Giuseppe Ungaretti

Poeti celebri di affermata fama nazionale e mondiale
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Giuseppe Ungaretti

Messaggio da Beldanubioblu » dom feb 19, 2006 6:09 pm

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L'8 febbraio 1888 nasce ad Alessandria d'Egitto il grande poeta Giuseppe Ungaretti, da Antonio Ungaretti e Maria Lunardini entrambi lucchesi. Nella città natale trascorre l'infanzia e i primi anni della giovinezza. La famiglia si era infatti trasferita in Africa per ragioni di lavoro. Suo padre, però, che lavorava come operaio alla costruzione del canale di Suez, muore in un incidente; la madre è così cotretta ad arrangiarsi ma riesce a mandare avanti la famiglia grazie ai guadagni di un negozio della periferia di Alessandria. Il piccolo Giuseppe viene dunque allevato dalla madre, da una balia sudanese e da Anna, un'anziana croata, adorabile narratrice di favole.

Ormai cresciuto, Frequenta l'Ecole Suisse Jacot, dove viene a contatto per la prima volta con la letteratura europea. Frequenta anche, nel tempo libero, la Baracca rossa, un ritrovo internazionale di anarchici, che ha il fervente organizzatore in Enrico Pea, versiliese, trasferito a lavorare in Egitto.

Si trasferisce in Italia con l'intenzione di compiere studi di diritto a Parigi per poi tornare in Egitto. A poche settimane di distanza si reca finalmente a Parigi, raggiunto poi da Mohammed Sceab, che muore però suicida qualche mese dopo. Si iscrive alla facoltà di lettere della Sorbona e prende alloggio in un alberghetto in rue Des Carmes. Frequenta i maggiori caffè letterari di Parigi e diventa amico di Apollinaire, al quale si lega di profondo affetto.

Malgrado la sua lontananza dall'Italia, rimane comunque in contatto con il gruppo fiorentino che, staccatosi dalla Voce, ha dato vita a Lacerba. Nel 1915 pubblica proprio su Lacerba le prime liriche. Viene però richiamato e inviato sul fronte del Carso e su quello francese dello Champagne. La prima poesia dal fronte è datata 22 dicembre 1915. Trascorre l'intero anno successivo tra prima linea e retrovie; scrive tutto il "Porto Sepolto", che viene pubblicato presso una tipografia di Udine. Curatore degli ottanta esemplari è "il gentile Ettore Serra", giovane tenente. Ungaretti si rivela poeta rivoluzionario, aprendo la strada all'ermetismo. Le liriche sono brevi, a volte ridotte ad una sola preposizione, ed esprimono forti sentimenti.

Torna a Roma e, su incarico del Ministero degli Esteri, si dedica alla stesura del bollettino informativo quotidiano. Intanto, collabora alle riviste La Ronda, Tribuna, Commerce. La moglie nel frattempo insegna francese. La difficile condizione economica lo induce a trasferirsi a Marino nei Castelli Romani. Pubblica a La Spezia, una nuova edizione de "L'Allegria"; include le liriche composte tra il 1919 e il 1922 e la prima parte del "Sentimento del Tempo". La prefazione è di Benito Mussolini. ". La raccolta segna l'inizio della sua seconda fase poetica. Le liriche sono più lunghe e le parole più ricercate.

Con il premio del Gondoliere del 1932, assegnato a Venezia, la sua poesia ha il primo riconoscimento ufficiale. Si aprono le porte dei grandi editori. Pubblica ad esempio con Vallecchi "Sentimento del Tempo" (con un saggio di Gargiulo) e dà alle stampe il volume "Quaderno di traduzioni" che comprende testi di Gòngora, Blake, Eliot, Rilke, Esenin. Il Pen Club lo invita a tenere una serie di lezioni in Sud America. In Brasile gli viene assegnata la cattedra di Letteratura Italiana presso l'Università di San Paolo, che terrà fino al 1942. Esce l'edizione compiuta del "Sentimento del Tempo".

Nel 1937 una prima tragedia familiare colpisce Ungaretti: muore il fratello Costantino, per il quale scrive le liriche "Se tu mio fratello" e "Tutto ho perduto", apparse successivamente in francese in "Vie d'un homme".
Da lì a poco, muore in Brasile, per un attacco di appendicite malcurato, anche il figlio Antonietto, di soli nove anni.
Rientrato in patria, è nominato Accademico d'Italia e gli viene conferito un insegnamento universitario a Roma per "chiara fama". Mondadori inizia la pubblicazione delle sue opere sotto il titolo generale "Vita d'un uomo".

Gli viene consegnato da Alcide De Gasperi il premio Roma; escono il volume di prosa "Il povero nella città" e alcuni abbozzi di "La Terra Promessa". La rivista Inventario pubblica il suo saggio "Ragioni di una poesia".

Gli ultimi anni di vita del poeta sono intensissimi. E' eletto presidente della Comunità europea degli scrittori e tiene, come visiting professor presso la Columbia University, una serie di lezioni, stringendo fra l'altro amicizia con letterati e pittori beats del Village newyorkese.

In occasione degli ottant'anni riceve solenni onoranze da parte del governo italiano: a Palazzo Chigi è festeggiato dal presidente del Consiglio Moro e da Montale e Quasimodo, con tanti amici attorno. Escono due edizioni rare: "Dialogo", (libro accompagnato da una "combustione" di Burri), piccola raccolta di poesie d'amore e "Morte delle stagioni", illustrata da Manzù, che raccoglie unite le stagioni della "Terra Promessa", del "Taccuino del Vecchio" e gli ultimi versi fino al '66.

Viaggia negli Stati Uniti, in Svezia, in Germania. Nel settembre esce il volume mondadoriano che comprende Tutte le poesie, con note, saggi, apparati delle varianti, a cura di Leone Piccioni.

Nella notte tra il 31 dicembre '69 e il primo gennaio '70 scrive l'ultima poesia "L'impietrito e il velluto". Torna negli Stati Uniti per ricevere un premio all'Università di Oklahoma. A New York s'ammala e viene ricoverato in clinica. Rientra in Italia e si stabilisce per curarsi a Salsomaggiore. Muore a Milano la notte tra l'1 e il 2 giugno.


fonte: Leonardo.it


Mattina
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

M'illumino
d'immenso.
Ultima modifica di Beldanubioblu il mar mar 21, 2006 12:45 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da Beldanubioblu » dom feb 19, 2006 6:16 pm

Da "L'allegria"

Agonia

Morire come le allodole assetate
sul miraggio

O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perché di volare
non ha più voglia

Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato




Veglia Cima Quattro il 23 dicembre 1915

Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita




Fratelli
Mariano il 15 luglio 1916

Di che reggimento siete
fratelli?

Parola tremante
nella notte

Foglia appena nata

Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità

Fratelli





San Martino del Carso Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

E' il mio cuore
il paese più straziato



Allegria di naufragi Versa il 14 febbraio 1917

E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare




Mattina Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

M'illumino
d'immenso.



Soldati Bosco di Courton luglio 1918

Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.


La madre 1930

E il cuore quando d'un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d'ombra,
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia.
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
E avrai negli occhi un rapido sospiro.


Dove la luce
1930

Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.
Ci scorderemo di quaggiù,
E del mare e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.

Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.

L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo


Sentimento del tempo 1931

E per la luce giusta,
Cadendo solo un'ombra viola
Sopra il giogo meno alto,
La lontananza aperta alla misura,
Ogni mio palpito, come usa il cuore,
Ma ora l'ascolto,
T'affretta, tempo, a pormi sulle labbra
Le tue labbra ultime.




Da "Il dolore"
Giorno per giorno
1940-1946

4
Mai, non saprete mai come m'illumina
L'ombra che mi si pone a lato, timida,
Quando non spero più...

7
In cielo cerco il tuo felice volto,
Ed i miei occhi in me null'altro vedano
Quando anch'essi vorrà chiudere Iddio...

8
E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto

9
Inferocita terra, immane mare
Mi separa dal luogo della tomba
Dove ora si disperde
Il martoriato corpo...
Non conta... Ascolto sempre più distinta
Quella voce d'anima
Che non seppi difendere quaggiù...
M'isola, sempre più festosa e amica
Di minuto in minuto,
Nel suo segreto semplice...

13
Non più furori reca a me l'estate,
Né primavera i suoi presentimenti;
Puoi declinare, autunno,
Con le tue stolte glorie:
Per uno spoglio desiderio, inverno
Distende la stagione più clemente!...




Lucia

da;http://www.club.it
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Messaggio da Beldanubioblu » ven gen 18, 2008 2:23 am

Giorno per giorno



Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto...
E il volto già scomparso
ma gli occhi ancora vivi
dal guanciale volgeva alla finestra,
e riempivano passeri la stanza
verso le briciole dal babbo sparse
per distrarre il suo bimbo...

5
Ora dov’è, dov’è l’ingenua voce
che in corsa risuonando per le stanze
sollevava dai crucci un uomo stanco?...
La terra l’ha disfatta, la protegge
un passato di favola...

9
Inferocita terra, immane mare
mi separa dal luogo della tomba
dove ora si disperde
il martoriato corpo...
Non conta... Ascolto sempre più distinta
quella voce d'anima
che non seppi difendere quaggiù...
M'isola, sempre più festosa e amica
di minuto in minuto,
nel suo segreto semplice...

10
Sono tornato ai colli, ai pini amati
e del ritmo dell'aria il patrio accento
che non riudrò con te,
mi spezza ad ogni soffio...


Immagine
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