Trattato di Teologia morale

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ALICE
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Trattato di Teologia morale

Messaggio da ALICE » mer mar 24, 2010 1:23 pm

Trattato di Teologia morale
PARTE II.
DOVERI DELL'UOMO VERSO SE STESSO


L'uomo si appartiene, ma non in maniera assoluta. Egli è anzitutto di Dio, vive per lui. Per questo non può disporre di sé a suo talento, ma è vincolato da particolari doveri relativamente alla sua vita fisica, alla sua vita sessuale ed alla sua vita soprannaturale: doveri che si riannodano tutti all'amore ed al rispetto di sé.


1. L'AMORE ED IL RISPETTO DI SE’ (351)

I. L'AMORE DI SÉ.
L'uomo si ama naturalmente. Nessun sentimento è spontaneo come questo: esso è nascosto anche nel folle gesto di chi si toglie la vita od impreca alla sua esistenza: alla base di codesto insano atteggiamento sta l'insoddisfatto desiderio della propria felicità. In questo senso, molto largo e generico, l'amore di sé non può essere soggetto ne di una proibizione ne di un comando: esso è necessario.

Ma può esservi un amore retto ed un amore disordinato, un amore che tenga conto della verità dell'essere e della gerarchia dei valori, ed un amore menzognero e fallace che questa medesima gerarchia modifichi od anche capovolga. In quest'altro senso si può parlare e si parla di fatti, di amore proibito e di amore comandato, di un amore di sé che può scendere al livello del vizio e di un amore che può assurgere al grado di virtù.

Tuttavia anche l'amore ordinato di se stesso può avere diverse forme e diversi gradi: ci si può infatti amare di amore naturale e di amore soprannaturale, e nel piano soprannaturale l'amore può essere o di semplice concupiscenza o di benevolenza, Nel primo caso amiamo come nostri i doni che Dio ci ha gratuitamente elargiti; nel secondo caso amiamo in noi stessi Dio. Anche qui il dogma della nostra incorporazione in Cristo facilita codesta forma di amore, componendo in mirabile armonia l'amore di sé con l'amore di Dio.


II. IL RISPETTO DI SÉ.
Scaturisce dall'ordine dell'amore e dalla natura stessa della carità. Rispettare se stessi vuoi dire essere praticamente consapevoli del valore della propria vita e dei doni di cui essa risulta, rispettando la loro finalità ed il loro ordine.

Falsare codesta finalità e sconvolgere quest'ordine vuol dire necessariamente depauperare la propria esistenza e profanare i propri talenti. Nel piano soprannaturale ciò vuole dire, per di più, macchiare o addirittura sconsacrare la propria anima, già santificata dalla grazia. Il sapere che lo Spirito Santo abita in coloro che vivono in grazia (352), non può non costituire un motivo di più per rispettare noi stessi, e per esigere che anche gli altri rispettino la nostra dignità.


III. IL RISPETTO DI SÉ E L'UMILTÀ (353).
Ad uno spirito superficiale questi due sentimenti potrebbero sembrare dissonanti tra di loro o addirittura antitetici. In realtà essi sono del tutto concordi, perché poggiano sul medesimo fondamento, sulla verità dell'essere ed hanno una comune radice: il rispetto di Dio.

L'umiltà infatti non va confusa né con la pusillanimità, né con l'avvilimento, ma consiste essenzialmente nell'oggettiva consapevolezza del posto che noi occupiamo di fronte a Dio ed agli uomini, e nella sapiente moderazione dei nostri desideri di gloria.

L'umiltà non ci vieta né di prendere coscienza dei talenti ricevuti, né di sfruttarli appieno con fiducioso ardimento; ma solo ci proibisce di menarne vanto e di presumere di noi stessi: essa sa che tutto, sia nell'ordine della natura come in quello della grazia, noi abbiamo ricevuto da Dio, che suo è il volere ed il fare, mentre nostra è soltanto la deficienza ed il peccato, e che solo in Lui la nostra miseria può tramutarsi in onnipotenza. In tal modo l'uomo di fronte a Dio rimane sempre nell'atteggiamento di debitore.

Parimenti l'umiltà non sdegna il giudizio altrui, né ne rifiuta la stima; solo non li sopravaluta e ne modera il desiderio: essa sa difatti che al di sopra dei giudizi degli uomini, incompleti e spesso fallaci, sta il giudizio di Dio, sovranamente giusto ed infallibile, che non valuta solo l'atto, ma misura l'intenzione e la responsabilità. Per questo anche di fronte alle creature più vili, l'umile non osa fare dei farisaici confronti, ma compatisce e si umilia, pienamente consapevole delle grazie ricevute e delle responsabilità contratte, ma completamente ignaro del grado della responsabilità altrui. Per questo egli, senza né fingere né esagerare, può giungere al più basso sentire di sé, anche quando riconosce che la grazia ha molto operato in lui.

Questa medesima divina luce di verità gli rivela la vera natura della sua specifica funzione sociale, intesa sempre, anche e soprattutto quando è più alta e più universale, come servizio reso agli altri ed in loro a Dio.


IV. I PECCATI CONTRARI AL RETTO AMORE DI SÉ.
Oltre alle diverse colpe che contrastano con i particolari doveri inerenti a questa virtù, e delle quali si parlerà in seguito, al retto amore di sé si oppongono tanto l'egoismo come la superbia, intesi il primo come esclusivo riferimento a sé delle persone e delle cose, e la seconda come falsa valutazione delle proprie qualità e disordinato desiderio della propria gloria.

1. Egoismo (354) da " ego ", l'io, è l'amore falso ed esagerato di se stesso, che porta ad una vera idolatria dell’ " io ", eretto ad una unica misura per le relazioni con tutte le altre persone e cose, unica meta di tutti i propri sforzi. Fine di ogni azione umana non è che l'interesse individuale dell'agente, più o meno velato. Perciò non è un vizio speciale, ma è in generale uno squilibrio nell'ordinamento generale voluto da Dio, un elemento latente almeno inizialmente in ogni peccato (355), in quanto è avversione da Dio e conversione alle creature (l'io creato), un corrosivo della carità, in quanto virtù specifica ed in quanto è informatrice di tutte le altre virtù.

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questo x dire

Messaggio da ALICE » mer mar 24, 2010 1:29 pm

proprio ieri discutevo con un conoscente che asseriva che non bisogna amare se stessi xchè Dio non vuole questo ma Lui deve essere il catalizzatore delle attenzioni...vero...c è il morire a se stessi X POI RINASCERE...secondo me è questo che Dio vuole...anche il rispetto x noi stessi xchè sai che se tu non ti rispetti....nessuno mai potrà rispettare te.....l amore x se stessi,è sempre un volere di Dio,io penso inoltre...io sto facendo un cammino spirituale e introspettivo psicologico allo stesso tempo...e PARLIAMOCI CHIARO SE DIO CI AMA VUOLE CHE NOI X PRIMI AMIAMO NOI STESSI...SE NO COME PTREMMO ESSERE AMATI O AMARE IL PROSSIMO????????????tutto qui :lol:
NNE SONO SEMPRE PIù CONVINTA

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Amore si sé

Messaggio da Don Armando Maria » gio mar 25, 2010 8:36 am

Ave Maria! Guardiamo Gesù, guardiamo Maria, guardiamo i Santi… Si sono dimenticati di sé stessi e anche di quello che avevano (Gesù aveva anche la …divinità! Fil 2, 6-8), e si sono ricordati solo di Dio e della sua santa Volontà, e poi, di conseguenza, si sono ricordati di tutti i fratelli e sorelle, e specialmente i più bisognosi, donando per loro la vita. I questo modo hanno realizzato, e in pieno, la loro personalità. Sono morti a sé stessi, prendendo la croce di sofferenza e di morte, per poi vivere una vita nuova, e la risurrezione (Mt 16, 24). Così ci si realizza, in pieno, nella propria personalità e nella libertà. Chi è tutto abbandonato in Dio e innamorato Lui e dei fratelli, fino al punto di dimenticarsi anche di sé stesso, ama davvero anche se stesso, ed è una persona realizzata e in pace. La Chiesa ci insegna infatti che uno, più muore a sé stesso, alla carne e al mondo, e più diventa libero in Cristo. A questo ci porterà il vero cammino di vita cristiana e la vera devozione a Maria. Pace e gioia!
Gesù e la Mamma Celeste vi amano assai e vi benedicono; e anche io, nel loro Santissimo Amore vi voglio bene e vi benedico per intercessione del Cuore Immacolato di Maria: nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Don Armando Maria

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Messaggio da ALICE » gio mar 25, 2010 12:29 pm

CARO DON ARMANDO QUANDO ,IN QUESTI DUE ANNI DI MALATTIA ,IN CROCE CON DEI DOLORI CHE NON VOLEVO PIù VIVERE LI HO CONOSCIUTO CRISTO....MA DA LI MI HA FATTO FARE ANCHE UN PERCORSO...NEL QUALE MI SONO IINNAMORATA PRIMA DI LUI POI...X FORZA DIME....!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
QUINDI SONO MORTA IN ME STESSA MA SONO RINATA E
QUESTO CHE DIO VUOLE DA NOI.LO SO ME LO FA SENTIRE OGNI GIORNO ,IN OGNI ROSARIO IN OGNI PREGHIERA COMUNITARIA ANCHE DI QUESTA MATTINA IN QUESTA FESTA MOLTO FORTE E INTENSA,,,,SI BISOGNA AMARE GLI ALTRI MA COME POTREI PREGARE X GLI ALTRI TUTTI I SANTI GIORNI SE NON MI AMASSI E SE NON LI AMASSI?
:roll:
DOMANI ESCE IL MIO ARTICOLO SU TUTTI I GIORNALI DEL MIO CASO MALATTIA...TE LO DIRò IN PPRIVATO IL GIORNALE
BUONA ANNUNCIAZIONE

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E' bello esser crocifissi con Cristo!

Messaggio da Don Armando Maria » mer mar 31, 2010 9:56 am

Ave Maria! Carissima e carissisimi tutti, è assai bello soffrire con Cristo ed essere crocifissi con Lui, ogni giorno, per amore suo e dei fratelli. Ciò è possibile anche perchè la Madre Addolorata sta sempre sotto la croce di Gesù e sotto la nostra croce di ogni giorno. E più moriamo a noi stessi e più risorgiamo in Cristo dentro al cuore, dentro l'anima nostra. E questa è la vera realizzazione di se stessi. Allora si diventa anche capaci di amare gli altri, essere pane benedetto e profumato per i fratelli. E questo mi pare che possa chiamarsi vero amore anche verso se stessi perché rassomigliamo di più a Gesù e diventiamo con Lui eucaristie d'amore per i fratelli a lode del Padre. Buona Pasqua!
Ultima modifica di Don Armando Maria il mer mar 31, 2010 3:53 pm, modificato 2 volte in totale.
Gesù e la Mamma Celeste vi amano assai e vi benedicono; e anche io, nel loro Santissimo Amore vi voglio bene e vi benedico per intercessione del Cuore Immacolato di Maria: nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Don Armando Maria

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Messaggio da ALICE » mer mar 31, 2010 10:32 am

:lol: BUONA PASQUA DON ARMANDO

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