Messaggio
da sandanydp » gio ott 30, 2008 10:01 pm
Il cristiano serve perché ama. Amore e servizio sono per lui intimamente connessi. Per lui l’ubbidienza a Dio non è un fardello, comporta gioia, la gioia di un’amicizia. Quando qualcuno, leggendo le epistole di Paolo, legge la definizione che egli dà di sé stesso: “Paolo, servo di Gesù Cristo”, ne rimane inorridito e scandalizzato, questi non ha compreso, però, che Paolo serve Dio con gioia, per amore, e con riconoscenza, consapevole di ciò che Gesù ha compiuto per noi. Quando Gesù ci chiama “amici”, dobbiamo comprendere anche un’altra cosa. L’amicizia è basata sulla scelta di un altro, non sulla nostra scelta. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi; e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto” (16). Gesù ha preso l’iniziativa e ci ha chiamato a diventare Suoi discepoli ed amici. Perché Iddio, in Gesù, ci ha chiamati a diventare Suoi amici? Egli, in questo, non aveva alcuna “convenienza” o “tornaconto”. Se non lo avesse voluto e fatto, Egli si sarebbe risparmiato senz’altro molti fastidi… Si potrebbe senz’altro dire “Chi glielo ha fatto fare a venire quaggiù per gente come noi, e morire sulla croce con terribili sofferenze?”. Avrebbe potuto benissimo fare a meno di noi, anzi, senza darsi tante pena, spazzarci via da questo mondo come elementi disturbatori della meravigliosa Sua creazione, come aveva fatto un giorno mandando il diluvio sulla terra, pentito di aver fatto l’uomo. Eppure… Egli salvò Noè e la sua famiglia… eppure Egli ha voluto chiamare noi alla salvezza! Perché?
Per amore, certo. Per compassione, certo. Il nostro testo però dice: “…e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto” (v. 16). Non c’è infatti nulla di bello nella morte e nella sterilità. Dio ama la vita e la fecondità! E’ proprio nella vita e nella “produzione” di cose buone, a gloria di Dio, che si trova la realizzazione ultima della nostra esistenza. Iddio dice nella Sua Parola: “Provo forse piacere della morte dell'empio?»; dice il Signore, l'Eterno, «e non piuttosto che egli si converta dalle sue vie e viva?” (Ez. 18:23), e ancora: “Di' loro: Com'è vero che io vivo», dice il Signore, l'Eterno, «io non mi compiaccio della morte dell'empio, ma che l'empio si converta dalla sua via e viva; convertitevi, convertitevi dalle vostre vie malvagie. Perché mai dovreste morire, o casa d'Israele?” (Ez. 33:11). Il Signore ama le cose belle, e ci chiama alla conversione volendo farci diventare suoi amici, perché un uomo ed una donna convertito, che produce buoni frutti in linea con il carattere di Dio, è qualcosa di bello, di meraviglioso, di entusiasmante. Anche per noi vale lo stesso principio: non basta dire di essere amici di Gesù, bisogna dimostrarlo. Non basta dire di essere cristiani, bisogna dimostrarlo nei fatti, e questi “fatti” sono l’ubbidienza, l’ubbidienza alla volontà del Signore Gesù Cristo. Sono io ubbidiente al Signore Gesù Cristo? Siete voi ubbidienti al Signore Gesù Cristo? Conosco io, e conoscete voi, la Sua volontà? Sapete che cosa Gli fa piacere e cercate di realizzarlo? La mia vita “fa piacere” al mio amico Gesù? Essere amici di qualcuno significa compiacerlo, soddisfarlo, renderlo contento. Non c’è gioia più grande in una persona che rendere contento il proprio amico. Per trovare amici bisogna essere amici, per avere un amico bisogna esserne uno. Il libro dei proverbi dice: “L'uomo che ha molti amici deve pure mostrarsi amico” (Pr. 18:24). Inoltre l’amicizia va coltivata. Sembrano osservazioni banali, scontate, ma le mettiamo in pratica? Essere amici di Gesù significa prendersi tempo per Lui, ascoltarlo di frequente, parlarci di frequente, interagire con Lui regolarmente!
L’amicizia con Gesù è cosa seria che implica impegno. Sia lode a Dio che sta finendo il tempo dell’essere cristiani “per tradizione”, sia lode a Dio che sta finendo il tempo in cui “tutti sono cristiani” e “tutti sono iscritti sul registro della chiesa e battezzati”. E’ ora di farla finita con queste offensive ipocrisie. Non si può essere amici di Gesù “per tradizione”. Vi immaginare dire di essere amici di qualcuno perché questo è stato scritto su un pezzo di carta una volta, qualcuno che nemmeno si conosce, nemmeno si frequenta, e tanto meno si compiace? Si può essere amici di qualcuno mandandogli solo una cartolina di buon anno …una volta l’anno?
Non sarebbe Gesù giustamente offeso di avere simili “amici”? Un amico vero lo si conosce, lo si frequenta, si ha rapporti con lui, e gli si fa piacere! E’ così il nostro essere cristiani. Lo dovrebbe. Siamo partiti osservando che l’amicizia, quella autentica, è una cosa rara e preziosa, soprattutto oggi dove, anche fra di noi, prevale un fortissimo individualismo, tanto, talvolta, da non sapere neanche più che cosa sia una vera amicizia ed essere incapaci di coltivarne una! Quanto individualismo c’è nella mia vita? …e dico anche d’essere contento di vivere cosi! Eppure io devo imparare ad apprezzare che l’amicizia è fra i tesori più grandi della vita umana, e soprattutto devo imparare a gustare l’amicizia con Gesù alla quale sono chiamato. Sono ancora lontano dall’aver fatto esperienza di tutte le potenzialità dell’amicizia con Gesù. Accogliamo allora con gioia Gesù che ci dice: “Facciamo amicizia!”.
S D PETROCCHI