La carota del Fucino è "protetta" con Marchio IJP

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La carota del Fucino è "protetta" con Marchio IJP

Messaggio da Redazione » gio ott 06, 2005 6:48 pm

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Lo ha deciso Bruxelles
Il problema delle imitazioni internazionali da tempo minaccia l'agro-alimentare made in Italy, impegnato in vere e proprie battaglie contro i "tarocchi" (basti pensare a quelle per proteggere parmigiano, mozzarella o pomodori di Pachino). Una buona notizia arriva per le carote: l'Unione Europea ha deciso di concedere il marchio di protezione Igp alla italianissima "carota dell'altopiano del Fucino".

Un primo passo importante, contro le imitazioni internazionali dei nostri storici prodotti di qualità superiore. La prima carota italiana protetta dalla Ue sarà dunque quella del Fucino. In tutto, saliamo a ben 43 prodotti ortofrutticoli e cerealicoli nazionali che hanno ottenuto la tutela comunitaria e che proiettano sopra quota 150 il totale delle specialita' Made in Italy salvaguardate dall'Unione europea.

Grande soddisfazione ovviamente da parte della Coldiretti, nel sottolineare che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea il riconoscimento per l'ortaggio e, se non verranno sollevate obiezioni entro i prossimi sei mesi, si procederà alla sua iscrizione nell'Albo comunitario delle denominazioni di origine. Dunque, prima carota protetta, ma la guerra per difendere il nostro made in Italy anche a tavola non è assolutamente finita.

Tante altre produzioni originali sono sfidate da imitazioni dai Paesi più lontani. C’è ancora da combattere in sede Ue per vedere tutelati prodotti importanti per il nostro export, per la nostra bilancia commerciale. C’è comunque da dire che Bruxelles sembra mostrare sempre più sensibilità proprio in relazione a queste tematiche. L’importante sarà insistere. Non arrendersi. Giocare tutte le carte contro una concorrenza sleale che alla fine danneggia anche i consumatori.

la fonte http://www.tgfin.mediaset.it/tgfin/arti ... 7897.shtml

L'IGP «Carota dell'Altopiano del Fucino» designa le carote delle cultivar della specie «Daucus carota L.»,derivanti dalle seguenti varietà: MAESTRO (Vilmorin); PRESTO (Vilmorin); CONCERTO (Vilmorin); NAPOLI (Bejo); NANDOR (Clause); DORDOGNE (SG).
Il prodotto deve avere le caratteristiche di seguito elencate:
— forma: cilindrica con punta arrotondata, assenza di peli radicali;
— colore: arancio intenso compreso il colletto;
contenuto:
— saccarosio >3 %;
— beta carotene >100 mg/Kg;
— acido ascorbico > 5 mg/Kg;
— proteine > 1,2 %;
— fibra > 1,2 %
proprietà fisiche: croccantezza della polpa e rottura vitrea.
Per tutte le varietà la categoria commerciale deve essere Extra e Prima.
La zona di produzione della «Carota dell'Altopiano del Fucino» è l'intero comprensorio dell'Altopiano del Fucino.
La delimitazione viene individuata dalla Strada Provinciale Circonfucense e include porzioni di territorio, suddivise da strade interpoderali ed appezzamenti numerati, appartenenti ai seguenti Comunidella provincia di L'Aquila: Avezzano e frazioni; Celano e frazioni; Cerchio; Aielli; Collarmele; Pescina e frazioni; S.Benedetto dei Marsi; Gioia nei Marsi e frazioni; Lecce dei Marsi; Ortucchio; Trasacco; Luco dei Marsi.
La coltivazione delle carote in pieno campo è iniziata, nell'Altopiano del Fucino nel 1950.
I notevoli redditi assicurati dalla coltura hanno destato l'interesse degli agricoltori, che hanno così inserito la carota nella rotazione colturale classica in uso nell'Altopiano del Fucino.
Insieme ai benefici economici, la coltivazione della carota ha determinato un allungamento della rotazione colturale, cosa che ha ridotto notevolmente fenomeni negativi come lo sviluppo di fitopatologie o il fenomeno della stanchezza del terreno che tanti problemi arrecavano alle colture del Fucino.
Al riguardo è da sottolineare come il controllo dei nematodi della patata e della barbabietola da zucchero sia oggi affidato alla corretta rotazione colturale, resa possibile anche grazie all'introduzione della carota, contrariamente a quanto si faceva in passato con trattamenti nematocidi, effettuati con fumigazioni.
Il successo raggiunto da tale coltura, che la pone come coltivazione di punta trainante tutto il comparto orticolo dell'Altopiano del Fucino, è individuabile anche nel grado di preferenza e nella notorietà che questa produzione riscontra nei mercati nazionali ed esteri. Una notorietà che induce molti operatori a far uso della denominazione «Fucino» per commercializzare prodotto proveniente da altre aree di produzione.
Ne consegue, pertanto, la necessità di garantire l'origine del prodotto,mediante procedure che assicurino la tracciabilità delle varie fasi di produzione, ed il controllo dei produttori e delle particelle catastali su cui si coltiva la carota del Fucino iscritti in appositi elenchi.
I predetti controlli verranno svolti da un organismo di controllo.
Lo stesso, accreditato presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, dovrà verificare anche la rispondenza del prodotto «Carota dell'Altopiano del Fucino IGP» alle prescrizioni del disciplinare di produzione.
Le tecniche di produzione riportano modalità ordinarie di coltivazione della carota individuabili nelle operazioni seguenti:
preparazione del letto di semina mediante: aratura; fresatura per l'affinamento della superficie; rullatura; concimazione che escluda l'uso di letame onde evitare fenomeni di imbrunimento delle radici a causa della decomposizione della sostanza organica durante il ciclo vegetativo.
La semina è esclusivamente meccanica per garantire uniformità di distribuzione e una ottimale densità colturale dei semi. Si provvede a mettere a dimora il seme in interfile di 35-40 cm, mentre sulla fila il seme è distribuito su bande della larghezza di 5 — 7 cm oppure in file binate continue. Il seme è posto ad una profondità variabile dai 0,5 ai 1,5 cm.
L'avvicendamento o rotazione colturale da osservare obbligatoriamente è di minimo 4 anni.
Le tecniche colturali sono eseguite normalmente a macchina.
Sono previste almeno una sarchiatura per consentire il controllo delle infestanti e la riduzione di compattezza del terreno al fine di assicurare uno sviluppo armonioso della radice senza strozzature o piegamenti; e almeno una rincalzatura per evitare fenomeni di inverdimento del colletto.
Le irrigazioni vanno effettuate con modesti ma frequenti volumi di adacquamento che non superano i 400 mc/ha per intervento, il sistema usato è per aspersione. Nel periodo estivo (luglio, agosto), le irrigazioni, se necessarie, vengono effettuate durante le ore notturne o al massimo nelle prime ore del mattino.
La raccolta è praticata valutando gli stadi di maturazione più idonei in funzione della destinazione del prodotto e della tipologia di confezionamento; essa si effettua nel rispetto delle norme di qualità fissate dalla regolamentazione comunitaria.
Il prodotto da destinare alla conservazione dovrà essere raccolto a sviluppo ultimato e non prima del termine previsto per la cultivar, considerando l'andamento climatico per garantire conservabilità e mantenimento delle caratteristiche qualitative ed organolettiche.
Durante il periodo estivo (luglio, agosto) la raccolta si effettua nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio così da evitare l'esposizione al sole del prodotto.
Appena raccolte le carote devono essere trasportate, entro quattro ore, nei centri di condizionamento, dove, prima del lavaggio e confezionamento, subiscono un raffreddamento utile a garantire loro il mantenimento delle caratteristiche di croccantezza, colore dell'epidermide e sapore.
La grandissima disponibilità di prodotto ha favorito, limitatamente all'area considerata, attività correlate di condizionamento e confezionamento del prodotto nonché la realizzazione di impianti di trasformazione della carota sia in cubetti che in succhi. Tutto ciò ha contribuito a creare un sistema che associa alle ottime caratteristiche pedoclimatiche dell'area, il notevole grado di specializzazione degli operatori di settore, sia essi coltivatori che commercianti e il notevole patrimonio di strutture di lavorazione che assicurano all'area la notorietà di area caroticola per eccellenza.
L'Altopiano del Fucino, area particolarmente nota per la produzione di ortaggi, si colloca geograficamente nell'Italia centro-meridionale, in quella che è considerata la Regione dei Parchi, l'Abruzzo.
L'area interamente pianeggiante, ad una altitudine di 700 mt. s.l.m., con i suoi 16 000 Ha, è circondata da monti di particolare interesse ambientale come quelli del «Parco nazionale d'Abruzzo», del «Velino-Sirente» e degli «Ernici-Simbruini».
La sua origine, quale zona agricola, non ci porta più lontano della fine del 1800 quando furono
completate le opere di prosciugamento, ad opera del principe Alessandro Torlonia, di quello che era considerato il terzo lago d'Italia come estensione: Il Lago del Fucino.
Di fronte a questi eventi l'Altopiano del Fucino si può definire come «Territorio giovane, altamente produttivo ed incontaminato» che, grazie alla natura del terreno ed al clima particolarmente favorevole, riesce a trasmettere agli ortaggi peculiarità organolettiche e nutrizionali tali da essere apprezzate e riconosciute dai consumatori europei.
La natura del terreno è sabbioso-limoso con elevata quantità di calcare attivo, la reazione (PH) è tra subalcalina ed alcalina, con valori elevati di sostanza organica attribuibile anche alle laute concimazioni letamiche effettuate dagli agricoltori del Fucino con cadenza biennale.
Il clima è influenzato dalla presenza di catene montuose circostanti, dall'altitudine e dall'umidità relativa ceduta dalla fitta rete di canali che assicurano sia il fabbisogno idrico durante le coltivazioni che il recupero delle acque superflue in inverno. In sostanza si hanno inverni rigidi e piovosi mentre in estate il caldo investe tutto il territorio prevalentemente in luglio e metà agosto, inoltre, in considerazione dell'altitudine, la zona è caratterizzata da notevoli escursioni termiche che avvengono tra il giorno e la notte.
L'evoluzione colturale, successivamente alla bonifica, ha visto le prime coltivazioni di patate e barbabietole da zucchero, successivamente altre colture, tra cui le carote, hanno avuto il loro insediamento nell'Altopiano del Fucino, oltre per consentire un migliore avvicendamento colturale, anche per una maggiore specializzazione dei coltivatori unita all'intraprendenza degli stessi.
Il Fucino ha trovato nella carota la sua coltura trainante, grazie anche alle peculiarità che il territorio stesso riesce a trasmettere al prodotto.
Le carote prodotte nel Fucino, proprio per la tipologia dei terreni molto sciolti e privi di scheletro, si caratterizzano per la forma della radice, prevalentemente cilindrica con punta arrotondata, priva di peli radicali e assenza di cicatrici profonde nei punti di emissione del capillizio, epidermide liscia, colore arancio intenso su tutta la radice, inoltre altre caratteristiche sono rintracciabili nel contenuto di elementi nutritivi: nelle Carote dell'Altopiano del Fucino vanno segnalati in positivo un levato contenuto in acido ascorbico (5 mg/Kg) e zuccheri totali con un equilibrato rapporto tra gli stessi.
Il contenuto in glucidi è superiore allo standard e si accompagna ad un tenore in proteine dell'1,2 %,mentre il contenuto in fibra (1,8 %) rende maggiormente biodisponibile la quantità di oligoelementi presenti (calcio, ferro, fosforo e potassio).
Le vitamine nella «Carota dell'Altopiano del Fucino» costituiscono un altro degli elementi caratterizzanti che la rendono ben distinguibile; tiamina, riboflavina e soprattutto carotene (>100 mg/kg) risultano presenti con alti valori.
Ultima modifica di Redazione il mer apr 16, 2008 4:21 pm, modificato 1 volta in totale.

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Messaggio da Redazione » ven giu 02, 2006 2:54 pm

Carota rossa del fucino
Carota rossa del Fucino


La Piana del Fucino, un bacino di 14.000 ettari fiancheggiato da alte cime appenniniche. L'ampia conca del Fucino era un tempo ricoperta dalle acque dell'omonimo lago, che nel 1870 venne prosciugato e quindi bonificato ad opera del principe Alessandro Torlonia.

Quella del Fucino è una terra "giovane", resa fertile dalla grande quantità di humus creata nel corso dei millenni dalle sostanze organiche depositatesi sul fondo del lago. In quest'area si contano ben 10.000 ettari di colture orticole che arrivano sulle tavole di tutta Italia e non solo. Carote, finocchi, radicchi, bietole, indivie, pomodori, cavoli e cavolfiori alimentano in parallelo anche una fiorente industria di trasformazione. Alle carote in particolare è riservata una superficie di 2.500 ettari che conferiscono annualmente tra 1.500.000 e 1.800.000 quintali di prodotto, pari al 30% della produzione nazionale di questo ortaggio. La notevole fertilità del terreno arricchisce l’ortaggio di un elevato contenuto vitaminico e proteico.
La carota è una pianta erbacea originaria delle aree temperate europee (secondo alcuni il luogo di origine di questa pianta è l'Afghanistan). La varietà selvatica della carota era nota a greci e romani, che ne iniziarono anche la coltivazione. In seguito si è diffusa in tutta Europa. La varietà attualmente coltivata è la Daucus carota. La carota è un ortaggio molto ricco di caroteni, sostanze che l'organismo utilizza per la produzione di vitamina A. La vitamina A è importante per diverse funzioni dell'organismo, particolarmente per la funzione visiva.

Il Beta Carotene (Vitamina A) è necessario per la corretta crescita e riparazione dei tessuti corporei; aiuta a mantenere pelle liscia e morbida e sana; aiuta a proteggere le mucose della bocca, del naso, della gola e dei polmoni, riducendo così la suscettibilità alle infezioni; protegge contro gli agenti inquinanti (azione antiossidante contro gli effetti nocivi dei radicali liberi); contrasta la cecità notturna e la vista debole, ed è quindi fondamentale per una buona vista; e aiuta nella formazione di ossa e denti. L'attuale ricerca medica dimostra che i cibi ricchi di Beta Carotene aiutano a ridurre i rischi di tumore ai polmoni ( soprattuto nei fumatori che 'bruciano' letteralmente molta vitamina A) e certi cancri della cavità orale. A differenza della Vitamina A estratta dall'olio di fegato di pesce, il Beta Carotene non è tossico.

Una alimentazione ricca di grassi, il lavoro davanti al computer o con luce artificiale, l'inquinamento, il fumo di sigaretta ed altri fattori, contribuiscono a provocare un aumentato bisogno di vitamina A e betacarotene. Lo stesso discorso vale per le persone che passano molto tempo davanti al televisore. Una carenza di Beta Carotene può risultare in diminuzione della visione notturna, aumentata suscettibilità alle infezioni, pelle secca e squamosa, perdita dell'appetito e dell'olfatto, stanchezza frequente, assenza di lacrimazione, denti difettosi, e ritardata crescita delle gengive.
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