Sussidio di preghiera per il tempo di Quaresima

Solo lettura: dal maggio 2005 al maggio 2010
Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable
Sussidio di preghiera per il tempo di Quaresima

Messaggio da Ospite » sab feb 20, 2010 1:57 pm

Nel tempo della Quaresima i cristiani ricordano i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto prima di iniziare la sua missione pubblica. Per ogni battezzato le settimane che precedono la Pasqua costituiscono un invito forte alla conversione, per giungere rinnovati e purificati a rivivere gli eventi della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù.Questo sussidio è un piccolo e prezioso strumento per la preghiera di ogni giorno della Quaresima: si apre la citazione delle letture del giorno e un breve estratto dal Vangelo, segue un commento da leggere personalmente e la testimonianza offerta nel corso dei secoli da sacerdoti santi o beati della Chiesa.
In questo anno dedicato da Papa Benedetto XVI ai sacerdoti è sembrato significativo far conoscere figure di preti che hanno dedicato la loro vita al servizio di Cristo, della Chiesa e dei fratelli. A volte sono santi e beati conosciuti e presenti nel calendario liturgico della Chiesa universale, altre volte sono figure poco conosciute, beatificate o canonizzate da pochi anni, che però rifulgono con il loro esempio, e spesso con la testimonianza del loro martirio. Nella scelta di questi sacerdoti santi o beati – purtroppo limitata perché molti altri avrebbero dovuto essere menzionati - ho voluto offrire l’opportunità di far conoscere sacerdoti non solo del nostro paese, ma di altre nazioni e continenti, di epoche storiche diverse, impegnati sui molteplici campi del ministero: dal servizio al prossimo alla vita contemplativa, dall’attività parrocchiale alla fondazione di ordini religiosi.
La conoscenza di queste figure di preti che hanno percorso la via della santità svolgendo il ministero sacerdotale, a partire dal Santo Curato d’Ars fino a Beato Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico, possa sostenere la preghiera affinché nella Chiesa non manchino “degni ministri dell’altare, annunziatori forti e miti della parola che ci salva” (Messale Romano, Colletta per le Vocazioni sacerdotali).

Buon cammino verso la Pasqua 2010.
Don Dino Pessani
Assistente Spirituale
Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma
Tratto da http://www.qumran2.net
Ultima modifica di Ospite il sab feb 20, 2010 2:41 pm, modificato 1 volta in totale.

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » sab feb 20, 2010 1:58 pm

20 febbraio 2010: Sabato dopo le Ceneri

Letture: Isaia 58,9b-14; Luca 5,27-32
Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì (Lc 5,27-28 ).

Riflessione: La tavola dei peccatori
Chi sei, o Signore, per volerti sedere oggi a mensa con me? Non ho nulla da offrirti, se non riconoscere che ho camminato lontano dai tuoi insegnamenti e non sono degno di stare alla tua presenza. Eppure, non hai esitato neppure un istante, a chiamarmi, come un giorno chiamasti Levi: «Seguimi» (Lc 5,27 ) per diventare tuo discepolo. Si, Signore, tu sei venuto per guarirci, perché ci hai visto inchiodati al letto del dolore e della malattia. Sei venuto per salvarci, perché hai compreso che eravamo in pericolo; sei venuto per liberarci, perché conoscevi le catene che ci tengono legati al peccato; sei venuto a rialzarci, perché da soli eravamo incapaci di muoverci. Bussa ancora, Signore, alla porta della nostra casa, vieni a sederti alla nostra tavola e la nostra casa diventerà la tua dimora, dì, o Signore, una parola e noi tuoi servi saremo guariti (cf Mt 8,8 ).

Testimonianza: Sant’Ignazio di Loyola, sacerdote, fondatore della Compagnia di Gesù (Spagna –Italia 1491-1556 )
Se è degno di essere ascoltato e seguito un re terreno, quanto più Cristo, re eterno, che invita al suo servizio tutti gli uomini e rivolge il suo appello a ciascuno in particolare, dicendo: è mia volontà conquistare tutto il mondo e tutti i nemici, e così finalmente entrare nella gloria del Padre mio. Perciò, chi vorrà venire con me, deve faticare con me, perché seguendomi nella pena, mi segua poi anche nella gloria (Ignazio di Loyola, Gli Esercizi spirituali)

PRIMA SETTIMANA
DI QUARESIMA

21 febbraio 2010: Prima Domenica di Quaresima


Letture: Deuteronomio 26,4-10; Romani 10,8-13; Luca 4,1-13
Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane».Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano; e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato (Lc 4,1-13 ).

Riflessione: La tentazione di seguire il mondo
Sorprende che è lo Spirito Santo ricevuto al Battesimo che conduce Gesù nel deserto, dove avviene il confronto con Satana (…). Satana suggerisce a Gesù di percorrere una via messianica conforme alle attese popolari (…). Certo non è difficile scoprire nella triplice prova di Gesù anche una dimensione morale, diciamo personale e quotidiana, interna a noi stessi e al nostro mondo: la tentazione di servirsi persino della potenza di Dio per «avere» o «potere» o «farsi valere». Atteggiamento che corrisponde ai canoni del mondo, ma che per il Vangelo è suggestione di Satana. La potenza di Dio è donata per amare e servire, non per avere, potere e farsi valere. «Se sei Figlio di Dio, dimostralo», ripete Satana. E difatti Gesù lo ha dimostrato, ma per una via completamente differente: l'obbedienza, la fiducia nel Padre, il servizio, la dedizione fino alla Croce. Non si può però terminare la lettura di questo racconto di Luca senza osservare la sua sorprendente conclusione: «Il diavolo si allontanò da Lui per ritornare nel tempo fissato». Dunque la prova non è un episodio chiuso, ma aperto. È previsto un tempo in cui Satana ritornerà. La prova si riproporrà nella vita di Gesù e, più tardi, nella vita della comunità e dei discepoli. In un certo senso, tutta la vita di Gesù fu accompagnata dalla prova (…). Una prova che Gesù superò nella preghiera e nella vigilanza e nel più completo e fiducioso abbandono nelle mani del Padre, rifiutando fino all'ultimo ciò che il tentatore gli aveva proposto sin dall'inizio: «Se tu sei il re dei giudei, salva te stesso» (Bruno Maggioni)

Testimonianza: San Gaetano Errico, sacerdote, fondatore della Congregazione dei Sacri Cuori (Italia, 1791-1860)
Disprezzate le tentazioni, non temete di toccare quello che né Dio né la Chiesa ci hanno proibito, quindi con l'aiuto della divina grazia fatevi superiore a voi stesso. Non date spazio al diavolo con lo spezzare una cosa santa, già iniziata, a causa delle sue tentazioni, anzi a suo scorno con più affetto continuate, perché Sua Divina Maestà vi darà piena vittoria. Dilatate il vostro cuore e la misericordia di Dio ve lo riempiràdi Dio ve lo riempirà

22 febbraio 2010: Cattedra di San Pietro, apostolo
Letture: 1 Pietro 5,1-4; Matteo 16,13-19
Gesù, giunto nella regione di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,13-15 )

Riflessione: La cattedra dell’apostolo Pietro
«La Liturgia latina celebra oggi la festa della Cattedra di San Pietro. Si tratta di una tradizione molto antica, attestata a Roma fin dal secolo IV, con la quale si rende grazie a Dio per la missione affidata all’apostolo
Pietro e ai suoi successori. La "cattedra", letteralmente, è il seggio fisso del Vescovo, posto nella chiesa madre di una Diocesi, che per questo viene detta "cattedrale", ed è il simbolo dell’autorità del Vescovo e, in particolare, del suo "magistero", cioè dell’insegnamento evangelico che egli, in quanto successore degli Apostoli, è chiamato a custodire e trasmettere alla Comunità cristiana. Quando il Vescovo prende possesso della Chiesa particolare che gli è stata affidata, egli, portando la mitra e il bastone pastorale, si siede sulla cattedra. Da quella sede guiderà, quale maestro e pastore, il cammino dei fedeli, nella fede, nella speranza e nella carità» (Benedetto XVI, Udienza, 22 febbraio 2006 ).Questa festa ci offre l’occasione per accompagnare con le nostre preghiere papa Benedetto XVI, affinché possa compiere fedelmente l’alto compito che la Provvidenza divina gli ha affidato quale Successore dell’apostolo Pietro. Insieme desideriamo ricordare i vescovi, i sacerdoti, i diaconi e quanti si preparano al sacerdozio, lo Spirito Santo li sostenga sempre con la sua luce e la sua forza nel servizio a tutta la Chiesa.
Testimonianza: San Luigi Orione, sacerdote, fondatore dell’Opera della Divina Provvidenza (Italia, 1872-1941)
Voi sapete bene dov’è il mio cuore e dov’è che il mio cuore trabocca sino alla consumazione di tutta l mia vita (…). Vi parlo dell’amore alla santa Chiesa e al Papa, di questo santissimo amore vi parlo, che insieme all’amore di Gesù Cristo è l’amore della nostra vita e la nostra vita stessa. Donaci, o Signore, di palpitare al ritmo del cuore del Papa e di far palpitare i nostri fratelli con lo stesso battito per sentirci vicini con loro al tuo cuore divino. Concedici di portare al Papa e attraverso la sua guida al tuo vangelo i piccoli, i poveri, gli afflitti, che sono i più cari a Te e i veri tesori della Chiesa (Luigi Orione, BP 71-72 )

23 febbraio 2010: Martedì della prima Settimana di Quaresima
Letture: Isaia 55,10-11; Matteo 6,7-15
Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome (Mt 6,7-9 )

Riflessione: La preghiera del Signore
Padre nostro, che sei nei cieli, ti riconosciamo come nostro creatore e redentore, tu sei il consolatore e il salvatore nostro, la tua dimora è lassù nei cieli. A te solleviamo il nostro sguardo, a te rivolgiamo le nostre suppliche, senza grandi discorsi o frasi complicate, ma con parole semplici come quelle di un bambino che si rivolge al proprio padre. Tu sei nostro Padre e noi siamo tuoi figli, chiediamo che il tuo nome sia conosciuto, amato e santificato affinché tutti possano conoscere l’ampiezza del tuo amore. Venga il tuo regno di amore e di pace, sia fatta la tua volontà ovunque in cielo e in terra, perché orientiamo a te tutte le nostre intenzioni e la nostra volontà.
Sazia la nostra fame con il pane che tu moltiplichi per noi, donaci l’acqua che placa la nostra sete di verità. Allontana da noi il male che è dimora nei nostri cuori e ci fa dubitare del tuo amore. Quando giungerà la tentazione, vieni in nostro soccorso e non abbandonarci; quando compiamo il male e il nostro cuore né è segnato, pronuncia per noi parole di misericordia, insegnaci a perdonare come tu ci perdoni. Padre nostro, che tu sei benedetto nei secoli.

Testimonianza: San Bernardino da Siena, sacerdote, francescano (Italia, 1380-1441 )
Sai il Padre nostro? Dillo, perché è una scala per poter salire fino alla vita eterna a contemplarlo. Non tralasciarlo, e dillo come lo insegnò Cristo. Se non lo sai, va e imparalo, come dice la santa Chiesa; e quando lo sai, va e contemplalo, e Sali quanto puoi. Se non puoi contemplare, dillo almeno come puoi: Dio ti farà grazia, come a un altro che arrivi a contemplare Gesù Cristo vide che non tutti erano capaci di giungere alla vita contemplativa (…). Dunque non vivi la vita contemplativa? No. Fa’ almeno di vivere quella attiva, nel modo che ti dico. Esercita la carità verso il prossimo per amore di Dio, e ogni volta che ti dedicherai al prossimo per Dio, farai molto. (Bernardino da Siena, Sermoni in volgare)

24 febbraio 2010: Mercoledì della prima Settimana di Quaresima
Letture: Giona 3,1-10; Luca 11,29-32
Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone (Lc 11,29-31).

Riflessione: Il segno di Giona
Giona era un piccolo profeta senza prestigio né animato da entusiasmo per la missione che il Signore gli aveva affidato una grande missione: predicare a Ninive, un grande digiuno e invitare gli aitanti alla conversione. Alla sua voce è l’intera grande città che si converte a Dio.
Salomone era il re di un piccolo regno, Israele, eppure la sua saggezza aveva superato i confini della nazione. Per avere consiglio da lui la regina di Saba si era messa in cammino e meravigliata dalla sua sapienza.
Ma chi sono Giona e Salomone in confronto a Cristo Gesù? La sua parola suscita ammirazione, perché nessuno ha mai parlato come Lui (cf. Gv 7, 46 ), è fuoco che riscalda i nostri cuori freddi ed insensibili, è una spada che mette in luce le nostre contraddizioni. Signore, non di altri segni abbiamo bisogno, ma solo di volgerci alla tua parola, di entrare nella logica della tua donazione e capire che la croce non è follia o debolezza, ma sapienza e potenza di Dio(cf. 1Cor 1,24-25 ).

Testimonianza: Beato Luigi Guanella, sacerdote, fondatore della Congregazione dei Servi della carità (Italia 1842-1915)
Venga come incendio il santo fuoco della divina Carità! Mandi il Signore lo Spirito della sua divina carità e sarà rinnovato il mondo! (…) Quel Dio che veste i gigli del campo di abito quale mai indossò Salomone, non sarà mai per lasciar mancare alcuna cosa a chi lavora unicamente per lui e per la maggior gloria del suo nome. Bisogna, dunque, ravvivare la fede e credere che il bene non si può fare che salendo il cammino faticoso del Calvario, con il forte pensiero che il Signore mai è venuto meno a quelli che confidano in lui, che dolce è sempre il pane che viene dalle mani del Signore provvido, specialmente quando costi sudori di fatica (Luigi Guanella, Regolamento dei Servi della Carità)

25 febbraio 2010: Giovedì della prima Settimana di Quaresima
Letture: Ester 4,17; Matteo 7,7-12
Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto (Mt 7,7-8 ).

Riflessione: Domanda e risposta
«Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Mt 7,7): questo ci chiedi oggi di fare, o Signore, per far si che tutta la nostra vita diventi preghiera. Eppure il nostro cuore, spesso, è insensibile, chiuso nell’orgoglio di non piegarci a chiedere, di non voler bussare a nessuna porta e di voler farcela a tutti i costi contando sulle nostre forze. Tante volte non confidiamo nella tua tenerezza di Padre e ti crediamo duro, sordo alla nostra voce e alle nostre preghiere. Svela il tuo volto di Padre misericordioso che dà «cose buone a quelli che gliele chiedono» (Lc 11,11 ), che il tuo nome è Amore (cf. 1 Gv 4,8 ). Accogliamo l’invito del Vangelo e preghiamo sempre, senza interruzioni, confidando a Dio le nostre attese e speranze. Egli saprà colmarci oltre ogni nostra richiesta.

Testimonianza: San Pedro Povera Castroverde, sacerdote e martire della guerra civile (Spagna, 1875-1936 )
Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi si aprirà» (Lc 11,9 ). Non è più possibile dirlo con maggior chiarezza né in modo più determinato. Avete necessità? Perché vi sia dato non occorre altro che chiedere. Che cosa vorreste trovare? Ciò che pretendete trovare lo troverete cercandolo (…). Potrà succedere, e succede di fatto, che le nostre richieste non siano logiche, che chiediamo quello che non ci conviene, che, in preda ad ignoranza o a passione, crediamo di chiedere bene quando, invece, chiediamo male; ma anche in questi casi, Dio nostro Signore, che conosce quello che ci conviene e desidera il nostro bene, correggerà la nostra richiesta, concedendo ci quanto è più vantaggioso per la nostra salvezza eterna (…). Preghiamo con assiduità, presentiamo le nostre miserie, mettiamoci nelle braccia della provvidenza e aspettiamo con fiducia il rimedio migliore, ma non quello che ci piace di più né quello che, per nostra ignoranza o per passione, consideriamo il più opportuno e tutto ciò senza mettere scadenza ai favori del Signore e senza lasciarci prendere dallo scoraggiamento quando si dilaziona la concessione. Perché la concessione giungerà a tempo debito, secondo i piani del Signore e giungerà migliorata dalla sua bontà infinita (Pedro Povera, Scritti).

26 febbraio 2010: Venerdì della prima Settimana di Quaresima
Letture: Ezechiele 18,21-28; Matteo 5,20-26
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione (Mt 5,23-25 ).

Riflessione: La nuova giustizia
Dio non ha creato la morte e non vuole che il peccatore muoia, bensì che si converta e viva (cf. Sap. 1,13; Ez 18,21-28 ). Il peccatore resta sempre suo figlio e per liberarlo dal suo peccato e dalla morte ha inviato il suo Figlio, che ha offerto la sua vita in remissione dei nostri peccati. Se vogliamo davvero conoscere il volto di Dio, che è un Padre buono e misericordioso, impariamo da lui che cosa è l’amore e come metterlo in pratica ogni giorno. Se ci presentiamo all’altare con la nostra offerta, prima esaminiamo il nostro cuore per riconoscere le nostre fatiche e le nostre mancanze di rispetto nei confronti di chi è nostro fratello o sorella. Se ci prepariamo a varcare la soglia del santuario di Dio per partecipare alla liturgia eucaristica, ricordiamoci di chi soffre per causa nostra, non esitiamo ad andare da lui per riconciliarci e ristabilire la pace. Dopo, torniamo all’altare di Dio: egli accoglierà la nostra offerta con bontà.

Testimonianza: Beato Francesco Spoto, sacerdote e martire in Zaire durante la rivoluzione dei "Simba". (Italia, 1924-1964 )
C'è una parola che per anni è stata il sogno del mondo. Poi cominciò a farsi realtà, ma non era ancor lei. Ancor oggi, che ufficialmente è tornata a regnare, è così debole e mobile che minaccia di sfuggire, di allontanarsi da noi. Parola grandiosa, e questa parola si chiama pace. Tutti desiderano la pace; si desidera la pace nelle famiglie, e quando manca, non esiste la felicità. I popoli tutti desiderano la pace: e se manca c'è un cumulo di rovine inumane. Attualmente si possiede la pace, ma si sta coll'ansia di perderla sotto la minaccia di qualche nuova tempesta. Si possiede la pace attualmente, ma un incubo penoso grava sull'umanità: l’incubo che la pace un bene tanto desiderato possa da un momento all'altro naufragare in un oceano di sangue e di rovine. Parola dolce la Pace. Parola che Gesù predilesse ed usò per saluto (…). Gesù ha amato ed ha augurato la pace, e ben a ragione il profeta Isaia l’aveva chiamato principe di pace (Francesco Spoto, Lettere) .

27 febbraio 2010: Sabato della prima Settimana di Quaresima
Letture: Dueteronomio 26,16-19; Matteo 5,43-48
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano,affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Mt 5,43-45 )

Riflessione: L’amore per il prossimo
Padre Santo, «tu volendo che i tuoi figli fossero tra loro una cosa sola, hai dato la legge del reciproco amore, promettendo la tua pace a questo patto: che nessuno osi fare agli altri ciò che non vorrebbe essere fatto a suo danno, che ciascuno procuri agli altri quanto vorrebbe ricevere a proprio vantaggio. Così, in reciproca gara di carità, uniti nel vincolo dello stesso amore, abbiamo la gioia di riconoscerti padre e di saperci in Cristo fratelli» (Messale Ambrosiano, Prefazio della Messa per chiedere la carità). Questo vincolo di fraternità si esprima in gesti di perdono e di comprensione, sulle nostre labbra ci siano parole di bene, le nostre mani si aprano per condividere e i nostri cuori per rallegrarsi con chi è nella gioia e confortare chi è affranto dal dolore (cf Rom 12,14-15 ).

Testimonianza: Sant’Antonio Maria Pucci, sacerdote, parroco per quasi 50 anni, dell’Ordine dei Servi della B.Vergine Maria (Italia, 1819-1892 )
Prima cioè dobbiamo amare, aiutare e soccorrere quelli che ci sono stetti per parentela o per sangue e di poi tutti quanti (…), tutti dobbiamo amarli. Dobbiamo amare anche i nostri nemici, perdonare loro le ingiurie, e quando si trovano in bisogno siamo obbligati a soccorrerli per quanto ce lo permettono le nostre forze. E allora ci faremo conoscere veri imitatori di Dio, che fa spuntare il sole sopra i malvagi ugualmente che su i buoni (cfr. Mt 5,45 ); imitatori di Gesù Cristo, che prima di morire pregò l’eterno sua Padre per i suoi crocifissori (Antonio M. Pucci, Omelie).

SECONDA SETTIMANA
DI QUARESIMA

28 febbraio 2010: Seconda Domenica di Quaresima

Letture: Genesi 15,5-12.15-17; Filippesi 3,17-4,1; Luca 9,28b-36
Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!» (Lc 9,28-35 ).

Riflessione: La trasfigurazione del Signore
Gesù si trasfigurò davanti ai discepoli e mostrò loro nella sua persona una bellezza indescrivibile, e uno splendore meraviglioso (…). Tale bellezza e splendore, dice San Giovanni Crisostomo, manifesta Gesù ai suoi tre discepoli, perché Pietro amava Gesù, Giovanni ne era il prediletto, Giacomo l’appassionato, sarà il primo a versare il sangue per il Maestro (…). I tre apostoli con la visione della Trasfigurazione hanno potuto conservare la fede in Gesù Cristo quando lo videro sfigurato in croce. Come avvenne questa trasfigurazione? Ce lo dice l’Evangelista: “Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Gesù non trasfigurò la sua natura divina, che è immutabile; ma solo la sua umanità. Il suo volto è diventato luminoso per la maestà divina che era nascosta in lui, e per la beatitudine dell’anima, la quale si diffuse nella faccia e in tutto il suo corpo. Così niente si potrebbe immaginare di più bello e risplendente, come nel creato niente sorpassa o uguaglia lo splendore del sole. Prima che San Pietro finisse di parlare, ecco che una nuvola risplendente avvolse i tre discepoli, mentre, scomparsi Mosè e Elia, rimasto Gesù solo, uscì dalla nuvola una voce che proclamò: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo!”. Questa voce del divin Padre voleva dire a San Pietro: se tu desideri di godere in eterno la felicità che hai gustata, non devi fare altro che ascoltare la voce di mio figlio: “Ascoltatelo”, perché è lui che ha aperta la strada e la porta del cielo, e con la scala della croce ha preparato i gradini per salirvi, ascoltalo, perché è la via, la verità e la vita… Trasfiguriamoci anche noi, o direttissimi, rinnovandoci nel nostro spirito… Sacerdoti, padri di famiglia, superiori, con la vostra condotta edificante siate luce e stimolo per gli altri, perché sul vostro esempio si allontanino dal male e pratichino il bene… Trasfiguriamoci nel tempo per essere trasfigurati nella eternità. La vita presente di tutti noi sia, per quanto possibile, conforme alla vita di Gesù Cristo, affinché otteniamo una somiglianza con lui nell’altra… “Ascoltatelo!” (Cesare da Bus, Scritti)

Testimonianza: Beato Giovanni Taulero (Johannes Tauler), sacerdote, domenicano, autore spirituale(Francia 1300-1361 )
Abbandonate dunque il mondo, figli cari, perché esso è infedele: il suo piacere è impurità; il suo consiglio è superbia e avarizia; il suo servizio è dolce, ma il suo salario è corrotto; il suo fiore è bello, ma il suo frutto è marcio; la sua sicurezza è tradimento; il suo aiuto è veleno; la sua promessa è menzogna; il suo sostegno è inganno; in cambio della gioia dà il pentimento, in cambio dell'amore la vergogna, in cambio della fedeltà la falsità, in cambio della ricchezza la povertà, invece della vita eterna dà la morte eterna (Johannes Tauler, Prediche. II predica dell'Ascensione,).

1 marzo 2010: Lunedì della seconda Settimana di Quaresima

Letture: Daniele 9,4-10; Luca 6,36-38
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso (Lc 6,36 ).

Riflessione: La misericordia come misura
Tante volte nel nostro agire quotidiano ci imponiamo dei limiti, ci dichiariamo disposti a non recedere dinanzi a molte situazioni e non dimenticare torti ed offese, ci innalziamo giudici degli altri pronti ad emettere sentenze di assoluzione o di condanna. In troppe circostanze misuriamo il tempo che dobbiamo dare a Dio e ai fratelli in ascolto e accoglienza, preoccupati più di ricevere dagli altri che di dare noi agli altri. Capitò questo anche agli apostoli, quando chiesero al Maestro quante volte dovevano perdonare (cf. Mt 18,21-22 ). Gesù propose loro come misura del loro agire il perdono e la misericordia del Padre. «Se Dio dona sempre con abbondanza, il cristiano deve assomigliarli anche in questo; e non si tratta solo di fare qualcosa, fosse anche tanto, agli altri, ma di donarsi con generosità perché questo è il solo gesto rivelatore della presenza di Dio nella nostra vita» (Nuovo Messale Feriale, LDC, Leumann 1994, 285 ).

Testimonianza: San Vincenzo de Paoli, sacerdote, fondatore dei Preti della Missione e della Figlie della carità (Francia, 1581-1660)
Dio, per questo, che ci doni lo spirito di misericordia e di amore, che ce ne riempia e che ce lo conservi. Il servizio dei poveri deve essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi. Se nell’ora dell’orazione avete da portare una medicina o un soccorso a un povero, andatevi tranquillamente. Offrite a Dio la vostra azione, unendovi l’intenzione dell’orazione. Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato l’orazione. Non é lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un’opera di Dio per farne un’altra. Se lasciate l’orazione per assistere un povero, sappiate che far questo é servire Dio. La carità é superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa. E’ una grande signora: bisogna fare ciò che comanda. Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcuna timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. Essi sono i nostri signori e padroni.(Vincenzo de Paoli, Cfr. lett. 2546, Correspondance, entretiens, documents, Paris 1922-1925, passim)


2 marzo 2010: Martedì della seconda Settimana di Quaresima

Letture: Isaia 1,10.16-20; Matteo 23,1-12
(…) uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo (Mt 23,8-11 ).

Riflessione: Compiere il bene
O Signore, tu sei l’unico nostro Maestro, te solo desideriamo seguire! Con la luce del tuo Vangelo illumini le nostre incoerenze e le nostre ipocrisie, ci fai comprendere che le lodi e le adulazioni umane al tuo sguardo sono ben poca cosa. Tu prediligi gli umili e i piccoli. Illumina il nostro cammino, affinché sappia venire davanti a te e offrirti il mio impegno di scegliere sempre la verità, rifuggire il male e la menzogna, mettere in pratica la Parola. Perdona, Signore, le incoerenze e le fragilità dei tuoi discepoli che offuscano la bellezza del tuo Vangelo con le loro colpe, fa’ che cerchino sempre la strada per compiere il bene, riordinando la loro vita secondo la gerarchia di valori del Vangelo, cancella ogni loro peccato e liberali dal male.

Testimonianza: Beato Antonio Chevrier, sacerdote, fondatore dell’Opera della Provvidenza del Padro a Lione (Francia 1826-1879)
Gesù Cristo poi diventa Sapienza, illuminandoci con la sua luce divina, per insegnarci a distinguere il vero dal falso, il bene dal male, il giusto dall’ingiusto e a stimare ogni cosa nella sua giusta luce, nel suo giusto valore, a saper mettere al loro posto ciò che è terreno, ciò che è spirituale, il tempo e l’eternità. Per questo egli è la vera luce che illumina ogni uomo in questo mondo. Egli viene dall’alto, con tutta la bellezza, la gloria, lo splendore dei cieli. Il nostro primo lavoro allora è conoscere Gesù Cristo per essere poi totalmente suoi. Applicatevi a imitare nostro Signore, e ciò senza turbamento, senza pena. Consideratelo con amore e col desiderio di imitarlo, ecco tutto. I vostri peccati, le vostre miserie, lasciatele nell’oceano della sua misericordia. Quando si ama Gesù bisogna inquietarsi poco del resto. La conoscenza di Gesù Cristo produce necessariamente l’amore, e più noi conosciamo Gesù Cristo, la sua bellezza, la sua grandezza, le sue ricchezze, più il nostro amore per lui aumenta, e più cerchiamo di piacergli e più allontaniamo da noi tutto quello che non piace a Gesù Cristo. Seguire Gesù Cristo è tutta la felicità (…). Per noi, la nostra vita è Gesù Cristo.(Antonio. Chevrier, Scritti Spirituali)

3 marzo 2010: Mercoledì della seconda Settimana di Quaresima
Letture: Geremia 18,18-20; Matteo 20,17-28
Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà» (Mt 20,17-19 )

Riflessione: Salire a Gerusalemme
Gerusalemme è la città santa posta sulla cima di un colle e circondata da altri colli, sulla collina di Sion Salomone aveva edificato il Tempio al Dio vivente. Il fedele che si recava a Gerusalemme saliva verso questa città, lungo la strada pian piano ne scorgeva il profilo e la bellezza degli edifici. Anche Gesù salì a Gerusalemme più volte nella sua vita, l’ultima fu per la sua Pasqua di morte e risurrezione. Prese la decisione di salire con coraggio e fermezza nella città santa, consapevole che avrebbe donato la sua vita per amore allargando le sue braccia sulla croce e sarebbe risorto il terzo giorno dalla morte(cf. Lc 9,51; 9,22 ). Lungo la strada i discepoli pensavano al loro futuro, sognavano posti di potere nel regno che il loro Maestro avrebbe instaurato, non avevano compreso le sue parole. Figlio dell’uomo che sei venuto non per farti servire, ma per servire e dare la vita in riscatto per molti, insegnaci a seguirti passo dopo passo, rifuggendo a disegni di grandezza umana, per abbracciare la tua logica di umiltà, servizio, gratuità (cf. Mt 20,28 ).

Testimonianza: Beato Carlo di Gesù (Charles de Foucauld), sacerdote, eremita nel deserto del Sahara (Francia 1858 - Tamanrasset, Algeria, 1 dicembre 1916 )
La volontà di nostro Signore è che “ il servo non sia da più del suo padrone”: quindi vuole che il servo non sia onorato quando il padrone è disprezzato; che il servo non sia ricco quando il padrone è povero; che il servo non sia ozioso, quando il padrone lavora; che il servo non viva di rendita quando il padrone vive del lavoro delle proprie mani; che il servo non sia nel benessere quando il padrone è nello spogliamento, che il peccatore non sia esente da sofferenza quando il Giusto soffre e fa penitenza; che il figlio non viva nella gioia quando il padrone vive nel dolore; che la spesa non si coroni di rose quando lo Sposo è incoronato di spine (Ch. De Foucauld, Note di ritiro in Terra Santa)

4 marzo 2010: Giovedì della seconda Settimana di Quaresima

Letture:Geremia 17,5-10: Luca 16,19-31
C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto (Lc 16,19-22 ).

Riflessione: La vera ricchezza
Secondo Gesù è benedetto non colui che è ricco di beni di questo mondo o non si vergogna di ostentare la propria bellezza e il proprio potere, un po’ come il ricco della parabola evangelica, al contrario proclama beati quelli che sono poveri, che non possiedono nulla e attendono che qualcuno venga in aiuto alle loro necessità. Questi hanno un nome davanti all’Altissimo, non si dimentica della loro sorte e non chiude gli occhi davanti al loro bisogno, concede loro un tesoro inesauribile lassù in cielo. Donaci uno sguardo attento per vedere i nuovi Lazzaro della nostra storia. Sono fermi, fuori davanti alla porta della nostra casa, che tendono la mano in cerca di aiuto, sono lontani mille e mille chilometri eppure la sorte ha tolto loro quel poco che possedevano. Attraverso la nostra solidarietà mostrati sempre il Dio che ama e salva.

Testimonianza: Beato Giacomo Cusmano, sacerdote, fondatore del Boccone del Povero dell'Istituto Missionario dei Servi e delle Serve dei Poveri (Italia 1834-1888)
Gran cosa siete adunque, o poverelli di Gesù Cristo, Egli per voi impiegò gran parte della sua divina missione, egli elevò la vostra povertà a sacramento, facendo di voi un oggetto di culto. Essendo così, ecco che io mi prostro ai vostri piedi, e li bacio. Io credo che facendo questo con voi, io lo faccio alla persona stessa di Gesù Cristo. Io tocco le vostre piaghe; curandole e medicandole colle mie mani sacerdotali, io credo di fare tutto ciò alla persona di Gesù Cristo. Voi restare umiliati e confusi, quand’io esercito questi uffici, stimando voi ciò come un avvilimento per la dignità sacerdotale. No: lasciatemi fare liberamente, con ciò io nobilito il mio carattere sacerdotale (Giacomo Cusmano, Omelie)

5 marzo 2010: Venerdì della seconda Settimana di Quaresima
Letture: Genesi 37,3-4.12-13.17b-28; Matteo 21,33-43.45-46
Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio (Mt 21,33-37).

Riflessione: Il tarlo dell’invidia
Gesù di Nazaret e Giuseppe, figlio di Giacobbe, la cui storia ci è narrata negli ultimi capitoli del primo libro della Bibbia, la Genesi, hanno entrambi hanno patito per l’invidia dei loro fratelli. Giuseppe fu venduto dai suoi fratelli per una ventina di monete d’argento ad un gruppo di mercanti che attraversavano la Palestina verso l’Egitto, ma Dio fece di lui il salvatore di tutto il popolo d’Israele. Gesù fu venduto dal discepolo infedele, sulla parola di alcuni falsi testimoni, egli innocente, fu condannato alla morte di croce come un malfattore della peggior specie. Prima di inchiodarlo lo spogliarono della tunica, tessuta tutta d’un pezzo, senza cuciture, così come i fratelli fecero a Giuseppe togliendogli la tunica dalle lunghe maniche e inviandola al loro padre affinché lo credesse morto sbranato da una belva feroce. A Gesù Dio gli diede che sopra ogni altro nome: egli ha sconfitto la morte, ha fatto trionfare la vita, è il nostro Signore, il nostro Redentore. Vinci la durezza del nostro cuore, spegni ogni invidia e gelosia . Aiutaci ad amarti sempre, Signore Gesù!

Testimonianza: Beato Francesco Giovanni Bonifacio, sacerdote della diocesi di Trieste e martire delle foibe in Istria (Italia 1912-1946 )
Don Francesco era un sacerdote umile e mite. Innamorato dell’Eucaristia e impegnato nella formazione dei giovani, preoccupato di far crescere nella fede e nell’unità la sua piccola comunità dispersa di Villa Gardossi (…). Non era destinata, la sua, a restare una storia di ordinaria attività pastorale, pur intensa e sostenuta ogni giorno dalla preghiera che lo univa intimamente al suo Signore e confortata dalla risposta generosa dei suoi fedeli. Quella storia era destinata a farsi straordinaria perché, nel dopoguerra, una tormenta di odio e di violenza s’abbatté sui paesi dell’Istria (…). Il giovane curato ebbe chiara coscienza della sua responsabilità e conobbe l’amore con cui la comunità si stringeva a lui. Non si lasciò intimorire. Parlò con franchezza evangelica. Lo esigevano la fedeltà al suo sacerdozio e al suo popolo che amava. Continuò il suo ministero, non rinunciò alla catechesi dei ragazzi, agli incontri di formazione di giovani e adulti ad un serio impegno di apostolato laicale, esortò tutti a scelte di vita cristiana responsabili e coraggiose. Quel prete preoccupava. Era un ostacolo da eliminare. L’attesero quella sera mentre ritornava alla sua povera canonica, lo percossero e lo uccisero in odio alla fede e al suo sacerdozio santo: era l’11 settembre 1946 (Eugenio Ravignani, Lettera alla Diocesi di annuncio della beatificazione)

6 marzo 2010: Sabato della seconda Settimana di Quaresima
Letture: Michea 7,14-15.18-20; Luca 15,1-3.11-32
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano (Lc 15, 11-13 ).

Riflessione: Il volto di Dio
C’è da sempre nell’uomo un desiderio: conoscere il volto di Dio. Oggi tanti uomini e donne nostri contemporanei ne ricercano i tratti quasi a tentoni, spesso brancolando nel buio. Il profeta Michea si fa umile cercatore del volto di Dio e ci da testimonianza della sua ricerca: «Quale dio è come te, che togli i peccati e perdoni al resto della tua eredità (…), che getti in fondo al mare tutti i nostri peccati» (Mic 7,15.19). Il volto è sempre benevolo verso le sue creature, fedele al suo disegno di amore. Il figlio della parabola di Luca ci rivela i tratti di un Padre misericordioso che attende il ritorno del figlio lontano e straniero a sé e all’Altissimo, che fa festa perché quel figlio che credeva morto è tornato alla vita, quello che era perduto è stato ritrovato dall’amore all’amore (cf. Lc 15,32).
Testimonianza: Beato Cyprian Michael Iwene Tansi, sacerdote della Nigeria e monaco trappista (Nigeria 1903- Londra 1964)
Padre Tansi sapeva che in ogni essere umano c'è qualcosa del figliuol prodigo. Sapeva che tutti gli uomini e tutte le donne subiscono la tentazione di separarsi da Dio, per condurre un'esistenza indipendente ed improntata all'egoismo. Sapeva che poi sarebbero rimasti delusi dalla vacuità dell'illusione che li aveva affascinati e che alla fine avrebbero trovato in fondo al proprio cuore la strada che li avrebbe riportati alla casa del Padre. Incoraggiò le persone a confessare i propri peccati e a ricevere il perdono di Dio nel Sacramento della Riconciliazione. Le supplicò di perdonarsi reciprocamente come Dio perdona noi, di trasmettere il dono della riconciliazione, concretizzandolo a tutti i livelli della vita nigeriana. Padre Tansi ha cercato di imitare il padre della parabola: era sempre disponibile per coloro che cercavano la riconciliazione. Diffondeva la gioia della comunione ritrovata con Dio. Esortava le persone ad accogliere la pace di Cristo e le incoraggiava ad alimentare la vita di grazia con la Parola di Dio e con la Santa Comunione (Giovanni Paolo II, Omelia della Beatificazione, Nigeria, 1998 )


TERZA SETTIMANA
DI QUARESIMA
7 marzo 2010: Terza Domenica di Quaresima


Letture: Esodo 3,1-8a. 13-15; 1 Corinzi 10,1-6.10-12; Luca 13,1-9
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Siloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”» (Lc 13,1-9 )

Riflessione: Vigilate e convertitevi
Alla notizia della strage operata da Pilato e del crollo della torre di Siloe, Gesù commenta: "Credete voi che le vittime di quelle disgrazie fossero più peccatori degli altri? No, vi dico, ma se non vi convertirete perirete tutti allo stesso modo. Ne deduciamo un insegnamento importantissimo. Le disgrazie non sono, come alcuni pensano, segno di castigo divino nei confronti dei colpiti; sono semmai un ammonimento per chi resta.
Questa è una chiave di lettura indispensabile, per non perdere la fede di fronte alle sciagure terribili che avvengono ogni giorno sulla terra, spesso tra le popolazioni più povere e indifese. Gesù ci fa capire come dovremmo reagire quando, a sera, la televisione ci porta notizie di terremoti, inondazioni, o stragi come quella di Pilato. Non con degli sterili "O poverini!", ma traendone spunto per riflettere sulla precarietà della vita, sulla necessità di stare pronti e di non attaccarsi esageratamente a quello che da un giorno all'altro ci può venire a mancare.
Risuona nel brano evangelico la stessa parola con cui Gesù iniziò a predicare: conversione. Vorrei però far notare che convertirsi non è solo un dovere, è anche una possibilità per tutti, quasi un diritto. È una buona, non una cattiva, notizia! Nessuno è escluso dalla possibilità di cambiare. Nessuno può essere dato per irrecuperabile (…). Quando Gesù disse che era più facile per un cammello entrare nella cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno dei cieli, gli apostoli osservarono: "E chi allora si può salvare?". Gesù rispose con una frase che vale anche per i casi che ho accennato: "Impossibile agli uomini, non a Dio" (Padre Raniera Cantalamessa)

Testimonianza: san Giuseppe Benedetto Cottolengo, sacerdote, Fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza (Italia 1786- 1842)
Amate Dio, andate avanti nella presenza di Dio; carità, carità; coraggio in Dómino e liete; amore e nessun timore; la carità ama, l'amore scaccia il timore; semplicità, retta intenzione, orrore del peccato grande e piccolo. Santificate tutte le opere vostre col farle per amore di Dio, sieno le preghiere, sieno gli esercizi della carità, sieno altre cose, il riposo, il cibo.

8 marzo 2010: Lunedì della terza Settimana di Quaresima
Letture: 2 Re 5,1-15; Luca 4,24-30
Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naaman, il Siro» (Lc 4,24-27 ).

Riflessione: Liberaci dal male
Tante figure affollano oggi il racconto evangelico, ognuna ha una storia di marginalità da raccontarci. C’è la vedova di Zarepta di Sidone, che al tempo della carestia e della siccità in Israele, impastò con l’ultimo pugno di farina del pane per sfamare il profeta Elia e Dio la ricompensò per quel gesto (1 Re 17,10-16 ). C’è Naaman il Siro, potente ministro alla corte di Damasco che portava nella carne le ferite della malattia, venne dal profeta Eliseo per farsi guarire dalla lebbra e, risanato, lodò il Dio d’Israele come l’unico Dio su tutta la terra (2 Re 5,1-15 ). Ci sono gli abitanti di Nazaret che non riescono a cogliere in profondità il mistero di Gesù, non riescono a comprendere che è il Figlio di Dio, né vogliono accoglierlo e ricevere la salvezza che porta (lc 4,24-30 ). Si accontentano dell’opinione che è maturata in loro, non vanno alla ricerca della verità. Il rischio è che anche per noi oggi Gesù sfugga alla comprensione autentica della sua identità di Figlio di Dio, che ci accontentiamo di qualche informazione su di lui, senza percorrere l’itinerario della fede. Purificaci, Signore, dalla tenebra che ci separa da te e ci rende estranei a molti fratelli, donaci l’acqua viva che ci disseta e di cui tu sei la Sorgente, donaci la vera ricchezza che scaturisce dalla tua povertà di Salvatore Crocifisso.

Testimonianza: San Damiano de Veuster, sacerdote belga della Congregazione dei Sacri Cuori (Picpus), apostolo dei lebbrosi nell'isola di Molokai, nelle Hawaii (Tremelo, Belgio 1840 – Molokai, 1889 )
Padre Damiano ha vissuto una forma particolare di santità nel corso del suo ministero; era allo stesso tempo sacerdote, religioso e missionario. Attraverso queste tre qualità, egli ha rilevato il volto di Cristo, indicando il cammino della salvezza, insegnando il Vangelo ed essendo un infaticabile agente di sviluppo. Ha organizzato la vita religiosa, sociale e fraterna di Molokaî, isola messa al bando dalla società a quell'epoca (…).
Beato Damiano, ti sei lasciato guidare dallo Spirito Santo, come un figlio che obbedisce alla volontà del Padre. Con la tua vita e la tua attività missionaria, esprimi la tenerezza e la misericordia di Cristo per ogni uomo, svelandogli la bellezza del suo essere interiore, che nessuna malattia, nessuna deformità e nessuna debolezza possono sfigurare completamente. Con il tuo operato e la tua predicazione, ricordi che Gesù ha fatto sue la povertà e la sofferenza degli uomini, e che ne ha rivelato il valore misterioso. Intercedi presso Cristo, medico dei corpi e delle anime, per i nostri fratelli e sorelle malati, affinché, nell'angoscia e nel dolore, non si sentano abbandonati ma, uniti al Signore risorto e alla sua Chiesa, scoprano che lo Spirito Santo discende su di loro e possano ottenere così la consolazione promessa agli afflitti (Giovanni Paolo II, Omelia per la beatificazione di Damiano de Veuster, Bruxelles, 1995 )


9 Marzo 2010: Martedì della terza Settimana di Quaresima

Letture: Daniele 3,25.34-43; Matteo 18,21-35
Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello (Mt 18,32-35 ).

Riflessione: Perdonare sempre
Alla richiesta di Pietro: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?», Gesù risponde che il perdono cristiano è senza misura, deve essere concesso sempre, il Vangelo dice fino a «settanta volte sette». Il perdono per un discepolo di Gesù è senza limiti. «È dal perdono di Dio che discende il nostro perdono verso il prossimo. Il perdono di Dio è il motivo e la misura del perdono fraterno. Dobbiamo perdonare senza misura, perché Dio ci ha già fatti oggetto di un perdono senza misura. È dalla gratuità del dono di Dio che nasce il perdono. Il perdono fraterno è conseguenza del perdono di Dio, ne è la risposta. Per capire il perdono devi dunque guardare in alto. Ma devi anche guardare nella profondità dell'uomo: non c'è amicizia senza perdono, né famiglia, né fraternità, né pace. Il perdono è necessario per vivere e relazionarsi, a tutti i livelli» (Bruno Maggioni).

Testimonianza: San Pio da Pietrelcina, sacerdote, francescano, fondatore della Casa Sollievo della sofferenza, ministro del sacramento della Riconciliazione (Italia, 1887-1968)
Ed io intanto che farò per corrispondere a tanta misericordia? Che gli renderò io mai per tanti benefici? Quante volte per il passato, se sapesse, ho cambiato Gesù per una cosa vile di questo mondo! Io in me veggo del mistero; continuamente mi dolgo dei commessi peccati, continuamente propongo di non commetterli più, continuamente ci ho una volontà risoluta a non più peccare; eppure, mi duole il dirlo, col sangue agli occhi, che con tutto questo sono ancora così imperfetto e sembrami che spesso spesso do disgusto al Signore. (…). Quanto poi soffro, padre, nel vedere che Gesù non solo non viene curato dagli uomini, ma quello che è peggio anche insultato e più di tutto con quelle orrende bestemmie. Vorrei morire o almeno divenir sordo, anziché sentire tanti insulti che gli uomini fanno a Dio. Io ho fatto al Signore la seguente preghiera: Signore, fatemi morire anziché trovarmi presente a coloro nell'atto che vi offendono! (Padre Pio da Pietrelcina, Lettera a Padre Benedetto, Pietrelcina, 2 Settembre 1911 )


10 marzo 2010: Mercoledì della terza Settimana di Quaresima

Letture: Deuteronomio 4,1.5-9; Matteo 5,17-19
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli (Mt 5,19 ).

Riflessione: Il ritratto dell’uomo saggio
Chi è l’uomo saggio? A questa domanda la Parola di Dio risponde affermando che saggio è colui che è pronto all’ascolto, anzitutto della voce di Dio. Ascoltare significa anzitutto uscire da noi stessi per aprirci al mondo che l’altro, vuole mostrarci, non esitare ad entrare nel suo mondo e raccogliere il messaggio che vuole trasmetterci, se il nostro interlocutore è Dio non dobbiamo esitare ad entrare nel suo mondo. L’uomo saggio è colui che sa tener fede alla parola udita e la custodisce nel suo animo con intima gioia. L’uomo saggio osserva i comandamenti di Dio e dall’ascolto giunge all’obbedienza, sa che essi sono principio di vita e luce al suo cammino e in un mondo circondato da mille rumori, assediato da voci assordanti, esercita la virtù del discernimento. L’uomo saggio non teme di trasmettere a quanti incontra sulla strada la sua esperienza di fede, che dall’ascolto approda all’obbedienza alla testimonianza. Signore, aiutaci a non dimenticare le tue parole e le opere del tuo amore, fa’ che non sfuggano dal nostro cuore, ma siano sorgente di vita, di verità e di libertà.

Testimonianza: Sant’Alberto Hurtado, sacerdote, gesuita cileno, animatore del mondo sociale (Cile, 1901 -1952 ).
Sono preso ogni giorno più dal lavoro: corrispondenza, telefonate, articoli, visite. Il terribile ingranaggio delle pratiche da sbrigare. Congressi, settimane di studio, conferenze, impegni assunti per debolezza, per non dire di no, o per non perdere l'occasione di far del bene, motivazioni che bisogna tenere riservate, decisioni che è necessario prendere di fronte a casi imprevisti. E poi la fretta di portare avanti questo mio apostolato urgente, mentre non è ancora definitiva la vittoria del materialismo. Sono come uno scoglio colpito da ogni parte dalle onde e non c'è più via di uscita che verso il cielo. Per un'ora, per un giorno lascio che le onde sferzino la roccia; non guardo l'orizzonte, ma guardo in alto, a Dio. Oh benedetta vita attiva, tutta consacrata al mio Dio, tutta data agli uomini, e la cui stessa eccessività mi aiuta a rivolgermi a Dio ! E’ Lui solo l'unica porta di uscita, Lui il mio unico rifugio nelle mie preoccupazioni. (…) Dio l'infinito splendore che nessuna macchia appanna. Dio, il vincitore supremo, è in me. Io lo raggiungo in pienezza come termine ultimo del mio amore. La mia anima sta dolcemente al sicuro in Lui, come se le lotte, le insicurezze, le incertezze della vita mi avessero completamente lasciato. Sono avvolto dalla sua luce. Mi penetra con forza, mi ama (Alberto Hurtado, Scritti inediti).

Immagine
Ultima modifica di Ospite il sab feb 20, 2010 5:59 pm, modificato 4 volte in totale.

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » sab feb 20, 2010 1:59 pm


11 marzo 2010: Giovedì della terza Settimana di Quaresima

Letture: Geremia 7,23-28; Luca 11,14-23
Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo (Lc 11,14-16 ).

Riflessione: Ascoltate la mia Parola
Siamo giunti a metà del cammino della Quaresima ed è giunto il momento di tracciare un bilancio di come abbiamo vissuto questo primo periodo dell’itinerario che la Chiesa ci invita a percorrere in preparazione alla Pasqua. Gli inviti del profeta Geremia oggi risuonano per noi quanto mai opportuni: abbiamo prestato ascolto attento alla voce del Signore? Riconosciuto che egli è il nostro Dio e noi gli apparteniamo? Abbiamo camminato sempre sulla strada dei suoi insegnamenti? Ai tempi del profeta il popolo, nonostante i ripetuti appelli di Geremia, si era rifiutato di ascoltare Dio e gli aveva voltato le spalle, preferendo a colui che era la Sorgente di acqua viva scavare cisterne di acqua malsana (cf. Ger 2, 13 ). Il giudizio di Dio cadrà su di loro come una dura condanna. Anche nel vangelo il giudizio di Gesù è severo contro il male, mentre i suoi avversari lo accusano di agire in nome del principe del male. Signore, donaci occhi limpidi per scorgere il tuo giudizio sul mondo e la vittoria di Cristo Crocifisso, vinci la nostra sordità e il nostro mutismo affinché prestiamo ascolto alla tua voce e alla tua Parola.

Testimonianza: SAnt’Alberico Cresciteli, sacerdote e martire in Cina, del Pontificio Missioni Estere (Italia – Cina 1863-1900 )
Fin dal tempo in cui piacque alla Divina Provvidenza di chiamarmi alle sante missioni, ebbi sempre in mente un pensiero: domandavo a me stesso se sarei veramente riuscito a trarre uno solo dalle tenebre dell’idolatria, a salvare un’anima. A tal pensiero, a tale sollecitudine io non potevo, non sapevo, non osavo rispondere (…). Pensavo io tra me, se il Signore vorrà servirsi di me e fin dove? In ogni modo basta fare la volontà di Dio. Il desiderio pertanto c’era. Quando venne il tempo di amministrare il mio distretto in Cina, al certo bramavo più che mai la conversione degli idolatri. Vedere l’idolatria dominante, vedere il regno di Satana così esteso (…) vedere in una parola il principe delle tenebre fare sì orrendo scempio delle anime, mi affannava, mi abbatteva, mi addolorava il cuore, e ne rimanevo straziato. Bramavo che adorassero il vero Dio; avrei voluto affaticarmi per la loro conversione. Nell’interno del mio cuore io, benché indegnamente, pregavo il Padre delle misericordie di far sì che questo popolo vedesse la luce che egli mandò al mondo e lo togliesse dalle tenebre e dalle ombre di morte, in cui miseramente giace sepolto (Alberico Cresciteli, Lettera al Card. Simeoni, Prefetto della Congregazione di Propaganda Fide, 7 giugno 1890 )

12 marzo 2010: Venerdì della terza Settimana di Quaresima
Letture: Osea 14,2-10; Marco 12,28-34
Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso Mc 12,18-31 ).

Riflessione: Il primo di tutti i comandamenti
Il brano di Vangelo ci presenta una controversia tra Gesù e gli scribi, esperti della Legge di Mosè. Sullo sfondo c’era l’annosa questione della gerarchia dei precetti da seguire. Le prescrizioni della Legge assommavano in totale a 613 precetti, di cui 365 negativi e 248 positivi. Gesù non si sottrae alla domanda di un dottore della Legge e risponde rifacendosi alla preghiera dello “Shemà Israel” (cf. Dt 6,4-7 ), ma accanto a questo insegnamento pone il comandamento dell’amore verso il prossimo. Con questo accostamento, Gesù unisce l’invito ad amare Dio con quello di amare il prossimo. Tutto l’uomo è coinvolto in questo movimento con le sue energie, tutte le sue capacità, la dimensione affettiva, quella intellettiva, l’agire sono sollecitate ad amare “ il Signore Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Eppure, tante volte questo concetto di “totalità” ci mette in crisi, perché ci sentiamo presi da mille preoccupazioni, tensioni, impegni, libri da studiare. Come possiamo trovare un poco di spazio o di tempo per Dio, per amarlo e per servirlo, quando a stento riusciamo ad essere fedeli ai nostri impegni? Il richiamo di Gesù è un invito forte a coltivare “la nostra vita interiore”: non dobbiamo aver timore di incontrarci con il mistero di Dio nella preghiera o nel silenzio, di iniziare le nostre giornate e di chiuderle sentendoci sempre custoditi dal suo amore.

Testimonianza: Beato Antonio Rosmini, sacerdote, filosofo, fondatore dell’Istituto della Carità e delle Suore della Provvidenza (Italia, 1797 -1855 )
Fratelli miei, l’oggetto della carità è Dio e Gesù Cristo nella sua umanità, come Capo della Chiesa: dico Dio in quanto è amante, e dico Cristo in quanto è pure amante; perché non può essere perfetto oggetto di amore quello che non è capace di amare, ed egli stesso non è amante. Per questo scopo, dunque, l’apostolo Paolo prega affinché i Cristiani non solo conoscano superficialmente, ma di più, in virtù di Cristo che abita in essi per la fede, e in virtù della carità nella quale sono “radicati e fondati”, “comprendano” l’oggetto della loro stessa carità, cioè Dio e Gesù Cristo. E poiché la carità di Dio per gli Efesini è, senza dubbio, pari alla grandezza della sua natura, l’Apostolo prega affinché comprendano questa natura di Dio, che egli descrive con quelle quattro infinite dimensioni, di cui già parlava il Libro di Giobbe (11,7-9 ), come di proprietà incomprensibili: 1. La larghezza, simbolo della carità di Dio, che abbraccia tutti gli uomini; 2. La lunghezza simbolo della carità di Dio, che dura in eterno; 3. L’altezza, simbolo della carità di Dio, che tende ad innalzare la creatura intelligente al Sommo Bene ed all’ultima perfezione; 4. La profondità, simbolo della carità di Dio, che con disegni di irraggiungibile sapienza e con misteri nascosti da secoli, come fu quello della croce, compie l’opera che si è proposta (Antonio Rosmini, Discorsi su “La dottrina della Carità”).


13 marzo 2010: Sabato della terza Settimana di Quaresima

Letture: Osea 6,1-6; Luca 18,9-14
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato...» (Lc 18,10-14 ).

Riflessione: Lo stile della nostra preghiera
La parabola del pubblicano e del fariseo al tempio per la preghiera coinvolge in prima persona ciascuno di noi e ci costringe ad interrogarci sulla qualità della nostra preghiera, deve essere una preghiera continua, sincera, umile e fiduciosa. La nostra preghiera deve assumere i tratti della continuità e tutta la nostra vita deve diventare una preghiera continua. L’aspetto della sincerità è posto in luce dal versetto iniziale della parabola: «Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri», la preghiera illumina anche le pieghe più profonde del nostro essere, mette in luce le contraddizioni che si annidano nel nostro cuore, perché dinnanzi a Dio non possiamo presentarci con il volto coperto da una maschera che nasconde la nostra identità. La preghiera ci rende liberi e veri davanti a Dio e nello stesso tempo umili, consapevoli della nostra condizione di creature bisognose di perdono. Allora, la fiducia nasce nel nostro cuore la certezza di essere esauditi.

Testimonianza: San Camillo de Lellis, sacerdote, fondatore dell’Ordine dei Ministri degli Infermi (Italia 1550 – 1614 )
Durante un viaggio al convento di S. Giovanni Rotondo, era l'anno Santo 1575, incontrò un frate che se lo prese in disparte per dirgli: "Dio è tutto. Il resto è nulla. Bisogna salvare l'anima che non muore...".Nel lungo viaggio di ritorno, tra gli anfratti del Gargano, Camillo meditava. Ad un tratto scese di sella, si buttò a terra piangendo: "Signore, ho peccato. Perdona a questo gran peccatore! Me infelice che per tanti anni non ti ho conosciuto e non ti ho amato. Signore, dammi tempo per piangere a lungo i miei peccati". Chiese di diventare cappuccino, ma presto venne dimesso dal convento, a causa di una piaga che non cessava di suppurare (Antonio Sicari, Ritratti di Santi – Felice Ruffini, San Camillo de Lellis)
E ispirato dal Signore, uno vorrà esercitare le opere di misericordia corporali e spirituali secondo il nostro Istituto, sappia che deve essere morto al mondo, cioè ai parenti, amici, cose e a se stesso, per vivere solamente per Gesù crocifisso sotto il soavissimo giogo della perpetua povertà, castità, ubbidienza e servizio dei poveri infermi anche appestati, nelle necessità corporali e spirituali, di giorno e di notte […]. Farà questo per vero amore di Dio, per la penitenza dei propri peccati (…) (Camillo de Lellis).

QUARTA SETTIMANA DI QUARESIMA
14 marzo 2010: Quarta Domenica di Quaresima

Letture:Giosuè 5,9a. 10-12; 2 Corinzi 5,17-21; Luca 15,1-3.11-32
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa (Lc 15,11-24 ).

Riflessione: Il Padre, amore che non giudica
Il centro della parabola è la rivelazione del cuore di Dio; al suo volto dobbiamo guardare, non ai peccati diversi ed equivalenti dei due figli. Il prodigo è storia di umanità decaduta eppure incamminata, dissacrata eppure con dentro la nostalgia di Dio. Se ne va, un giorno, il giovane, in cerca di felicità: crede di trovarla nelle cose e nel piacere. Ciò che trova invece è una diminuzione di umanità: il libero ribelle è diventato servo, ridotto a contendere le ghiande ai porci, a morire di fame. Così è il peccato: tutto ciò che fa diminuire la nostra umanità. Eppure anche nell'ultimo naufragio rimane un santuario di nobiltà: «Allora rientrò in se stesso», convertendosi a sé più che al padre. Ma nel fondo di se stesso il figlio trova due forze: un desiderio di vita («Io qui muoio!») e l'immagine del padre. Solo chi cerca la vita troverà Dio. E, viceversa, si può dire che soltanto chi cerca davvero Dio troverà la pienezza della vita. Ed è così che inizia il viaggio. Non torna per amore, torna per fame. Non per pentimento, ma perché la morte ormai gli cammina a fianco. Cercava un buon padrone, non osava ancora, non osava più cercare un padre: «Trattami come un servo». Cercava vita, troverà Dio. «Il padre lo vide da lontano, commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò». E interrompe i discorsi che il figlio aveva preparato, il suo proposito di tornare come servo. Lo interrompe, per convertirlo proprio da quell'idea. Il padre è stanco di avere dei servi invece che dei figli. Almeno il lontano che torna gli sia figlio. Il peccato dell'uomo è di essere schiavo invece che figlio di Dio (S. Fausti). «Presto, dice, anello, abiti, un banchetto, una festa!». Il centro della parabola è la rivelazione del cuore del Padre; al suo volto dobbiamo guardare, non ai peccati diversi ed equivalenti dei due figli. A lui non interessa condannare e neppure assolvere, non interessa giudicare o pareggiare i conti, ma esprimere un amore esultante, indistruttibile, incondizionato. Dio è esclusivamente amore. Il figlio maggiore torna dai campi, vede ed entra in crisi. Non riesce ad accettare come fratello quel dissoluto («Questo tuo figlio», dirà), non accetta un padre che fa festa al figlio ribelle (infatti mai lo chiama: «Padre»). Io ho sempre ubbidito, ho osservato tutti i tuoi comandi, e a me neanche un capretto! È l'uomo dei rimpianti, onesto e infelice, che ha perso la gioia di vivere: non ama quello che fa', lo subisce, e il cuore è assente. Quanti cristiani sono così, onesti e infelici (…). Vivono da salariati e non da figli. Ma l'amore del padre non è commisurato ai meriti dei figli, sarebbe amore mercenario. Non si misura su di un capretto. Non c'è nessun capretto, c'è molto di più: «Tutto ciò che è mio è tuo» (Padre Ermes Ronchi)

Testimonianza: San Benedetto Menni, sacerdote, dell’ordine dei Fatebenefratelli, Fondatore delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù (Italia – Spagna – Belgio 1841-1914 ) Corrispondiamo sempre al vivo desiderio di Gesù, il quale vuole che, diffidando di noi stessi, confidiamo in lui. poiché egli ci darà dolore dei nostri peccati, speranza sicura del perdono,fiducia e sprone nella preghiera, coraggio e forza nella pratica di tutte le virtù, carità verso il prossimo, pazienza nelle avversità, costanza nella virtù e perseveranza sino alla fine (Benedetto Menni, Lettere)

15 marzo 2010: Lunedì della quarta Settimana di Quaresima
Letture: Isaia 65,17-21; Giovanni 4,43-54
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire (Gv 4,16-47 ).

Riflessione: Il dono della vita
L’evangelista Giovanni narra la guarigione del figlio del funzionario regio dopo che Gesù aveva operato il primo segno miracoloso a Cana, questo episodio mostra due diversi modi di accostarsi a Lui. I Galilei lo aspettavano con ansia e quando giunse nella ragione lo accolsero con gioia, la notizia dei prodigi che aveva compiuto lo aveva preceduto. Anche un funzionario del re, un pagano, lo attendeva, aveva un figlio malato a Cafarnao, città poco distante, che stava morendo (cf. Gv 4,46 ). Mosso non dall’angoscia non esitò a cercare Gesù e chiedergli la guarigione del figlioletto. Gesù sembra opporre resistenza alla sua richiesta: «Se non vedete miracoli non credete!», quel padre non desiste dalla sua richiesta, si aggrappa a Gesù come alla sua ultima possibilità. La risposta che ottiene è preludio della guarigione: «Va': tuo figlio vive!». Quell’uomo crede alla parola di Gesù e torna sui suoi passi. Il Figlio di Dio è disceso sulla terra, ha condiviso la situazione di povertà di quel funzionario regio e così l'ha restituito alla vita di grazia. Aiutaci, Signore, a riscoprire la grandezza del nostro Battesimo, in esso hai fatto di noi creature nuove, hai cancellato le nostre colpe, ci hai fatto dono della vita nuova di figli di Dio.

Testimonianza: San Lepoldo Mandic, sacerdote, cappuccino, ministro del sacramento della Penitenza nella Basilica del Santo a Padova e apostolo dell’unità dei cristiani (Crozia – Italia, 1866-1942 )
Tutti accorrevano al suo confessionale, piccoli e grandi, dotti e popolani, religiosi, sacerdoti, chierici e laici. Rinchiuso nella sua stanzetta di due metri per tre, con una finestrella malamente difesa dalle impannate e aperta su un cortiletto stretto e soffocato, padre Leopoldo esercitò fino alla morte il ministero della riconciliazione e della misericordia (…). Confessava da dieci a dodici ore al giorno, incurante del freddo, del caldo, della stanchezza, delle malattie. "Stia tranquillo - diceva ai suoi penitenti - metta tutto sulle mie spalle, ci penso io" (…). Egli andava incontro con gioia al penitente, anzi lo ringraziava e avrebbe voluto abbracciarlo (…). Venne tacciato di lassista, di "manica larga", e soffrí molte contraddizioni. Ma egli, indicando il Crocifisso, rispondeva con meravigliosa esperienza della misericordia di Dio: "Se il Crocifisso mi avesse a rimproverare della manica larga risponderei: Questo triste esempio, paron Benedeto, me l'avete dato voi; ancora io non sono giunto alla follia di morire per le anime!" (Dal sito Frati Cappuccini)

16 marzo 2010: Martedì della quarta Settimana di Quaresima
Letture: Ezechiele 47,1-9.12; Giovanni 5,1-3.5-16
1Dopo questi fatti, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzata, con cinque portici, 3sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici (Gv 5,1-3 ).
Riflessione: L’acqua della vita
Presso la piscina c’è un uomo paralitico, è lì da trentotto anni, attende l’arrivo di qualcuno che presti attenzione a lui e lo immerga nell’acqua risanatrice, appena agitata dal Soffio divino. Questa lunghissima attesa ha spento in lui ogni motivo di speranza, perché troppe volte era pronto a buttarsi, ma altri sono arrivati prima di lui. Egli non osava pensare che la domanda di Gesù fosse un’offerta di aiuto e di guarigione. Per questo la sua risposta è una dichiarazione di impotenza e di povera solitudine: «Signore, non ho nessuno che mi aiuti!» (Gv 5,7 ). Oggi ci troviamo un po’ tutti ai bordi della piscina presso la porta delle Pecore, chiamata in ebraico Betzatà, con i nostri fallimenti, i nostri sogni infranti, con il vivo desiderio che qualcuno passi e ci risani, che sia una vigile presenza d’amore accanto a noi sempre. Il Signore Gesù è il solo capace di liberarci dalle nostre paralisi, lui è la presenza che rompe la prigione della nostra solitudine. Tocca a noi andare presso di lui, con il coraggio dell’affidarci e trovare in lui quella Sorgente di acqua viva che zampilla per la vita eterna, guarisce e risana tutto e rende la nostra terra un nuovo paradiso terrestre. Quest’acqua è immagine dell’acqua del Battesimo.

Testimonianza: Beato Giuseppe de Anchieta, sacerdote, gesuita, apostolo del Brasile (Spagna –Brasile 1534-1597 )
Avrei tante cose da raccontare, specialmente degli schiavi, dei quali alcuni appena ricevuto il battesimo, oppure poco dopo essersi confessati, passano al Signore. Per questa ragione noi andiamo continuamente visitando i vari villaggi, sia dei Portoghesi sia degli Indios, noncuranti dell’inclemenza del tempo, caldo o piogge, e delle piene dei fiumi. Ci è anche spesso capitato di andare a soccorrere ammalati, di notte e per boschi tenebrosi e con tutto il disagio di sentieri difficili e del tempo cattivo. Questa gente è numerosa e dispersa; non siamo perciò in grado di occuparci di tutti, e anche se fossimo assai di più non potremmo mai bastare. Inoltre noi stessi, che siamo a loro servizio, molte volte cadiamo ammalati oppure siamo cosi stanchi che ci è impossibile proseguire, e avremmo bisogno del medico noi non meno di loro. Nulla pero è assolutamente arduo per chi, pieno di amore di Dio, cerca la salvezza delle anime e non esiterebbe a dare per esse la propria vita. (Giuseppe de Anchieta, Lettera al Padre Generale Giacomo Laynez)

17 marzo 2010: Mercoledì della quarta Settimana di Quaresima
Letture: Isaia 49,8-15; Giovanni 5,17-30
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno (Gv 5,24-25 ).

Riflessione: Dalla morte alla vita
L’evangelista Giovanni sottolinea lo stretto legame che esiste tra ascolto della Parola di Gesù e fede. Credere vuol dire entrare nel circuito di amore che unisce il Padre e il Figlio in comunione; significa riconoscere che il Padre possiede la vita eterna, udire la voce del Figlio di Dio che ci rivela le opere meravigliose del Padre suo e nostro. «Come il Padre, Gesù suscita la fede mediante la sua parola: segno che aderendo a Cristo gli uomini possono ormai avere libero accesso alla salvezza. E’ Gesù, dunque, che con la sua parola, i suoi doni, la sua presenza ci introduce all’esperienza della “tenerezza” di Dio: una tenerezza che ha, ad un tempo, le caratteristiche dell’amore materno e paterno»(Nuovo Messale Feriale, LDC, Leumann 1994, 345 ).
Il Vangelo ci richiama al tema della fede: il giorno del nostro Battesimo siamo passati dalla morte alla vita attraverso l’acqua che purifica e il dono dello Spirito. Sono stati i nostri genitori a professare per noi la fede in Dio Padre e Creatore, in Gesù suo Figlio, crocifisso e risorto, nello Spirito Santo Paraclito e noi l’abbiamo rinnovata il giorno della nostra Cresima. Quest’oggi la liturgia ci offre l’opportunità di approfondire il mistero di Dio alla luce della rivelazione di Gesù. «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18 ).

Testimonianza: San Giovanni Battista de la Salle, sacerdote, fondatore deella Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane (Francia 1651-1719 )
Lo spirito dell’Istituto sia uno spirito di fede, che induca i membri a guardare tutto con gli occhi della fede, a nulla intraprendere se non mirando di piacere e Dio (…). Vostro primo pensiero sia di farvi regolare dallo spirito di fede; non dal capriccio, dalla propria stima, dal costume degli uomini e del mondo né dalla stessa ragione. La vostra fede sia operativa e (vissuta nella) carità, perché, distaccandovi da ogni bene, vi disponga a perder tutto, piuttosto che offender Dio; a privarvi di tutto quello che possa concorrere ad allontanarvi dal suo piacere; a sacrificare l’onore, la salute, la stessa vita, per la gloria di Dio e l’imitazione di Gesù Cristo. (Giovanni B. de la Salle, Scritti)


18 marzo 2010: Giovedì della quarta Settimana di Quaresima

Letture: Esodo 32,7-14; Giovanni 5,31-47
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole? (Gv 5,45-47 ).

Riflessione: Il Dio della vita
L’episodio del «vitello di metallo fuso«, narrato dal libro dell’Esodo, esprime la ricerca distorta di Dio, l’uomo cerca di farsene un’immagine per possederlo più che per pregarlo, per saperlo un dio taumaturgo per ogni necessità più che per adorarlo con tutto il cuore, la mente e le proprie forze. Gli Israeliti si prostrano davanti a questo idolo, opera delle mani dell’uomo (Sal 115 [113b], 4 ) e proclamano: « Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto» (Es 32,8 ). Mosè sale sul monte Sinai per supplicare il Signore di recedere dalla sua ira. La preghiera che rivolge all’Altissimo è un grido di intercessione e, nel contempo, un appello alla grandezza della misericordia divina. L’idolatria tentò non solo gli Israeliti nel deserto, tenta ancor oggi l’uomo con nuove forme, nuovi modelli. Nel Battesimo abbiamo rinunciato al male, domandiamoci se la nostra adesione al Dio della vita e la nostra pratica cristiana hanno la qualità della fede autentica, che è adesione a Dio che si rivela in Gesù di Nazaret.

Testimonianza: San Luigi Maria Grignon de Monfort, sacerdote, fondatore (Francia 1673-1716 )
La Sapienza incarnata, è bello, dolce e caritatevole! La Sapienza è bella nell’eternità, perché splendore del Padre, specchio tesissimo e immagine della sua bontà, più bella del sole e più lucente della stessa luce. E’ bella nel tempo, perché formata dallo Spirito Santo . Non si deve immaginare che, oggi, perché glorioso e trionfante, Gesù sia meno dolce e condiscendente. Tutt’altro! La sua gloria perfeziona, in certa maniera, la sua dolcezza. Egli desidera non tanto apparire, quanto di perdonare non tanto di ostentare le ricchezze della gloria, quanto quelle delle misericordia.. (Luigi M. Grignon de Monfort, L’amore dell’eterna Sapienza, XI, 126-127 )

19 marzo 2010: San Giuseppe,
Sposo della Beata Vergine Maria

Letture: 2 Samuele 7,4-5a.12-14a.16; Romani 4,13.16-18.22, Matteo 1,16.18-21.24a o Luca 2,41-51a
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (M 1,18-21 ).

Riflessione: Giuseppe, sposo di Maria
Giuseppe, lo sposo di Maria, è un uomo giusto, che vive nell’umiltà e nel silenzio un grande dramma interiore e si rende obbediente alla volontà di Dio: la sua vita, la sua storia personale, sarà completamente trasformata dall’irruzione di Dio.
La sua figura, attira la nostra attenzione, sembra quasi che san Giuseppe voglia suggerirci come accostarci all’evento centrale che ha cambiato la storia dell’umanità ed ha segnato l’incontro di Dio con l’umanità.
Il papa Paolo VI così parlava dello Sposo della Vergine Maria: San Giuseppe ha fatto ”della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero della incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta”; ha usato l’autorità legale che a lui spettava sulla sacra famiglia “per farle dono totale di sé, della sua vita, del suo lavoro; ha trasfigurato “la sua umana vocazione all’amore domestico nella sovraumana oblazione di sé. Del suo cuore e d’ogni sua capacità, nell’amore posto a servizio del Messia, germinato nella sua casa, suo figlio nominale e figlio di David, ma in realtà figlio di Maria e figlio di Dio”. Davanti a questa rivelazione Giuseppe ha un momento di paura e di smarrimento, l’angelo che gli appare, lo invita a non temere. San Giuseppe ci invita ad accogliere Gesù nel silenzio della contemplazione, nell’obbedienza di chi sa piegarsi dinanzi ad un disegno più grande delle sue capacità di umana comprensione, nello stupore di chi mette il suo destino nelle mani del Signore e per questo può cantare le grandi opere del Signore e proclamare la sua fedeltà.

Testimonianza: San Leonardo Murialdo, sacerdote, fondatore dei Giuseppini del Murialdo (Italia 1828-1900 )
Qual grande elogio non tesse adunque di Lui l’Evangelista, quando scrive quelle semplici parole: « Giuseppe, sposo di Maria!». Tal parola ci dice che Giuseppe adunque fu quel mortale avventurato che possedette la parte migliore degli affetti del cuore di Maria, il più puro, il più santo; ci dice che egli fu il fedele suo consorte che divise le gioie e i dolori, le speranze e i timori, della più eletta fra le figlie di Eva; che fu il fortunato custode della verginità di questa primogenita tra le figlie di Dio: che fu lo sposo mortale della mistica Sposa dello Spirito Santo; che fu, in una parola, custode, compagno, sposo della Madre di Dio .Giuseppe è fatto custode di Gesù, del più ricco tesoro che ci sia non solo in terra, ma anche in cielo; di quel Gesù, che se è vero uomo è anche vero Dio, onde può dirsi che la casa di Giuseppe diventa il Tempio di Dio, giacché Dio stesso abita sotto spoglie mortali! Oh altissima dignità di Giuseppe: essere eletto a custode di un Uomo-Dio; dignità che lo rende oggetto di santa invidia per gli Angioli stessi del Cielo; giacché il Sovrano Signore dell'Universo alla custodia di Giuseppe commise lo stesso Creatore, per amor degli uomini fattosi uomo (Leonardo Murialdo, Scritti).


20 marzo 2010: Sabato della quarta Settimana di Quaresima

Letture:Geremia 11,18-20; Giovanni 7,40-53
All’udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!» (Gv 7,40-41.45-46 ).

Riflessione: La Parola della vita
Il vangelo di Giovanni fin dalle prime battute vuole approfondire il senso delle controversie riguardo alla persona di Gesù ed invitare il credente in Lui ad accoglierlo e riconoscerlo come « il Cristo, il Figlio di Dio» e perché, credendo in Lui, abbiamo la vita nel suo nome» (Gv 20,30 ). I temi dell’accoglienza e del rifiuto di Gesù si evidenziano nel tema dell’opposizione tra luce e tenebre, vita e morte; all’inizio del suo testo l’apostolo dice che Gesù «venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11 ), la fine della prima parte della sua narrazione si conclude con la decisione dei sommi sacerdoti e dei farisei di mettere a morte Gesù (cf. Gv 11,53-55 ). Tra queste due momenti si colloca il brano che la liturgia ci invita oggi a riflettere: tra la gente che ascoltava Gesù sorgono opinioni diverse sulla sua identità ed origine. Gli avversari si rifiutavano di credergli, perché veniva dalla Galilea e, affermavano, che in Galilea non poteva sorgere un profeta, le loro ostilità nei suoi confronti giungeva fino ad affermare che quanti lo seguivano erano maledetti. Signore Gesù, noi cerchiamo il tuo volto e desideriamo che la sua luce ci illumini, la tua parola ci sostenga con la sua forza, affinché possiamo anche noi ripetere: «Mai un uomo ha parlato così!» Gv 7,40 ).

Testimonianza: Sant’Enrico de Ossò, sacerdote, fondatore della Società di Santa Teresa, (Spagna 1840-1896 )
Pensare come Cristo Gesù, sentire come Cristo Gesù, amare come Cristo Gesù, agire come Cristo Gesù, conversare come Cristo Gesù, parlare come Cristo Gesù, in una parola conformare tutta la nostra vita a quella di Cristo, rivestirci di Cristo Gesù: in questo consiste l'interesse unico, l'occupazione essenziale e primaria di ogni cristiano. Perché cristiano significa alter Christus, altro Cristo, e non si potrà salvare se non colui che sarà trovato conforme all'immagine di Cristo. E per conformarci alla vita di Cristo è necessario prima di tutto studiarla, conoscerla, meditarla, e non solo nella corteccia esterna, ma penetrando nei sentimenti, affetti, desideri, intenzioni di Cristo Gesù, allo scopo di poter fare tutto in unione perfetta con Lui. Gesù stesso, con la sua bontà e le sue parole, ci invita a questo. Ma, come impareremo, ad esempio, la sua mansuetudine ed umiltà; come in ogni azione ci porremo davanti a Cristo per imitarlo, se non conosciamo i sentimenti del suo Cuore nel compierla? Infatti; Verbo eterno del Padre, per la nostra salvezza discese dal cielo, s'incarnò, patì, morì, risuscitò, sali al cielo, rimanendo tra noi fìno alla consumazione dei secoli nel Santissimo Sacramento dell' altare per essere nostro compagno, conforto, cibo.

QUINTA SETTIMANA
DI QUARESIMA
21 marzo 2010: Quinta Domenica di Quaresima


Letture: Isaia 43,16-21; Filippesi 3,8-14; Giovanni 8,1-11
Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,1-11 ).

Riflessione: Il Signore fa cose nuove
Nella prima lettura il Signore dice che sta creando cose nuove e che non ricorda più le cose passate. Nel Vangelo lo fa', perché riesce a vedere in questa donna adultera non ciò che è stata ma ciò che può diventare. Questo implica la sua capacità di accoglierla, difenderla e sperare; soprattutto sperare che questa donna è in grado di fare cose buone. Gesù non la chiude nel suo passato, anzi la libera da esso, la scioglie, come si scoglie uno schiavo dalle catene, perché riesce a vedere in lei qualcos'altro che un adultera e così gli consente di correre verso un futuro tutto nuovo.
A quelli che l'interrogano sul da farsi Gesù risponde con la famosa frase: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". Attenzione: non è come dire: "Come ti permetti di giudicare proprio tu che.". Se così fosse con questa premessa Gesù paralizzerebbe tutti i tribunali di questa terra. Non sarebbe un discorso costruttivo. Gesù, il problema della giustizia, l'affronta molto seriamente. Ricordiamo che la prima pietra doveva essere lanciata dal testimone, non dalla parte lesa, cioè da colui che si assumeva la responsabilità della legittimità della condanna. Quindi proporre che scagli la prima pietra chi è senza peccato, assumendo il ruolo del testimone, è come dire: "Chi è convinto che questa condanna è giusta e utile per il bene della comunità scagli la prima pietra". I più anziani, che ne hanno lapidate tante, rammentano il disagio vissuto in altre lapidazioni e tutti i discorsi fatti successivamente tra amici sulla discutibilità e l'utilità della sentenza data, e se ne vanno. Loro sanno che amministrare la giustizia non è facile. Penso che avranno guardato con ammirazione il coraggio di Gesù di prendere le difese di questa donna e di assumersi così lui in prima persona la responsabilità di giudicarla e di far si che non faccia più del male. Per ottenere questo, Gesù salirà in croce. Lo vedo il collegamento tra il fatto che Gesù non condanna questa donna e la Sua condanna a morte? (Padre Paul Devreux).

Testimonianza: Beato Gaspare Stanggassinger, sacerdote, redentorista (Germania 1871-1899 )
L’unico motivo che mi spinge a ricevere l’ordinazione sacerdotale è la gloria di Dio e la salvezza delle anime. In questa prospettiva intendo affidarmi totalmente alla santa volontà di Dio, giacché io non sono altro che uno strumento nelle mani di Dio e giacché la mia attività potrà essere fruttuosa solo là, dove mi condurrà l’obbedienza. Intendo regolare la mia attività totalmente secondo la santissima volontà di Dio. Andrò sempre dove vogliono i superiori. Solo così contribuirò alla salvezza delle anime affidatemi da Dio amatissimo attraverso la santa vocazione sacerdotale. Con la grazia di Dio, cercherò di farmi tutto a tutti. Se avrò la libera scelta, preferirò piuttosto di confessare i poveri, gli ignoranti, i diprezzati e predicar loro, indicando la via del cielo ( G. Stanggassinger, Scritti spirituali del prima dell’Ordinazione sacerdotale 6-15 giugno 1895 ).


22 marzo 2010: Lunedì della quinta Settimana di Quaresima

Letture: Daniele 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Giovanni 8,12-20
Di nuovo Gesù parlò loro e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12 ).

Riflessione: Io sono la Luce del mondo
Il brano evangelico odierno segue immediatamente l’episodio della peccatrice perdonata. Il contesto in cui avviene il dialogo fra Gesù e i suoi oppositori è quello della festa delle Capanne, quando la città di Gerusalemme si illuminava di una miriade di luci festose. Con queste luminarie il popolo voleva ricordare la presenza misericordiosa di Dio che aveva guidato il suo popolo fuori dalla schiavitù egiziana e gli aveva indicato il cammino da percorrere fino alla terra promessa attraverso una nube luminosa. L’evangelista Giovanni, proponendoci l’autorivelazione che Gesù fa di se stesso come luce del mondo, denuncia quanti si chiudono al suo messaggio, essi preferiscono camminare nelle tenebre e chiudersi alla rivelazione di Dio. Essi si rifiutano di conoscere Dio, perché rigettano colui che è il Figlio di Dio, condannandolo essi condannano colui che è il Giusto, la Vittima di espiazione dei nostri peccati (1 Gv 2,1-2 ).

Testimonianza: Beato Giacomo Alberione, sacerdote, fondatore di numerosi congregazioni dedite all’apostolato (Italia 1884-1971 )
La fede è libera adesione alla rivelazione; perciò occorre il nostro sforzo. Con la preghiera e l’esercizio, la fede diverrà più ferma, più operosa, più semplice, più illuminata. È veramente una fiamma che illumina e riscalda. È cosa divina, ma affidata all’uomo, e quindi la si può perdere come la si può mantenere viva e accrescere. È la fede che salva, e gli uomini per salvarsi avranno bisogno di credere le verità eterne (…). Ecco la necessità della divulgazione della parola di Dio (…). La fede che produce la carità e la carità che segue la fede fanno l’apostolo. Fede che si dimostra con la vita pratica, facendo come se tutto dipendesse solo da Lui! Quando manca la fede, manca la radice, e quando in un albero manca la radice, muore. Quando Dio dà una vocazione, una missione a un’anima, le dà pure tutte le grazie, gli aiuti necessari per compiere quella data missione”. Egli non viene mai meno. Possiamo venir meno noi con la nostra incostanza e debolezza nella fede, ma Dio no: Egli non manca mai. Infondetemi, o Divino Maestro, una fede intima, costante, gioiosa. Essa è il sole della mia vita; la lucerna per il cammino verso l’eternità; un dono della vostra amabile carità. Io pregherò sempre per chi non ha questo dono ineffabile della fede. Perfezionate la mia fede, o Divino Maestro; troppo ho già meritato il rimprovero: “Uomo di poca fede” (Giacomo Alberione, dalle Circolari all’Istituto Maria Santissima Annunziata)



23 marzo 2010: Martedì della quinta Settimana di Quaresima

Letture: Numeri 21,4-9; Giovanni 8,21-30
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite» (Gv 8,28-29 ).

Riflessione:Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo
«Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono» (Gv 8,28 ). Gesù, che si è presentato come luce del mondo, sarà rifiutato e innalzato sulla croce, ma proprio dall’alto di quello strumento di morte egli si manifesterà e sarà riconosciuto come «Io sono». Nel vangelo di Giovanni l’espressione «innalzare il Figlio dell’uomo» corrisponde ai preannunci della passione, morte e risurrezione nei sinottici. L’evangelista scorge fin da subito la croce come «gloria» e la morte di Cristo come il compimento dell’«ora»: Gesù innalzato sulla croce attira a sé tutti gli uomini per effondere su di essi il dono dello Spirito e la vita eterna a quanti credono in lui. «Egli è “il” Figlio di Dio che ci mostra il vero volto del Padre che è amore e servizio, perdono e salvezza per ogni perduto. All’origine della sua uccisione c’è l’ignoranza di Dio come Padre e di noi stessi come figli» (Silvano Fausti, Una comunità legge il vangelo di Giovanni I, EDB –Ancora, Bologna – Milano 2002, 205 ). Signore, innalzato sulla croce attira a te il mondo intero, catturalo con la potenza del tuo amore Dona a tutti quelli che ti guardano di ritrovare nuova forza per continuare il cammino della vita, libera dal veleno della morte e dagli assalti del male l’umanità spesso smarrita e incerta del futuro,guarisci con il tuo perdono le ferite delle menzogna affinché tutti si aprano alla tua divina Persona.

Testimonianza: San Gaspare Bretoni, sacerdote (Italia 1777-1853 )
“Moltissimi seguono Cristo per la mercede temporale. Ma il mercenario giunto alla porta si paga e resta escluso dalla casa. Molti seguono Cristo come servi, per timore: questi seguono, ma da lontano, e stando lontani non comunicano ai segreti del loro Signore. Il servo non sa quello che fa il suo padrone (Gv15,15 ). Alcuni seguono Cristo come figli, per amore un po’ interessato dell’eredità. Ma i figli spesso sono più amati che amanti: e arrivano anche a sprezzare il padre, se comanda cose contrarie ai loro gusti, magari ragionevoli e utili, ma difficili e ardue. Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me (Is 1,2). Pochi seguono Cristo come amici, i quali fondano il loro amore sullo scambio reciproco di beni; ma se venga meno la dolce influenza di questi beni e si sostituisca invece la partecipazione ai mali dell’amico, lo abbandonano. Quegli stessi che erano dichiarati amici da Cristo abbandonatolo ,fuggirono (Mt 26, 56 ). Pochissimi seguono Cristo come amanti, dovunque egli vada o sul Tabor o sul Calvario, e attratti dal suo profumo corrono dietro a lui; ma non riescono a tenere il suo passo né a gareggiare in velocità con lui che dà non passi bensì salti da gigante nel percorrere la sua via (Gaspare Bretoni, Panegirico di S. Francesco, dal sito: www.stimmatini.it)

24 marzo 2010: Mercoledì della quinta Settimana di Quaresima
Letture: Daniele 3,14-20.46-50.91-92.95; Giovanni 8,31-42
Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31.32 ).

Riflessione:La verità vi farà liberi
Il Vangelo ci presenta il dialogo di Gesù con i Giudei «che avevano creduto in lui»(Gv 8,31 ). Bisogna ben intendere questa affermazione. Più che credere in lui, quei Giudei, erano dei credenti in Dio, Gesù si rivolge loro, ma essi non vogliono intendere il senso delle sue parole, né accogliere la sua rivelazione. Si considerano « discendenti di Abramo (…) mai stati schiavi di nessuno» (Gv 8,33 ). Per questo si chiudono in un orgoglioso rifiuto della persona e della predicazione di Gesù. A loro basta ciò che posseggono: Abramo, Mosè, la Legge data da Dio sul monte Sinai. Il dialogo che il vangelo ci presenta insiste su due parole: libertà e verità, e su ciò che si contrappone ad esse, il peccato e la schiavitù dell’orgoglio. C’è una terza parola, che, benché non presente nel testo di Giovanni, è il punto di arrivo della verità e della libertà: l’amore, l’amore che ha animato tutta l’esistenza di Gesù conducendolo fino alla morte di croce. Queste parole tracciano l’itinerario che ogni credente deve percorrere per seguire il Maestro: rimanere nella sua Parola, essere veramente suoi discepoli, conoscere la verità e essere liberi. La libertà di cui Gesù parla è dono, che riceviamo dal suo sacrificio sulla croce. La libertà che Gesù ci offre ci libera dal male. E’ guardando a Gesù che possiamo gustare il significato autentico della libertà che ci è donata. L’amore ci rende capaci di gesti di gratuità, di servizio, di delicata attenzione verso il prossimo.

Testimonianza: San Giuseppe Cafasso, sacerdote, patrono dei confessori (Italia 1811-1860 )
L’uomo apostolico non abbia altro di mira che la gloria di Dio e la salute delle anime. Tale è l’insegnamento lasciatoci dal divino Maestro: «Io non cerco la mia gloria … Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 8,50. 6,38 ). Questa rettitudine e purità d’intenzione fu sempre il distintivo degli uomini apostolici. Lavorando con tal purità d’intenzione, il sacerdote quasi quasi non sente il peso delle fatiche, poiché il faticare per Dio è più un godere che un patire. Dio solo e nient’altro (Giuseppe Cafasso, Meditazioni per gli esercizi spirituali al clero)

25 marzo 2010: Annunciazione del Signore

Letture: Isaia 7,10-14: Ebrei 10,4-10 ; Luca 1,26-38
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,26-28 ).

Riflessione: L’annuncio a Maria
Nel racconto dell’annuncio a Maria (Lc 1,26-38 ) l’angelo Gabriele, mandato da Dio, parla tre volte: la prima parola è una parola di gioia; la seconda è un invito a non temere; l'ultima parola annuncia l’inizio di nuova vita. Queste parole toccano le corde più intense di ogni esistenza umana: il bisogno di felicità, la paura, il dono della vita. La prima parola: « Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,30 ). Il nome nuovo che Maria riceve è «piena di grazia», amata per sempre». E’ come se l’angelo le dicesse: sii felice, Dio ti ha colmata di amore e di grazia, ti ha amato gratuitamente e teneramente da sempre e per sempre, la sua presenza moltiplica la tua felicità.
«Non temere Maria» (Lc 1,30 ), le dice l’Angelo. Frequentemente nella Bibbia ritorna questa parola, Non temere se Dio non prende la strada della spettacolarità, dell'efficienza, della grandezza; non temere se Dio, l'Altissimo, si nasconde in un piccolo bambino: il Figlio del Dio Altissimo. Tre volte parla l'angelo, tre volte risponde Maria, prima con il silenzio e il turbamento, poi con il desiderio di capire, infine con il servizio. L’ invito «Non temere» risuoni per ciascuno di noi come invito a vincere ogni forma di resistenza ed ogni paura per andare verso Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, lui è il nostro Salvatore. Lui è la Parola di verità che illumina la storia, lui è la vita del mondo. Sulle nostre labbra ci sia la medesima risposta, pronta e fiduciosa, della Vergine Maria: «Eccomi».

Riflessione: San MassimilianoMaria Kolbe, sacerdote, francescano, martire nel campo di sterminio di Auschwitz (Polonia 1894-1941 )
Dio Padre affida a Lei, l'Immacolata, come figlio il proprio Figlio, Dio Figlio scende nel grembo di Lei, mentre lo Spirito Santo plasma il corpo di Cristo nel ventre della Vergine purissima. L'Immacolata diviene Madre di Dio... Ad imitazione di questo Figlio di Dio, debbono essere formati i figli di Dio: imitando Cristo Signore, le anime tenderanno alla santità; quanto più esattamente uno riproduce in se stesso l'immagine di Cristo, tanto più si avvicina alla divinità, divine uomo - Dio. Pertanto, chi non vorrà avere Maria Immacolata per Madre, non avrà neppure Cristo Signore per fratello, Dio Padre non gli invierà il Figlio, il Figlio non scenderà nella sua anima, lo Spirito Santo non formerà con le proprie grazie il corpo mistico sul modello di Cristo, poiché tutto ciò avviene in Maria Immacolata. (Massimiliano M. Kolbe, Nel grembo di Maria l'anima rinasce secondo la forma di Gesù Cristo, SK 1295 ).

26 marzo 2010: Venerdì della quinta Settimana di Quaresima
Letture: Geremia 20,10-13; Giovanni 10,31-42
Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani (Gv 10,37-38 ).

Riflessione: Tra alti e bassi
La nostra fede conosce momenti alti ed intensi e momenti bassi, in cui prevale la sfiducia e Dio si percepisce lontano. E’ come se in noi convivessero gli atteggiamenti della folla di cui ha parlato Giovanni nel brano evangelico, alcuni credono in lui e lo riconoscono come Figlio di Dio, altri negano questo e lo ritengono un bestemmiatore. La fede cristiana deve penetrare fino alle profondità del nostro essere, non deve fermarsi alla superficie come qualcosa che si aggiunge e si può togliere a piacimento, per questo ha bisogno di fondarsi in maniera stabile sulla Parola di Dio. Dobbiamo imparare a frequentare con assiduità i testi sacri per rendere salda la nostra fede e riconoscere che questa Parola si è fatta carne in Gesù di Nazaret. La tue parole, Signore Gesù, siano in noi sorgente di vita, un messaggio di salvezza e di consolazione, un invito ad amarti come nostra forza e nostra roccia, nostra fortezza e nostro liberatore, un appello alla fede in te, o Figlio di Dio e Rivelatore del volto del Padre.

Testimonianza: San Giovanni di Avila, sacerdote (Spagna 1500-1569 )
O miei carissimi fratelli, il Signore apra i vostri occhi perché possiate vedere quanta ricchezza ci dona in quelle cosa che il mondo disprezza! Di quanto onore siamo ricolmi nel disonore, quando cerchiamo la gloria di Dio! Quanta gloria ci é riservata nella presente afflizione! Quanto dolci, amorose e liete sono le braccia del buon Dio, aperte per accogliere i feriti nelle sue battaglie. Quelle braccia che senza dubbio ci stringono in un abbraccio più dolce del miele, tale da compensare tutte le amarezze che possono dare le pene di questo mondo. Se gusteremo di queste cose, desidereremo ardentemente un tale abbraccio. Chi infatti non desidera questa totalità di amore e di desiderio, se non colui che é ignaro di ogni desiderio? Se dunque vi attirano quelle cose grandiose e le volete vedere e godere, sappiate che non c’é via migliore che il soffrire. Questa é la strada percorsa da Cristo e dai suoi. Egli chiama «stretta», ma conduce alla vita (…). Voglia Dio che l’anima nostra non trovi pace, né cerchi altro alimento in questo mondo se non nelle fatiche per la croce di Cristo (Giovanni di Avila, Lettere)


27 marzo 2010: Sabato della quinta Settimana di Quaresima

Letture: Ezechiele 37,21-28; Giovanni 11,45-56
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi (Gv 11,49-52 ).

Riflessione: Il Signore raduna i dispersi
«Era vicina la Pasqua dei Giudei» (Gv 11,56 ), Gesù e i suoi discepoli erano già nelle vicinanze di Gerusalemme mentre i sommi sacerdoti e i farisei cercavano l’occasione propizia per mettere a morte Gesù, ormai lo scontro aveva raggiunto l’apice. E’ Caifa «sommo sacerdote quell’anno» che afferma la logica che guida i capi del popolo ebraico: «è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!» (Gv 11,49 ). L’evangelista rilegge questo progetto di morte: attorno alla croce si aduneranno tutti gli uomini, perché la morte di Gesù è «per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi» (Gv 11,52 ) come «Nel disegno di Dio la morte di Gesù non solo salva il popolo ebraico, ma raduna in unità i suoi figli dispersi nel mondo. Figli di Dio sono tutti gli uomini, che tali diventano, al di là di ogni distinzione di religione e di razza, credendo nel Figlio e amando i fratelli e il Padre»(Silvano Fausti, Una comunità legge il vangelo di Giovanni I, EDB –Ancora, Bologna – Milano 2002, 281).
La Pasqua ormai si avvicina e con essa anche l’ora nella quale il Figlio dell’uomo, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li ha amati fino al dono della vita, offrendosi alla morte sulla croce. Aiutaci, Signore, ad unificare la mia vita e raccogliere i frutti del cammino di questa Quaresima per presentarteli come nostra partecipazione al tuo dono. Aiutaci ad entrare nel clima della prossima Settimana, la Settimana della tua passione, morte e risurrezione Santa con il vivo desiderio di fare la Pasqua con te.

Riflessione: San Giovanni Bosco, sacerdote, fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, educatore dei giovani (Italia 1815-1888 )
«Per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi» (Gv 11,52 ). Le parole del santo Vangelo che ci fanno conoscere il divin Salvatore essere venuto dal cielo in terra per radunare insieme tutti i figli di Dio, dispersi per le varie parti della terra, mi pare che si possano letteralmente applicare alla gioventù dei nostri giorni. Quella porzione la più delicata e la più preziosa dell’umana società, su cui si fondano le speranze di un felice avvenire, non è per se stessa di indole perversa (…) Questi giovani hanno veramente bisogno di una mano benefica, che prenda cura di loro, li coltivi, li guidi alla virtù, li allontani dal vizio. La difficoltà consiste nel trovar modo di radunarli, per poter parlare, moralizzarli. Questa fu la missione del Figlio di Dio; questo può solamente fare la santa sua religione (Giovanni Bosco, Piano di Regolamento per l’oratorio maschile di san Francesco di Sales [1854])

SESTA SETTIMANA DI QUARESIMA:
LA SETTIMANA SANTA
28 marzo 2010: Domenica delle Palme



Letture: Luca 19, 28-40; Isaia 50,4-7; Filippesi 2,6-11; Luca 14-23,56
Quando fu vicino a Betfage e a Betania, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
«Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!» (Lc 19,29-38 ).

Riflessione: Cristo rivela la sua gloria nella sofferenza e nella croce
Con la celebrazione della domenica delle Palme entriamo nella Settimana santa. E’ la grande settimana nella quale il Signore Gesù dona la sua vita sul legno della croce, è la settimana più importante di tutte le settimane dell’anno, perché in esse il dono gratuito della vita, l’amore spezzato come pane e sostegno per l’esistenza raggiunge il suo vertice. In questa settimana tocchiamo con mano la grandezza del perdono, in essa noi tutti riceviamo grazia su grazia, verità e pace sono riversate in maniera copiosa su di noi. In questa settimana siamo liberati dalla schiavitù del peccato, il male è sconfitto e trionfa la vita. Entriamo, dunque, in questa grande settimana con il vivo desiderio di stare con il Signore e accompagnarlo nel suo esodo pasquale. Nei prossimi giorni restiamo uniti al Signore, preghiamo per la pace nel mondo, perché cessino tutte le guerre e le violenze, e anche laddove si è conclusa la guerra termino le ruberie, ritorni la concordia, la volontà di costruire un futuro nel segno della pace. La liturgia odierna è un anticipo della Passione del Signore. Le letture che abbiamo proclamato ci portano a contemplare il Signore Gesù come il Servo che porta su di sé il peccato dell’umanità, la sofferenza, il peso di una ingiusta sentenza. Egli è l’Agnello immolato che non leva la sua voce. Siamo invitati a seguire l’esempio del Maestro: un esempio di mitezza e di pazienza, di umiltà e bontà, di amore donato fino alla consumazione della vita sulla croce.

Testimonianza: San Leonardo da Porto Maurizio, sacerdote, francescano, diffusore della pratica della Via Crucis (Italia, 1676-1751 )
Se terremo vivamente presente davanti agli occhi della mente, come scolpita su tavole, l’acerbissima passione di Cristo, non potranno non aborrire, in virtù dell’irradiazione di così intensa luce, le miserie e le debolezze della nostra vita; anzi ci sentiremo trascinati a rispondere con tanto amore alla carità di Cristo, e ad accettare gioiosamente le inevitabili avversità della vita (Leonardo da Porto Maurizio, Esortazione sulla Via Crucis).


29 marzo 2010: Lunedì della Settimana Santa

Letture: Isaia 42,1-7; Giovanni 12,1-11
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo (Gv 12,1-3 ).

Riflessione: L’unzione di Betania
Sei giorni prima della festa di Pasqua Gesù fu ospite nella casa di Lazzaro, Marta e Maria, qui preparano per lui una cena (cf Gv 12,1 ). Tra i presenti risaltano due figure: Maria e Giuda. Maria compie un silenzioso gesto d’amore e di squisita tenerezza nei confronti di Gesù, un gesto di gratuità, senza calcolo e misura. Il profumo che versa sui piedi di Gesù è prezioso: trecento denari corrispondono al salario di un anno di lavoro per un bracciante agricolo. Accanto c’è Giuda, l’apostolo infedele, che non comprende il gesto di Maria, lo ritiene un inutile spreco. L’evangelista Giovanni ci presenta due esempi nella sequela di Gesù: in Maria l’amore ha dilatato il suo cuore, in Giuda la meschinità e il calcolo lo hanno chiuso definitivamente a Colui che è l’Amore. Alla cena di Betania siamo invitati anche noi come commensali: impariamo a sostare con il Signore Gesù, a lasciarci coinvolgere da quel clima di comunione e d’affetto per il Maestro. Sostiamo in quella casa ospitale per riprendere le fila del nostro cammino dietro a Gesù, un percorso che passa per la morte e approda alla gloria della risurrezione. Aiutaci, Signore Gesù, a stare con te nell’ora in cui hai amato i tuoi amici sino alla fine. Aiutaci a dirti con un gesto d’adorazione silenziosa quanto ci sia prezioso rivivere la tua passione e ricevere il tuo dono d’amore.

Testimonianza: San Paolo della Croce, sacerdote, fondatore dei Passionisti (Italia, 1694-1775 )
Siate dunque fedeli nell’esercizio delle virtù e massime nell’imitare il dolce Gesù paziente, perché questo é il gran culmine del puro amore. Fate che non solamente nell’interno, ma anche nell’esterno si veda da tutti che portate l’immagine di Gesù Crocifisso, tutto dolce, mansueto, paziente. Chi infatti si mantiene interiormente unito con il Figliuolo del Dio vivo, ne porta l’immagine anche al di fuori, con un continuo esercizio d’eroica virtù e massime d’un patire virtuoso, che non si lamenta né di dentro né di fuori. Statevene così tutti nascosti in Gesù Crocifisso, senza desiderare altro che d’essere tutti trasformati per amore in ciò che egli vuole in tutto, in tutto. Così, divenuti veri innamorati del Crocifisso, celebrerete ogni momento la festa della croce nel tempio interiore, in un silenzioso penare senza appoggio a creatura alcuna. E poiché le feste si celebrano con allegrezza, così la festa della croce dei devoti del Crocifisso si fa penando e tacendo con volto ilare e sereno, perché tal festa sia più segreta alle creature e scoperta solamente al sommo Bene. In questa festa si fa sempre solenne banchetto, perché ci si nutre della divina volontà, ad esempio del nostro Amore Crocifisso (Paolo della Croce, Lettere).

30 marzo 2010: Martedì della Settimana Santa
Letture: Isaia 49,1-6; Giovanni 13,21-33.36-38
Dette queste cose, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse (Gv 13,21-22 )

Riflessione:La notte del cuore
Il Vangelo ci porta alla sera del Giovedì santo e all’intimità del Cenacolo; Gesù aveva radunato i suoi discepoli e con loro aveva celebrato la Cena pasquale e donato il suo Corpo e il Sangue; ad essi aveva affidato il comandamento nuovo dell’amore: «amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 13,34 ). Le tenebre che avvolgono Giuda, il discepolo infedele, circondano anche Pietro, che si era dichiarato pronto a seguire Gesù e dare la vita per Lui. Nel suo rinnegamento Pietro capirà la grandezza del perdono e dell’amore del Signore. A differenza di Giuda, Pietro si lascia amare da Gesù: egli si lascerà trafiggere dal suo sguardo e riconoscerà la sua mancanza di fede. Perdonato nel suo peccato, Pietro conosce chi è il Signore e sperimenterà che eterna è la sua misericordia. Confermato nella fede e nell’amore del Signore potrà confermare i fratelli nella fede. La figura di Pietro ci insegna a rifuggire dalla presunzione di essere sempre giusti davanti a Dio e ci invita ad accogliere il suo amore gratuito e fedele.
«Venne notte presto quel giorno. La notte era profonda. Aveva scurito il cuore di chi stava per tradire. I discepoli si chiedevano di chi parlasse Gesù tanto erano poco sicuri di restargli fedeli. Pietro era pronto a giurare che sarebbe rimasto al suo fianco, ma Gesù sapeva bene quanto fragile è la carne. Scende ancora la notte sulla terra degli uomini e solo la tua forza in noi ci conserverà fedeli» (P. Grostefan, In cammino verso Pasqua, EDB, Bologna 2001, 53 ).

Testimonianza: San Gaspare del Bufalo, sacerdote, fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue (Italia, 1786-1837 )
Che grande albero è mai la Croce!... Di codesto dove ne vedo un ramo, dove la pianta e dove il tronco. E qual casa v'è, qual famiglia, diceva San Francesco di Divin Redentore cel dice, che ciascuno porti la sua croce sopra dì questa terra se vuol rendersi suo Sales, che della Croce, non abbia parte in una afflizione, disastro, amarezza? Che anzi, lo stesso seguace... (Gaspare del Bufalo, Predicabili, 28 ). Ecco la mistica pianta di vita eterna sotto cui dobbiamo ricoverarci, affine di cibare le nostre anime dei frutti di essa. Ed oh! beati noi se presso la Croce di Gesù stabiliamo la nostra dolce mansione insieme con Maria Addolorata, e il diletto discepolo San Giovanni. Oh come gusteremo la soavità dei mistici frutti, che mentre ci amareggiano le cose di quaggiù, cì eccitano sempre a nuova fame spirituale di giustizia e di santità (Predicabili, 369 ). La croce è la scala del Cielo, è la cattedra di verità, e lo specchio di ogni santità. Alla Croce adunque atteniamoci per aver meriti nel tempo presente, e corona per la beata eternità (Lettere, vol. 3, f. 288). La Croce è la scala del Cielo. Per essa ci manteniamo nella pazienza e nelle virtù tutte. O Crux, ave, spes unica! (Lettere, vol. 3, f, 309 r).

Immagine
Ultima modifica di Ospite il sab feb 20, 2010 5:45 pm, modificato 2 volte in totale.

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » sab feb 20, 2010 2:30 pm


31 marzo 2010: Mercoledì della Settimana Santa


Letture: Isaia 50, 4-9a; Matteo 26,14-25
Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo (Mt 26,14-16 ).

Riflessione:I preparativi della cena
«La Pasqua è strettamente associata alla croce, quando Cristo, nostra Pasqua, sarà offerto (1Cor 5,7). In essa si compie la liberazione dalla schiavitù, dall’idolatria e dalla morte. Tra due giorni, sulla croce, sarà vinta la violenza che ci tiene schiavi, sarà restituito a Dio il suo volto che la menzogna gli aveva tolto, e sarà restituita all’uomo la vita che gli era stata sottratta»(Silvano Fausti, Una comunità legge il vangelo di Matteo, II, EDB –Ancora, Bologna – Milano 1999, 508). Il verbo consegnare che ricorre nel brano odierno assume un duplice significato: per Giuda esprime il tradimento (in latino “tradere” significa “consegnare”), per Gesù significa il consegnarsi nelle mani degli uomini per realizzare fedelmente la volontà del Padre. Consegnandosi Gesù vince ogni fermento di odio e di morte, la sua debolezza mortale diventa sorgente di vita. Signore di infinita misericordia, abbi pietà dei nostri tradimenti e delle nostre infedeltà, fa’ che non cediamo alle forze del male, ma diventiamo tuoi testimoni fedeli tra i nostri fratelli ed amici e con fiducia ci mettiamo nelle mani del Padre per compiere con te la sua volontà.

Riflessione: San Giovanni della Croce, sacerdote, riformatore del Carmelo con S. Teresa d’Avila (Spagna 1542-1591)
Al momento della morte, Gesù è annientato anche nell'anima, senza alcun sollievo e conforto, essendo stato lasciato dal Padre... in un'in¬tima aridità e così grande che fu costretto a gridare Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (…). Quello fu l'abbandono più desolante che Gesù avesse sperimentato (...) durante la sua vita e, proprio mentre ne era oppresso, Gesù compì l'opera più mera¬vigliosa di quante ne avesse compiute in cielo e in terra durante la sua esistenza (…) opera che consiste nell'aver riconciliato e unito a Dio, per grazia, il genere umano (…). Nella morte di croce "Nostro Signore raggiun¬se il massimo del suo annientamento in ogni campo: nella reputazione degli uomini i quali, vedendolo morire, invece di stimarlo, si burlavano di Lui; nella natura, nel cui confronto si annientò morendo; nell'aiuto e nel conforto spirituale del Padre che in quel momento lo abbandonò affinché pagasse fino all'ulti¬mo centesimo i debiti e unisse l'uomo con Dio. In tal modo Cristo rimase annientato e ridotto quasi a nulla (Giovanni della Croce, Salita Monte Carmelo VI, 11).


1 aprile 2010: Giovedì della Settimana Santa “nella Cena del Signore”

Letture: Esodo 12,1-8.11-14; 1 Corinzi 11,23-26; Giovanni 13,1-15

Riflessione: La Cena del Signore
Gesù, nell'ultima cena, imprime ai gesti e alle parole che la tradizione religiosa giudaica aveva codificato un significato nuovo. Egli spezza il pane e pronunzia su di esso una parola sorprendente: questo è il mio corpo che sarà donato per voi sulla croce. Poi sul calice del vino pronunzia parole di benedizione e di ringraziamento: questo è il mio sangue, questa è la nuova alleanza sancita nel mio sangue versato sulla croce (cf. 1Cor 11,23-26). Queste parole non cessano di stupirci e di rivelarci l'immenso amore di Gesù che attraverso il dono del suo corpo e del suo sangue ci raggiunge, un amore che neppure la morte può spegnere, un amore più forte di ogni chiusura e tradimento.
Signore Gesù, il tuo Corpo e il Sangue ci richiamano alla comunione e alla fraternità come impegno quotidiano di ogni giorno. Sostieni il nostro impegno con la forza del tuo Spirito. Rinnova la consapevolezza che ogni volta che partecipiamo all'Eucaristia ci ritroviamo per riconoscere e cantare al tuo amore, che siamo chiamati a condividere tra noi questo stile di comunione e di donazione gratuita. Fa', o Signore, che la tua parola trovi in noi terreno pronto ed accogliente, che essa sia lampada ai nostri passi tante volte incerti nel buio della notte.

Testimonianza: San Bruno, sacerdote, fondatore dei Certosini (Francia-Italia, 1035 ca-1101)
Come infatti il pane, che per la consacrazione diventerà il Corpo del Signore, è formato dall’unione di molti cicchi di grano, macinati dalla mola e tenuti insieme insieme per l’aspersione dell’acqua, e come il vino, che viene mutato dal Sangue, è ottenuto da molti acini spremuti nel torchio (…), così anche noi, generati alla fede dal faticoso lavoro di chi ha predicato la parola di Dio e macerati dalle opere di penitenza, veniamo a formare un solo corpo, quello di Cristo, mediante l’aspersione dell’acqua del battesimo (Bruno di Colonia, Commento al Salmo 21).

2 aprile 2010: Venerdì della Settimana Santa “nella passione del Signore”

Letture: Isaia 52,13-53,12; Ebrei 4,14-16.5,7-9; Giovanni 18,1-19,42
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cleopa e Maria di Magdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito (Gv 19,25-30).

Riflessione: La croce del Signore
«Adoriamo la tua croce, o Signore; adoriamo il mistero della tua croce e la salvezza che ci viene da te crocifisso» (Antifona della Liturgia ambrosiana del Venerdì Santo)
E’ la Croce della violenza tra gli uomini, è la croce della guerra che tanta povera gente sperimenta pur senza colpa, è la croce dell’ingiustizia e della povertà, è la croce di chi non sa amare e rispettare l’altro nella sua esistenza, nella sua innocenza.
E’ la Croce di tanti giovani che cercano la risposta alle loro attese e incontrano risposte deludenti, non pensano neppure di interrogarsi sui grandi ideali della vita perché non serve a nulla, è la croce di chi si sente stanco e sconfitto e non se la sente proprio più di rialzarsi e riprendere il cammino, perché il suo respiro è affannoso, il passo incerto, e la polvere impedisce di avere uno sguardo limpido sul proprio futuro.
E’ la croce dei tanti silenzi e dei tanti egoismi che non riusciamo a sconfiggere, è la croce dell’incapacità al dialogo e al rapporto fraterno, improntato all’amicizia, all’amore scambievole, è la croce delle tante minacce all’armonia e alla bellezza della vita familiare, alla cordialità dei legami fra le generazioni.
E’ la Croce di chi vede spezzata la continuità della crescita della vita cristiana, perché la gioia non riesce ad essere contagiosa e la religione è vista come un peso da portare.
Eppure, tu, o Signore, hai portato questa croce sulle tue spalle. Insegnaci a farci carico del peso di questo legno e a trasformare la sofferenza, la prova che esso ci richiama in speranza e aurora di pace. Tu, o Signore, ci sei necessario, oggi più che mai, ci sei necessario con la tua croce e la tua risurrezione, ci sei necessario perché la tua vita diventi la nostra vita.

Testimonianza: San Tommaso d’Aquino, sacerdote domenicano e dottore della Chiesa, detto “Dottore angelico” (Italia 1225 ca-1274 )
Anche Cristo, per sottomettersi totalmente alla pena dovuta ai peccatori, volle così non soltanto morire ma anche discendere con la sua anima all'inferno. Il salmo può perciò dire di lui: "Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa, sono come un uomo ormai privo di forza" (Sal 88,5 ). Cristo però discese agli inferi in maniera diversa da come vi erano discesi gli antichi padri. Essi vi erano discesi per necessità e vi erano stati condotti e trattenuti contro la loro volontà. Cristo invece con autorità e liberamente (…). Gli altri, quindi, vi erano come schiavi, mentre Cristo come uomo libero (Tommaso d’Aquino, Commento al Credo).


3 aprile 2010: Sabato della Settimana Santa “nella sepoltura del Signore”

Lettura: Giovanni 19,38-42
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di aloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura (GV 19,38-40).

Riflessione: L’attesa della Pasqua
«La sepoltura di Gesù è il mistero più grande del Figlio. Non fa più niente. E’ morto, fratello di ogni uomo, anche lui sconfitto dalla vita. E’ quel nulla di sé che ognuno paventa, e che ognuno diventa!» (Silvano Fausti, Una comunità legge il vangelo di Matteo, II, EDB –Ancora, Bologna – Milano 1999, 563). Colui che si era proclamato la Luce del mondo, ora è deposto nel buio di un sepolcro, Colui che si era detto la Vita e la Risurrezione nostra ora è prigioniero della morte. «La vita talvolta rassomiglia a un lungo e mesto sabato santo. Tutto sembra finito, sembra che trionfi il malvagio, sembra che il male sia più forte del bene. Ma la fede ci fa vedere lontano, ci fa scorgere le luci di un nuovo giorno al di là di questo giorno. La fede ci garantisce che l’ultima parola spetta a Dio: soltanto a Dio! La fede è veramente una piccola lampada, ma è l’unica lampada che rischiara la notte del mondo: e la sua umile luce si fonde con le prime luci del giorno: il giorno di Cristo Risorto. La storia allora non finisce nel sepolcro, ma esplode nel sepolcro: così ha promesso Gesù, così è accaduto e accadrà! » (Card. Angelo Comastri, Via Crucis al Colosseo 2006, Meditazione alla XIV Stazione).

Testimonianza: Sant’Antonio di Padova, sacerdote francescano (Portogallo – Italia, 1195 ca – 1231)
Il cristiano deve appoggiarsi alla Croce di Cristo come il viandante si appoggia al bastone quando intraprende un lungo viaggio. Deve aver ben impressa nella mente e nel cuore la Passione di Cristo perché soltanto da tale sorgente deriva la parola della vita e della pace, della grazia e della verità. Volgiamo i nostri occhi a Gesù, al Signore nostro inchiodato alla Croce di salvezza! Crocifiggiamo la nostra carne alla sua Croce mortificando i sensi; piangiamo per le iniquità che abbiamo commesso noi e per quelle del nostro prossimo.

DOMENICA DI PASQUA DI RISURREZIONE

Letture: Atti 10,34a. 37-43; Colossesi 3,1-4 o 1 Corinzi 5,6b- 8; Giovanni 20,1-9 o Luca 24, 1-12; nelle messe serali Luca 24,13-35
Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette (Gv 20,1-8 )

Riflessione: La risurrezione del Signore
Celebrare Pasqua è inserirci profondamente nel mistero di Cristo e partecipare della ricchezza della novità della risurrezione: l’amore gratuito e sconfinato di Dio, il dono della vita eterna. La vittoria di Cristo si estende sul male, sul peccato, sul silenzio della morte. In questa solennità si compie il passaggio di Cristo dai vincoli della morte, rappresentata da quella tomba sigillata da una grossa pietra, alla vita e alla gloria eterna, poiché ha donato la sua vita.
Celebrare la Pasqua vuol dire allora per noi e per tutta la Chiesa guardare al futuro con speranza, sostenuti dalla fede in Colui che ha vinto la morte e ha fatto trionfare la vita, significa rinnovare la nostra fede in Colui che fa nuove tutte le cose e offre per ciascuno di noi, per le nostre famiglie, l’umanità intera percorsi di riconciliazione, di pace, sentieri di comunione e dialogo. La Pasqua diventi il nostro nuovo esodo, il nostro passaggio, da tutte quelle forme di male e di peccato verso una vita cristiana rinnovata.

Testimonianza: Beato Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico, sacerdote, domenicano, espresse nella pittura ciò che contemplava nel suo cuore (Italia1387-1455 ). L’affresco “Noli me tangere”si trova nel Convento di San Marco, Firenze
«Si vedono le due mani della Maddalena e la mano di Gesù che frena: che è l’immagine che abbiamo sempre dato del possesso verginale, che tende alla totalità. Ma fino a quando questo tendere alla totalità è a una spanna dal muso dell’altro, veramente si possiede, molto di più che neanche se ci si avventasse sul muso» (Luigi Giussani).

Immagine

Avatar utente
miriam bolfissimo
Messaggi:17747
Iscritto il:dom mag 22, 2005 2:27 pm
Contatta:

replay

Messaggio da miriam bolfissimo » lun feb 22, 2010 9:07 am

Mia carissima anna rita, pace e bene! che bel meditare x qs tempo in cammino: grazie!

Unabbraccissimodellacondivisioneringraziosissimo, miriam bolfissimo ;)
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

Avatar utente
miriam bolfissimo
Messaggi:17747
Iscritto il:dom mag 22, 2005 2:27 pm
Contatta:

Messaggio da miriam bolfissimo » lun feb 22, 2010 9:44 am

...dalla riflessione di oggi 22 febbraio...
  • ...Questa festa [Cattedra di San Pietro, apostolo] ci offre l’occasione per accompagnare con le nostre preghiere papa Benedetto XVI,
    affinché possa compiere fedelmente l’alto compito che la Provvidenza divina
    gli ha affidato quale Successore dell’apostolo Pietro.

    Insieme desideriamo ricordare i vescovi, i sacerdoti, i diaconi e quanti si preparano al sacerdozio,
    lo Spirito Santo li sostenga sempre con la sua luce e la sua forza nel servizio a tutta la Chiesa...
Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

Info da Medjugorje
Messaggi:2707
Iscritto il:ven mag 06, 2005 3:51 pm
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Info da Medjugorje » lun feb 22, 2010 12:30 pm

Carissima Anna Rita, grazie di cuore per questo contribuito di preghiera che ci aiuta a camminare con Gesù sulla via dell'amore, durante il tempo della quaresima. Sei presente nel mio cuore e nelle mie preghiere. Un forte abbraccio da Medjugorje. Silvia :D

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » lun feb 22, 2010 11:05 pm

Nel giorno della Festa della cattedra di San Pietro in comunione di preghiera:
  • Donaci, o Signore,
    di palpitare al ritmo
    del cuore del Papa e
    di far palpitare i nostri fratelli
    con lo stesso battito per sentirci
    vicini con loro al tuo cuore divino.
    Concedici di portare al Papa e
    attraverso la sua guida al tuo vangelo i piccoli,
    i poveri, gli afflitti, che sono i più cari a Te
    e i veri tesori della Chiesa.
    (Luigi Orione)


Un abbraccio grande , a te Silvia , Dio ti benedica e ti protegga sempre ,affinchè tu possa continuare il suo progetto d'amore verso gli ammalati e i più deboli. Prego anch'io per te , la Madonna ti protegga.

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » mar feb 23, 2010 10:18 am

Riflessione del 23 Febbraio la preghiera del Padre Nostro.

  • Il "Padre nostro" detto da Dio
[/b]

  • Figlio mio, che sei in terra preoccupato, solitario e tentato;
    conosco bene il tuo nome e lo pronuncio santificandolo, perché ti amo.
    Non sarai mai solo; io abito in te
    e assieme spargeremo il regno della vita che ti darò in eredità.
    Ho piacere che faccia la mia volontà, infatti io voglio la tua felicità.
    Avrai il pane di ogni giorno, non ti preoccupare;
    però io ti chiedo di spartirlo con i tuoi fratelli.
    Sappi che ti perdono tutti i peccati,
    anche prima che tu li commetta,
    ma ti chiedo che anche tu perdoni a quelli che ti offendono.
    E per non soccombere alla tentazione
    afferra con tutta la tua forza la mia mano
    e ti libererò dal male, mio povero e caro figlio.

    Domenico Manaresi
Immagine

Avatar utente
miriam bolfissimo
Messaggi:17747
Iscritto il:dom mag 22, 2005 2:27 pm
Contatta:

replay

Messaggio da miriam bolfissimo » mar feb 23, 2010 6:43 pm

...dalla riflessione di oggi 23 febbraio...
  • ...Padre nostro: a te solleviamo il nostro sguardo,
    con parole semplici come quelle di un bambino
    che si rivolge al proprio padre...
Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » mer feb 24, 2010 9:38 am

Dalla riflessione del 24 febbraio

  • Signore Gesù ravviva la nostra fede,
    rendici forti, perché possiamo
    aiutarti a portare la croce.

    Strappa l'egoismo dai nostri cuori e
    rendici umili e piccoli innanzi ai fratelli,
    preservaci da ogni forma d’orgoglio.

    Donaci di amare il prossimo attraverso
    amore caritatevole e generosità,
    anche se questo dovesse costarci sacrificio .
    Gesù confido in te!

Avatar utente
miriam bolfissimo
Messaggi:17747
Iscritto il:dom mag 22, 2005 2:27 pm
Contatta:

replay

Messaggio da miriam bolfissimo » mer feb 24, 2010 5:43 pm

...dalla riflessione di oggi 24 febbraio...
  • ...Bisogna, dunque, ravvivare la fede
    e credere che il bene non si può fare
    che salendo il cammino faticoso del Calvario...
Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » gio feb 25, 2010 10:58 am

Dalla riflessione di oggi 25 febbraio
  • Preghiamo con assiduità,
    presentiamo le nostre miserie,
    mettiamoci nelle braccia della provvidenza
    e aspettiamo con fiducia il rimedio migliore..
    senza lasciarci prendere dallo scoraggiamento.
    Perché la concessione giungerà a tempo debito,
    secondo i piani del Signore e
    giungerà migliorata dalla sua bontà infinita.

Avatar utente
miriam bolfissimo
Messaggi:17747
Iscritto il:dom mag 22, 2005 2:27 pm
Contatta:

replay

Messaggio da miriam bolfissimo » gio feb 25, 2010 5:32 pm

..ad una voce, dalla riflessione di oggi 25 febbraio...
  • Preghiamo con assiduità...

    ...perché la concessione giungerà a tempo debito,
    secondo i piani del Signore e giungerà migliorata
    dalla sua bontà infinita...
Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » ven feb 26, 2010 11:36 am

Dalla riflessione di oggi 26 febbraio...
  • "Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione"
  • Signore, rendici umili

    affinchè possiamo prostrarci

    e chiedere perdono a coloro

    che abbiamo ferito.

    Insegnaci a perdonare,

    perchè l'orgoglio non prevalga

    mai sui fratelli

    ma vinca l'amore,

    così che, possiamo avvicinarci

    al tuo altare con animo puro.

Avatar utente
miriam bolfissimo
Messaggi:17747
Iscritto il:dom mag 22, 2005 2:27 pm
Contatta:

replay

Messaggio da miriam bolfissimo » ven feb 26, 2010 6:56 pm

...dalla riflessione di oggi 26 febbraio...
  • Se vogliamo davvero conoscere il volto di Dio,
    che è un Padre buono e misericordioso,
    impariamo da lui che cosa è l’amore
    e come metterlo in pratica ogni giorno...
Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » sab feb 27, 2010 10:25 am

Dalla riflessione del 27 Febbraio:

"Dobbiamo amare anche i nostri nemici,
perdonare loro le ingiurie, e quando si trovano in bisogno
siamo obbligati a soccorrerli per quanto ce lo permettono le nostre forze."

  • Signore,
    fa che l'amore per i fratelli
    sia più forte sopra ogni risentimento,
    che attraverso il nostro perdono,
    scoprano la tua immensa bontà e
    conoscano la legge del reciproco amore,
    che ci hai dato, perchè possano,
    riconoscere Te, come Padre e noi,
    come fratelli in Cristo.

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » dom feb 28, 2010 11:00 am

Dalla riflessione del 28 febbraio ll Domenica di Quaresima
  • "La vita presente di tutti noi sia, per quanto possibile, conforme alla vita di Gesù Cristo, affinché otteniamo una somiglianza con lui …"


  • "Signore Gesù, ti guardo mentre mi dai l'esempio:
    colmami del tuo Spirito,
    che mi dia luce per conoscere la volontà del Padre
    e forza per compierla: solo così troverò la gioia."
[/b]

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » lun mar 01, 2010 11:12 am

Dalla riflessione di oggi 1 Marzo


  • "La carità é superiore a tutte le regole,
    e tutto deve riferirsi ad essa."
  • "Fa’, o Signore, che io abbia il cuore pieno di compassione per i miseri, che sia incline a compatire, pronto a soccorrere, che mi ritenga più beato nel dare che nel ricevere. Fa’ che sia facile a perdonare e sappia resistere alla collera; che non acconsenta mai alla vendetta e in tutte le cose considèri le necessità degli altri come mie: che la mia anima sia impregnata della rugiada della tua misericordia, il mio cuore traboccante di pietà, in modo che sappia farmi tutto a tutti… e sia così morto a me stesso da non vivere più che per il bene altrui."

    SAN BERNARDO

Avatar utente
Don Armando Maria
Sacerdote
Sacerdote
Messaggi:1667
Iscritto il:gio ott 13, 2005 7:15 pm
Contatta:

Grazie assai, Anna Rita!

Messaggio da Don Armando Maria » lun mar 01, 2010 12:05 pm

Ave Maria! Grazie, Anna Rita, per questo lavoro meraviglioso che ti sei accolato per tutti noi IdM! L'insegnamento quaresimale è sempre prezioso e ci aiuta ad approfondire il cammino verso la Pasqua del Signore. La Paqua è ilcuores tesso della Chiesa e dela vita cristiana, è il centro dela nostra fede: Gesù morto e risorto! Grazie, o carissima, perché ci hai voluto aiutare, a tutti, a vivere meglio questo tempo forte, questo tempo di grande grazia. Ne fatremo tesoro! E contraccambieremo naturalmente con la nostra preghiera. Buon cammino quaresimale a tutti! E se si fa bene il cammino qi Quaresima si festeggerà assai meglio la Pasqua del Signore e gusteremo anche assai meglio la primavera, che già sta sbocciando intorno a noi. Pace e gioia!
Gesù e la Mamma Celeste vi amano assai e vi benedicono; e anche io, nel loro Santissimo Amore vi voglio bene e vi benedico per intercessione del Cuore Immacolato di Maria: nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Don Armando Maria

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Grazie a lei , Don Armando !

Messaggio da Ospite » lun mar 01, 2010 1:34 pm

Un grazie di cuore a lei Don Armando, che è la nostra guida spirituale tanto preziosa , e a tutto lo staff. E' una grande gioia per me, fare questo cammino di fede, con voi IdM, soprattutto in questo periodo di Quaresima, così importante per noi cristiani . Un cammino soprattutto interiore, oltre che culturale allo stesso tempo, poichè attraverso l'approfondimento delle letture, possiamo giungere alla Santa Pasqua , nella grazia del Signore Gesù. Quest'offerta sia un motivo in più per tutti noi, per avvicinarci sempre più, ad essere come Lui ci vuole, a sua immagine e somiglianza. Colgo l'occasione per ringraziarla per aver condiviso con noi gli insegnamenti di "GOCCE DI LUCE", che sto leggendo con grande attenzione ed interesse, e che contribuiscono enormemente alla nostra crescita spirituale. Auguro un buon cammino quaresimale a tutti nella gioia del Signore , vi abbraccio, uniti nella preghiera.

Avatar utente
miriam bolfissimo
Messaggi:17747
Iscritto il:dom mag 22, 2005 2:27 pm
Contatta:

replay

Messaggio da miriam bolfissimo » lun mar 01, 2010 5:22 pm

...ad una voce, dalla riflessione di oggi 1 marzo...
  • La carità ... è una grande signora:
    bisogna fare ciò che comanda...
Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » mar mar 02, 2010 9:37 am

Dalla riflessione del 2 Marzo
  • Tu prediligi gli umili e i piccoli. Illumina il nostro cammino, affinché sappia venire davanti a te e offrirti il mio impegno di scegliere sempre la verità, rifuggire il male e la menzogna, mettere in pratica la Parola


    "Donaci Signore
    di serviti nell'umiltà
    e nella verità,
    solo tu sei Maestro e
    Nostro Signore"

Avatar utente
miriam bolfissimo
Messaggi:17747
Iscritto il:dom mag 22, 2005 2:27 pm
Contatta:

replay

Messaggio da miriam bolfissimo » mar mar 02, 2010 6:28 pm

...ad una voce, dalla riflessione di oggi 2 marzo...
  • Quando si ama Gesù
    bisogna inquietarsi poco del resto...

Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

Avatar utente
miriam bolfissimo
Messaggi:17747
Iscritto il:dom mag 22, 2005 2:27 pm
Contatta:

replay

Messaggio da miriam bolfissimo » mer mar 03, 2010 5:54 pm

...dalla riflessione di oggi 3 marzo...
  • ...che la spesa non si coroni di rose
    quando lo Sposo è incoronato di spine...
Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » gio mar 04, 2010 9:49 am

Dalla riflessione di oggi 4 Marzo...
  • "Sono qui per essere piccola e umile
    le mie orme non siano ricordate
    per la mia ricchezza, ma per le perle d'amore"

Avatar utente
miriam bolfissimo
Messaggi:17747
Iscritto il:dom mag 22, 2005 2:27 pm
Contatta:

replay

Messaggio da miriam bolfissimo » gio mar 04, 2010 6:14 pm

...dalla riflessione di oggi 4 marzo...
  • ...donaci uno sguardo attento per vedere
    i nuovi Lazzaro della nostra storia...
Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

Avatar utente
miriam bolfissimo
Messaggi:17747
Iscritto il:dom mag 22, 2005 2:27 pm
Contatta:

replay

Messaggio da miriam bolfissimo » ven mar 05, 2010 3:27 pm

...dalla riflessione di oggi 5 marzo...
  • ...vinci la durezza del nostro cuore,
    spegni ogni invidia e gelosia...
Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » ven mar 05, 2010 5:33 pm

riflessione personale di oggi 5 Marzo..
  • Non oscurare
    i miei occhi con l'invidia,
    ma donami la grazia di ammirare
    quanto di bello e buono viene dagli altri.

Ospite
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Messaggio da Ospite » sab mar 06, 2010 9:28 am

...dalla riflessione di oggi 6 marzo

  • "Attraverso la tua bontà o padre ,
    donaci la gioia reciproca del perdono"
[/b]

Bloccato
[phpBB Debug] PHP Warning: in file [ROOT]/vendor/twig/twig/lib/Twig/Extension/Core.php on line 1266: count(): Parameter must be an array or an object that implements Countable

Torna a “ARCHIVIO DELLA COMUNITA' DEGLI INNAMORATI DELLA MADONNA E DEL CUORE DI GESU'”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 63 ospiti