il significato
e via con loro mi sento andare
non importa dove.




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Caducità


Su me dall'albero della vita
foglia su foglia cade.
O variopinto mondo senza senso
come ci rendi sazi,
sazi e stanchi
come ci rendi ebbri!
ciò che ancor oggi arde
sprofonda presto.

Presto sibila il vento
sulla mia bruna tomba,
si reclina la madre
sul suo figlioletto.

Gli occhi suoi voglio rivedere
il suo sguardo è la mia stella,
tutto il resto vuol dileguare e sparire,
tutto muore, tutto muore volentieri.

Resta solo l'eterna Madre
dalla quale noi venimmo,
nell'aria labile le sue dita
giocano a scrivere il nostro nome.




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Cimitero di campagna



Su croci oblique pendio di edera,
leggero sole, profumo e canto d'api.

Felici voi che giacete al riparo
stretti al cuore buono della terra.

Felici voi che, lievi e sensa nome,
riposate a casa nel grembo della madre!

Ma ascolta, dal volo delle api e dai bocci
canta per me bramosia di vivere e di esistere,

l'anelito alla luce di un'essenza a lungo estinta
erompe dal profondo dei sogni, alle radici,

macerie di vita, incrostate di nero,
trasmutano e reclamano il presente,

e regalmente la madre terra
si agita in nascite incalzanti.

Soave tesoro di pace nel grembo della tomba
si culla non più greve di un sogno della notte.

Solo un fumo torbido è il sogno della morte,
e il fuoco della vita sotto vi arde.



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Gioia del pittore


I campi portano grano e costano denaro,
sono insidiati i prati dal filo spinato,
bisogno e avidità hanno allignato,
tutto appare murato e corrotto.

Ma qui nei miei occhi alberga
un ordine diverso di ogni cosa,
si estingue il violetto, la porpora troneggia,
di lei io canto la canzone innocua.

Giallo su giallo, e giallo unito a rosso,
fresco azzurrino velato di rossore
luce e colore balza di mondo in mondo,
s'inarca e risuona in onde d'amore.

Regna lo spirito che ogni morbo guarisce,
risuona verde da rinata sorgente,
nuovo e ricco di senso il mondo si spartisce
e il cuore si fa lieto e lucente.


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Il viandante alla morte



Anche da me giungerai un giorno,
non mi dimentichi,
s'infrange la catena
ed il tormento avrà una fine.

Sembri ancora lontana ed estranea
sorella morte,
sovrasti come stella gelida
al mio destino.

Ma un giorno ti farai vicina,
ricolma di fiamme sarai.
Vieni amata, sono qui,
prendimi, sono tuo.



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Mondo splendido


Sempre e poi sempre, o vecchio o giovane torno a
avvertire:
una montagna notturna e al balcone una donna
silenziosa,
bianca una strada al chiaro di luna in lieve pendio
e ciò mi lacera il cuore nel petto atterrito di
struggimento.

O mondo ardente, o tu chiara donna al balcone,
cane che abbai nella valle, treno lontano che passi,
come mentite, come atroci ingannate me ancora,
e pur tuttavia voi siete sempre il mio sogno e
delirio più dolce.

Spesso ho tentato la strada per la tremenda
"realtà"
dove hanno valore mode, assessori, leggi, e denaro,
ma solitario mi sono involato, deluso e liberato,
verso là dove sogno e beata follia zampilla.

Afoso vento notturno negli alberi, scura zigana,
mondo ricolmo di nostalgia pazza e profumo di poesia,
mondo splendente, di cui sono schiavo eternamente,
dove a me guizzano i tuoi bagliori, dove riecheggia
per me la tua voce.


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Pioggia

Pioggia fiacca, pioggia estiva
dai cespugli rumoreggia, rumoreggia dagli alberi.
Com'è bello e benedetto
sognare ancora a sazietà.

Fuori a lungo me ne stetti nella luce,
desueta mi è quest'onda:
dimorare nel proprio intimo
da nessuna terra estranea essere attratto.

Niente desidero. niente bramo,
accenno lievi canti infantili,
stupido a casa sono approdato
nella vaghezza calda dei sogni.


Cuore, come sei lacerato dalle ferite,
come sprofondi cieco e beato
di non pensare, di non sapere,
solo alitare, solo sentire.



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Smarrimento


Sonnanbulo, a tastoni mi trascino attraverso bosco
e precipizio,
fantastico mi attornia un cerchio magico
ardendo, indifferentemente se io segua dannato o
vezzeggiato

devotamente l'intimo comando.

Quante volte la realtà in cui vivete
mi ha ridestato e richiamato a sè!
io stavo in lei deluso ed atterrito
e di nuovo mi sono dileguato.

O calda patria a cui voi mi strappate
sogno d'amore cui mi avete sottratto,
a rifugiarsi in te per te mille vie segrete
torna il mio essere, come ritorna l'acqua verso
il mare.

Mi guidano furtive sorgenti canore,
agitano uccelli di sogno piumaggi lucenti
della mia infanzia di nuovo riecheggia il suono,
nell'intreccio d'orato nel ronzare soave dell'api
mi trovo in singhiozzi accanto alla madre di nuovo.



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Messaggio da Beldanubioblu » lun mar 12, 2007 10:12 pm

Luce del mattino

Gioventù, paese cento volte dimenticato
e perduto, luce della vita, oggi m'inondi
di un tuo tardivo sapere, sprizzato
dal lungo, greve sonno dell'anima profonda.
Dolce, soave luce, sorgiva appena nata!

Tra allora e adesso l'intera vita,
ahi, troppo spesso opima, superba ritenuta,
non conta più. Voi sole, a me restituite,
odo, fiabesche melodie perdute, giovani, e insieme vecchie eternamente,
obliati, antichi fanciulleschi canti.

Su ogni turbine, polvere vorticante,
splendi lassù, alta sul mio cammino,
oltre i falliti sforzi del vagabondo errore,
fonte serena, pura luce del mattino!




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Lamento



Non ci è dato di essere. Noi siamo
soltanto un fiume, aderiamo ad ogni forma:
al giorno ed alla notte, al duomo e alla caverna
passiamo oltre, l'ansia di essere ci incalza.

Forma su forma riempiamo senza tregua,
nessuna ci diviene patria, gioia o pena,
sempre siamo in cammino, ospiti sempre,
non c'è campo né aratro per noi, né pane cresce.

E non sappiamo cosa Dio ci serbi,
gioca con noi, argilla nella mano,
muta e cedevole che non piange o ride,
mille volte impastata e mai bruciata.

Potessimo, una volta, farci pietra, durare!
Questa è la nostra eterna nostalgia,
ma un brivido perdura a raggelarci
e non c'è pace sulla nostra via.



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Messaggio da Beldanubioblu » dom mar 18, 2007 1:51 am

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Canzone di viaggio



Sole illumina il mio cuore,
vento disperdi le mie pene e i miei lamenti!
Piacere più profondo non conosco sulla terra
se non di andare lontano.

Per la pianura seguo il mio corso,
il sole deve ardermi, il mare rinfrescarmi
per condividere la vita della nostra terra
dischiudo festoso i miei sensi.

E così ogni nuovo giorno mi deve
nuovi amici, nuovi fratelli indicare,
finché lieto posso tutte le forze celebrare,
e di ogni stella diventare ospite e amico.






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