RIFLESSIONI SUL VANGELO ( Don Pino vi aspetta)

Solo lettura: dal maggio 2005 al maggio 2010
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Messaggio da Don Pino » ven apr 06, 2007 1:38 pm

Il segno della salvezza

Nella sua Passione, il Signore ha assunto tutti i torti del genere umano affinché nulla in seguito potesse più arrecare torto all’uomo. La croce è dunque un grande mistero e, se proviamo a capirlo, vedremo che con questo segno il mondo viene salvato. Infatti quando i marinai fronteggiano il vento, drizzano prima l’albero della nave e tendono la vela perché si aprano i flutti; formano così la croce del Signore e, al sicuro grazie a questo segno del Signore, giungono al porto della salvezza e sfuggono al pericolo della morte. La vela sospesa all’albero è infatti l’immagine di questo segno divino, come Cristo è stato elevato sulla croce. Per questo, a motivo della fiducia che viene da questo mistero, gli uomini non si preoccupano delle burrasche di vento e giungono al porto auspicato. Allo stesso modo, così come la Chiesa non può stare in piedi senza la croce, una nave è indebolita senza il suo albero. Il diavolo infatti la tormenta e il vento colpisce la nave, ma appena si drizza il segno della croce, l’ingiustizia del diavolo è respinta, la burrasca si calma subito...

Anche l’agricoltore non intraprende il suo lavoro senza il segno della croce: nell’assemblare gli elementi del suo aratro, imita l’immagine di una croce... Anche il cielo è disposto come un’immagine di questo segno, con le sue quattro direzioni, Oriente, Occidente, Mezzogiorno e Nord. La forma dell’uomo stesso, quando eleva le mani, rappresenta una croce; soprattutto quando preghiamo con le mani alzate, proclamiamo con il nostro corpo la Passione del Signore... In questo modo ha vinto Mosè, il Santo, quando faceva la guerra contro Amalek, non con le arme cioè, bensì con le mani alzate verso Dio (Es 17,11)...

Con questo segno del Signore dunque, il mare viene aperto, la terra viene coltivata, il cielo viene governato, gli uomini vengono salvati. Anzi, lo affermo, con questo segno del Signore, gli abissi del soggiorno dei morti vengono aperti. Infatti l’uomo Gesù, il Signore, che portava la vera croce, è stato seppellito in terra, e la terra che egli aveva profondamente lavorata, che aveva, per così dire, spezzata da ogni parte, ha fatto germogliare tutti i morti che tratteneva.
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Messaggio da Don Pino » sab apr 07, 2007 12:42 pm

"Illumini questa santissima notte con la gloria della Risurrezione del Signore"

Oggi la Chiesa, l’erede, è nella gioia. Il suo Sposo, Cristo, che ha sofferto, è risorto... Rallegrati, Chiesa, Sposa di Cristo! La risurrezione del tuo Sposo ti ha risollevata da terra dove i passanti ti calpestavano... O meraviglia!... Un solo chicco è stato seminato, e il mondo intero viene nutrito. Come un uomo, egli è stato immolato; come un Dio, è stato reso alla vita e dona la vita alla terra... Come un agnello, è stato sgozzato, e come un pastore, ha disperso il branco dei demoni con il bastone della sua croce. Come una candela sul candeliere, si è spento sulla croce, e come il sole, è sorto dal sepolcro. Abbiamo visto compiersi due prodigi: quando Cristo è stato crocifisso il giorno si è oscurato e, alla sua risurrezione, la notte ha brillato come il giorno. Perché il giorno si è oscurato? Perché, come sta scritto, “Si avvolgeva di tenebre come di velo” (Sal 17,12). Perché la notte ha brillato come il giorno? Perché, come diceva il profeta, “Nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno” (Sal 138,12).

O, notte più chiara del giorno! Notte più luminosa del sole! Notte più bianca della neve, più brillante delle nostre fiaccole, più dolce del paradiso! O notte che non conosci tenebre, scacci ogni sonno e ci fai vegliare con gli angeli! Notte pasquale, spavento dei demoni, attesa da un anno intero! Notte nuziale della Chiesa, che fai nascere i nuovi battezzati e spogli il demonio addormentato! Notte in cui l’erede introduce i suoi coeredi nell’eredità!
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Messaggio da Don Pino » sab apr 07, 2007 12:45 pm

Il Sabato Santo

è giorno in cui la liturgia tace, il giorno del grande silenzio, ed i cristiani sono invitati a custodire un interiore raccoglimento, spesso difficile da coltivare in questo nostro tempo, per meglio prepararsi alla Veglia pasquale. In molte comunità vengono organizzati ritiri spirituali e incontri di preghiera mariana, quasi per unirsi alla Madre del Redentore, che attende con trepidante fiducia la risurrezione del Figlio crocifisso. Finalmente nella Veglia pasquale il velo di mestizia, che avvolge la Chiesa per la morte e la sepoltura del Signore, verrà infranto dal grido della vittoria: Cristo è risorto ed ha sconfitto per sempre la morte! Potremo allora veramente comprendere il mistero della Croce, "come Dio crei prodigi anche nell’impossibile - scrive un autore antico - affinché si sappia che egli solo può fare ciò che vuole. Dalla sua morte la nostra vita, dalle sue piaghe la nostra guarigione, dalla sua caduta la nostra risurrezione, dalla sua discesa la nostra risalita" (Anonimo Quartodecimano). Animati da fede più salda, nel cuore della Veglia pasquale accoglieremo i neo-battezzati e rinnoveremo le promesse del nostro Battesimo. Sperimenteremo così che la Chiesa è sempre viva, si ringiovanisce sempre, è sempre bella e santa, perché poggia su Cristo che, risorto, non muore più.

BUONA PASQUA
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Messaggio da Don Pino » sab apr 07, 2007 5:27 pm

Buona Pasqua a tutti

Per Pasqua ho chiesto al Signore di rinnovare la mia preghiera, e allora, invece di offrire ogni mattina la mia stanca e ripetitiva giornata, sento che il Signore vuole che per prima cosa io gli chieda "SIGNORE, CHE COSA MI REGALERAI OGGI, INSIEME AL DONO DI UN NUOVO GIORNO DI VITA?" E pensare a quello che ho di regalo fin dal risveglio, a partire dal mio organismo, gli occhi che vedono, le orecchie che odono, le mani che possono lavorare e con cui posso lavarmi, vestirmi, e prepararmi da mangiare, le gambe per camminare, e poi andare oltre, l'aria, l'acqua, il cibo, la possibilità di scaldarmi se fa freddo, o rinfrescarmi se fa caldo, di avere farmaci per curarmi, e poi ancora la casa, il lavoro, e poi la libertà, e gli amici, e poi la fede, la FEDE, il bene supremo, e cioè la certezza che tutto questo è il risultato dell'opera meravigliosa e BUONA di un Creatore.....E quindi, tutto quello che mi aspetta nella giornata non sarà più lo stanco ripetersi di fatiche e doveri, ma l'attesa di quelle sorprese d'amore di cui Dio sa costellare con grande ricchezza e vera intelligenza il nostro cammino quotidiano....
Penso che saremo davvero pronti per la vita eterna solo quando riusciremo ad amare la vita in quanto vita, solo allora saremo pronti a staccarcene, per andare incontro con gratitudine immensa all'Autore e Amante della vita.
Buona Pasqua di Risurrezione
Con affetto
Don Pino
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Messaggio da Don Pino » sab apr 07, 2007 5:40 pm

Sabato Santo 7 aprile 2007

Il Sabato santo, la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e morte, astenendosi dal celebrare il sacrificio della Messa (la mensa resta senza tovaglia e ornamenti) fino alla solenne Veglia o attesa notturna della risurrezione. L'attesa allora lascia il posto alla gioia pasquale, che nella sua pienezza si protrae
per cinquanta giorni. In questo giorno si può dare la santa comunione soltanto sotto forma di Viatico.

O Dio, noi ti ringraziamo per questo silenzio che precede la risurrezione.
Cristo è stato posto nel sepolcro. La guardia vigila perché non si venga a rubare il suo corpo. Cristo, tu sei ora nel grembo della terra, per riconfortare i nostri padri.
Se il seme non muore, non può dare frutti. Concedimi, Signore, di morire con te,
per portare frutti abbondanti, come il seme nella terra, che aspetta che nasca e cresca una nuova vita.
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Messaggio da Don Pino » sab apr 07, 2007 5:49 pm

BUONA PASQUA


Il Dio del cielo è venuto, si è incarnato ed è vissuto tra noi. Per
quaranta giorni si è rifugiato nel deserto in un rigoroso digiuno, in un silenzio turgido di fervente preghiera. Ha vissuto la sua quaresima e si è lasciato tentare dal maligno. Noi smarriti e disorientati a cercarlo nel deserto del nostro mondo. Ha predicato l'amore senza limiti, che si fa carico delle altrui debolezze e predispone fino al dono supremo della vita.
Non esiste un amore più grande di questo!
Ha percorso e percorre le strade del nostro mondo e ci ha trovato ancora una volta affaticati ed oppressi, distratti, inquieti e rassegnati. Vittime del male, offuscati nei sensi dell'anima, pieni di brame e privi di bene. Ha toccato con mano l'ardire del piccolo uomo che tentato, tenta di vivere come un dio, ma senza Dio. L'uomo che vuole cogliere i propri frutti avvelenati e rifiuta quelli buoni del Padre celeste.
Ha costatato il folle proposito del piccolo uomo che addirittura ha
osato e osa mettersi contro Dio in una sfida impari, assurda, peccaminosa,
letale. Cristo Gesù è passato a raccogliere e prendere su di se il peccato
del mondo, tutto il male del mondo e per questo supremo atto di amore ha
subito una atroce assurda condanna, si è fatto vittima per noi. Dopo una
lunga e crudele tortura, lo abbiamo appeso ad una croce e poi chiuso e
sigillato per sempre in un sepolcro nuovo. Abbiamo così potuto "vedere" il
Volto appassionato di Dio e il suo cuore umano divino grondare sangue ed
acqua. Quella sua morte è diventata la fonte del bene.
La storia, la vita, lo stesso autore della vita sembrava dovessero
ormai tacere per sempre in quell'eterno tenebroso sepolcro. Trafitto,
sconfitto dagli uomini e ingoiato dalla morte, nessuno poteva immaginare che proprio da quella passione, da quella croce, da quella morte, da quel sepolcro, da quell'orrendo peccato, potesse sgorgare in un mattino pieno di luce, una vita nuova, una universale definitiva risurrezione.
Il Crocifisso risorto diventa per noi l'annunciatore della pace, il garante di un nuovo e indefettibile patto di alleanza tra Dio e gli uomini, l'avvocato nostro presso il Padre, che confuta l'accusatore e ci riapre la via del bene. La SUA diventa la NOSTRA Pasqua!
Gli innocenti e i crocifissi del nostro mondo diventano i concelebranti prediletti del Cristo risorto nella celebrazione del suo eterno Sacrificio.
Le passioni degli uomini e tutte le umane sofferenze trovano in Lui
il motivo per diventare fonte di merito e di doverosa espiazione. Tutto
questo è la nostra Pasqua, la nostra completa ed universale redenzione. È
l'esperienza esaltante che ci immerge nell'amore gratuito che perdona, nel
mare sconfinato della divina misericordia, in quel paradiso di piena
felicità dove splendono di luce le anime dei salvati. Quello è il luogo del
nostro riposo, la meta ultima ed eterna della nostra vita, l'ultima nostra
Pasqua.
Il divino redentore ora ci affida il compito di essere a nostra volta testimoni e artefici della pace. Celebranti con la vita di una Pasqua eterna. Egli ci dona l'energia buona per riscoprire il bene, il vero bene, la stessa energia che ci rende capaci di respingere da noi le seduzioni del male. Il Signore è ancora in preghiera per noi affinché siamo una cosa sola nella perfezione della carità. Egli vuole che la sua gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena.
È l'augurio fervido che formulo a tutti Voi, e per le vostre famiglie.
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Messaggio da Don Pino » dom apr 08, 2007 6:19 pm

Dal Vangelo secondo Giovanni

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.

« Prendi parte alla gioia del tuo padrone » (Mt 25,23)

Ogni uomo pio e amico di Dio goda di questa festa bella e luminosa! Ogni uomo fedele prenda parte con tripudio alla gioia del suo Signore (Mt 25,23)! Colui che ha portato il peso del digiuno venga ora a ricevere la sua ricompensa. Chi ha lavorato dalla prima ora, riceva oggi il giusto salario (Mt 20,1). Chi è venuto dopo la terza ora, celebri questa festa nell’azione di grazie. Chi è arrivato dopo la sesta ora, non tema nulla, poiché non sarà danneggiato. Se qualcuno ha indugiato fino all’ora nona, si avvicini senza esitare. Se qualcuno si è attardato fino all’undicesima ora, non si vergogni della sua tiepidezza, poiché il Padrone è generoso, riceve l’ultimo come il primo..., usa misericordia con quello, e colma questo. Dona all’uno, e fa grazia all’altro...

Così dunque, prendete tutti parte alla gioia del vostro Padrone! Primi e ultimi..., ricchi e poveri..., i vigilanti come gli oziosi..., voi che avete digiunato e voi che non avete digiunato, rallegratevi oggi. Il banchetto è pronto, venite tutti (Mt 22,4). Il vitello grasso è servito, nessuno se ne vada affamato. Godete tutti del banchetto della fede, venite ad attingere al tesoro della misericordia. Nessuno deplori la sua povertà, poiché il Regno è giunto per tutti; nessuno abbia paura della morte, poiché la morte del Salvatore ce ne ha liberato. Ha distrutto la morte, colui che era stato stretto dalla morte; ha spogliato l’inferno, colui che è disceso negli inferi...

Questo aveva predetto Isaia dicendo: “Gli inferi di sotto si agitano per te, per venirti incontro al tuo arrivo” (14,9). L’inferno è pieno di amarezza..., poiché è stato calpestato, umiliato poiché è stato messo a morte, prostrato poiché è stato annientato. Si era impadronito di un corpo, e si è trovato davanti a Dio, aveva afferrato la terra e ha incontrato il cielo; aveva preso quello che vedeva, ed è caduto a causa dell’Invisibile. “Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?” (1 Cor 15,55). Cristo è risorto e sei stata gettata a terra! Cristo è risorto e i demoni sono caduti! Cristo è risorto e gli angeli sono nella gioia! Cristo è risorto ed ecco che regna la vita! Cristo è risorto e non vi sono più morti nei sepolcri, poiché Cristo, risuscitato dai morti, è divenuto primizia di coloro che si sono addormentati. A lui siano gloria e potenza nei secoli dei secoli! Amen.

BUONA PASQUA
Ultima modifica di Don Pino il ven apr 20, 2007 9:07 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da Don Pino » mar apr 10, 2007 9:51 am

Perché piangi ? »

« Donna, perché piangi? » Signore amorosissimo, come mai cerchi di sapere perché piange? Non ti aveva forse visto crudelmente immolato, trafitto dai chiodi, appeso al legno come un brigante, consegnato alla derisione degli empi? Come dunque puoi dirle: “Donna, perché piangi?” Non aveva potuto strapparti alla morte, e vorrebbe almeno imbalsamare il tuo corpo, per conservarlo quanto possibile senza che si corrompa... Ed ecco che, al colmo, crede perso quel corpo che aveva la gioia di possedere ancora. Con esso ogni speranza è svanita per lei che non ha più quello che avrebbe voluto conservare in tuo ricordo. Come puoi dunque domandarle in quell’istante: « Donna, perché piangi ? Chi cerchi? »

O Signore buono, la tua discepola fedele, riscattata dal tuo sangue è tormentata dal desiderio di vederti. Permetterai a lungo tale pena? Ora che sei sfuggito ad ogni corruzione, hai forse perso ogni compassione? Giunto all’immortalità, hai forse dimenticato la misericordia? No, la tua dolce bontà, o Amico, ti fa intervenire senz’indugio, perché colei che piange il suo Signore non ceda all’amarezza del cuore.

“Maria!” O Signore, hai chiamato la tua serva con il suo nome in segno d’intimità e lei riconosce subito la voce familiare del suo Signore. “Maria!” Parola dolcissima, traboccante di tenerezza e di amore! Ti è impossibile, Maestro, di dire più brevemente e con più forza: “Maria! So chi sei. So cosa vuoi. Eccomi! Non piangere più. Ecco, colui che cerchi.” Subito, le lacrime cambiano di natura: come potrebbero fermarsi, ora che sgorgano da un cuore in festa?
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Messaggio da Don Pino » mer apr 11, 2007 10:05 am

Dal Vangelo secondo Luca 24,13-35.

Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

« Camminava con loro »

Lo stesso Signore che la Parola della Scrittura ci mette sotto gli occhi nella sua umanità, mostrandocelo su tutte le strade che ha percorso sulla terra, abita in mezzo a noi, nascosto sotto le specie del pane eucaristico, viene a noi ogni giorno come Pane della Vita. In ambedue questi aspetti, si fa vicino a noi, e sotto questi due aspetti desidera che lo cerchiamo e lo troviamo. L’uno chiama l’altro. Quando vediamo con gli occhi della fede il Salvatore davanti a noi come la Scrittura ce lo dipinge, allora cresce il nostro desiderio di accoglierlo in noi, nel Pane della Vita. Il pane eucaristico a sua volta ravviva il nostro desiderio di fare sempre più profondamente conoscenza con il Signore a partire dalla Parola della Scrittura, e dona forze al nostro spirito per una migliore comprensione.
Ultima modifica di Don Pino il ven apr 20, 2007 9:07 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da Don Pino » gio apr 12, 2007 10:48 am

Dal Vangelo secondo Luca 24,35-48.

Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni.


Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse : "Pace a voi "

Abbiamo più che mai bisogno di udire questa parola di Cristo risorto: “Non abbiate paura” (Mt 28,10). Questa è una necessità per l’uomo di oggi... che non cessa di avere paura nel suo intimo, e non senza ragione... È questa anche una necessità per tutti i popoli e le nazioni del mondo intero. Bisogna che, nella coscienza di ogni essere umano, si fortifichi la certezza che esiste Qualcuno che tiene in mano la sorte di questo mondo che passa, Qualcuno che ha le chiavi della morte e degli inferi (Ap 11,8), Qualcuno che è l’Alfa e l’Omega della storia dell’uomo (Ap 22,13), sia individuale che collettiva; e soprattutto la certezza che questo Qualcuno è Amore, l’Amore fattosi uomo, l’Amore crocifisso e risorto, l’Amore sempre presente in mezzo agli uomini! Egli è l’Amore eucaristico. È fonte inesauribile di comunione. È l’unico a cui possiamo credere senza riserva quando ci chiede: “Non abbiate paura!”
Ultima modifica di Don Pino il ven apr 20, 2007 9:06 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da Don Pino » sab apr 14, 2007 3:59 pm

Predicate il Vangelo ad ogni creatura»


Avete ascoltato quel che disse ai discepoli il Signore risorto. Li mandò a predicare il Vangelo, ed essi così fecero: il Vangelo è stato predicato e l'annunzio è giunto fino a noi. Veramente, “per tutta la terra s'è diffuso il loro messaggio e le loro parole agli estremi confini della terra” (Sal 18,5). Cammina cammina, il Vangelo è giunto fino a noi e fino alle estremità della terra. Parlando ai suoi discepoli, fissava in poche linee quel che noi avremmo dovuto fare e quel che avremmo potuto sperare. Lo avete ascoltato in atto di parlare. Diceva: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo”. Da noi si esige la fede e ci viene donata la salvezza. Preziosa la promessa, dono gratuito l'esecuzione del comando.

“Quanto ai figli dell'uomo, essi spereranno all'ombra delle tue ali..., e li disseterai al torrente delle tue delizie, poiché presso di te è la fonte della vita”( Sal 35,8). La fonte della vita è Cristo. Avevamo la stessa salute degli animali finché non venne a noi la sorgente della vita, poiché dice il salmo: “Ecco, tu, Signore, salverai gli uomini e i giumenti” (Sal 35,7). La sorgente della vita venne a noi e per noi morì. Ricuserà di darci la sua vita dopo che ci ha fatto dono della sua morte? Ecco la salvezza che non è vana. Perché non è vana? Perché non passa. Egli dunque venne così; venne per essere salvatore. Morì ma uccise la morte: con la sua vittoria sterminò colei che temevamo. L'assunse in sé e la uccise. Dov'è ora la morte? Se la cerchi in Cristo, in lui non c'è più. C'è stata una volta, ma ora è morta in lui. O vita che hai dato morte alla morte! Ma state tranquilli! essa morrà anche in noi. Ciò che è avvenuto in anticipo nel capo si realizzerà anche nelle membra: la morte morirà anche in noi.
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Messaggio da Don Pino » dom apr 15, 2007 6:12 am

Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

La debolezza della fede di Tommaso, fonte di grazia per la Chiesa

Non dobbiamo credere che san Tommaso fosse stato molto differente dagli altri apostoli. Tutti, più o meno, hanno perso fiducia nella promessa di Cristo quando l’hanno visto condotto per essere crocifisso. Quando è stato messo nel sepolcro, anche la loro speranza è stata seppellita con lui, e quando è stata annunciata loro la notizia della sua risurrezione, nessuno ha creduto. Quando è apparso a loro, “li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore” (Mc 16,14)... Tommaso si è convinto per ultimo perché ha visto Cristo per ultimo. Quel che è certo, é che non è stato un discepolo riservato e freddo: prima aveva espresso il desiderio di condividere il pericolo con il suo Maestro e di soffrire con lui: “Andiamo anche noi a morire con lui” (Gv 11,16). Tommaso ha spinto gli altri apostoli a rischiare la loro vita con il loro Maestro.

San Tommaso amava dunque il suo Maestro, come un vero apostolo, e si è messo al suo servizio. Ma quando l’ha visto crocifisso, la sua fede è venuta meno, per un tempo, come quella degli altri... e più degli altri. Si è isolato, rifiutando la testimonianza, non di una sola persona, ma dei dieci altri apostoli, di Maria Maddalena e delle altre donne... Sembra che avesse avuto bisogno di una prova visibile di ciò che è invisibile, di un segno infallibile venuto dal cielo, come la scala degli angeli di Giacobbe (Gen 28,12), per placare la sua angoscia che gli mostrasse la meta del cammino nel momento di incamminarsi. Un desiderio segreto di certezza lo abitava e questo desiderio si è risvegliato all’udire la notizia della risurrezione di Cristo.

Il nostro Salvatore consente alla sua debolezza, risponde al suo desiderio, ma gli dice: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno”. E così, tutti i suoi discepoli lo servono, pur nella loro debolezza, affinché egli la trasformi in parole di insegnamento e di conforto per la sua Chiesa.
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Messaggio da Don Pino » mar apr 17, 2007 4:56 pm

Dal Vangelo secondo Giovanni

Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito». Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorchè il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

Perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna


Mio Signore e mio Dio,
mi hai guidata su un cammino lungo, sassoso, oscuro e faticoso.
Sovente sembrava che le mie forze volessero abbandonarmi,
non speravo quasi più di vedere un giorno la luce.
Il mio cuore stava pietrificandosi in una sofferenza profonda
quando il chiarore di una dolce stella sorse ai miei occhi.
Fedele, mi guidò ed io la seguii
Con un passo, prima timido, poi più sicuro.
Giungevo finalmente alla porta della Chiesa.
Si aprì. Chiesi di entrare.
La tua benedizione mi accoglie con le labbra del tuo sacerdote.
Dentro, le stelle si susseguono,
delle stelle di fiori rossi che mi indicano il cammino fino a te...
E la tua bontà permette che esse mi rischiarino lungo il mio cammino verso di te.
Il mistero che dovevo tenere nascosto nell’intimo del mio cuore,
posso ormai annunciarlo ad alta voce:
Credo, confesso la mia fede!
Il sacerdote mi conduce ai gradini dell’altare,
chino la fronte,
l’acqua santa scorre sul mio capo.

Signore, come si può rinascere
Quando si è giunti alla metà della vita (Gv 3,4)?
L’hai detto, e questo è divenuto per me realtà.
Il peso della colpe e delle pene della mia lunga vita mi ha abbandonato.
In piedi, ho ricevuto il vestito bianco posto sulle mie spalle,
simbolo luminoso di purezza!
Ho portato in mano il cero la cui fiamma annuncia
che la tua vita santa brucia dentro di me.
Il mio cuore è ormai il presepio che attende la tua presenza.
Per poco tempo!
Maria, tua madre che è anche mia, mi ha dato il suo nome.
A mezzanotte lei depone nel mio cuore il suo bambino appena nato.
Oh! Nessun cuore umano può concepire
ciò che prepari per coloro che ti amano (1 Cor 2,9).
Ormai sei mio e non ti lascerò mai più.
Dovunque vada la strada della mia vita, sei accanto a me.
Nulla potrà mai separarmi dal tuo amore (Rm 8,39).
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Messaggio da Don Pino » mer apr 18, 2007 12:51 pm

Dal Vangelo secondo Giovanni

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

« Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito »

Il Padre ci ha mandato il Figlio suo, che è “il buon regalo e il dono perfetto” (Gc 1,17). Il buon regalo, che nulla supera; il dono perfetto, al quale non si può aggiungere nulla. Cristo è il buon regalo perché colui che ci viene dato dal Padre è il Figlio suo, sovrano, eterno come lui. Cristo è il dono perfetto; come dice l’apostolo Paolo, “Dio ci ha dato ogni cosa insieme con lui” (Rm 8,32)... Ci ha dato colui che è “capo della Chiesa” (Ef 5,23). Non poteva darci nulla di più. Cristo è il dono perfetto perché, nel dare il Figlio suo, il Padre ha portato in lui ogni cosa alla perfezione.

“Il Figlio dell’uomo, dice san Matteo, è venuto a salvare ciò che era perduto” (18,11). Per questo la Chiesa grida: “Cantate al Signore un canto nuovo” (Sal 97,1), quasi dicesse: O fedeli, che siete stati salvati e rinnovati dal Figlio dell’uomo, cantate un canto nuovo, poiché dovete “metter via il raccolto vecchio per far posto al nuovo” (Lv 26,10). Cantate, poiché il Padre “ha compiuto prodigi” (Sal 97,1), quando ci ha mandato ogni dono perfetto, cioè il Figlio suo. “Agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia” (Sal 97,2), quando ci ha dato ogni dono perfetto, il suo Figlio unigenito, che giustifica le nazioni e compie la perfezione di ogni cosa.
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Messaggio da Don Pino » ven apr 20, 2007 9:05 am

« Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo »


Perché si ritirò sul monte quando si accorse che lo volevano rapire per farlo re ? E come ? Non era già re, lui che temeva di diventarlo ? Sì, era re : ma non di quelli che vengono proclamati dagli uomini, bensì tale da elargire il regno agli uomini. Non ci suggerisce anche qui qualcosa Gesù, le cui azioni sono parole ? Rapirlo, significava forse voler prevenire il tempo del suo regno ? Egli non era venuto, per regnare subito : regnerà in futuro ; ed è per questo che noi diciamo : « Venga il tuo Regno » (Mt 6, 10). Certo, da sempre egli regna insieme con il Padre in quanto è Figlio di Dio, Verbo di Dio, Verbo per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose. Ma i profeti avevano predetto il suo regno anche in quanto è Cristo fattosi uomo, e in quanto ha dato ai suoi fedeli di essere cristiani. Ci sarà dunque un regno dei cristiani, che è in formazione, che ora si prepara, e viene acquistato dal sangue di Cristo.

E un giorno avverrà la manifestazione del suo regno, allorché apparirà lo splendore dei suoi santi, dopo il giudizio che Cristo compirà. Di questo regno l'Apostolo dice : « Quando consegnerà il regno a Dio Padre » (1 Cor 15, 24). E il Signore stesso, riferendosi a questo regno, dice così : « Venite, benedetti del Padre mio, a prender possesso del regno che è stato preparato per voi fin dall'inizio del mondo » (Mt 25, 34). Ma i discepoli e le turbe che credevano in lui, pensarono che egli fosse già venuto per regnare. Volerlo rapire per farlo re, significava voler anticipare il suo tempo, che egli teneva nascosto, per manifestarlo al momento opportuno, e opportunamente proclamarlo alla fine del mondo.
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Messaggio da Don Pino » dom apr 22, 2007 6:13 am

« Mi ami-tu ? »

“Ami tu”?... “Mi ami tu”? Per sempre, fino alla fine della sua vita, Pietro doveva avanzare sul cammino, accompagnato da questa triplice domanda: “Mi ami tu?”. E avrebbe misurato tutte le sue attività sulla risposta che aveva allora dato. Quando fu convocato davanti al sinedrio. Quando fu messo in prigione a Gerusalemme, prigione dalla quale non doveva uscire... e dalla quale tuttavia uscì. E... ad Antiochia, e poi più lontano ancora, da Antiochia a Roma. E quando a Roma ebbe perseverato fino alla fine dei suoi giorni, conobbe la forza di quelle parole secondo le quali un Altro lo avrebbe condotto dove egli non voleva... E sapeva anche che, grazie alla forza di quelle parole, la Chiesa era assidua “nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere”... e che “il Signore aggiungeva ogni giorno alla comunità quelli che erano salvati” (At 2,42.48)...

Pietro non può mai staccarsi da questa domanda: “Mi ami tu?”.
Egli la porta con sé ovunque vada. La porta attraverso i secoli, attraverso le generazioni. Nel mezzo di popoli nuovi e di nuove nazioni. Attraverso lingue e razze sempre nuove. La porta lui solo, e tuttavia non è più solo. Altri la portano con lui... Ci sono stati, ci sono molti uomini e donne che hanno saputo e che sanno ancora oggi che tutta la loro vita ha valore e significato solo ed esclusivamente nella misura in cui essa è una risposta alla medesima domanda: “Ami tu? Mi ami tu?” Essi hanno dato, e danno la loro risposta in maniera totale e perfetta - una risposta eroica - o talora in maniera comune, ordinaria. Ma in ogni caso essi sanno che la loro vita, la vita umana in generale, ha valore e significato nella misura in cui è la risposta a questa domanda: “Ami tu?” Solo grazie a questa domanda la vita vale la pena di essere vissuta.
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Messaggio da Don Pino » dom apr 22, 2007 9:41 pm

LA FAMIGLIA CRISTIANA E' CELLULA DI SOCIETA' SANA

La crisi della famiglia, nel nostro tempo, nasce dal fatto che la coppia, spesso, si sposa con leggerezza e scarsa preparazione motivata soprattutto dall’attrazione fisica e dallo stare bene insieme. La coppia moderna, educata ad avere tutto e subito, è egoista e conosce poco il vero amore, quello che dura nel tempo. Infatti, si chiude alla procreazione rinunciando alla quella gioia e benedizione che sono i figli. Una famiglia senza figli è priva dell’essenziale e di vitalità.
La famiglia cristiana è fondata sul vero amore fatto di gratuità, di donazione, condivisione, rinunce e anche di sacrifici. Gli sposi non devono continuare a vivere come quando erano single, dove contava il propr io ”io”, ma devono imparare a vivere la vita comunitaria fondata sul “noi”.
La famiglia cristiana vive della forza spirituale che deriva dai sacramenti perché, senza l’aiuto di Dio, tutto diventa difficile. La società moderna, che esclude Dio dalla propria vita, mortifica l’amore gratuito, senza tornaconto, e promuove l’egoismo sfrenato del consumismo. Quest’ultimo non porterà mai alla vera felicità. Una famiglia felice è l’espressione più bella e gioiosa di una società umana che sia colma di valori degni di essere vissuti. La famiglia cristiana è amore, accoglienza, condivisione, dialogo, affetto, gioco, partecipazione, allegria…
E’ necessario rieducare i giovani all’amore cristiano. Formare una famiglia è una cosa molto seria, si tratta di costruire un edificio che duri tutta la vita e non crolli al primo terremoto della vita stessa. Bisogna fondar e la propria casa sulla roccia, che è la Parola di Dio, e non sulla sabbia dell’egoismo.
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Messaggio da Don Pino » gio apr 26, 2007 8:52 am

Trasmettere la fede degli apostoli al mondo intero


La Chiesa, sparsa in tutto il mondo, fino agli ultimi confini della terra, ricevette dagli apostoli e dai loro discepoli la fede nell’unico Dio, Padre onnipotente, “che fece il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che in essi è contenuto” (Es 20,11; At 4,24). La Chiesa accolse la fede nell’unico Gesù Cristo Figlio di Dio, incarnato per la nostra salvezza. Credette nello Spirito Santo che per mezzo dei profeti manifestò il disegno divino di salvezza: e cioè la venuta di Cristo, nostro Signore, la sua nascita dalla Vergine, la sua Passione e la sua risurrezione dai morti, la sua ascensione corporea al cielo e la sua venuta finale con la gloria del Padre. Allora verrà per “ricapitolare tutte le cose” (Ef 1,10) e risuscitare ogni uomo, perché dinanzi a Gesù Cristo, nostro Signore e Dio, Salvatore e Re, secondo il beneplacito del Padre invisibile “ogni gionocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua lo proclami” (Fil 2,10-11) ed egli pronunzi su tutti il suo giudizio insindacabile...

Avendo ricevuto, come dissi, tale messaggio e tale fede, la Chiesa li custodisce con estrema cura, tutta compatta come abitassse in un’unica casa, benché ovunque disseminata. Vi aderisce unanimemente quasi avesse una sola anima e un solo cuore (At 4,32). Li proclama, li insegna e li trasmette all’unisono, come possedesse un’unica bocca. Benché infatti nel mondo diverse siano le lingue, unica e identica è la forza della tradizione. Per cui le chiese fondate in Germania non credono o trasmettono una dottrina diversa da quelle che si trovano in Spagna o nelle terre dei Celti o in Oriente o in Egitto o in Libia o al centro del mondo [la Terra Santa]. Come il sole, creatura di Dio, è unico in tutto l’universo, così la predicazione della verità brilla ovunque e illumina tutti gli uomini che vogliono “giungere alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4).
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Messaggio da Don Pino » gio apr 26, 2007 9:21 am

Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo


“Noi, pur essendo molti siamo un corpo solo” (1 Cor 10,17). Cos’è il pane che mangiamo? Il Corpo di Cristo. Cosa divengono coloro che vi comunicano? Il Corpo di Cristo, non una moltitudine, bensì un corpo unico. Così come il pane, composto di tanti chicchi di grano è un solo pane, nel quale i chicchi scompaiono, così come in una massa tanto compatta, benché i chicchi vi sussistano, è impossibile vedere cosa li distingue, così anche noi tutti, insieme e con Cristo, facciamo una cosa sola. Infatti come in un corpo tutte le membra vengono nutrite da quel corpo e non da un altro; lo stesso Corpo li nutre tutti. Per questo l’apostolo Paolo aggiunge: “Tutti partecipiamo dell’unico pane”.

Ebbene ora, se partecipiamo tutti allo stesso pane, se tutti diveniamo lo stesso Cristo, perché dunque non mostriamo la stessa carità?... Questo si vedeva nel tempo dei nostri padri: “La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32). Non è lo stesso adesso; anzi accade proprio il contrario. Eppure, uomo, è venuto Cristo a cercare te, che eri così lontano da lui, per unirsi a te. E tu, non vuoi unirti al tuo fratello?

Infatti, Egli non ha soltanto dato il suo corpo; ma poiché la prima carne, tratta dalla terra, era morta a causa del peccato, egli vi ha introdotto, per così dire, un altro lievito, cioè la propria carne, della stessa natura della nostra carne, ma immune da ogni peccato, piena di vita. Il Signore l’ha condivisa con tutti noi affinché, nutriti da questa carne nuova, tutti in comunione gli uni con gli altri, potessimo entrare nella vita immortale.
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Messaggio da Don Pino » sab apr 28, 2007 8:17 pm

Tu hai parole di vita eterna

Le Sacre Scritture contengono la parola di Dio e, perché ispirate, sono veramente parola di Dio, sia dunque lo studio delle sacre pagine come l'anima della sacra teologia. Anche il ministero della parola, cioè la predicazione pastorale, la catechesi e ogni tipo di istruzione cristiana... trova in questa stessa parola della Scrittura un sano nutrimento e un santo vigore...

Il santo Concilio esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli... ad apprendere « la sublime scienza di Gesù Cristo » (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. « L'ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo » (San Girolamo). Si accostino essi volentieri al sacro testo, sia per mezzo della sacra liturgia, che è impregnata di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidi, che con l'approvazione e a cura dei pastori della Chiesa, lodevolmente oggi si diffondono ovunque. Si ricordino però che la lettura della sacra Scrittura dev'essere accompagnata dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogo tra Dio e l'uomo; poiché «quando preghiamo, parliamo con lui; lui ascoltiamo, quando leggiamo gli oracoli divini » (Sant’Ambrogio)...

In tal modo dunque, con la lettura e lo studio dei sacri Libri « la parola di Dio compia la sua corsa e sia glorificata» (2 Ts 3,1), e il tesoro della rivelazione, affidato alla Chiesa, riempia sempre più il cuore degli uomini. Come dall'assidua frequenza del mistero eucaristico si accresce la vita della Chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso alla vita spirituale dall'accresciuta venerazione per la parola di Dio, che «permane in eterno» (Is 40,8; cfr. 1 Pt 1,23-25).
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Messaggio da Don Pino » lun apr 30, 2007 11:47 am

Io sono venuto perché abbiano la vita in abbondanza

Noi che siamo ammalati, abbiamo bisogno del Salvatore; smarriti, abbiamo bisogno della sua guida; ciechi, di lui che ci porti alla luce; assetati abbiamo bisogno della fonte di vita; morti, abbiamo bisogno della vita; pecore del pastore; bambini, del pedagogo; insomma, tutta la nostra natura umana ha bisogno di Gesù...

Se si vuole, si può apprendere la somma sapienza che c’insegna il santissimo pastore e maestro, l’onnipotente Verbo del Padre, quando servendosi dell’allegoria si proclama pastore delle pecore. E anche pedagogo dei bambini; infatti, rivolgendosi ai pastori d’Israele, descrive la sua giusta e salutare sollecitudine per bocca di Ezechiele: “Fascerò la pecora ferita, curerò quella malata, ricondurrò all’ovile quella smarrita e le pascerò sul mio monte santo” (Ez 34,16)... Sì, o Signore, nùtrici coi pascoli della tua giustizia. O maestro, pasci le tue pecore sul tuo santo monte: La Chiesa, che sta in alto, supera le nubi, tocca i cieli. “Sarò loro pastore, dice, e sarò in mezzo a loro” (Ez 34,24). Egli vuole salvare la mia carne rivestendomi della tunica dell’incorruzione... “Prima che mi invochino, io risponderò” (Is 58,9)...

Tale è il nostro Pedagogo, davvero buono. “Non sono venuto, dice, per essere servito, ma per servire” (Mt 20,28). Perciò nel vangelo è detto che era “stanco” (Gv 4,5) colui che si è affaticato per noi, promettendo anche di “dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45). Dimostra così di essere lui solo il buon pastore. Generoso e magnifico è colui che giunge al punto di dare la sua vita per noi. Veramente a servizio degli uomini e pieno di bontà, egli che, potendo essere il Signore dell’uomo, volle essere suo fratello. Buono fino al punto di morire per noi!
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Messaggio da Don Pino » gio mag 03, 2007 3:12 pm

Santi Filippo e Giacomo, apostoli, fondamenta della città santa

“Le sue fondamenta sono sui monti santi. Il Signore ama le porte di Sion” (Sal 86, 1-2)... “Voi siete concittadini dei santi, familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Gesù Cristo” (Ef 2,19-20)... Ebbene, questa pietra angolare e i monti (che sono gli Apostoli e i grandi Profeti) reggono la costruzione di questa città e costituiscono un edificio vivente. Grida ora dai vostri cuori questo edificio? È la magistrale mano di Dio che compie tutto questo per mezzo della nostra lingua, affinché siate squadrati e immessi nella struttura di quell'edificio...

Guardate alla forma d'una pietra squadrata: il cristiano deve essere simile ad essa! Di fronte a qualsiasi tentazione il cristiano non cade. Anche se è spinto e, quasi, capovolto, egli non cade. Una pietra di forma quadrata, infatti, da qualunque parte tu la giri, sta dritta... Siate, dunque, squadrati in questo modo, cioè pronti a qualsiasi tentazione. Qualunque cosa vi colpisca, non abbia a rovesciarvi!...

Quanto, poi, al crescere in questo edificio, lo si fa con affetto devoto, con sincera religione, con la fede, la speranza e la carità. La città celeste viene edificata mediante i suoi stessi cittadini: i cittadini ne sono le pietre. Essi, infatti, sono pietre viventi. Dice l'apostolo Pietro: “Voi, come pietre viventi, siate edificati in una dimora spirituale” (1 Pt 2,5)... Ma, perché sono fondamenta gli Apostoli e i Profeti? Perché la loro autorità sorregge la nostra debolezza. Perché attraverso loro noi entriamo nel regno di Dio: sono essi che ce lo annunciano. E, quando noi entriamo attraverso loro, entriamo attraverso Cristo, dato che egli è la porta (Gv 10,9).
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Messaggio da Don Pino » dom mag 06, 2007 1:58 pm

Come io vi ho amato, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri


“Vi do un comandamento nuovo: Che vi amiate a vicenda”... Lo chiama nuovo perché, spogliandoci dell'uomo vecchio, esso ci riveste del nuovo? Non un amore qualsiasi, infatti, rinnova l'uomo, ma l'amore che il Signore distingue da quello puramente umano aggiungendo: “come io ho amato voi”... “Le sue membra sono sollecite l'uno dell'altro; se soffre un membro, soffrono insieme le altre membra, se è onorato un membro, si rallegrano le altre membra” (1 Cor 12, 25-26). Esse infatti ascoltano e mettono in pratica l'insegnamento del Signore: “Vi do un comandamento nuovo: Che vi amiate a vicenda”; e non come si amano i corruttori, né come si amano gli uomini in quanto uomini, ma “in quanto dèi” (Gv 10,35) e figli tutti dell'Altissimo (Lc 6,35) per essere fratelli dell'unico Figlio suo, amandosi a vicenda di quell'amore con cui li ha amati egli stesso, che li vuol condurre a quel fine che li appagherà e dove ci sono i beni che potranno saziare tutti i loro desideri. Allora, ogni desiderio sarà soddisfatto, quando Dio sarà tutto in tutti (1Cor 15, 28)...

Chi ama il prossimo di un amore sincero e santo, chi ama in lui se non Dio? Questo amore, che si distingue da ogni espressione di amore mondano, il Signore lo caratterizza aggiungendo: “come io ho amato voi”. Che cosa, infatti, se non Dio, egli ha amato in noi? Non perché già lo possedessimo, ma perché lo potessimo possedere; per condurci, come dicevo prima, là dove “Dio sarà tutto in tutti”. E' in questo senso che giustamente si dice che il medico ama gli ammalati: cosa ama in essi, se non la salute che vuol ridonare, e non la malattia che vuole scacciare. “Come io ho amato voi, così voi amatevi a vicenda”. Per questo dunque ci ha amati, perché anche noi ci amiamo a vicenda.
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Messaggio da Don Pino » dom mag 20, 2007 5:27 pm

L'amore vi attiri alla sua sequela

Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette
alla destra di Dio" (Mc 16,19). Tornava verso il luogo da dove era venuto,
tornava da un luogo dove continuava a dimorare. Infatti nel momento in cui
saliva al cielo con la sua umanità, univa con la sua divinità il cielo e la
terra. Dobbiamo notare nella solennità di oggi, fratelli amatissimi, che è
stato sospeso il decreto che ci condannava e il giudizio che ci destinava
alla corruzione. Infatti la natura umana alla quale erano state rivolte
queste parole: "Polvere tu sei e in polvere tornerai" (Gen 3,19), è salita
in cielo oggi con Cristo. Per questo, fratelli amatissimi, dobbiamo
seguirlo con tutto cuore, là dove sappiamo dalla fede che egli è salito con
il suo corpo. Sfuggiamo i desideri della terra: nessun legaccio di quaggiù
ci ostacoli, noi che abbiamo un Padre in cielo. Pensiamo anche al fatto che
colui che è salito in cielo pieno di mitezza tornerà con esigenza...
Questo, fratelli miei, deve guidare il vostro agire; pensate a questo
continuamente. Anche se siete sballottati nei turbini degli affari di
questo mondo, gettate fin d'ora l'àncora della speranza nella patria eterna
(Eb 6,19). La vostra anima non ricerchi dunque nulla se non la vera luce.
Abbiamo appena udito che il Signore è salito in cielo; pensiamo seriamente
a ciò che crediamo. Nonostante la debolezza della natura umana che ci
trattiene ancora quaggiù, l'amore ci attiri alla sua sequela, poiché siamo
sicuri che colui che ci ha ispirato tale desiderio, Gesù Cristo, non
deluderà la nostra speranza.
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Messaggio da Don Pino » gio mag 31, 2007 10:29 am

« A che debbo che la madre del mio Signore venga a me ? »


“Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo cha la Madre del mio Signore venga a me?” Queste parole: “A che debbo?” non sono un segno di ignoranza, come se Elisabetta, piena dello Spirito Santo non sapesse che la Madre del Signore fosse venuta per volontà di Dio. Il senso delle sue parole è questo: “Cosa ho fatto di bene? In cosa le mie opere hanno tanto valore da far sì che la Madre del Signore venga a trovarmi? Sono forse una santa? Per quale perfezione, per quale fedeltà interiore ho meritato questo favore, una visita della Madre del Signore?” “Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo”. Aveva sentito che il Signore era venuto per santificare il suo servo anche prima la sua nascita.

Che io possa essere considerato pazzo da coloro che non hanno la fede, per aver creduto tali misteri!... Perché, ciò che è ritenuto follia da questa gente è per me occasione di salvezza. Infatti se la nascita del Salvatore non fosse stata celeste e beata, se essa non avesse avuto nulla di divino e di superiore alla natura umana, la sua dottrina non avrebbe mai raggiunto tutta la terra. Se nel seno di Maria, non vi fosse stato altro che un uomo, e non il Figlio di Dio, come sarebbe potuto succedere che, in quell’ epoca e ancora oggi, ogni sorta di malattia, non solo del corpo, ma anche dell’anima avesse potuto essere guarita?... Se raccogliamo quanto è stato riferito di Gesù, possiamo constatare che quanto è stato scritto a suo riguardo viene considerato divino e degno di ammirazione. Infatti la sua nascita, la sua educazione, la sua potenza, la sua Passione, la sua risurrezione, non sono soltanto dei fatti che sono successi in quell’ epoca: operano in noi, ancora oggi.
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