L’EUCARESTIA
SIMBOLO DELLA RESURREZIONE
L’eucarestia è sacramento della vita eterna. I sa-
crarnenti sono azioni liturgiche che hanno la forza
speciale di fare ciò che esprimono simbolicamente.
Per mantenersi in vita, è necessario il cibo. Dalla
mancanza di nutrimento proviene l’indebolimento
dell’organismo e, alla fine, la morte. Nel sacramento
si passa dal materiale allo spirituale. L’acqua è il mez-
zo materiale per pulire il corpo, ma nel battesimo puli-
sce anche l’anima dalle macchie del peccato. Nell’euca-
restia, il pane e il vino nutrono la vita spirituale, che di
natura sua è immortale.
Ma nel rito eucaristico c’è ancora un altro simboli-
smo che spesso ci sfugge. Possiamo esprimerlo brevemen-
te così: nello stato attuale dell’umanità, cioè dopo il pec-
cato l’uomo entra nell’eternità morendo e poi risorgendo
dai morti. Anche quest’aspetto deve quindi essere espresso
simbolicamente nell’eucarestia. Lo si fa in modo semplice
e spontaneo. Rinunciamo al pane con cui ci nutriamo e lo
offriamo a Dio sull’altare. Nei riti primitivi si supponeva
che le divinità, mangiassero i pasti che erano loro offerti.
Ce lo ricorda il racconto del libro di Daniele, nell’Antico
Testamento (cf Dn 14,lss). Gli ebrei erano ben consapevoli
che il Dio d’Israele non si nutre di cibi materiali. Continua-
vano però ad offrirli sull’altare e, per suggerire che si trat-
tava da parte loro di una rinuncia totale, li bruciavano, li
distruggevano totalmente nell’olocausto. Anche noi cristiani
continuiamo ad offrire a Dio il pane e il vino. Pensare che il
Signore consumi le nostre offerte ci sembrerebbe non solo,
un primitivismo, ma persino qualcosa di sacrilego. Ma non
le bruciamo neanche. Allora perché le offriamo? Per ricever-
le indietro consacrate, divinizzate. Sono quindi simbolo della
nostra vita che viene sacrificata, che muore, ma in seguito
ci è restituita per mezzo della resurrezione.
Sotto questo aspetto, l’offerta eucaristica si distingue essen-
zialmente dalle offerte profane. La nostra vita è infatti piena
di sacrifici. Il principio che li ispira è sempre uguale: si regala
una cosa per riceverne altra, differente. Nel negozio, paghia-
mo una certa somma di soldi ed esigiamo in cambio la merce,
per la fatica del lavoro abbiamo una paga, come retribuzione
per un lungo studio si spera di ottenere un buon posto. Persino
nell’amore aspettiamo segni d’amore in cambio.
Così, nelle diverse religioni, è rappresentata la vita eterna
dopo che uno ha operato bene nel presente: passerà ad un’altra
vita incomparabilmente migliore. Questa concezione è stata
severamente criticata da parte di alcuni studiosi. Per noi cristiani,
che ci nutriamo del corpo e del sangue di Cristo, la vita eterna
equivale alla resurrezione, alla “consacrazione” del nostro
corpo, offerto simbolicamente con il pane e con il vino sull’al-
tare. Offriamo il pane e il vino comuni e riceviamo lo stesso
pane e lo stesso vino ora consacrati, divinizzati.
Paolo
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