IL TERREMOTO DEL 1915

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IL TERREMOTO DEL 1915

Messaggio da Redazione » dom set 04, 2005 12:30 pm

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LA TRAGEDIA DEL TERREMOTO
E giusto la facciata della chiesa di Santa Sabi­na col suo poderoso portale restò in piedi, in­sieme ai Morroni.

li terremoto del 1915 distrugge l’intero patrimonio edilizio del paese, ci furono 3700 morti su 4000 abitanti, e con essi va distrutto l’orgoglio di un villaggio che, forte della sua identità, si stava avviando verso un miglioramento sociale, culturale ed eco­nomico prima di essere spazzato via da un tragico, incontrollabiIe, imprevedibile even­to, che tutto ha travolto con impeto furioso



“n’ subisse!” “PIù bbrutte dell’Apocalisse”.
Ma, ...t àbbela rase, imméce ‘na mantiene, éve l’immérne, i tridece gennare...

‘N dramme, ‘na traggédje, ‘na ruvine che ‘nn muménte, sénza bombe i spare. La Màrseche devendétte ‘na macere...

•..Fu une d’ì più ggrosse tarramute!,..

•..La mòrte svulazzéve i ogni ttante scrivéve i mòrte, tutta strafutténte,... ...Quaccune ch’éve state fortunate jéve ggirénne sopre le macére

pe rretruvà la casa sfrantumate, guardénne ‘ne segnale, ‘na rinchjére, na pòrte, ‘na finéstre ‘na facciate...





LA MEMORIA POVERA di F.BOTTICCHIO ( Vincenzo De Sanctis )

LA MEMORIA POVERA

_________________

Cenni sull’opera svolta dal medico condotto Vincenzo De Sanctis e sull’opportunità
di inserire il suo nome nella toponomastica di San Benedetto dei Marsi
__________________


Sull’aride montagne di Roscioli
la vigna coltivasti e il mandorleto,
ed il tresette ti rendeva lieto
fra maglianesi, ove spiccavi i voli.
Di medicina i libri dormian soli
con due dita di polvere in segreto
[...]


Quando alcuni anni fa appresi, dalla bocca degli anziani, questa cantilena (e, incuriosito, le sue molteplici versioni), confesso di esser rimasto assai interdetto; ma alle mie domande, gli improvvisati declamatori - rinovellando di getto la canzone - replicavano soltanto: <i farabutti>, col medesimo tono usato dai maestri a redarguir l’ignoranza dell’alunno incorreggibile. Solo più tardi ho appreso l’esser <i farabutti> uno dei tanti scritti di Francesco Ippoliti (nato a San Benedetto dei Marsi nel 1865; inteso e meglio conosciuto come j mid’chitt’) e le parole udite - su riportate - null’altro che i suoi strali contro Vincenzo De Sanctis (nato a Rosciolo di Magliano dei Marsi nel 1861), personaggio quest’ultimo che nessuno più ricorda, se non come oggetto involontario di una sarcastica canzone.

Vincenzo De Sanctis divenne medico di San Benedetto dei Marsi - un paese cresciuto in fretta, che tutte le tare della rapida crescita scontava - esattamente un secolo fa; non è tuttavia della sua attività in tempi normali (assai duri, almeno a giudicare dalle di lui lamentazioni in merito alle <lesioni da infortunio e per ferimento> ) o delle sue iniziative alla guida dei sanitari del circondario che intendiamo occuparci, bensì del suo operare in un tempo straordinario, quello scoccato col terremoto del 13 gennaio 1915.

<Di San Benedetto dei Marsi è impossibile descrivere lo stato: non è più che un cumulo di macerie: tutto è perfettamente raso al suolo e sulle rovine immense si aggirano donne piangenti, urlanti in cerca dei loro cari che non sono più> : è in questa atmosfera - con duemilatrecento morti sotto le macerie, un tempo orrendo ed i soccorsi inadeguati al bisogno - che il dottor De Sanctis si trova improvvisamente ad agire. Leggiamo di lui nelle cronache dell’epoca:

<... degna di ogni encomio è l’opera svolta dal medico condotto De Sanctis, il quale è ferito e la cui famiglia è rimasta sotto le rovine ...>

<... il dott. De Sanctis, medico condotto di San Benedetto, coadiuvato dall’assistente Villetti del Policlinico e da qualche studente dell’ultimo anno di medicina-chirurgia, hanno sino ad oggi curato circa quattrocento feriti [...] tutta l’opera di soccorso sanitario si compie con ardore e tenacia veramente ammirevoli dal dottor De Sanctis, del luogo, e da due studenti del Policlinico di Roma ...>

<... questo medico è un eroe: con l’aiuto di alcuni studenti della Corda Frates ha instituito un vero e proprio ospedale: ha salvato, ha strappato alla morte diecine e diecine di persone ...>

<... il medico di San Benedetto de’ Marsi, pur avendo perduto un figlio, non appena fu tolto dalle macerie dalla moglie e non ostante avesse il corpo contuso, continuò per tre giorni a medicare i feriti del suo paese. Quando il giorno 16 giunse un medico della Croce Rossa a rilevarlo, egli lasciò il suo posto di soccorritore per prendere quello di infermo, perché nel frattempo le sue condizioni peggiorarono ...>

<... è a tutti noto l’eroismo del medico condotto cav. De Sanctis che, ferito insieme alla moglie, rimase sul posto a compiere il proprio dovere, benché avesse saputo che Avezzano - dove si trovavano agli studi i suoi cinque figliuoli - non esisteva più. Medicò come potette i feriti, e solo dopo due giorni vide arrivare a piedi quattro dei dei suoi cinque bambini: il più piccolo aveva salvato gli altri tre! ...> .

Anche la relazione dell’autorità di pubblica sicurezza è dello stesso tenore

<... col terremoto del 13 gennaio u.s. la frazione di S. Benedetto dei Marsi fu completamente rasa al suolo. Dopo le prime e sollecite cure prodigate ai più dal medico condotto Cav. Dr. Vincenzo De Sanctis, sull’opera del quale sento doveroso riservarmi speciale rapporto ...>

e lo speciale rapporto che si annuncia - purtroppo irrintracciabile - deve sicuramente esser stato alla base del conferimento della medaglia d’argento da parte della Fondazione Carnegie. La successiva istruttoria per la medaglia dei benemeriti del terremoto ci fornisce ulteriori informazioni:

<... oltre di aver continuato a prestare l’opera di sanitario, coadiuvò con intelligenza e prontezza le Autorità Civile e Militari inviate in S. Benedetto dei Marsi per l’applicazione dei primi provvedimenti di urgenza. A tutti i superstiti del grave disastro, appartenenti a quella frazione, distribuì soccorsi mediante alimenti di prima necessità [...] Con pericolo della propria vita disotterrò dalle macerie pericolanti le sottonotate persone: Piccone Nicola [...] di anni 20, Colamartino Anna [...] di anni 32, Cimino Pietro [...] di anni 7, Tarquini Neglia [...] di anni 18 ...> .

FRANCO MASSIMO BOTTICCHIO

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