LA SANTA QUARESIMA...

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Info da Medjugorje
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Messaggio da Info da Medjugorje » sab mar 11, 2006 11:42 pm

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SABATO di QUARESIMA SETTIMANA DEL PENTIMENTO

"Sei guarito, non peccare più" (Gv 5,14)

PREGHIAMO


O mio Dio, allontana il tuo sguardo dai miei peccati e guarda il tuo Figlio morto sulla croce per me: è in Lui, con Lui e per Lui che Ti presento il mio cuore, pentito d'averti offeso e pieno d'ardente desiderio di amarti, di meglio servirti, di fuggire il peccato e di evitarne le occasioni. Tu non rigettare un cuore contrito ed umiliato ed io spero, con viva fiducia, di essere esaudito. Amen.

Desidero lasciare nello spazio dedicato alla Santa Quaresima, un messaggio di speranza, condividendo con voi quello che avvenuto ieri al campo. Mi affido sempre alle vostre preghiere, che mi sostengano nelle prove e mi danno la forza e il coraggio di rinnovare ogni giorno il mio sì a Dio, per servirLo nella missione che Lui mi ha affidato.

Ieri mattina quando sono partita per recarmi al campo, pensavo di vivere una giornata “normale”, anche se so bene che il volontariato al campo riserva sempre delle sorprese e emozioni nuove...
Durante la mattinata, sono arrivati da me diversi malati e a mezzo giorno sono andata per il pranzo nel container di Sdenka, una Signora del campo che mi aiuta in ambulatorio.
Avevo appena terminato il pranzo, quando una donna del campo, mi chiama impaurita e agitata, dicendo che una mia paziente, che è malata per una forma molto grave di aritmia cardiaca, ha avuto un malore. Subito sono corsa verso verso il container dove lei vive. La trovo distesa a terra con il marito che sorregge la sua testa con le mani tremanti.
La paziente appare cianotica, il respiro è affannoso, il polso accelerato, e noto l'addome molto gonfiato. Misura la pressione arteriosa che è 260/120. Capisco subito che la situazione è gravissima e che non c'è tempo da perdere. Prego Sdenka di chiamare con urgenza un medico e l'ambulanza. Intanto inizio con la rianimazione, il respiro diventa un po’ meno affannoso, ma lei non riprende coscienza. Intanto arriva il medico con un’infermiera del pronto soccorso. Dopo le presentazioni facio raporto di quanto è avvenuto. Grazie a Dio per la provvidenza e per i benefattori, che mi portano e inviano medicine, ho tutto il necessario che mi occorre. Le somministriamo le medicine necessarie e inseriamo una cannula orofaringea attraverso la bocca per aiutarla a respirare; ma il quadro della situazione rimane sempre molto grave. In silenzio supplico Dio perchè ci venga in aiuto affinché non perdiamo la paziente, che sta lottando con la vita.
Subito si presenta un altro problema, non riescono ad entrare con la barella dell'ambulanza, l'entrata del container è troppo stretta. Avvolgiamo la paziente in una coperta e la portiamo fuori, la mettiamo sulla barella e la carichiamo in ambulanza. Dopo averla sistemata bene fisso il tubicino con l'ossigeno nel naso. La dott.sa mi chiede di accompagnarla all’ospedale di Mostar, perché lei è già chiamata per un altro pronto intervento insieme all'infermiera. Le dico di sì e le chiedo un'altra infermiera per assistermi durante il trasporto. Carichiamo l'infermiera, strada facendo e via per Mostar… Durante il viaggio sono costretta a togliere e rimettere quattro volte la cannula orofaringea, a causa del forte vomito dell'ammalata. Continuo ad accarezzarle la mano per fare coraggio a lei e anche a me. Dopo 25 min. arriviamo all'ospedale di Mostar con la paziente viva sì, ma che non ha ripreso conoscenza e sta ancora lottando con la vita.
Arrivati all'ospedale riceve un'iniezione contro il vomito e altre cure, alla fine possiamo trasferirla nel reparto. Prima di andarmene l'abbraccio e le faccio una carezza sulla guancia. La chiamo con il nome e dalla bocca esce con un filino di voce "da" che vuol dire si e per un attimo alza a a malapena le palpebre. Ringrazio Dio per questa grazia che ha voluto regalarmi prima che ritornassi al campo...

Nell’ambulatorio ho trovato 18 bambini e ragazzi e 23 adulti che pregavano la via crucis insieme. Ho sentito un calore dolce al cuore e i miei occhi si sono riempiti di lacrime.
Ieri sera ho ricevuto delle notizie piuttosto preoccupanti, esiste il sospetto che le braccia e le gambe siano paralizzate, lei ha ripreso conoscenza, ma che non riesce a parlare.
Ho scritto e pregato la via crucis sul forum quasi tutta la notte...
Questa mattina un’altra telefonata mi informa che l’ammalata è leggermente migliorata, ma che non riesce a muoversi. Continuo a pregare e confido in Dio...
Questa sera, alle 20 ca. ho ricevuto la bella notizia da parte del marito, tramite telefono, che sua moglie sta molto meglio, che riesce a muovere le gambe e le braccia e che parla. Il marito mi ha portato i ringraziamenti e i saluti da parte della moglie.
Desidero ringrazio Dio per la dott.sa e le infermiere e per l'autista dell'ambulanza di Capljina, e per i medici e il personale infermieristico di Mostar, che sono intervenuti tempestivamente per soccorrere l’ammalata. Ringrazio anche tutte le persone che hanno pregato, ho sentito voi vicini spiritualmente, anche se non eravate a conoscenza di quello che stava accadendo al campo.
Sono molto felice che ancora un'altra volta ho potuto essere, insieme ai dottori e gli infermieri, strumento di Dio e testimone del Suo amore infinito e della Sua immensa misericordia. Continuiamo a pregare per la mia paziente, perché guarisca presto per tornare al campo. Dio vi benedica e la Madonna vi protegga sempre con il Suo manto d'amore. Vi voglio bene!

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Messaggio da Info da Medjugorje » dom mar 12, 2006 4:22 pm

SECONDA DOMENICA di QUARESIMA SETTIMANA DEI SACRIFICI

“Le sofferenze del momento non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi”(Rm 8,18)

PORRE OGNI NOSTRA SPERANZA E OGNI FIDUCIA SOLTANTO IN DIO

1. O Signore, che cosa è mai la fiducia che ho in questa vita. Quale è il mio più grande conforto, tra tutte le cose che si vedono sotto il cielo? Non sei forse tu, o Signore, mio Dio di infinita misericordia? Dove mai ho avuto bene, senza di te; quando mai ho avuto male con te? Voglio essere povero per te, piuttosto che ricco senza di te; voglio restare pellegrino su questa terra, con te, piuttosto che possedere il cielo, senza di te. Giacché dove sei tu, là è cielo; e dove tu non sei, là è morte ed inferno. Sei tu il mio desiderio ultimo; perciò io ti debbo seguire, con gemiti e lacrime ed alte, commosse preghiere. In una parola, non posso avere piena fiducia in alcuno che mi venga in aiuto nelle varie necessità, fuori che in te soltanto, mio Dio. "La mia speranza" e la mia fiducia sei tu (Sal 141,6); tu, il mio consolatore, il più fedele in ogni momento. "Ognuno va cercando ciò che a lui giova" (Fil 2,21); e tu, o Dio, ti prefiggi soltanto la mia salvezza e tutto volgi in bene per me. Pur quando mi esponi a varie tentazioni e avversità, tutto questo tu lo vuoi per il mio bene, giacché quelli che tu ami usi metterli in vario modo alla prova; e in questa prova io debbo amare e ringraziare, non meno che quando tu mi colmi di celesti consolazioni.

2. In te, dunque, o Signore Dio, ripongo tutta la mia speranza; in te cerco il mio rifugio; in te rimetto tutte le mie tribolazioni e le mie difficoltà, che tutto trovo debole e insicuro ciò che io vedo fuori di te. Non mi gioveranno, infatti, i molti amici; non mi saranno di aiuto coloro che vengono a soccorrermi, per quanto forti; non mi potranno dare un parere utile i prudenti, per quanto saggi; non mi potranno dare conforto i libri dei sapienti; non ci sarà una preziosa ricchezza che mi possa dare libertà; non ci sarà un luogo ameno e raccolto che mi possa dare sicurezza, se non sarai presente tu ad aiutarmi, a confortarmi, a consolarmi; se non sarai presente tu ad ammaestrarmi e a proteggermi. In verità, tutte le cose che sembrano fatte per dare pace e felicità non sono nulla e non danno realmente felicità alcuna, se non ci sei tu. Tu sei, dunque, l'ultimo termine di ogni bene, il supremo senso della vita, la massima profondità di ogni parola. Sperare in te sopra ogni cosa è il maggior conforto di chi si è posto al tuo servizio. "A te sono rivolti i miei occhi (Sal 140,80); in te confido, o mio Dio (Sal 24,1s), padre di misericordia" (2Cor 1,3). Benedici e santifica, con la tua celeste benedizione, l'anima mia, affinché essa sia fatta tua santa dimora e sede della eterna gloria; e nulla si trovi in questo tempio della tua grandezza, che offenda l'occhio della tua maestà. Guarda a me, nella tua immensa bontà e nell'abbondanza della tua misericordia; ascolta la preghiera del tuo servo, che va peregrinando in questa terra oscura di morte. Proteggi e custodisci l'anima di questo tuo piccolo servo, nei tanti pericoli della vita di quaggiù; dirigila con la tua grazia per la via della pace, alla patria della eterna luce. Amen.

Un dono meraviglioso

La semplice sofferenza non è niente. Ma la sofferenza compartecipata con la Passione di Cristo è un dono meraviglioso. Il dono più grande fatto all'uomo è la sua possibilità di condividere la Passino di Cristo. Ed è un dono e un segno di amore. perché è così che il Padre ha mostrato l'amore che aveva per il mondo: consegnando suo Figlio alla morte per noi. E' questa la maniera in cui Cristo ha mostrato che il maggior dono è l'amore: perché pagò per i nostri peccati con il patimento.
Madre Teresa

Carissimi, c'è tanta gente che mi fa i complimenti per il volontariato che svolgo al campo. Ogni volta mi sento in grande imbarazzo per questo, perché sento che non devono essere fatti a me, ma a Dio. Lui mi ha inalzato, mi ha colamto di amore e mi ha chiamato per servirLo. Questo significa che ho ricevuto una delle Grazie più grandi che si possa ricevere da Dio: essere al Suo servizio. Collaborare nella Sua vigna, come servo inutile. Non vivrò abbastanza per poterLo ringraziare, attraverso il mio lavoro che Lui mi ha affidato. Per questo cerco di vivere, donando me stessa a Dio e a quelli che Lui mi ha affidato, come se ogni giorno fosse l'ultimo...

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Messaggio da Info da Medjugorje » mar mar 14, 2006 3:49 am

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SECONDO LUNEDI' di QUARESIMA SETTIMANA DEL SACRIFICIO

"Cari figli! Oggi vi invito al rinnovamento della preghiera nelle vostre famiglie, affinché ogni famiglia diventi la gioia per mio Figlio Gesù. Perciò, cari figli, pregate e cercate più tempo per Gesù, e così sarete capaci di capire e accettare tutto: le malattie e le croci, anche le più pesanti. Io sono con voi e desidero prendervi nel mio cuore e protegger­vi, però non vi siete ancora decisi. Perciò, cari figli, vi chiedo di pregare affinché attraverso la preghiera mi permettiate di aiutarvi. Miei cari figlioli, pregate affinché la preghiera diventi il vostro cibo quotidiano. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".
(Messaggio del 25 gennaio 1992 )

PREGATE E CERCATE PIÙ TEMPO PER GESÙ, E COSÌ SARETE CAPACI DI CAPIRE E ACCETTARE TUTTO: LE MALATTIE E LE CROCI, ANCHE LE PIÙ PESANTI

Passate più tempo con Gesù perché Lui ha percorso il cammino della sofferenza e attraverso di essa ha ottenuto la salvezza di tutto il suo popolo. La luce della vita di Gesù - la sofferenza - è il cammino umano che porta a Dio e quindi alla Vita Eterna, perché la vita cambia ma non viene mai distrutta. Quando l'uomo si renderà conto di questo, illuminato dalla sua fede, lo capirà e accetterà la croce e la malattia approfondendo il suo rap­porto con Gesù. Assieme al nostro Signore sofferente, l'uomo passa a nuo­ve dimensioni esistenziali e comincia a vivere la vita cui l'animo umano aspira. Con la sua venuta, Gesù non ha rimosso le croci e le malattie, ma ha svelato il loro più profondo significato.
Lo possiamo capire ed accettare solo con la preghiera! In questo modo, non solo il popolo croato ha ottenuto un consiglio vitale, ma anche tutte le persone che soffrono, in tutte le nazioni e in tutti i popoli. L'esperienza ci insegna che anche senza la guerra nella sua forma tradizionale, molte per­sone si lasciano distruggere. Per sé, per le loro famiglie, per la loro nazione e per la loro Chiesa innalzano croci e causano malattie pesanti. Proviamo a pensare alle migliaia di vittime della droga, dell'alcolismo, del suicidio, causati dalla perdita di uno scopo nella vita. Qgni sofferenza porta l'uomo a Dio se l'uomo cerca Gesù o, almeno, se a causa della sua sofferenza comincia a cercarlo.

DESIDERO PRENDERVI NEL MIO CUORE E PROTEGGERVI, PERÒ NON VI SIETE ANCORA DECISI

Maria, la nostra mamma, è accanto a noi. lì segno più chiaro dell'amore materno è l'accettazione nel proprio cuore e il desiderio di proteggere il proprio Figlio; quindi Maria viene a noi mossa da questo desiderio.
In questo mondo così esposto, e in molti modi tanto distrutto dal male, si sente sempre più la mancanza ed il bisogno d'amore materno. Una madre, con il suo amore tenero, guarisce ogni cosa dura e grezza, selvaggia e distruttrice di questo mondo. Minacciato com'è dall'aggressività e dalla violenza, questo mondo ha bisogno sempre più del perdono, della riconci­liazione e della comunione. Ecco quindi la Madre, la Regina della Pace, che ci chiede di permetterle di aiutarci! Sembra quasi incredibile che Maria, o Dio attraverso Maria, ci chieda di accettare il suo aiuto! Ma possiamo riu­scire a capirlo. lì cuore umano è colmo di orgoglio e privo di Dio e quindi anche del consapevole rifiuto e dell'opposizione all'offerta di aiuto e di amore. Sì, l'uomo è libero di dire "no" a Dio e di crearsi tanto dolore e distruzione. Questi sono i misteri dell'animo umano e del male. Lei è pron­ta ad accettarci, a proteggerci e ad aiutarci, ma aspetta anche che siamo noi a pronunciare una parola di assenso, a deciderci e a dire "sì". L'uomo, la famiglia e il mondo per il loro stesso bene NON dovrebbero rifiutare. E per questo dobbiamo pregare molto. Coloro che capiscono che la salvezza degli altri dipende così tanto da noi stessi preghino e digiunino per loro.

Trascritto da:
MESSAGGI DELLA MADONNA DI MEDJUGORJE DEL 1992 COMMENTATI DA FRA SLAVKO BARBARIC, OFM

Nulla ti turbi, nulla ti spaventi, tutto passa, Dio non ti lascia. La pazienza copre tutto:
Chi ha Dio non manca di nulla; solo Dio basta.


Carissimi, abbracciamo e offriamo le sofferenze e le croci con gioia, perché ci dona l'occasione di posare una rosa sotto la croce di Gesù per ringraziarLo. Lui per primo si è sacrificato, e in silenzio ha accettato ogni sorte di sofferenza per salvarci.
Tante volte non è solo la sofferenza è fisica che ci chiede pazienza e sacrificio. In questo mondo dominato dal materialismo, diventa sempre più difficile di essere esempi vivi dell'amore di Dio, di Gesù e della Madonna. Difficile ma non impossibile. Dio ci guida dall'alto per trovare il modo giusto di essere testimoni della Sua bontà. I tempi di Dio non sono i nostri, soltanto Lui sa quando e come trasformare un cuore di pietra in un cuore di carne. Noi con il nostro esempio, e attraverso la preghiera, l'amore e il sacrificio possiamo essere i lumi per illuminare la strada che porta a di Dio e al Suo Amore e la pace. Se portiamo Il Signore e la Madonna nel cuore non dobbiamo temere nulla.
Sopra vi ho trascritto una meditazione di Padre Slavko Barbaric, lui era un grande testimone dell'amore del Signore e della Madonna. La sua vita era costruita sul sacrificio e l'offerta per amore del Signore e della Madonna.

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Messaggio da Info da Medjugorje » mer mar 15, 2006 12:42 am

MARTEDI' di QUARESIMA SETTIMANA DEI SACRIFICI

Signore Gesù,
non possiamo trascorrere
questo tempo quaresimale
senza offrirTi qualcosa che ci costa,
senza offrirTi le pene di ogni giorno;
e questo non ci deve essere tanto difficile
perché vogliamo soffrire con Te,
e per chi soffre
già questa è verità consolantissima.
Tu ci ricordi
Che nessuno soffre solo,
che nessuno soffre inutilmente,
poiché chi soffre ha titoli speciali
per avere maggiore partecipazione
alla comunione con Te.


Soltanto ciò che tu impregni di amore ha valore nel mio Regno e ai miei occhi. Le cose non valgono che per il loro contenuto di amore. Gli uomini non valgono che per la loro dose di amore oblatívo. Questo solo conta e affinché in te tutto sia impregnato del mio amore devi ricaricarti ed esercitarti; ricaricarti, poiché l'amore divino è un dono che bisogna invocare continuamente e con intensità; esercitarti, poiché la carità è una virtù che richiede molto coraggio.

Ah, se gli uomini volessero davvero rettificare in tal senso la loro scala dei valori! Se sapessero scoprire l'importanza dell'amore nella loro vita!

Amare è pensare a me, è guardarmi, è ascoltarmi, è unirsi a me, è condividere tutto con me. Tutta la vostra vita è un susseguirsi quasi ininterrotto di decisioni in favore o a danno di questo amore, che mira a farvi rinunciare a voi stessi per il beneficio degli altri. Più cresce in un'anima tale amore, più si innalza il livello dell'umanità; ma quando un'anima dice « no » alla proposta di questo amore, si opera un impoverimento del divino nel mondo e un ritardo nello sviluppo spirituale di tutti i popoli della terra.

Colui che si sforza di amare in accordo con il mio cuore vede tutti gli esseri e tutte le cose con i miei occhi e percepisce interiormente il messaggio divino che tutti gli esseri e tutte le cose sono in grado di portargli.


Tratto dal libro “ Quando il Maestro parla al cuore”, di Gaston Courtois


Carissimi, nel silenzio possiamo fare l’esperienza dell’amore di Dio, quando il Maestro parla al cuore. La tenerezza inesprimibile delle Sue parole d’amore, raggiungono il cuore come un bacio ricevuto dall’Amato. L’Amore Divino ferisce il cuore delicatamente e lascia un dolce dolore di nostalgia, un desiderio implacabile come sigillo, un desiderio ardente di riempire ogni istante della vita con l’Amore Divino. Nessun sacrificio diventa troppo grande per raggiungere il traguardo dell’eterna gioia e pace.

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Messaggio da Info da Medjugorje » dom mar 19, 2006 8:49 pm

MERCOLEDì di QUARESIMA SETTMANA DEL SACRIFICIO

SCARSO E' IL NUMERO DI COLORO CHE AMANO LA CROCE DI GESU'

1. Oggi, di innamorati del suo regno celeste, Gesù ne trova molti; pochi invece ne trova di pronti a portare la sua croce. Trova molti desiderosi di consolazione, pochi desiderosi della tribolazione, molti disposti a sedere a mensa, pochi disposti a digiunare. Tutti desiderano godere con Lui, pochi vogliono soffrire per Lui. Molti seguono Gesù fino alla distribuzione del pane, pochi invece fino al momento di bere il calice della passione. Molti guardano con venerazione ai suoi miracoli, pochi seguono l'ignominia della croce. Molti amano Iddio fin tanto che non succedono avversità. Molti lo lodano e lo benedicono soltanto mentre ricevono da lui qualche consolazione; ma, se Gesù si nasconde e li abbandona per un poco, cadono in lamentazione e in grande abbattimento. Invece coloro che amano Gesù per Gesù, non già per una qualche consolazione propria, lo benedicono nella tribolazione e nella angustia del cuore, come nel maggior gaudio spirituale. E anche se Gesù non volesse mai dare loro una consolazione, ugualmente vorrebbero sempre lodarlo e ringraziarlo.

2. Oh!, quanta è la potenza di un amore schietto di Gesù, non commisto con alcun interesse ed egoismo! Forse che non si debbono definire quali mercenari tutti quelli che vanno sempre cercando consolazione? Forse che non si dimostrano più innamorati di sé che di Cristo quelli che pensano sempre al proprio utile e al proprio vantaggio? Dove si troverà uno che voglia servire Iddio senza ricompensa? E' difficile trovare chi sia spiritualmente così alto da voler essere spogliato di ogni cosa. Invero, chi lo troverà uno veramente povero nello spirito e distaccato da ogni creatura? Il suo pregio è come quello di cose provenienti da lontano, dagli estremi confini della terra (Pro 31,10). Anche se uno si spogliasse di tutte le sue sostanze (Ct 8,7), non è ancor nulla; anche se facesse grande penitenza, è ancora poca cosa; anche se avesse appreso ogni scienza, egli è ancora ben lungi dalla meta; anche se avesse grande virtù e fervente devozione, ancora gli manca molto: cioè la sola cosa, che gli è massimamente necessaria. Che cosa dunque? Che, abbandonato tutto, abbandoni anche se stesso, ed esca totalmente da sé, senza che gli rimanga un briciolo di amore di sé; che, dopo aver compiuto tutto quello che riconosce suo dovere, sia persuaso di non aver fatto niente; che non faccia gran conto di ciò che pur possa sembrare grande, ma sinceramente si proclami servo inutile, come dice la Verità stessa: "Quando avrete fatto tutto ciò che vi è stato comandato, dite: siamo servi inutili" (Lc 17,10). Allora sì, che uno potrà essere davvero povero e nudo spiritualmente, e dire col profeta: "Sono abbandonato e povero" (Sal 24,16). Ma nessuno è più ricco, nessuno più potente, nessuno più libero di costui, che sa abbandonare se stesso e ogni cosa e porsi all'ultimo posto.

Carissimi, inanzittutto scusate che per alcuni giorni mi sono fermata a scrivere.
Un po' di anni fa il mio padre sprituale mi disse: "L'amore non è amato non aspettarti mai un grazie dalle persone".
Allora non avevo capito bene che cosa volesse dire con questo. Oggi ho imparato di fare tutto solo per amore di Dio, questa è la via più sicura per proteggermi da illusioni e delusioni. Lui riempie il mio cuore con una soave ricompensa, quando gli occhi dei poveri riflettono lo sguardo riconoscente di Gesù pieno di luce, che mi accarezza con dolcezza e calore. Porsi all'ultimo posto nella vita è sicuramente uno dei sacrifici più apprezzati da Dio che possiamo offriGli. Porsi all'ultimo posto significa morire mille volte al giorno in se stessi, significa combattere la voce insistente che, sempre intenta a distruggere il bene, si fa sentire dentro l'anima ogni volta che cerchi di metterti al servizio di Dio. Per questo è importante che siamo sempre in grazia di Dio, affinché possiamo ricevere la forza che serve per trasformarci in guardie vigili che custodiscono e fanno frutificare il bene che c'è in noi.

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Messaggio da Info da Medjugorje » mar mar 21, 2006 7:23 pm

GIOVEDI DI QUARESIMA SETIMANA DEL SACRIFICIO

16 marzo giovedì

«C’era un uomo ricco, che faceva festa ogni giorno con grandi banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, sedeva alla sua porta a mendicare,....bramoso di sfamarsi con gli avanzi che cadevano dalla mensa del ricco. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Poi morì anche il ricco e fu sepolto. Finito negli inferi tra i tormenti, alzando lo sguardo verso l’alto, vide da lontano Abramo e Lazzaro. Allora gridò: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricordati che hai ricevuto la tua parte di beni durante la tua vita, e Lazzaro parimenti le sofferenze. Ma adesso lui è consolato, tu invece sei tormentato".
(Lc. 16,19-31)

Gesù non dice che il ricco fosse cattivo, né che avesse guadagnato le sue ricchezze con inganno. Non dice neppure che Lazzaro fosse buono. Dice solamente che l’uno soffriva e che l’altro avrebbe potuto aiutarlo, però non lo fece. Non dice che il ricco trattasse male Lazzaro, né che Lazzaro avesse chiesto nulla al ricco. Dice solamente che il ricco non s’accorse mai dell’esistenza e della situazione di Lazzaro. Al ricco, ci dice Gesù, mancavano occhi per vedere il fratello nel dolore e mancava cuore per lasciarsi commuovere da lui.
Queste sono le qualità che ci rendono simili a Dio. Ed oggi noi, Paesi ricchi, ci accorgiamo del dolore di tanti Paesi meno fortunati?

Padre nostro

Carissimi, ho avuto modo di poter conoscere e incontrare tanti pellegrini e persone su Internet. Mi rendo conto molte volte che loro hanno il cuore buono. Hanno delle idee buone, delle soluzioni buoni e pianificano tante belle cose. Purtroppo molto spesso manca il coraggio a decidersi a fare del bene realmente e con il cuore.
L’amore e l’umiltà ci renderanno capaci ad accettare la diversità e il modo di vivere di chi proviene da un'altra cultura. Lo rispetteremo, senza criticare, perché non abbiamo ricevuto il diritto, attraverso il nostro aiuto al prossimo, di cambiare le persone per fargli vivere secondo la nostra tradizione e come noi lo desideriamo. L'amore significa anche avere rispetto per il prossimo e per il suo essere; se noi non facciamo tutto insieme a Dio, per amore di Lui e secondo la Sua volontà, rischiamo che il nostro orgoglio può cambiare un progetto di Dio in un progetto nostro. In questo modo Dio non potrà realizzare i Suoi piani, agendo attraverso noi. Dio ci chiama per servirLo e noi dobbiamo aprire il cuore e donare noi stessi con la massima umiltà, e con la gioia nel cuore che Lui ci dona la Grazia di poterLo servire, per renderGli una minima parte dell'immenso amore che noi riceviamo in ogni istante della nostra vita gratuitamente dal Signore.

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Messaggio da Info da Medjugorje » mar mar 21, 2006 9:42 pm

VENERDI' DI QUARESIMA SETIMANA DEL SACRIFICIO

17 marzo venerdì

ROSARIO DELL’ADDOLORATA

PREGHIERA INIZIALE:

O Madonna cara, o Madre dei dolori, voglio soffermarmi a riflettere su tutte quelle situazioni in cui Tu hai più soffer­to. Desidero rimanere un po’ di tempo con Te e ricordarmi con gratitudine di quanto Tu hai sofferto per me. Alle tue sofferenze, che si sono protratte per l'intero arco della tua vita terrena, uni­sco anche le mie sofferenze, e inoltre quelle di tutti i papà e le mamme, di tutti i giovani ammalati, dei bambini e degli anziani, affinché ogni loro dolore sia accettato con amore e ogni croce sia portata con la speranza nel cuore. Amen.

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PRIMO DOLORE:

Maria nel tempio ascolta la profezia di Simeone.

O Maria, mentre nel tempio Tu presentavi a Dio il tuo Figlio, il vecchio Simeone Ti predisse che il tuo Figlio sarebbe stato segno di contraddizione e che la tua anima sarebbe stata trafitta da una spada di dolore. Queste stesse parole sono state già una spada per la tua anima: hai custodito anche queste parole, come le altre, nel tuo cuore. Grazie, o Maria. Offro questo mistero per tutti quei genitori che in qual­siasi modo si trovano a soffrire per i loro figli. 7 Ave Maria.


SECONDO DOLORE:

Maria fugge in Egitto per salvare Gesù.

O Maria, sei dovuta fuggire col tuo Figlio in Egitto, perché i potenti della terra si erano alzati contro di Lui per ucciderlo. È difficile immaginare tutti i sentimenti che hai provato quando, all'invito del tuo Sposo, Ti sei alzata nel cuore della notte e hai preso il tuo Bambino per fuggire, quel Bambino nel quale riconoscevi e adoravi il Messia e il Figlio di Dio. Sei rimasta senza quelle sicurezze che la patria e il focolare domestico sanno offri­re. Sei fuggita, e così ti sei associata a coloro che non hanno un tetto sopra il loro capo o che vivono in paesi stranieri, senza patria. O Maria, mi rivolgo a te, che sei Madre, e ti prego per chi è costretto ad abbandonare la propria casa. Ti prego per i profughi, per i perseguitati, per gli esiliati ti prego per i poveri, che non hanno mezzi sufficienti per costruirsi una casa e una famiglia. Ti prego in particolare per quelli che, in seguito a conflitti famigliari, hanno abbandonato la loro famiglia e si trovano a vivere sulla strada: per i giovani che so­no in disaccordo coi genitori, per i coniugi che si sono separati, per le persone che sono respinte. Guidali, o Maria, attraverso la loro sofferenza verso la "nuova dimora". 7 Ave Maria.

TERZO DOLORE:

Maria smarrisce e ritrova Gesù.

O Maria, per tre giorni, con indicibile affanno, hai cercato il tuo Figlio, e finalmente, piena di gioia, l'hai ritrovato nel tempio. La sofferenza è durata a lungo nel tuo cuore. La pena è stata grande, perché eri cosciente della tua responsabilità. Sapevi che il Padre celeste Ti aveva affidato il suo Figlio, il Messia Redentore. Perciò il tuo dolore è stato immenso, e la gioia dopo il ri­trovamento è stata certamente sconfinata. O Maria, Ti prego per i giovani che si sono allontanati dalle loro case e per conseguenza si trovano a soffrire molto. Ti prego per quelli che hanno dovuto lasciare la casa paterna per motivi di salute e si trovano soli negli ospedali. Ti prego in modo particolare per quei giovani che sono rimasti privi di amore e di pace, e non sanno più che cosa sia la casa paterna. Ricercali Tu, O Maria, e fa che si lascino trovare, perché la realizzazione di un mondo nuovo diventi sempre più possibile. 7 Ave Maria.

QUARTO DOLORE:

Maria incontra Gesù che porta la croce.

O Maria, hai incontrato il tuo Figlio mentre portava la Croce. Chi potrebbe descrivere il dolore che hai provato in quel momento? Mi trovo senza parole... O Madre SS., ti prego per quelli che sono lasciati soli nel loro dolore. Visita i carcerati e confortali; visita gli infermi; va incontro a quelli che si sono perduti. Porgi una carezza a coloro che sono affetti da malattie incurabili, come quando per l'ultima volta qui in terra hai accarezzato il tuo Figlio. Aiutali a offrire la loro sofferenza per la salvezza del mondo, come tu stessa - ac­canto al tuo Figlio - offristi il tuo dolore. 7 Ave Maria.

Preghiamo:

O Maria, umile ancella del Signore, che ti sei la­sciata afferrare dalla beati­tudine promessa dal Figlio tuo a quanti compiono la volontà del Padre, aiutaci ad essere docili al volere di Dio su di noi e ad accogliere sulla nostra strada la croce con lo stesso amore con cui tu l'hai accolta e portata.

QUINTO DOLORE:

Maria è presente alla crocifissione e morte di Gesù.

O Maria, ti contemplo mentre stai in piedi accanto al tuo Figlio morente. Lo avevi seguito con dolore, e ora con dolore inconsolabile ti trovi sotto la sua Croce. O Maria, la tua fedeltà nella sofferenza è veramente grande. Hai un animo forte, il dolore non ti ha chiuso il cuore di fronte ai nuovi compiti: per desiderio del Figlio, diventi Madre di tutti noi. Ti prego, Maria, per quelli che assistono i malati. Aiutali a prestare con amore le loro cure. Dona forza e coraggio a quelli che non ce la fanno più accanto alloro malati. In modo particolare, benedici le mamme che hanno bambini infermi; fa che anche per loro il trovarsi a contatto con la croce sia cosa salutare. Unisci al tuo dolore di Madre l'estenuante fatica di chi per anni o forse per tutta la vita è chiamato a prestare servizio ai propri cari infermi. 7 Ave Maria.

SESTO DOLORE:

Maria riceve sulle braccia Gesù deposto dalla croce.

Ti osservo, o Maria, mentre, immersa nel più profondo dolore, accogli sulle tue ginocchia il corpo esanime del tuo Figlio. Il tuo dolore continua anche quando il suo è terminato. Lo riscaldi ancora una volta col tuo seno materno, con la bontà e con l'amore del tuo cuore. O Madre, mi consacro a te in questo momento. Ti consacro il mio dolore, il dolore di tutti gli uomini. Ti consacro le persone che sono sole, abbandonate, rifiutate, che sono in lite con gli altri. Ti consacro il mondo intero. Siano tutti accolti sotto la tua protezione materna. Fa che il mondo diventi una sola famiglia, dove tutti si sentano fratelli e sorelle. 7 Ave Maria.

SETTIMO DOLORE:

Maria accompagna Gesù alla sepoltura.

O Maria, lo hai accompagnato fino al sepolcro. Hai singhiozzato e pianto su di lui, come si piange per un figlio unico. Molte persone nel mondo vivono nel dolore, perché hanno perduto i loro cari. Consolali tu, e dona loro il conforto della fede. Molti sono senza fede e senza speranza, e si dibattono nei problemi di questo mondo, perdendo fiducia e gioia di vivere. O Maria, intercedi per loro, perché abbiano fede e trovino la loro strada. Sia distrutto il male, e fio­risca una vita nuova, quella vita che è nata dalla tua sofferenza e dal sepolcro del tuo Figlio. Amen. 7 Ave Maria.

Preghiamo:

O Dio, tu hai voluto che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla croce, fosse presente la tua Madre addolorata: fa' che la tua santa Chiesa, associata con lei alla passione del Cristo, partecipi alla gloria della risurrezione. Per lo stesso tuo Figlio, che è Dio e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LITANIE DELL’ADDOLORATA

Santa Maria, prega per noi

Santa Madre di Dio, prega per noi

Santa Vergine delle Vergini, prega per noi

Madre del Crocifisso, prega per noi

Madre dolorosa, prega per noi

Madre lacrimosa, prega per noi

Madre afflitta, prega per noi

Madre derelitta, prega per noi

Madre desolata, prega per noi

Madre del figlio privata, prega per noi

Madre dalla spada trafitta, prega per noi

Madre nei travagli immersa, prega per noi

Madre di angustie ripiena, prega per noi

Madre col cuore alla croce confitta, prega per noi

Madre mestissima, prega per noi

Fonte di lacrime, prega per noi

Cumulo di patimenti , prega per noi

Specchio di pazienza, prega per noi

Rupe di costanza, prega per noi

Ancora di confidenza, prega per noi

Rifugio dei derelitti, prega per noi

Difesa degli oppressi, prega per noi

Rifugio degli increduli, prega per noi

Sollievo dei miseri, prega per noi

Medicina dei languenti, prega per noi

Forza dei deboli, prega per noi

Porto dei naufraghi, prega per noi

Quiete nelle procelle, prega per noi

Ricorso dei piangenti, prega per noi

Terrore dei demoni, prega per noi

Tesoro dei fedeli, prega per noi

Luce dei profeti, prega per noi

Guida degli apostoli, prega per noi

Corona dei martiri, prega per noi

Sostegno dei confessori, prega per noi

Perla delle vergini, prega per noi

Consolazione delle vedove, prega per noi

Madre degli orfani, prega per noi

Letizia di tutti i santi, prega per noi
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo


perdonaci, Signore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo

ascoltaci, Signore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo

abbi pietà di noi

Preghiamo: O Dio, tu hai voluto che la vita della Vergine fosse segnata dal mistero del dolore, concedici, ti preghiamo, di camminare con lei sulla via della fede e di unire le nostre sofferenze alla passione di Cristo perché diventino occasione di grazia e strumento di salvezza. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

Messaggio della Madonna a Medjugorje del 13 marzo 1986

“Cari figli, oggi vi invito a vivere la Quaresima con i vostri piccoli sacrifici. Grazie per ogni piccolo sacrificio che avete offerto a me. Cari figli, vivete così anche in avanti e con l'amore aiutatemi ad offrire il sacrificio. Dio ve ne darà il premio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!”

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Messaggio da Info da Medjugorje » mar mar 21, 2006 10:23 pm

SABATO di QUARESIMA SETTIMANA DEL SACRIFICIO

DEVOZIONE DELLE 15 ORAZIONI DI SANTA BRIGIDA SOPRA LE PIAGHE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO

Santa Brigida
, desiderosa da molto tempo di sapere il numero dei colpi che Nostro Signore Gesù Cristo aveva ricevuto durante la sua Passione, apparve Gesu’ che le disse:

“figlia mia, ho ricevuto sul mio corpo 5480 colpi. Se tu vorrai onorarli, dirai ogni giorno 15 pater e ave con le orazioni seguenti che ti do, durante un anno. Trascorso un anno tu avrai salutato ognuna delle mie piaghe“

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PROMESSE DI GESU’:

1. Libertà dal purgatorio di 15 anime della sua stirpe;

2. E 15 giusti della sua stirpe saranno confermati e conservati in grazia;

3. E 15 peccatori della sua stirpe si convertiranno;

4. La persona che le dirà avrà il primo grado di perfezione;

5. E 15 giorni prima di morire riceverà il mio prezioso corpo, di modo che sarà liberata dalla fame eterna e berrà il mio Prezioso Sangue perché non abbia sete eternamente;

6. 6. E 15 giorni prima di morire avrà una amara contrizione di tutti i suoi peccati e una perfetta conoscenza di essi;

7. Metterò il segno della mia croce Vittoriosa davanti a lei per soccorrerla e difenderla contro gli attacchi dei suoi nemici;

8. Prima della sua morte io verrò a lei con la mia amatissima e dilettissima Madre;

9. E riceverò benignamente la sua anima e la condurrò alle gioie eterne;

10. E conducendola fino là, le darò con singolare tratto a bere alla fonte della mia Deità, ciò che non farò con quelli che non hanno recitato queste orazioni;

11. Perdonerò tutti i peccati a chiunque è vissuto per 30 anni in peccato mortale se dirà devotamente queste orazioni;

12. E lo difenderò dalle tentazioni;

13. E gli conserverò i suoi cinque sensi;

14. E lo preserverò dalla morte improvvisa;

15. E salverò la sua anima dalle pene eterne;

16. E la persona otterrà tutto quello che domanderà a Dio e alla Vergine Maria;

17. E se è vissuto, sempre secondo la sua volontà e se è dovuto morire l’indomani, la sua vita si prolungherà;

18. Tutte le volte che reciterà queste orazioni guadagnerà indulgenze:

19. E sarà sicura di essere aggiunta al coro degli Angeli;

20. E chi insegnerà queste orazioni ad un altro, avrà gioia e merito senza fine che saranno stabili in terra e dureranno eternamente in Cielo;

21. Dove sono e saranno dette queste orazioni, Dio è presente con la sua Grazia.


Sono da pregare per un anno intero senza interruzione, altrimenti si inizia daccapo.

PRIMA ORAZIONE

O Signore Gesù Cristo, eterna dolcezza di coloro che ti amano, giubilo che trapassa ogni gioia ed ogni desiderio, salute ed amore di coloro che si pentono, ai quali dicesti: “Le mie delizie sono con i figlioli degli uomini“, essendoti fatto uomo per loro salvezza ricordati di quelle cose che ti mossero a prendere la carne umana e di quello che sopportasti dal principio della tua incarnazione fino al salutifero tempo del tuo patire, ab aeterno ordinato nel Dio Uno e Trino. Ricordati del dolore che, come affermi tu stesso, ebbe l’anima tua, quando dicesti: “Mesta è l’anima mia fino alla morte“ quando nell’ultima cena che tu facesti coi tuoi discepoli, dando loro per vivanda il corpo e sangue tuoi, lavando i loro piedi e amorevolmente consolandoli predicesti la tua imminente Passione. Ricordati del tremito, dell’angustia e dolore che sopportasti nel santissimo corpo, prima di andare sul patibolo della Croce, quando dopo l’avere tu fatto tre volte orazione al Padre, pieno di sudor di sangue, ti vedesti tradito da uno dei tuoi discepoli, preso dal tuo popolo eletto, accusato da falsi testimoni, iniquamente da tre giudici condannato a morte, nel più solenne tempo della Pasqua, tradito, burlato, spogliato dei tuoi vestiti, percosso nella faccia (con gli occhi bendati), legato alla colonna, flagellato e coronato di spine. Concedimi adunque, ti prego dolcissimo Gesù, per le memorie che serbo di queste pene, prima della mia morte, sentimenti di vera contrizione, una sincera confessione e remissione di tutti i miei peccati. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! Amen. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.

SECONDA ORAZIONE

O Gesù, vera letizia degli Angeli e Paradiso di delizie, ricordati degli orribili tormenti che provasti, quando i nemici tuoi, come ferocissimi leoni, avendoti circondato con schiaffi, sputi, graffi ed altri inauditi supplizi, ti lacerarono; e per le ingiuriose parole, per le aspre percosse e durissimi tormenti, con i quali i nemici tuoi t’afflissero, io ti supplico che voglia liberarmi dai miei nemici così visibili come invisibili, e concedi che sotto l’ombra delle ali tue io ritrovi la protezione dell’eterna salute. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.

TERZA ORAZIONE

O Verbo incarnato. Onnipotente creatore del mondo, che sei immenso, incomprensibile e puoi racchiudere l’universo nello spazio di un palmo, ricordati dell’amarissimo dolore che sopportasti quando le santissime tue mani e piedi furono confitti con chiodi acuminati sul legno della croce. Oh! Qual dolore provasti, o Gesù, allorché i perfidi crocifissori dilaniarono le tue membra e sciolsero le congiunture delle tue ossa, tirarono il tuo corpo per ogni verso, a loro piacere. Ti prego per la memoria di questi dolori sopportati da te sopra la croce, che tu mi voglia concedere ch’io ti ami e tema quanto si conviene. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.


QUARTA ORAZIONE

O Signore Gesù Cristo Celeste Medico, ricordati delle sofferenze e dei dolori che sentisti nelle tue già lacerate membra, mentre si levava in alto la croce. Dai piedi alla testa eri tutto un cumulo di dolori; e nondimeno ti scordasti di tanta pena, e porgesti pietosamente preghiere al Padre per i nemici tuoi dicendo: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno“. Per questa smisurata carità e misericordia e per la memoria di questi dolori concedimi di ricordarmi della tua amatissima Passione, affinché essa mi giovi per una piena remissione di tutti i miei peccati. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.


QUINTA ORAZIONE

Rammentati, o Signore Gesù Cristo, specchio di eterna chiarezza, dell’afflizione che avesti quando, veduta la predestinazione di quelli eletti che, mediante la tua Passione, dovevano salvarsi, prevedesti ancora che molti non ne avrebbero profittato. Pertanto ti chiedo per la profondità della misericordia che mostrasti non solo nell’aver dolore dei perduti e disperati, ma nell’adoperarla verso il ladrone quando gli dicesti: “Oggi sarai meco in paradiso“, che tu voglia pietoso Gesù, adoperarla sopra di me al punto della mia morte. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, ragnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.

SESTA ORAZIONE

O Gesù Re amabile, ricordati del dolore che provasti, quando nudo e disprezzato pendesti in Croce, senza avere, fra tanti amici e conoscenti che t’erano d’intorno, chi ti consolasse, eccetto la tua diletta Madre, alla quale raccomandasti il discepolo prediletto, dicendo: “Donna, ecco il tuo figlio; ed al discepolo: ecco la tua Madre“. Fiducioso ti prego, pietosissimo Gesù, per il coltello del dolore che allora le trapassò l’anima, che tu abbia compassione di me nelle afflizioni e tribolazioni mie così del corpo come dello spirito, e mi consoli, porgendomi aiuto e gaudio in ogni prova ed avversità. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.

SETTIMA ORAZIONE

O Signore, Gesù Cristo, fonte di dolcezza inestinguibile che mosso da intimo affetto di amore, dicesti in Croce: “Io ho sete, cioè desidero sommamente la salute del genere umano”, accendi, ti preghiamo, in noi il desiderio di operare perfettamente, spegnendo del tutto la sete delle concupiscenze peccaminose e il fervore dei piaceri mondani. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.


OTTAVA ORAZIONE

O Signore Gesù Cristo, dolcezza dei cuori e soavità grandissima delle menti, concedi a noi miseri peccatori, per l’amarezza dell’aceto e del fiele che per noi gustasti nell’ora della tua morte, che in ogni tempo, specialmente nell’ora del morire nostro, noi ci possiamo cibare del Corpo e Sangue tuo non indegnamente, ma in rimedio e consolazione delle anime nostre. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.

NONA ORAZIONE

O Signore Gesù Cristo, giubilo della mente, ricordati dell’angustia e dolore che patisti quando per l’amarezza della morte e l’insulto dei giudei gridasti al Padre tuo: “Eloi, Eloi, lamma sabactani; cioè: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Per questo ti chiedo che nell’ora della mia morte tu non mi abbandoni. Signor mio e Dio mio. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.

DECIMA ORAZIONE

O Signore Gesù Cristo, principio e termine ultimo del nostro amore, che dalla pianta dei piedi alla cima del capo ti sommergesti nel mare dei patimenti ti prego, per le larghe e profondissime tue piaghe, che mi voglia insegnare ad operare perfettamente con vera carità nella legge e nei precetti tuoi. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.

UNDICESIMA ORAZIONE

O Signore Gesù Cristo, profondo abisso di pietà e di misericordia io ti domando, per la profondità delle piaghe che trapassarono non solo la carne tua e le midolla delle ossa, ma anche le più intime viscere, che ti piaccia sollevare me, sommerso nei peccati e nascondermi nelle aperture delle tue ferite. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.

DODICESIMA ORAZIONE

O Signore Gesù Cristo, specchio di verità, segno d’unità e legame di carità, abbi in mente le innumerevoli ferite di cui fu ricoperto il tuo Corpo, lacerato dagli empi Giudei e imporporato del tuo stesso preziosissimo Sangue. Scrivi, ti prego, con quello stesso Sangue nel cuore mio le tue ferite, affinché, nella meditazione del tuo dolore e del tuo amore, si rinnovi in me ogni giorno il dolore del tuo patire, si accresca l’amore, ed io perseveri continuamente nel renderti grazie sino alla fine della mia vita, cioè fino a quando io non verrò da te, pieno di tutti i beni e di tutti i meriti che ti degnasti donarmi dal tesoro della tua Passione. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.


TREDICESIMA ORAZIONE

O Signore Gesù Cristo, Re invittissimo ed immortale, rammentati del dolore che sentisti quando, essendo tutte le forze del Corpo e del Cuore tuo venute meno, inchinando il capo dicesti: “Tutto è compiuto“. Perciò ti prego per tale angustia e dolore, che tu abbia misericordia di me nell’ultima ora della mia vita, quando sarà l’anima mia turbata dall’ansia dell’agonia. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.


QUATTORDICESIMA ORAZIONE

O Signore Gesù Cristo, Unigenito dell’altissimo Padre, splendore e figura della sostanza sua, ricordati dell’umile preghiera con la quale raccomandasti lo spirito tuo dicendo: “Padre, raccomando nelle tue mani lo spirito mio” . E dopo piegato il capo e aperte le viscere per riscattare, esclamando mandasti fuori l’ultimo respiro. Per questa preziosissima morte ti prego, Re dei Santi, che mi faccia forte nel resistere al diavolo, al mondo ed alla carne, affinché morto al mondo, io viva a te solo, e tu riceva nell’ultima ora della mia vita lo spirito mio, che dopo lungo esilio e pellegrinaggio desidera di ritornare alla sua patria. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.


QUINDICESIMA ORAZIONE

O Signore Gesù Cristo, vera e feconda vita, ricordati dell’abbondante effusione del sangue tuo, allorché piegato il capo sulla Croce, il soldato Longino ti squarciò il costato da cui uscirono le ultime gocce di sangue ed acqua. Per questa amarissima Passione ferisci, ti prego, dolcissimo Gesù, il cuor mio, affinché, giorno e notte io versi lacrime di penitenza e di amore: convertimi totalmente a te perché il mio cuore sia perpetua abitazione di te e la conversione mia ti piaccia e ti sia accetta, ed il termine della mia vita sia lodevole, per lodarti insieme con tutti i Santi in eterno. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà. Pater, Ave.


PREGHIERA:
O Signore mio Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, accetta questa preghiera con lo stesso immenso amore, col quale sopportasti tutte le piaghe del tuo Santissimo Corpo; abbi di noi misericordia, ed a tutti i fedeli, vivi e defunti, concedi la tua misericordia, la tua grazia, la remissione di tutte le colpe e pene, e la vita eterna. Amen.

Messaggio della Madonna a Medjugorje del 25 marzo 2002

"Cari figli, oggi vi invito ad unirvi con Gesù nella preghiera. Apriteli il vostro cuore e donategli tutto quello che vi è dentro: le gioie, le tristezze e le malattie. Che questo sia per voi il tempo della grazia. Pregate, figlioli, e che ogni momento sia di Gesù. Sono con voi ed intercedo per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".

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Messaggio da Info da Medjugorje » mar mar 21, 2006 11:01 pm

TERZA DOMENICA di QUARESIMA SETTIMANA DEL SILENZIO

"Maria serbava tutte queste cose meditandole nel Suo cuore". (Lc 2,19)

Immagine

GUARDARSI DAL PARLARE TROPPO

ASTENERSI DAI DISCORSI INUTILI

1. Per quanto possibile, stai lontano dall'agitarsi che fa la gente. Infatti, anche se vi si attende con purezza di intenzione, l'occuparsi delle faccende del mondo è un grosso impaccio, perché ben presto si viene inquinati dalle vanità, e fatti schiavi. Più di una volta vorrei essere stato zitto, e non essere andato in mezzo alla gente.

2. Ma perché andiamo parlando e chiacchierando così volentieri con altri, anche se poi è raro che, quando torniamo a star zitti, non abbiamo qualche guasto alla coscienza? Parliamo così volentieri perché, con queste chiacchiere, cerchiamo di consolarci a vicenda, e speriamo di sollevare il nostro animo oppresso dai vari pensieri. Inoltre molto ci diletta discorrere e fantasticare delle cose che amiamo assai e che desideriamo, o di ciò che sembra contrastarci. Ma spesso purtroppo tutto questo è vano e inutile; giacché una simile consolazione esteriore va molto a scapito di quella interiore e divina.

3. Non dobbiamo passare il nostro tempo in ozio, ma in vigilie e in orazioni; e, se possiamo o dobbiamo parlare, dire cose edificanti. Infatti, mentre il malvezzo e la trascuratezza del nostro progresso spirituale ci induce facilmente a tenere incustodita la nostra lingua, giova assai al nostro profitto interiore una devota conversione intorno alle cose dello spirito; tanto più quando ci si unisca, nel nome di Dio, a persone animate da pari spiritualità.

dal libro immitazione di Cristo

Carissimi, mi capita molte volte di vedere che ci sono delle persone che parlano e sparlano molto, perché non hanno la pace nel cuore. Parlano per soffocare le loro debolezze, i limiti, i peccati. Ho osservato molte volte la gente davanti ai confessionali; non sanno stare zitti!..
La gente ha paura del silenzio, perché il silenzio tocca cose che non si vorrebbe ricordare, e le ferite iniziano a far male. Se non abbiamo la pace nel cuore, arriva la disperazione, perché non sappiamo come far tacere il silenzio; ma nel silenzio possiamo incontrare Qualcuno che ci aspetta, Qualcuno che ha la medicina per guarire le nostre ferite. Il nostro Salvatore. Lui ci aspetta con pazienza, per donare a noi il Suo amore che riempira di pace il nostro silenzio.
Ultima modifica di Info da Medjugorje il mer mar 22, 2006 1:47 am, modificato 2 volte in totale.

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Messaggio da Info da Medjugorje » mar mar 21, 2006 11:46 pm

LUNEDì di QUARESIMA SETTIMANA DEL SILENZIO

LE RICCHEZZE DEL SILENZIO


Esporsi al silenzio - sapere e sperimentare - vagabondaggio della mente e tumulto del cuore - Grado minimo del silenzio - rivelazione del mio io - cercare e osservare.

"Il silenzio è la grande tentazione", disse Lao-Tse. Secondo il nostro comune modo di pensare, la Rivelazione si trova nella Sacra Scrittura. Ed è così. Ma oggi vorrei che scopriste quale rivelazione può essere trovata nel Silenzio.

Per penetrare la rivelazione che offre la Scrittura, dovete esporvi alla Scrittura. Per penetrare la rivelazione che offre il Silenzio, dovete esporvi al silenzio. E questo non è facile. Tentiamo di far questo nel nostro primo esercizio.

Desidero che ciascuno di voi assuma una posizione comoda...

Chiudete gli occhi...

Ora vi inviterò a conservare il silenzio per un periodo di dieci minuti.

Anzitutto vi sforzerete di raggiungere il silenzio più totale possibile del cuore e della mente.

Raggiuntolo, esporrete voi stessi a qualunque rivelazione esso vi apporterà.

Alla fine di dieci minuti vi inviterò ad aprire gli occhi e a comunicare, se lo desiderate, quel che avete fatto ed esperimentato durante l'esercizio...

Nel partecipare agli altri quel che avete fatto e quello che vi è capitato, dite quali tentativi avete fatto per raggiungere il silenzio e se e come sono stati coronati da successo. Descrivete il silenzio, se siete capaci. Di
te cosa avete sperimentato in questo silenzio. Dite tutto quel che avete pensato e sentito durante questo esercizio.

L'esperienza di coloro che tentano questo esercizio è infinitamente varia. I più scoprono, con loro grande sorpresa, che il silenzio è qualcosa cui semplicemente non sono abituati; che, qualunque cosa facciano, non riescono a calmare il vagabondaggio continuo della mente o ad acquietare il tumulto emotivo del cuore.

Altri sentono di avvicinarsi alle frontiere del silenzio; ma poi, presi dal panico, si ritirano: il silenzio può essere un'esperienza terrorizzante.

Nessuna ragione di scoraggiamento. Anche questi vostri pensieri vagabondi sono una grande rivelazione, non è vero? Il fatto che la vostra mente divaghi, non è forse una rivelazione su voi stessi?

Ma SAPERE ciò non basta.

Dovete prender tempo per SPERIMENTARE questa vostra mente perennemente distratta.

E' il TIPO di divagazione cui la mente indulge - anche questo quanto è rivelatore!

Ancora qualcosa di incoraggiante per voi: il fatto che eravate consapevoli del vostro divagare mentale o del vostro intimo tumulto o della vostra incapacità di acquietarvi, dimostra che avete in voi un qualche piccolo
grado di silenzio - perlomeno quanto è sufficiente per essere consapevoli di tutto ciò.

Ora chiudete di nuovo gli occhi e rendetevi consapevoli della vostra mente divagante... soltanto per due minuti...

Poi percepite il silenzio che rende a voi possibile di essere consapevoli di tali vagabondaggi... infatti tale consapevolezza può esistere soltanto dove è silenzio.

E' questo silenzio minimale dentro di voi che dovremo costruire negli esercizi seguenti. Nella misura in cui il silenzio cresce, esso rivelerà a voi più e più su voi stessi. O, più precisamente, il silenzio rivelerà voi stessi a voi. Questa è la sua prima rivelazione: il vostro io. E dentro a e per mezzo di questa rivelazione vi saranno donate cose che il denaro non può comprare, quali saggezza e serenità e gioia e Dio.

Se desiderate possedere queste cose, non serve che voi soltanto riflettiate su di esse o ne parliate. Quel che vi necessita è lavoro. Bene, mettetevi subito al lavoro.

Chiudete gli occhi...

Cercate il silenzio ancora per cinque minuti...

Alla fine dell'esercizio chiedetevi se il vostro tentativo questa volta è stato coronato da un successo maggiore o minore.

Il silenzio vi ha rivelato, questa volta, qualche cosa che la volta precedente vi era sfuggito?

Non cercate qualcosa di sensazionale nella rivelazione apportata dal silenzio - illuminazioni, ispirazioni, introspezioni. Anzi non cercate affatto. Limitatevi ad osservare tutto quello che affiora alla vostra consapevolezza, non importa se banale o ordinario. Ciò che osservate può consistere soltanto nel fatto che le vostre mani sono sudate, o che avete urgenza di cambiare posizione, o che siete preoccupati della vostra salute. Non importa. La cosa importante è che voi personalmente diventiate consapevoli di ciò. Il contenuto della vostra consapevolezza è meno importante della sua qualità. Man mano che la qualità migliora, il vostro
silenzio si approfondirà. E, approfondendosi il vostro silenzio, sperimenterete un cambiamento. E scoprirete, con vostra grande gioia, che rivelazione non è conoscenza. Rivelazione è potere; un misterioso potere che trasforma.


Ed ora una parola su quel veleno che intossica tutti coloro che praticano la meditazione: le distrazioni.

Alcuni, concentrandosi, trovano difficoltà quando chiudono gli occhi. E' come se le palpebre chiuse formassero uno schermo bianco su cui la mente
proietta ogni sorta di pensieri, che li distraggono dal loro esercizio. Di qui il suggerimento di tenere gli occhi socchiusi, fissi su un punto del pavimento a circa novanta centimetri (tre "piedi"). Ma fate attenzione a non
concentrarvi su tale punto. Concentratevi sul vostro esercizio.

E seguite questo consiglio solo se vi è di aiuto. Potreste essere di quelli che si trovano esposti a distrazioni, sia con gli occhi semiaperti, che con gli occhi chiusi!

Un altro aiuto per combattere le distrazioni è, credetelo o meno, avere la schiena eretta! Finora non ho scoperto alcuna ragione scientifica per questo fatto. Ma so dall'esperienza mia e di altri che è così.

La posizione ideale per questo è la posizione del loto, che viene insegnata agli studiosi dello yoga: gambe incrociate con il piede che poggia sulla coscia opposta e la spina dorsale eretta. Chi riesce a raggiungere questa
posizione mi dice che ha così poche difficoltà con le distrazioni che ha invece addirittura difficoltà a far funzionare la propria mente raziocinante. Perciò essa è detta la posizione ideale, perfettamente adatta per la contemplazione.

Molti di voi tuttavia, non avranno la resistenza per dominare questa posizione estremamente difficile, sebbene ricompensi lo sforzo.

Dovrete accontentarvi di star seduti diritti su una sedia con schienale verticale o sul bordo di una sedia col dorso eretto. Ciò non è così scomodo come appare a prima vista. Al contrario vi accorgerete, col passare del
tempo, che la spina dorsale curva è molto più scomoda. E probabilmente scoprirete che il dorso eretto farà per la vostra concentrazione un mondo di bene.

So da esperti che alcuni maestri Zen, passeggiando in una stanza di meditazione, sono capaci di dire, soltanto dalla posizione del dorso, se uno è distratto o no. Questa a me pare una pretesa un tantino esagerata, perché posso certamente ricordare le volte in cui il mio dorso era lontano dall'essere eretto, eppure io non ero distratto.

Alcuni fanatici della schiena eretta vanno tanto oltre da suggerire di giacere supini sul dorso, su una superficie piana e rigida (il pavimento o una tavola di legno), se non vi è altro modo in cui riuscite a tenere la schiena diritta. Un suggerimento prezioso, per quanto può servire, e da
sperimentarsi.

Contro di esso ho una sola riserva: giacere sulla propria schiena generalmente porta molti ad addormentarsi, uno stato mentale, il sonno, che è ancora più disastroso per la contemplazione che non le distrazioni.

E' molto probabile che, dopo tutti i tentativi di dominare le distrazioni con un'adatta posizione degli occhi e del dorso, sarete ancora tormentati da una mente errabonda. Non allarmatevi: una mente vagabonda è un fastidio
professionale che ogni contemplativo serio deve affrontare. La lotta per il controllo della mente è lunga e ardua, ma assolutamente degna di essere intrapresa per i grandi frutti che alla fine essa apporta. Perciò, francamente, non esiste sostituto a molta pazienza e perseveranza - e fiducia che alla fine ci riuscirete, a dispetti di molta scoraggiante evidenza del contrario.

Terminerò con il metodo che ho trovato essere più efficace per combattere le distrazioni.

Chiudete gli occhi, o lasciateli socchiusi, se lo trovate più giovevole.

Ora osservate ogni pensiero che penetra nella vostra mente...

Vi sono due maniere di trattare i pensieri: una è di seguirli in giro, come un damerino per la strada segue ogni paio di gambe che trova in movimento, non importa in quale direzione esse sgambettino.

L'altra è di osservarli come un uomo che, seduto alla finestra, guarda i passanti per la via. Questa è la maniera in cui desidero che osserviate i vostri pensieri.

Dopo aver fatto ciò per un po' di tempo, rendetevi consapevoli che state pensando. Potete addirittura dirvi interiormente: "Io sto pensando... io sto pensando..." o, più brevemente, "Pensando... pensando... pensando..." per mantenervi consapevoli del processo di pensare che si sta svolgendo dentro di voi. Se vi trovate senza pensieri nella vostra mente e questa è vuota, aspettate che il prossimo pensiero faccia la sua apparizione. State
all'erta, e appena il pensiero appare, rendetevi consapevoli dello stesso o del fatto che state pensando. Insistete in questo esercizio per tre o quattro minuti.

Durante questo esercizio forse farete la scoperta sorprendente che, quando siete consapevoli del fatto che state pensando, il pensiero tende ad arrestarsi!

Questo quindi è un modo semplice per trattare una mente vagabonda. Fate una breve pausa e fate attenzione al fatto che state pensando e il pensiero cesserà temporaneamente.

Riprendete di tanto in tanto questo esercizio quando siete distratto più del solito. E' quasi impossibile non essere frequentemente distratto, quando inizialmente ci si lancia nel campo della contemplazione. Ma la maggior parte delle distrazioni si eliminano semplicemente richiamando la mente al suo compito ogni volta che siete consapevoli che essa è distratta.

Vi è un tipo di distrazione che è carico di forte emozione: amore, paura, risentimento o qualche altro forte impulso. Questo tipo di distrazione, a forte base emotiva, non si arrenderà facilmente all'esercizio or ora suggerito. Anthony de Mello


Carissimi, nel silenzio ho avuto le più grandi sconfitte, mi sono trovata in prima linea nella guerra contro il male, tentazioni infinite mi hanno paralizzato, i dubbi sono diventati coltelli affilati che giravano nelle piaghe per farle sanguinare ancora di più; nel silenzio mi sono innamorata, nel silenzio ho avuto il più tenero incontro d'amore con Colui, che ha versato il Suo balsamo d'amore sopra ogni ferita e il silenzio è diventato meditazione e nutrimento spirituale.

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Messaggio da Info da Medjugorje » mer mar 22, 2006 12:47 am

MARTEDì di QUARESIMA SETTIMANA DEL SILENZIO

IL SILENZIO NELLA VITA MODERNA

Nei suoi aspetti più deteriori, la società moderna, specie quella Occidentale, è agli antipodi del quaccherismo, e particolarmente del momento del culto, nella sua forma più antica, cioè del Silenzio.

Questo non perché il Quacchero rifiuti tutto della modernità - le forme di questa sono da riprovare solo quando inducono conseguenze negative per la crescita spirituale - ma perché la frenetica attività economica, politica, sociale e ludica impedisce con il suo ritmo la serena riflessione che permette di valutare principi e prassi a mano a mano che si presentano ed articolano.

Cose e azioni materiali odierne provocano riflessi negativi anche senza volerlo: l'eccesso di rumori provoca malattie e confusione, l'eccesso di traffico, di produzione industriale, di tecnologia, di pubblicità... provocano inquinamento fisico e morale, la generalizzazione dei simboli causa appiattimento, lo spettro della povertà induce paura e corsa al successo e al potere, l'orrore della morte invita a rifuggirne la presenza correndo vanamente dietro al piacere che è il solo che si diverte a sfuggire.

Queste pur superficiali cause di impoverimento etico e spirituale basterebbero da sole a farne a meno al massimo, cercando antidoti quali la ricerca dei veri valori religiosi.

Ove lo si sia incontrato, il culto silenzioso rappresenta un mezzo di facile accesso per cercare insieme ad altri, non in disperata solitudine, una gamma ininterrotta di valori che si presentano da soli allo spirito nel momento della meditazione.
Per quanto ferita e dolente, un'anima prova nel culto silenzioso una sorta di lenimento, come se una mano invisibile la coprisse portandola verso la guarigione, e il mondo, prima nemico e distante, diventa un grande malato da curare in vece nostra, anzi da curare per nostra mano, senza rancore.

Non tutti i culti sono così... terapeutici e creativi, non tutti i messaggi espressi da persone ispirate arrivano a tutti, non sempre è chiaro dove sta il bene e dove sta il male, ma è sempre chiaro che senza religiosità vibrante, senza incontri nel culto, senza lunghe meditazioni in silenzio, si spreca il nostro tempo lontano da Dio, e perciò stesso, lontano dagli uomini.

La via verso la verità divina è lunga, scoscesa, irta di difficoltà create dagli uomini - e gli ostacoli aumentano via via che si procede con questa modernità consumistica, illusionista, festaiola - ma la mano di Dio che si sente quasi concretamente nell'attenta meditazione ci può aiutare a superarle ad una ad una, senza affatto rinunciare ad un minimo di sano divertimento e di sport non competitivo.

(Livorno Ardenza 9.11.1990)

« Recherò con me -
l'ultimo amore della terra,
il dono d'addio della vita,
l'ultima benedizione dell'uomo.
Oggi la mia borsa è vuota.
Tutto quel che dovevo dare l'ho dato liberamente.
I piccoli doni che ogni dì ricevo -
un pò di tenerezza, un pò di perdono -
prenderò con me,
quando nella mia piccola zattera
farò l'ultima traversata
al silenzioso festival della fine ! »

fonte: il Signore del silenzio.


Messaggio della Madonna a Medjugorje del 25 marzo 2002

"Cari figli, oggi vi invito ad unirvi con Gesù nella preghiera. Apriteli il vostro cuore e donategli tutto quello che vi è dentro: le gioie, le tristezze e le malattie. Che questo sia per voi il tempo della grazia. Pregate, figlioli, e che ogni momento sia di Gesù. Sono con voi ed intercedo per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".

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Messaggio da Info da Medjugorje » mer mar 22, 2006 1:40 am

MERCOLEDì di QUARESIMA SETTIMANA DEL SILENZIO

Immagine

È difficile pregare se non si sa come farlo! Ma è necessario che ci aiutiamo con la preghiera... La cosa più importante è il silenzio!
L’essenziale non è quello che diciamo noi, ma quello che ci dice Dio e che Egli dice agli altri per mezzo nostro...
Gesù ci aspetta sempre in silenzio!
Ci ASCOLTA nel silenzio: nel silenzio parla alle anime nostre.
Nel silenzio ci è dato di poter ASCOLTARE la Sua voce.
Il silenzio interiore è molto difficile, ma dobbiamo sforzarci per poter pregare. In questo silenzio scopriremo una nuova energia e una vera unione. L’unione dei nostri pensieri coi Suoi, l’unione delle nostre preghiere con le Sue, l’unione dei nostri atti coi Suoi, della nostra vita con la Sua...
Tutte le nostre parole saranno inutili, se non vengono dal profondo del cuore.Le parole che non diffondono la luce di Cristo aumentano l’oscurità!

Madre Teresa di Calcutta

"Come incenso salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera. Poni, Signore, una custodia alla mia bocca", (Sal 141, 2-3)

"MA GESù TACEVA"

Dice Maria:
"...Sono la Vergine dell'attesa. Dai più teneri anni ho atteso l'Aspettato delle genti. Sono la Corredentrice che attende l'ora di morire ai piedi della Croce per darvi la Vita. Sono la Madre che attende il vostro vero amore, non il culto superficiale che si limita a poche parole.
Pregare non vuol dire: dire molte preghiere. Vuol dire amare. Vuol dire far parlare il proprio cuore.

Io sono la Silenziosa. Eva nuova, vi insegno il silenzio. Dal parlare entrò in Eva la Seduzione. Dal mio tacere entrò nel mondo la Redenzione. Imparate da me la virtù del silenzio perché nel silenzio esteriore parla il cuore a Dio e Dio al cuore. Il mio silenzio non era silenzio inerte di anima morta. Era anzi operare attivissimo nello spirituale.

Quando il mio bambino mi fu nelle braccia, io, per Lui che non sapeva parlare perché era nulla più che un piccolino che sapeva unicamente vagire - il mio Figlio Dio, la Voce del Padre, la Parola del Padre essendosi, per amore, annichilito ad un infante vagente con voce d'agnellino - io per Lui ho detto l'offerta al Padre. Il primo "Pater noster" l'ho detto io nella fredda grotta di Betlemme tenendo alzato fra le braccia il mio Agnello venuto al mondo per essere ucciso e per dar vita agli uccisi nell'anima. Il "Fiat voluntas tua" l'ho detto piangendo, io per prima. E sai cosa vuol dire per la Mamma dire all'Eterno quelle parole?...".

Maria Valtorta. "I quaderni del 1943", pagina 614.


Carissimi, davanti a tale rivelazione possiamo solo inginocchiarci e rendere grazie in silenzio a Dio che ha donato all'umanità Suo unico Figlio per farla risuscitare a vita nuova. Gesù accetta sofferenze disumane, si fa carico della pesante croce e muore sulla Croce, perché ci ama. La Madre Addolorata accetta e condivide in silenzio la Passione con Lui. Cerchiamo ad immaginare nostra Madre in quest’istante e pensiamo come i peccati del mondo causano sofferenza a Gesù, suo Figlio amato. Vi dico sinceramente che, mentre vi scrivo, sto pensando alla corruzione e alla malvagità che regna nel mondo, e mi vengono i brividi, quando penso alla sofferenza che è inflitta a Gesù sotto lo sguardo silenzioso di Maria.

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Messaggio da Info da Medjugorje » mar mar 28, 2006 10:22 pm

GIOVEDì di QUARESIMA SETTIMANA DEL SILENZIO

ROSARIO DELLE SANTE PIAGHE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO

Promesse di nostro Signore trasmesse da Suor Maria Marta Chambon.

1- “Io accorderò tutto ciò che Mi si domanda con l’invocazione delle Mie sante Piaghe. Bisogna spargerne la devozione.”.
2- “In verità questa preghiera non è della terra, ma del cielo… e può ottenere tutto”.
3- “Le mie sante Piaghe sostengono il mondo… chiedimi di amarle costantemente, perché Esse sono sorgente di ogni grazia. Bisogna invocarle spesso, attirarvi il prossimo ed imprimerne la devozione nelle anime”.
4- “Quando avete delle pene da soffrire portatele prontamente nelle Mie Piaghe, e saranno addolcite”.
5- “Bisogna ripetere spesso vicino agli ammalati: ‘Gesù mio, perdono, ecc.’ Questa preghiera solleverà l’anima e il corpo”.
6- “E il peccatore che dirà: ‘Eterno Padre, Vi offro le Piaghe, ecc…’ otterrà la conversione”. “Le Mie Piaghe ripareranno le vostre”.
7- “Non vi sarà morte per l’anima che spirerà nelle Mie Piaghe. Esse danno la vera vita”.
8- “A ogni parola che pronunciate della Corona della misericordia, Io lascio cadere una goccia del Mio Sangue sull’anima di un peccatore”.
9- “L’anima che avrà onorato le Mie sante Piaghe e le avrà offerte all’Eterno Padre per le anime del Purgatorio, sarà accompagnata in morte dalla santissima Vergine e dagli Angeli; e Io, risplendente di gloria, la riceverò per incoronarla”.
10- “Le sante Piaghe sono il Tesoro dei tesori per le anime del Purgatorio”.
11- “La devozione alle Mie Piaghe è il rimedio per questo tempo di iniquità”.
12- “Dalle Mie Piaghe escono i frutti di Santità. Meditandole vi troverete sempre nuovo alimento di amore”.
13- “Figlia mia, se immergi le tue azioni nelle Mie sante Piaghe acquisteranno valore, le vostre minime azioni ricoperte del Mio Sangue appagheranno il Mio Cuore”.


Questa coroncina si recita servendosi di una comune corona del Santo Rosario e si comincia con le seguenti preghiere:

Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.
GLORIA AL PADRE, CREDO:Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di la verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna.
Amen.

1 O Gesù, divin Redentore, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Amen.

2 Dio santo, Dio forte, Dio immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero. Amen.

3 O Gesù, per mezzo del Tuo Sangue preziosissimo, donaci grazia e misericordia nei pericoli presenti. Amen.

4 O Padre Eterno, per il Sangue di Gesù Cristo, Tuo unico Figlio, ti scongiuriamo di usarci misericordia. Amen. Amen. Amen.

Sui grani del Padre nostro si prega: Eterno Padre, Ti offro le Piaghe di nostro Signore Gesù Cristo. Per guarire quelle delle anime nostre. Sui grani dell’Ave Maria si prega: Gesù mio, perdono e misericordia. Per i meriti delle Tue sante Piaghe.

Terminata la recita della Corona si ripete tre volte: “Eterno Padre, Ti offro le Piaghe di Nostro Signore Gesù Cristo. Per guarire quelle delle anime nostre”.

INVITO ALLA SANTITA'

L’uomo è irragionevole, egocentrico:
non importa, amalo!
Se fai il bene ti attribuiranno secondi fini egoistici:
non importa, fa’ il bene!
Se realizzi i tuoi obiettivi troverai falsi amici e veri nemici:
non importa, realizzali!
Il bene che fai verrà domani dimenticato:
non importa, fa’ il bene!
L’onestà e la sincerità ti rendono in qualche modo vulnerabile:
non importa, sii sempre e comunque franco e onesto!
Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo:
non importa, costruisci!
Se aiuti la gente, se ne risentirà:
non importa, aiutala!
Dai al mondo il meglio di te e ti prenderanno a calci:
non importa, continua!

Madre Teresa di Calcuta

Carissimi, amare quelli che ti hanno ferito e offeso e pregare per loro, è difficile per noi, ma tutto diventa più facile se camminiamo insieme a Gesù. Lui viene ferito ogni giorno dai nostri peccati, epure ci dice: "Le Mie Piaghe ripareranno le vostre". Gesù è la Via del perdono e della nostra pace nel cuore che riceviamo, perdonando.

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Messaggio da Info da Medjugorje » mar mar 28, 2006 10:56 pm

VENERDì di QUARESIMA SETTIMANA DEL SILENZIO

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Via Crucis con le riflessioni di David M. Turoldo

INTRODUZIONE

• Canto.
• Preghiera iniziale

Sac. Nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo.
T.: Amen.
Signore Gesù: vorremmo avvicinarci a te e rivive insieme le ultime ore della tua vita. Tu hai condiviso la nostra esistenza umana. La conosci perfettamente; hai saputo avvicinarti alla miseria di tutti e ti sei commosso: hai sofferto per ogni infermità e conflitto e fame e oppressione; hai unto per ogni ingiustizia e spogliazione di potere emarginazione, soprattutto per lo spreco della vita.
Oggi contempliamo la conclusione della tua vita, non solo per accompagnarti in questo cammino con lo sgomento che fu il tuo sgomento, con l'esperienza della solitudine che fu la tua solitudine, ma anche per scoprire una volta di più il senso della nostra vita che, immersa nella quotidianità, ci risulta incomprensibile.
Aiutaci a confrontarci con la radicalità del tuo amore. Ti sentiamo accanto a noi nella debolezza, nella privazione, nell'abbandono, nell'impotenza, e questo ci dà forza; ma, soprattutto, ci avviciniamo a te perché ci riveli il misterioso cammino verso la vita che passa attraverso la morte.
Antifona: Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore



Sac. Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Lett. Disse Gesù: « Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo » (Gv 12,47).
(Breve pausa)

RIFLESSIONE
Lett. «Condannato anche oggi: dove e perché? ».
Poche volte ci interroghiamo sul perché di questa condanna. Siamo giunti a convincerci che la morte di Gesù - e quale morte - fosse un fatto necessario. Tutti i fatti sono necessari dopo che sono accaduti. Come se Gesù fosse venuto alla ricerca di questa conclusione; come se Gesù fosse una semplice marionetta di un destino che lo dominava; come se il Padre di Gesù si compiacesse della sofferenza.
Così convinti, non cerchiamo più. E non tentiamo di penetrare in questa esistenza misteriosa, appassionata della vita: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza » (Gv 10,10).
Vi sono maniere di avvicinarci a Gesù e alla sua morte, che neutralizzano il suo messaggio, perché evitano ogni relazione con la nostra vita. Al massimo, utilizziamo la morte di Gesù per giustificare i nostri insuccessi, le nostre paure, la nostra evasione dalla responsabilità. Gesù va alla morte liberamente, lottando contro di essa, respingendola, ma, nello stesso tempo, accettandola, come chi assume le conseguenze della vita.
Seguire Gesù non significa seguirlo con facile compunzione di fronte alla sua morte, ma comprendere il senso che egli ha dato alla sua vita, il modo in cui si è mossa la sua libertà nel groviglio di tutto ciò che rende schiavo l'uomo; e quindi si¬gnifica comprendere il modo nel quale il mondo decide che la sua presenza e il suo messaggio sono intollerabili.

Pres. Preghiamo
Signore Gesù, all'inizio di questo cammino ti chiediamo di aprire il nostro cuore al reale significato del dramma della tua esistenza: concedici di abbattere le nostre difese con le quali pretendiamo di evitare che la tua morte sottoponga a giudizio la nostra vita. Donaci di riconoscerti uomo tra gli uomini, tu che ci riveli la insondabile umanità di Dio: ora che vivi con il Padre e lo Spirito nei secoli eterni.
T. Amen.

Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore



Pres.: Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Lett. Disse Gesù: «Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà» (Mt 10,39).

(Pausa di silenzio)

RIFLESSIONE

Lett. «Le due croci di Cristo: la croce della sua fedeltà al Padre
e la croce delle nostre incomprensioni ».
La croce prima di essere simbolo di morte è simbolo di vita. Mentre il cerchio si chiude su se stesso, la croce si apre in tutte le direzioni... La croce significa anche alternativa: fra due strade che si biforcano c'è la possibilità di scegliere. La croce è simbolo di scelta, di libertà.
La croce di Gesù comincia con la sua vita: con il suo modo di nascere, con il luogo che occupa nella società, Dio fra noi, con la sua audace predicazione a favore dei poveri, degli espropriati, di quanti noi avviciniamo con tanta fatica.
Ciò che è respinto dagli uomini è oggetto della predilezione di Dio, non perché egli ami l'abietto, né per una specie di commiserazione istintiva che spinge a opere di beneficenza, ma perché, in una forma misteriosa che ci sfugge, Dio riconosce se stesso nel fondo di quei cuori che a noi risultano così impenetrabili ed estranei.
Col caricarsi di quest'altra croce, strumento di morte, Gesù ci rivela il prezzo che si deve pagare per l'amore; ci rivela la disumanità sanguinante dei supposti valori che strutturano correntemente la vita degli uomini; disumanità che si occulta fra i guanti bianchi della cortesia, della buona educazione, della civiltà, dell'ipocrisia.

Pres. Preghiamo
Signore Gesù, accompagnandoti nel momento in cui assumi la croce, ti preghiamo di farci comprendere il senso della tua chiamata alla vita. Noi siamo stati chiamati da te, siamo stati anche oggetto della tua predilezione e ci interroghiamo su come rispondere ad essa. Per questo ti preghiamo di rendere vi¬va la nostra immaginazione per scoprire il vero volto di tuo Padre: ora che vivi e regni nei secoli eterni.
T. Amen.

Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore



Sac.: Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
T: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.


Lett. Disse Gesù: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28).

(Pausa di silenzio)

RIFLESSIONE

Lett. «E come continua oggi a cadere ?».
Più l'esistenza di Gesù avanza verso la sua conclusione, più va rivelandosi l'inquietante debolezza di Dio. Gesù cade. È giunto al limite delle sue forze. Non è infrequente l'esperienza di non poter fare un passo di più: nessuna luce che permetta di procedere; nessun orizzonte immediato che ponga in tensione le ultime fibre dei muscoli esauriti.
Il nostro scandalo di fronte alla debolezza di Dio... Cerchiamo in lui protezione per la nostra insicurezza, chiarimenti alle nostre domande, giustificazioni al nostro egoismo. Inventiamo mille pretesti per non vedere la realtà di Gesù caduto a terra, in lotta con la semioscurità dei suoi occhi velati, per riprendere il cammino.
Se lo avessimo veramente davanti agli occhi, dovremmo incominciare anche a vedere i derelitti che ci circondano oggi, dovremmo modificare la nostra visione, i nostri giudizi sugli uomini, le nostre valutazioni.

Pres. Preghiamo
Signore Gesù, donaci il coraggio di prendere con serietà la tua debolezza, di scoprire il mistero che essa racchiude, di comprendere il messaggio che ci comunica. Chiamati da te e privilegiati per le possibilità che la vita ci offre, noi tendiamo a non vedere le situazioni limite che vivono molti nostri fratelli. Il vizio e l'abiezione, che abitualmente accompagnano la miseria, pretendono di giustificare la nostra indifferenza. La dose di sofferenza che comporta la nostra vita ci paralizza e non ci permette di vedere altre sofferenze maggiori delle nostre. Il tuo corpo avvilito ci invita a dirigere il nostro sguardo più in là del nostro cerchio ristretto, per scoprirti nei derelitti di oggi: benché tu ora viva nei secoli eterni.
T. Amen.


Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore



Sac. Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Lett. Disse Gesù: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? ». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre » (Mt 12,48-49; cfr. Lc 8,21).
(Breve pausa)

RIFLESSIONE

Lett. «Padre, aiutaci a capire e a cosa fare».
Maria ebbe in sorte di vivere, come nessuno, lo sconcerto dell'esistenza che Gesù inaugurava. La sua vita si era andata armonizzando con il dramma della vita di Gesù. Già dalla sua infanzia chiese: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo » (Luca 2,48).
Per questo si fa presente di nuovo nel momento culminante della sua vita, per esprimere con uno sguardo il suo dolore di madre; un dolore superato soltanto dalla sua accettazione della conclusione imminente e dalla fermezza a lui necessaria per amare i suoi fino alla fine.
Maria è vicina a noi proprio perché si fece, anche se con maggiore intensità, le nostre stesse domande; perché nella sua vita fu costretta ad essere di­sponibile di fronte a nuove forme di comprensione del mistero di suo figlio; perché non si lasciò opprimere da una conclusione che causò l'abbandono di tutti e fece svanire le speranze di quelli che avevano creduto in lui; perché seppe riconoscere il valore della debolezza, lei che fin dall'inizio aveva cantato: «Ha innalzato gli umili » (Lc 1,52).

Pres. Preghiamo
Maria, partecipando al tuo incontro col figlio, e soffermandoci a contemplare il tuo sguardo, ti chiediamo di concederci di essere partecipi del tuo atteggiamento e di far nostra la tua disponibilità alla rivelazione che Dio fa di se stesso nel figlio tuo. Aiutaci a superare lo scandalo della sua fine e a evitare le deformazioni che facciamo della sua morte, per annullarne le incidenze negative sulle nostre vite: per lo stesso tuo figlio che ora vive nei secoli dei secoli.
T. Amen.


Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore


Sac. Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Lett. Disse Gesù: «Se uno ti costringerà a fare un miglio, tu con lui fanne due» (Matteo 5,41). «Dà a chiunque ti chiede. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro » (Luca 6,30.31).

RIFLESSIONE

Lett. « Per quanti sono costretti alla croce: anche Dio ha bisogno di aiuto ».
Gesù ha bisogno dell'aiuto di un altro uomo per continuare il suo cammino. I suoi muscoli non rispondono alla sua decisione di giungere fino alla fine. «Costrinsero Simone di Cirene a portare la sua croce» (Mc 15,21), dice il Vangelo con una laconicità che nasconde molte cose che vorremmo sapere.
Il nostro Dio ha bisogno di aiuto. Il progetto audace che desiderò e desidera realizzare in mezzo a noi è quello di una umanità fraterna e solidale. La sua audacia non consistette nel chiamarci fratelli, ma nel tentativo di eliminare gli ostacoli che ci impediscono di esserlo. Ciò che lo ha condotto alla morte non è stata la dichiarazione che tutti siamo uguali davanti a Dio, ma l'assunzione dell'iniziativa di offrirsi gratuitamente affinché davvero lo fossimo fra noi.
Il nostro Dio ha bisogno del nostro aiuto. Non è facile conoscere concretamente come dare, come porre le nostre vite in relazione a quelle di altri che, senza saperlo, necessitano di noi, come scoprire l'esperienza profonda di Simone di Cirene. A partire da questa nostra incertezza ci interroghiamo.

Pres. Preghiamo
Signore Gesù, ci sembra di intravvedere ciò che la tua vita ci indica e ci sembra di essere disposti ad accettarla. Ma non sappiamo come farlo. Il nostro lavoro, la nostra famiglia sembrano esaurire le nostre possibilità. Accogli almeno i nostri interrogativi. Certamente le risposte saranno diverse per ognuno di noi che ti accompagniamo in quest’ultimo tratto della tua vita. Ma donaci l'opportunità di aprire il nostro mondo chiuso, il mondo delle nostre relazioni; donaci l'occasione di scoprire altri mondi che coesistono con il nostro, senza che vi sia comunicazione fra loro: il mondo di coloro che camminano deboli e insicuri, il sottomondo di quelli che sono considerati irrecuperabili. Mettici nella situazione di scoprire la solidarietà e di aiutarti. Come tu aiuti noi: ora che vivi con il Padre e lo Spirito nei secoli dei secoli.
T. Amen.

Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore



Sac. Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
T: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Lett. Disse Gesù: «È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità » (Gv 4,23).

RIFLESSIONE

Lett. «Quali e quanti i volti da asciugare anche oggi!».
Una donna rompe la fila dei curiosi - rompe soprattutto la paura di entrare nel cerchio del condannato, in quello spazio di disprezzo che crea intorno a sé il suo corpo man mano che avanza. Rompe il tabù dell'intoccabile per asciugare il suo volto e i lineamenti di Gesù si imprimono nel velo di Veronica. Il volto di Gesù...
L'umanità intera, fin dalla storia più antica, ha cercato il volto di Dio. Lo ha cercato nella natura, nei fenomeni cosmici; lo ha cercato nella legge di Israele minuziosamente osservata; ha cercato di farselo amico attraverso complesse pratiche rituali e sacrificali; ha cercato di mantenere l'integrità delle credenze nell'ortodossia gelosamente custodita; ha creato sontuosi templi per concentrarvi la sua presenza; ha scolpito la sua immagine in figure di animali sacri; ha dipinto in mille modi la sua grandezza e onnipotenza.
Tuttavia, l'unica immagine di Dio che possediamo è il volto di un uomo e di un uomo sofferente...
Tutte le forme della ricerca di Dio, se non passano per questo cammino, sono forme vuote, destinate a conquistare e a riaffermare la nostra sicurezza.

Pres. Preghiamo
Signore Gesù, rivivendo l'istante in cui Veronica riprende il velo con la tua immagine, chiediamo il tuo aiuto per accostarci a te e alla tua diversa ma¬niera di vedere e giudicare le situazioni umane.
Questo suppone per noi il salto di molte barriere, la liberazione da molti pregiudizi. I tuoi contemporanei ti giudicarono severamente per le persone che frequentavi. Questo è decisivo per noi. Troviamo in ciò la possibilità di adorare il Padre in spirito e verità: per te che vivi nell'unità dello Spirito San¬to nei secoli dei secoli.
T. Amen.

Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore




Sac.: Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Lett. Disse Gesù: «Perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua » (Lc 5,24).

(Breve pausa)

RIFLESSIONE

Lett. « Signore, pensavamo che fosse più facile ».
In un mondo incapace di gratuità, Gesù sfinito, sentendo su di sé il costo di essa, ci dice col suo atteggiamento che vale la pena di tentare. Ma ci manca immaginazione per farlo. Neppure sappiamo molto come creare spazi di gratuità in un mondo in cui ognuno si è così chiuso in se stesso, forse per sopravvivere. Anche i più espropriati - e questa è forse l'esperienza più dolorosa - diffida¬no della gratuità. In realtà, le nostre possibilità di migliorare la sorte dei più sono tanto piccole...
Ci sentiamo così polverizzati, così impotenti... E possibile che, scoprendoci tali, stiamo già partecipando all'esperienza del Gesù avvilito, abbandonato, sul punto di bruciare le sue ultime energie. Sentiamo che il mondo, pur unificandosi, si polarizza intorno a pochi grandi poteri, di fronte ai quali sembrano svanire i nostri piccoli tentativi di aiutare gli altri ad essere umani. Ci guardiamo intorno e vediamo uomini e donne preoccupati per mille piccole o grandi cose, ma in ogni caso per se stessi.

Pres. Preghiamo
Signore Gesù, permettici di presentarci a te con un maggior numero di desideri che di realizzazioni. In altri periodi della nostra vita e della nostra storia, tutto ci risultava più facile. Vivevamo gli ultimi istanti della tua vita con la compunzione sincera di chi si riconosce beneficiato da quella sofferenza. Oggi le circostanze ci aiutano a comprendere meglio la richiesta che ci rivolgi ad ogni passo che fai verso la tua morte. Porta a felice conclusione ciò che hai iniziato in noi. Riconfermaci nella convinzione che ne vale la pena: per te e con te che vivi nei secoli dei secoli.
T. Amen.

Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore




Sac. Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Lett. Disse Gesù: «Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti » (Mt 5,44-45).

RIFLESSIONE

Lett. «Donne, o donne di Gerusalemme, piangete sui vostri figli ».
Solo le donne si avvicinano a Gesù. Soltanto loro superano la paura per consolare l'uomo sfinito. L'unico uomo ricordato dal Vangelo, Simone di Ci¬rene, fu costretto ad avvicinarsi. Gli altri, fino ai più intimi, guardano forse da lontano per non compromettersi. Esse invece si avvicinano e condividono la sofferenza di Gesù. E lui, dal fondo della sua debolezza, trova la forza per pensare agli altri e, in questo caso, ai suoi nemici.
«Uomo per gli altri»: questi è Gesù fino alla fine... « Se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?» (Lc 23,31). Coloro che meritano che si pianga per loro sono quelli che hanno condannato Gesù.
Lo sono anche coloro che continuano a condannarlo oggi: quelli che utilizzano la croce come messaggio di rassegnazione passiva, ma accettano la persistenza delle situazioni che generano la sofferenza; coloro che producono croce e morte sotto tutte le forme.
Per loro, per quelli che lo condannarono ieri e continuano a condannarlo oggi, Gesù ci chiede di piangere e di pregare.

Pres. Preghiamo
Signore Gesù, è forse questo il momento più difficile del cammino che percorriamo con te. È l'occasione che ci permette di misurare meglio la distanza che separa la nostra esistenza dalla tua. Più che i tuoi miracoli e i tuoi segni, questo quadro ci permette di riconoscere in te il Dio che si rivela a noi nella tua persona: essere per gli altri! E soprattutto, essere per i nemici! Nel silenzio desideriamo lasciare che questa scena ci penetri e trasformi il nostro cuore: con l'aiuto di te che vivi nei secoli dei secoli.
T. Amen.


Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore




Sac. Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
T.: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Lett. Disse Gesù: « Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio» (Lc 9,62).

(Breve pausa)

RIFLESSIONE

Lett. «Ancora caduti, ancora umiliati, ancora schiacciati, e tuttavia non vinti».
È l'ultimo contatto del corpo di Gesù con la nostra terra. Lì, a un passo dalla piccola, collina dove tutto è preparato per la fine. Questa sconfitta di Gesù non è apparente. Gesù la vive nella sua carne come il fallimento del suo progetto. Ma il dramma dell'esistenza di Gesù non si arresta qui, non ha ancora raggiunto il culmine. Per questo non dobbiamo usare quella sconfitta come facile spiegazione del nostro insuccesso, come copertura delle nostre paure, come giustificazione della nostra passività, fondamento del nostro scetticismo.
Forse ci domandiamo: il progetto di Gesù non è utopia? La conclusione della sua vita non prova che un mondo giusto e fraterno sfugge alle possibilità storiche dell'uomo? Una volta di più, non possiamo affermare questo di fronte a Gesù caduto, senza averlo accompagnato prima lungo tutte le strade che ha percorso, in tutta l'attività compiuta, e senza vivere con lui la totalità del mistero che non termina qui.

Pres. Preghiamo
Signore Gesù, a mano a mano che ti avvicini alla conclusione della tua vita, si rivela a noi la profondità del tuo mistero. Cadono a una a una le facili fantasie che avevamo creato intorno a te. Facili e interessate, perché ci permettevano di evitare che il cammino della croce ci inquietasse più in là di una passeggera compassione. Tu puoi aiutarci a rivedere seriamente le strade che abbiamo percorso finora: tu che hai saputo per tre volte cosa vuol dire stramazzare sfinito, sotto il peso dell'oppressione e dell'ingiustizia, sulle pietre che si fanno sempre più dure. Tu che ora vivi nei secoli dei secoli.
T. Amen.


Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore



Pres. Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
T.: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Lett. Dalla Lettera ai Filippesi: «Gesù Cristo, pur essendo di natura divina..., spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo » (2,6.7).

RIFLESSIONE

Lett. «Signore, quante sono le spogliazioni cui sono sottoposti i tuoi poveri?»
Le vesti sono qualcosa di più di un mezzo per coprire il corpo; sono un simbolo della dignità dell'uomo. Essere spogliati davanti allo sguardo di te¬stimoni curiosi è la violazione dell'ultimo residuo della dignità che rimane nell'uomo. L'esistenza di Gesù giunse fino a questa spogliazione finale, come culmine della sua dedizione « fino alla fine ».
Non vi è odio nel suo sguardo, né un gesto di sfida; e neppure arroganza da eroe. Vi è invece un'infinita profondità che domina la scena, oltrepassa i secoli e si posa su di noi oggi.
Vi è una certa spogliazione in tutta l'esistenza umana. La crescita della vita presuppone la spogliazione; il fiore che si trasforma in frutto perde i suoi petali; l'amore che cresce si spoglia delle forme precedenti che vengono superate dalla vita stessa.
Tutto questo appartiene certo al nostro mondo. Spesso preferiamo non vederlo, per non disperare. Ma è il mondo in cui Gesù ha affondato le sue radici e nel quale ha gettato semi di trasformazione.
In esso ci interroghiamo sulla nostra fedeltà al nostro Dio che si rivela a noi spogliato fino all'ultimo lembo della sua intimità.

Pres. Preghiamo
Signore Gesù, desideriamo che questa scena della tua spogliazione finale penetri lentamente in noi e sveli le ambiguità della nostra vita cristiana. Siamo capaci di svuotare abilmente la Buona Novella di un Dio inquietante. La grande storia e la nostra piccola storia ci mostrano le mille forme in cui è stato sfigurato il tuo messaggio proprio dai poteri che ti portarono alla morte. Ti chiediamo di renderci capaci di far risorgere il tuo messaggio e di scoprirlo, vivo, in coloro nei quali hai posto la tua pre¬ferenza: per essere tutti «rivestiti» di te, che vivi con il Padre e lo Spirito nei secoli dei secoli. Amen.

Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore




Pres. Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
T.: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Lett. Disse Gesù: «Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,31-32).

(Breve pausa)

RIFLESSIONE

Lett. «Non è Dio, sono gli uomini che crocifiggono l'Uomo ».
Gesù è fissato alla croce, inchiodato ad essa, come simbolo del carattere irreversibile del dramma della sua vita. Il suo destino sta lì, fisso, irremovibile. Solo sulla sua coscienza pesa la esperienza del fallimento, della solitudine, dell'abbandono di coloro ai quali aveva affidato la sua vita. Senza nessun sollievo. Non rimane nessuna fessura nel suo essere attraverso la quale possa passare una speranza. Il rifiuto della bevanda che gli viene offerta è il segno che egli assume il limite della oscurità totale.
Il progetto del Regno si avvia su una nuova strada per la sua realizzazione: una strada insperata, più splendida della prima.
Quella croce che si leva sulla cima della collina dà compimento a una lunga sequenza iniziata da Yahvè, appassionato per il suo popolo: la sequenza di una fedeltà divina che di fronte a tutti i fallimenti degli uomini ha trovato sempre nuove forme per offrirci la sua vita e consegnarla a noi.

Pres. Preghiamo
Signore Gesù, tu ci conosci, tu sai che rifuggiamo gli impegni seri, esigenti. Tu sai quanto ci costi accettare le strade difficili che portano alla spoglia¬zione. Tu conosci i nostri tentativi di evitare le situazioni dolorose che ameremmo transitorie, mentre si prolungano indefinitamente. Cerchiamo allo¬ra di non vederle. Ci costa confrontarci con le condizioni apparentemente irreversibili, soprattutto quando sono provocate dagli uomini. Donaci la fermezza con la quale ricevesti i chiodi che fissarono il tuo corpo alla croce per la consumazione della tua vita. Insegnaci ad impegnarci senza cercare gratificazioni immediate, a essere conseguenti con ciò che vediamo, anche nella piena oscurità dell'abbandono e del rifiuto: ora che tu vivi nei secoli dei secoli.
T. Amen.


Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio




Sac.: Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Tutti: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.



Lett. Disse Gesù: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo. Se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).
«Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla» (Lc 12,4).

(Breve pausa)


RIFLESSIONE


Lett. «Dio mio, Dio mio, perché?... ».
Il nostro Dio si è rivelato a noi in un uomo, Gesù di Nazaret. E quell'uomo ha vissuto, fino in fondo, il dramma dell'esistenza umana. Passione dell'uomo, passione di Dio. Egli raccoglie in sé, come frutto della Buona Novella di liberazione, il rifiuto dei poteri di questo mondo, e ora, come esperienza estrema, l'abbandono del Padre.
In quel grido si fonde il grido di tutti i crocifissi della storia, di tutti coloro che hanno perduto la luce della speranza, di tutti quelli che sperimentano il rifiuto di fronte alla loro dedizione; di quanti si interrogano sulla validità dei loro progetti.
Non è un grido di protesta. È l'ultimo appello dell'uomo, quando ha esaurito le sue domande. È la suprema rivelazione della profondità dell'uomo e della profondità di Dio.

Pres. Preghiamo
Maria, tuo figlio ti ha appena dichiarata madre nostra. L'abbiamo accompagnato verso la conclusione della sua vita. Tu stavi in piedi presso la croce, accogliendo l'ultima rivelazione, colma del suo mistero. Aiutaci a condividere con te la tua disponibilità e la tua fedele accettazione della rivelazione che hai ricevuto. Aiutaci a comprendere il prezzo dell'amore agli altri e la misura senza limiti dell'amore al quale tuo figlio ci invita. Dalla meschinità del nostro egoismo, ci lasciamo trasformare dall'amore di tuo figlio; che per la sua morte vive e regna nei secoli dei secoli.
T. Amen.


Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio




Pres. Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
T.: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Lett. Disse Gesù: «Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme» (Mt 9,24). «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà » (Gv 11,24).

RIFLESSIONE

Lett. «Almeno questa grazia, o Dio: che tutti i figli uccisi riposino, un istante, in braccio alle loro madri ».
Nel volto di Gesù deposto dalla croce risplende già una luce nuova. Non è il volto di un vinto, ma di un vincitore. Mentre il suo corpo scende dalla croce, tutta l'umanità ascende verso nuove possibilità. I cieli nuovi e la nuova terra emergono dal vecchio mondo. «Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi... Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". E tergerà ogni lacrima dai loro occhi: e non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21,1.3-4).
È un nuovo orizzonte verso il quale tendere; un orizzonte capace di mobilitare tutte le energie, tutte le speranze. Certamente il discepolo non è da più del Maestro e, in una misura che non spetta a nessuno prestabilire in anticipo, parteciperà al cammino rischioso del Maestro. Il fatto nuovo è che questi ha vinto e ha dato un significato di vita a tutte le negatività del cammino umano.

Pres. Preghiamo
Signore Gesù, nel momento di ricevere il tuo corpo morto ci pervade una immensa gratitudine, una gratitudine serena e seria. Non accogliamo, infatti, l'annuncio della tua vittoria - che si manifesterà nel mattino di Pasqua - come conclusione felice che toglie realtà alle asprezze del cammino, ma comprendiamo piuttosto la validità di percorrere tale cammino, perché nessuno sforzo per costruire il cielo nuovo e la nuova terra si perderà nel vuoto del fallimento totale. Di questo è garanzia il tuo corpo che ora riposa sul seno della madre, in attesa di risorgere dal seno della terra: o vivente nei secoli dei secoli.
T. Amen.

Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio



Pres. Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
T.: Perché con la tua santa croce hai redento il mondo.


Lett. Dal Vangelo di Marco
«Le donne, entrando nel sepolcro, videro un giovane seduto sulla de¬stra, vestito di una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui...". Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura» (Mc 16,5-8).

RIFLESSIONE

Lett. «Tutta la creazione geme... ». «E fu esaudito per la sua fedeltà: perciò è risorto, la causa dell'uomo continua... ».
Il corpo di Gesù è consegnato alla terra e il suo sepolcro sigillato con una pietra. Il ciclo della vita umana si completa.
Discese agli inferi, ci dice il Credo; discese nelle zone oscure della nostra esistenza umana per redimere e liberare tutti gli uomini. Discese nel cuore della terra (cfr. Mt 12,40) per assumere la totalità del mondo. Non solo l'uomo, ma l'universo intero riceve il seme trasformatore della presenza del nostro Dio. L'universo intero, e l'uomo in primo luogo, carico di una vita nuova, vive l'attesa di un parto nel quale apparirà ciò che siamo realmente: la rivelazione della nostra condizione di figli di Dio.
Gesù ha fatto e detto, ha attuato e annunciato il senso della sua azione. A noi tocca, in un contesto diverso dal suo, indovinare il nostro agire, il nostro ascolto e il nostro annuncio, come prolungamento della ispirazione profonda che ha orientato la sua vita. Il nostro accompagnare Gesù lungo la sua via crucis ci lascia, alla fine, sulla nostra strada che continua la sua.

Pres. Preghiamo
Signore Gesù, la tua esistenza tra noi come Gesù di Nazaret si è conclusa. A partire da questo momento il Padre ti glorificherà e ti trasformerà in Kyrios, il Signore, e sarai presente in una forma nuova e misteriosa in ognuno dei nostri fratelli.
Accompagnandoti negli ultimi momenti, abbiamo desiderato ricordare che la tua morte, una tale morte, non fu da te desiderata e tanto meno cercata, ma che fu la conseguenza della tua vita, della tua azione, del tuo messaggio e del tuo progetto di salvare nell'uomo tutto ciò che in lui vi è di profondamente umano e, in quanto tale, immagine di Dio. Era necessario che tu morissi così, perché il peccato del mondo, la dominazione del mondo, non tollera simile Buona Novella e scarica il suo potere su chi, rivelandoci la grandezza dell'uomo, manifesta e smaschera il peccato di coloro che impediscono la sua piena realizzazione. Abbiamo desiderato così di prendere sul serio la tua passione, la tua sofferenza, la tua spogliazione.
Ci fa tremare la responsabilità, ma ci anima la sfida. Ci conforta saperti presente, intimamente presente nelle nostre vite, e perciò lasciamo che continuino a risuonare nelle nostre orecchie queste tue espressioni: «Voi avrete tribolazioni nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33); «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Grazie a te, Signore, che vivi e regni con il Padre e lo Spirito nei secoli dei secoli.
T. Amen.


Ant. Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio

Breve riflessione del presidente

Benedizione

Canto finale.


Carissimi, ogni venerdì di Quaresima, possiamo ottenere l'Indulgenza plenaria, recitando la Via Crucis oppure la Preghiera a Gesù Crocifisso, e confessandoci. Qui a Medjugorje, ogni venerdì si segue Gesù sul cammino della sofferenza, nel pomeriggio sul monte Krizevac e alla sera dopo la Santa Messa in Chiesa anche la domenica. Sono momenti molto preziosi e intimi che possiamo dividere con Gesù. Ricordate che il monte Krizevac potete trovare anche a casa vostra. L'Amore non conosce confini!

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Messaggio da miriam bolfissimo » mer mar 29, 2006 2:24 pm

Mia candida silme, che dolcezza camminare con te in qs quaresima...

Unabbraccissimoringraziosissimo, miriam bolfissimo ;)
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da Info da Medjugorje » mer mar 29, 2006 10:19 pm

Ciao tesoro, grazie di cuore a Dio che ci dona la gioia di camminare insieme. Ringrazio e prego il Signore e la Madonna per te.

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Messaggio da Info da Medjugorje » mer mar 29, 2006 10:29 pm

SABATO di QUARESIMA SETTIMANA DEL SILENZIO


“Dopo il fuoco ci fu il mormorio e un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna”. (Re 19, 12-13)


IL SILENZIO

Le anime che pregano sono anime del gran silenzio.

Abbiamo bisogno di trovare Dio e non lo si può trovare nel rumore e nell’agitazione. Dio è amico del silenzio.
Osservate la natura: gli alberi, i fiori, l’erba crescono in silenzio; osservate le stelle, la luna e il sole; si muovono in silenzio.
La nostra missione non è quella di portare Dio al povero che vive nelle aeree più povere? Non un Dio morto, ma un Dio vivente, un Dio amoroso.
Più noi riceviamo nella preghiera silenziosa e più possiamo donare nella nostra vita attiva.
Abbiamo bisogno di silenzio per poter toccare le anime.
La cosa essenziale non è cosa noi decidiamo, ma cosa Dio dice a noi e attraverso noi. Tutte le nostre parole saranno inutili se non vengono dall’interiore.
Le parole che non portano la luce di Cristo aumenteranno l’oscurità.

Fonte originale: Il libro delle novene


Carissimi, i momenti di silenzio sono davvero fondamentale per poter incontrare Dio, per sentire quello che Lui ci vuole dire. Ognuno di noi fa parte del disegno di Dio, senza eccezioni, anche se noi non lo vogliamo. Dio ci ama anche se noi non Lo amiamo, per questo ha dato il Suo unico Figlio in sacrificio per noi. Dio desidera che noi alla fine del nostro pellegrinaggio terreno possiamo entrare nella Sua casa e ricevere la pace eterna. Il silenzio apre porte nascoste del nostro cuore, tocca le nostre ferite e ci fa sentire bisognosi di essere guariti. Il rumore e lo stress copre tutto, copre solo ma non guarisce! Quello che all’inizio poteva essere una piccola ferita può diventare una piaga molto difficile a guarire. Dio ci dona questo momento della Santa Quaresima per entrare in noi stessi, per riflettere; una possibilità di trovare Colui che guarisce nel silenzio.

Info da Medjugorje
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Messaggio da Info da Medjugorje » mer mar 29, 2006 11:41 pm

QUARTA DOMENICA di QUARESIMA SETTIMANA DELLA CARITA'

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MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ
BENEDETTO XVI
PER LA QUARESIMA 2006


“Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione” (Mt 9, 36)


Carissimi fratelli e sorelle!

La Quaresima è il tempo privilegiato del pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia. È un pellegrinaggio in cui Lui stesso ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà, sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua. Anche nella “valle oscura” di cui parla il Salmista (Sal 23,4), mentre il tentatore ci suggerisce di disperarci o di riporre una speranza illusoria nell’opera delle nostre mani, Dio ci custodisce e ci sostiene. Sì, anche oggi il Signore ascolta il grido delle moltitudini affamate di gioia, di pace, di amore. Come in ogni epoca, esse si sentono abbandonate. Eppure, anche nella desolazione della miseria, della solitudine, della violenza e della fame, che colpiscono senza distinzione anziani, adulti e bambini, Dio non permette che il buio dell’orrore spadroneggi. Come infatti ha scritto il mio amato Predecessore Giovanni Paolo II, c’è un “limite divino imposto al male”, ed è la misericordia (Memoria e identità, 29 ss). È in questa prospettiva che ho voluto porre all’inizio di questo Messaggio l’annotazione evangelica secondo cui “Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione” (Mt 9,36). In questa luce vorrei soffermarmi a riflettere su di una questione molto dibattuta tra i nostri contemporanei: la questione dello sviluppo. Anche oggi lo “sguardo” commosso di Cristo non cessa di posarsi sugli uomini e sui popoli. Egli li guarda sapendo che il “progetto” divino ne prevede la chiamata alla salvezza. Gesù conosce le insidie che si oppongono a tale progetto e si commuove per le folle: decide di difenderle dai lupi anche a prezzo della sua vita. Con quello sguardo Gesù abbraccia i singoli e le moltitudini e tutti consegna al Padre, offrendo se stesso in sacrificio di espiazione.

Illuminata da questa verità pasquale, la Chiesa sa che, per promuovere un pieno sviluppo, è necessario che il nostro “sguardo” sull’uomo si misuri su quello di Cristo. Infatti, in nessun modo è possibile separare la risposta ai bisogni materiali e sociali degli uomini dal soddisfacimento delle profonde necessità del loro cuore. Questo si deve sottolineare tanto maggiormente in questa nostra epoca di grandi trasformazioni, nella quale percepiamo in maniera sempre più viva e urgente la nostra responsabilità verso i poveri del mondo. Già il mio venerato Predecessore, il Papa Paolo VI, identificava con precisione i guasti del sottosviluppo come una sottrazione di umanità. In questo senso nell’Enciclica Populorum progressio egli denunciava “le carenze materiali di coloro che sono privati del minimo vitale, e le carenze morali di coloro che sono mutilati dall’egoismo… le strutture oppressive, sia che provengano dagli abusi del possesso che da quelli del potere, sia dallo sfruttamento dei lavoratori che dall’ingiustizia delle transazioni” (n. 21). Come antidoto a tali mali Paolo VI suggeriva non soltanto “l’accresciuta considerazione della dignità degli altri, l’orientarsi verso lo spirito di povertà, la cooperazione al bene comune, la volontà di pace”, ma anche “il riconoscimento da parte dell’uomo dei valori supremi e di Dio, che ne è la sorgente e il termine” (ibid.). In questa linea il Papa non esitava a proporre “soprattutto la fede, dono di Dio accolto dalla buona volontà dell’uomo, e l’unità nella carità di Cristo” (ibid.). Dunque, lo “sguardo” di Cristo sulla folla, ci impone di affermare i veri contenuti di quell’«umanesimo plenario» che, ancora secondo Paolo VI, consiste nello “sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini” (ibid., n. 42). Per questo il primo contributo che la Chiesa offre allo sviluppo dell’uomo e dei popoli non si sostanzia in mezzi materiali o in soluzioni tecniche, ma nell’annuncio della verità di Cristo che educa le coscienze e insegna l’autentica dignità della persona e del lavoro, promuovendo la formazione di una cultura che risponda veramente a tutte le domande dell’uomo.

Dinanzi alle terribili sfide della povertà di tanta parte dell’umanità, l’indifferenza e la chiusura nel proprio egoismo si pongono in un contrasto intollerabile con lo “sguardo” di Cristo. Il digiuno e l’elemosina, che, insieme con la preghiera, la Chiesa propone in modo speciale nel periodo della Quaresima, sono occasione propizia per conformarci a quello “sguardo”. Gli esempi dei santi e le molte esperienze missionarie che caratterizzano la storia della Chiesa costituiscono indicazioni preziose sul modo migliore di sostenere lo sviluppo. Anche oggi, nel tempo della interdipendenza globale, si può constatare che nessun progetto economico, sociale o politico sostituisce quel dono di sé all’altro nel quale si esprime la carità. Chi opera secondo questa logica evangelica vive la fede come amicizia con il Dio incarnato e, come Lui, si fa carico dei bisogni materiali e spirituali del prossimo. Lo guarda come incommensurabile mistero, degno di infinita cura ed attenzione. Sa che chi non dà Dio dà troppo poco, come diceva la beata Teresa di Calcutta: “La prima povertà dei popoli è di non conoscere Cristo”. Perciò occorre far trovare Dio nel volto misericordioso di Cristo: senza questa prospettiva, una civiltà non si costruisce su basi solide.

Grazie a uomini e donne obbedienti allo Spirito Santo, nella Chiesa sono sorte molte opere di carità, volte a promuovere lo sviluppo: ospedali, università, scuole di formazione professionale, micro-imprese. Sono iniziative che, molto prima di altre espressioni della società civile, hanno dato prova della sincera preoccupazione per l’uomo da parte di persone mosse dal messaggio evangelico. Queste opere indicano una strada per guidare ancora oggi il mondo verso una globalizzazione che abbia al suo centro il vero bene dell’uomo e così conduca alla pace autentica. Con la stessa compassione di Gesù per le folle, la Chiesa sente anche oggi come proprio compito quello di chiedere a chi ha responsabilità politiche ed ha tra le mani le leve del potere economico e finanziario di promuovere uno sviluppo basato sul rispetto della dignità di ogni uomo. Un’importante verifica di questo sforzo sarà l’effettiva libertà religiosa, non intesa semplicemente come possibilità di annunciare e celebrare Cristo, ma anche di contribuire alla edificazione di un mondo animato dalla carità. In questo sforzo si iscrive pure l’effettiva considerazione del ruolo centrale che gli autentici valori religiosi svolgono nella vita dell’uomo, quale risposta ai suoi più profondi interrogativi e quale motivazione etica rispetto alle sue responsabilità personali e sociali. Sono questi i criteri in base ai quali i cristiani dovranno imparare anche a valutare con sapienza i programmi di chi li governa.

Non possiamo nasconderci che errori sono stati compiuti nel corso della storia da molti che si professavano discepoli di Gesù. Non di rado, di fronte all’incombenza di problemi gravi, essi hanno pensato che si dovesse prima migliorare la terra e poi pensare al cielo. La tentazione è stata di ritenere che dinanzi ad urgenze pressanti si dovesse in primo luogo provvedere a cambiare le strutture esterne. Questo ebbe per alcuni come conseguenza la trasformazione del cristianesimo in un moralismo, la sostituzione del credere con il fare. A ragione, perciò, il mio Predecessore di venerata memoria, Giovanni Paolo II, osservava: “La tentazione oggi è di ridurre il cristianesimo ad una sapienza meramente umana, quasi a una scienza del buon vivere. In un mondo fortemente secolarizzato è avvenuta una graduale secolarizzazione della salvezza, per cui ci si batte sì per l’uomo, ma per un uomo dimezzato. Noi invece sappiamo che Gesù è venuto a portare la salvezza integrale” (Enc. Redemptoris missio, 11).

È proprio a questa salvezza integrale che la Quaresima ci vuole condurre in vista della vittoria di Cristo su ogni male che opprime l’uomo. Nel volgerci al divino Maestro, nel convertirci a Lui, nello sperimentare la sua misericordia grazie al sacramento della Riconciliazione, scopriremo uno “sguardo” che ci scruta nel profondo e può rianimare le folle e ciascuno di noi. Esso restituisce la fiducia a quanti non si chiudono nello scetticismo, aprendo di fronte a loro la prospettiva dell’eternità beata. Già nella storia, dunque, il Signore, anche quando l’odio sembra dominare, non fa mai mancare la testimonianza luminosa del suo amore. A Maria, “di speranza fontana vivace” (Dante Alighieri, Paradiso, XXXIII, 12) affido il nostro cammino quaresimale, perché ci conduca al suo Figlio. A Lei affido in particolare le moltitudini che ancora oggi, provate dalla povertà, invocano aiuto, sostegno, comprensione. Con questi sentimenti a tutti imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 29 Settembre 2005


BENEDICTUS PP. XVI



© Copyright 2005 - Libreria Editrice Vaticana

IL CAMPO...

Ho visto...
un campo
pieno di container,
la casa di quelli
che dalla guerra
si sono salvati,
ma,
costretti a lasciare
tutto, la casa e
anche i morti,...
per salvare la pelle
tra bombe e spari.

Ho visto...
uomini,
donne e bambini,
con visi segnati,...
le braccia con stelle
di guerra tatuati,
negli occhi impressa
paura e tristezza,
di chi non può
dimenticare
un passato
pieno di orrore.

Ho visto...
uomini,
donne e bambini
tremare e piangere.
Non c’è
consolazione
umana che,
potrà
calmare l’angoscia;...
che ancora adesso
stringe il cuore malato,
con tanta forza
di una catena.
Il ricordo,...
tieni la mente legato
a quell’inferno
della guerra
del tempo passato.

Ho visto...
in quel campo
la croce più bella
piantata nel suolo.
Ornata da fiori
molto preziosi
con il profumo
dei più delicati,...
le sofferenze,
in silenzio
offerte e abbracciati
da uomini,
donne e bambini.

Silvia, Medjugorje 15 marzo 2005

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Messaggio da Info da Medjugorje » gio mar 30, 2006 12:40 am

LUNEDì di QUARESIMA SETTIMANA DELLA CARITA'

“Non giudicare, per non essere giudicato”. (Lc 6 43-45)

EVITARE I GIUDIZI TEMERARI

1. Rivolgi gli occhi a te stesso e stai attento a non giudicare quel che fanno gli altri. In tale giudizio si lavora senza frutto; frequentemente ci si sbaglia e facilmente si cade in peccato. Invece, nel giudizio e nel vaglio di se stessi, si opera sempre fruttuosamente. Spesso giudichiamo secondo un nostro preconcetto; e così, per un nostro atteggiamento personale, perdiamo il criterio della verità. Se il nostro desiderio fosse diretto soltanto a Dio, non ci lasceremmo turbare così facilmente dalla resistenza opposta dal nostro senso umano. Di più, spesso, c'è qualcosa, già nascosto, latente in noi, o sopravveniente dall'esterno, che ci tira di qua o di là. Molti, in tutto ciò che fanno, cercano se stessi, senza neppure accorgersene. Sembrano essere in perfetta pace quando le cose vanno secondo i loro desideri e i loro gusti; se, invece, vanno diversamente, subito si agitano e si rattristano.

2. Avviene di frequente che nascono divergenze tra amici e concittadini, persino tra persone pie e devote, per diversità nel modo di sentire e di pensare. Giacché è difficile liberarsi da vecchi posizioni abituali, e nessuno si lascia tirare facilmente fuori dal proprio modo di vedere. Così, se ti baserai sui tuoi ragionamenti e sulla tua esperienza, più che sulla forza propria di Gesù Cristo, raramente e stentatamente riuscirai ad essere un uomo illuminato; Dio vuole, infatti, che noi ci sottomettiamo perfettamente a lui, e che trascendiamo ogni nostro ragionamento grazie ad un fiammeggiante amore.

IMITAZIONE DI CRISTO
Capitolo XIV (Indice Capitoli)


Carissimi, siamo nella settimana della carità e dell'offerta...
Desidero, come prima meditazione della settimana, offrire un pensiero per il Santo Padre, per i Cardinali, i Vescovi, i Sacerdoti, le Religiose e i Religiosi.
Loro sono spesso vittime del nostro giudizio che li mette in croce senza pietà. Ci sono momenti che ci dimentichiamo che loro sono servi di Dio e scelti da Dio. Loro hanno le mani unti da Dio. Mani che ci benedicono, che ci fanno far parte della vita cristiana con il battesimo, con la cresima, che uniscono l’amore tra uomo e donna in matrimonio davanti a Dio. Loro ci guidano verso la pace dall’inizio della nostra vita terrena fino alla fine, seguendo la parola di Dio. Attraverso loro Dio ci libera dalle ferite e ci nutre con il corpo di Cristo. Spesso ci dimentichiamo che loro non si devono occupare di una persona sola, ma che devono essere liberi per tutti paocchiani. Non critichiamo ma amiamo coloro che Dio ci ha mandato per guidarci lungo il nostro pellegrinaggio terreno. Preghiamo per loro e aiutiamoli con il nostro amore e con la nostra carità, affinché possano essere sempre dei lavoratori gioiosi ed entusiasti nella vigna del Signore.

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Messaggio da Info da Medjugorje » ven mar 31, 2006 10:20 pm

MARTEDì di QUARESIMA SETTIMANA DELLA CARITA'

"Il Signore scruta l'abisso e il cuore e penetra tutti i loro segreti". (Sir 42,18)
"Avoi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano" (Lc 6,27-28)

"A chi percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica". (Lc 6, 29)

SOPPORTARE SERENAMENTE LE MISERIE DI QUESTO MONDO SULL'ESEMPIO DI CRISTO


1. Figlio, io discesi dal cielo per la tua salvezza e presi sopra di me le tue miserie, non perché vi fossi costretto, ma per slancio d'amore; e ciò perché tu imparassi a soffrire e a sopportare senza ribellione le miserie di questo mondo. Infatti, dall'ora della mia nascita fino alla morte in croce, non venne mai meno in me la forza di sopportare il dolore. Ho conosciuto grande penuria di beni terreni; ho udito molte accuse rivolte a me; ho sopportato con dolcezza cose da far arrossire ed ingiurie; per il bene fatto ho ricevuto ingratitudine; per i miracoli, bestemmie; per il mio insegnamento, biasimi.

2. Signore, tu ben sapesti patire per tutta la tua vita, compiendo pienamente, in tal modo, la volontà del Padre tuo; perciò è giusto che io, misero peccatore, sappia sopportare me stesso, fin quando a te piacerà; è giusto che, per la mia salvezza, io porti il peso di questa vita corruttibile, fino a quando tu vorrai. In verità, anche se noi la sentiamo come un peso, la vita di quaggiù, per effetto della tua grazia, già fu resa capace di molti meriti e più tollerabile e luminosa, per noi, povera gente, in virtù del tuo esempio e dietro le orme dei tuoi santi. Anzi la nostra vita è piena di consolazione, molto più di quanto non fosse al tempo della vecchia legge, quando era ancora chiusa la porta del cielo e ancora era nascosta la via di esso; quando erano ben pochi quelli che si davano pensiero di cercare il regno dei cieli, e neppure i giusti, meritevoli di salvezza, avevano potuto entrare nella patria celeste, non essendo ancora stato pagato - prima della tua passione e della tua santa morte - il debito del peccato. Oh, come ti debbo ringraziare per avere mostrato a me, e a tutti i tuoi seguaci, la strada diritta e sicura verso l'eterno tuo regno! La nostra strada è la tua vita stessa: attraverso una santa capacità di patire camminiamo verso di te, che sei il nostro premio. Se tu non ci avessi preceduto, con questo insegnamento, chi si prenderebbe cura di seguirti? Quanti rimarrebbero indietro assai, se non potessero guardare al tuo esempio luminoso. Ecco, siamo ancora ben poco fervorosi, pur dopo tanti miracoli e nonostante i tuoi ammaestramenti; che cosa mai sarebbe di noi, se non avessimo avuto una così grande luce per seguirti?

Imitazione di Cristo
III Libro, Capitolo XVIII


Carissimi, chi legge con lo sguardo del mondo quello che è scritto può avvertire dentro l’anima un rifiuto notevole, mille voci che dentro gridano: NO!
"Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido.", anche questo sta scritto nella Bibbia, Vecchio Testamento (Es, 24-25), ma nel nuovo Testamento Dio ci manda Suo unico Figlio che trasforma tutto in amore, che soffre per amore per noi. Chi siamo noi per dire NO alla sofferenza, per non perdonare, per non accettare TUTTO per amore, ringraziando? Non siamo i primi a soffrire, c'è stato Uno prima di noi che ha levigato i sassi del nostro cammino terreno con le Sue sofferenze. Nella sofferenza ci sentiamo soli, e non ci accorgiamo quanto siamo vicini a Colui che è l'Esempio della sofferenza gratuita.
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Messaggio da Info da Medjugorje » ven mar 31, 2006 10:56 pm

MERCOLEDì di QUARESIMA SETTIMANA DELLA CARITA'

"Fate tutto per la gloria di Dio". (Cor 10, 31)

1. Figliolo, così tu devi dire in ogni cosa: Signore, se questa è la tua volontà, così si faccia. Signore, se questo è per tuo amore, così si faccia, nel tuo nome. Signore, se questo ti parrà necessario per me, e lo troverai utile, fa' che io ne usi per il tuo onore; se invece comprenderai che questo è male per me e non giova alla mia salvezza, toglimi questo desiderio. Infatti, non tutti i desideri vengono dallo Spirito Santo, anche se a noi appaiono retti e buoni. E' difficile giudicare veramente se sia uno spirito buono, o uno spirito contrario, che ti spinge a desiderare questa o quell'altra cosa; oppure se tu sia mosso da un sentimento personale. Molti, che dapprima sembravano guidati da sentimento buono, alla fine si sono trovati ingannati. Perciò ogni cosa che balza alla mente come desiderabile sempre la si deve volere e cercare con animo pieno di timor di Dio e con umiltà di cuore. Soprattutto, ogni cosa va rimessa a me, con abbandono di se stessi, dicendo: Signore, tu sai cosa sia meglio per me. Si faccia così, o altrimenti, secondo la tua volontà. Dammi quello che vuoi, e quanto vuoi e quando vuoi. Disponi di me secondo la tua sapienza, la tua volontà e la tua maggior gloria. Mettimi dove tu vuoi, e fai con me quello che vuoi, liberamente. Sono nelle tue mani; fammi rigirare per ogni verso. Ecco, io sono il tuo servo, disposto a tutto, perché non voglio vivere per me ma per te: e volesse il cielo che ciò fosse in modo degno e perfetto.

Preghiera perché riusciamo a compiere la volontà di Dio.

3. Amorosissimo Gesù, dammi la tua grazia, perché "sia operante in me" (Sap 9,10) e in me rimanga sino alla fine. Dammi di desiderare e di volere ciò che più ti è gradito, e più ti piace. La tua volontà sia la mia volontà; che io la segua e che ad essa mi confermi pienamente; che io abbia un solo volere e disvolere con te; che io possa desiderare o non desiderare soltanto quello che tu desideri e non desideri. Dammi di morire a tutte le cose del mondo; fammi amare di esser disprezzato per causa tua, e di essere dimenticato in questo mondo. Fammi bramare sopra ogni altra cosa di avere riposo in te, e di trovare in te la pace del cuore. Tu sei la vera pace interiore, tu sei il solo riposo; fuori di te ogni cosa è aspra e tormentosa. "In questa pace, nella pace vera, cioè in te, unico sommo eterno bene, avrà riposo e quiete" (Sal 4,9). Amen.

Imitazione di Cristo III Libro, Capitolo XV


LIBERAMI, SIGNORE

Dal desiderio di essere amato, Liberami Signore.
Dal desiderio di essere stimato, Liberami Signore.
Dal desiderio di essere preferito, liberami Signore.
Dal desiderio di essere approvato, liberami Signore.
Dalla paura di essere umiliato, liberami Signore.
Dalla paura di essere rifiutato, liberami Signore.
Dalla paura di essere calunniato, liberami Signore.
Dalla paura di essere abbandonato, liberami Signore.
Fa che io possa sempre desiderare che gli altri crescano e io diminuisca,
così che abbia ad assomigliare sempre più a te, mio dolce Signore.


dal volume: Pregate, pregate, pregate

Carissimi, se conduciamo la nostra vita quotidiana, operando secondo la volontà di Dio e per la Sua Gloria senza pretesa in alcuna ricompensa terrena, potremmo vivere con la pace nel cuore. Iniziamo ogni giorno spogliandoci dal nostro Ego. Diciamo a Dio: "Signore, Tu sei tutto e io non sono niente, agisci Tu in me e attraverso me, secondo la Tua Volontà". Un atteggiamento umile e sottomesso a Dio ci rende forti per affrontare cose grandi dai quali possiamo riconoscere la potenza di Dio.
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Messaggio da Info da Medjugorje » sab apr 01, 2006 12:53 am

GIOVEDì di QUARESIMA SETTIMANA DELLA CARITA'

"Io vi dico di non opporvi al malvagio". (Mt 5,39)
"Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate di ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto". (Lc 6,31-34)


SOPPORTARE I DIFETTI DEGLI ALTRI
Imitazione di Cristo, Libro I, Capitolo XVI

1. Quei difetti, nostro od altrui, che non riusciamo a correggere, li dobbiamo sopportare con pazienza, fino a che Dio non disponga altrimenti. Rifletti che, per avventura, questa sopportazione è la cosa più utile per te, come prova di quella pazienza, senza della quale ben poco contano i nostri meriti. Tuttavia, di fronte a tali difficoltà, devi chiedere insistentemente che Dio si degni di venirti in aiuto e che tu riesca a sopportarle lietamente. Se uno, ammonito una volta e un'altra ancora, non si acquieta, cessa di litigare con lui; rimetti invece ogni cosa in Dio, affinché in tutti noi, suoi servi, si faccia la volontà e la gloria di Lui, che ben sa trasformare il male in bene. Sforzati di essere paziente nel tollerare i difetti e le debolezze altrui, qualunque essi siano, giacché anche tu presenti molte cose che altri debbono sopportare.

2. Se non riesci a trasformare te stesso secondo quella che pure è la tua volontà, come potrai pretendere che gli altri si conformino al tuo desiderio? Vogliamo che gli altri siano perfetti; mentre noi non correggiamo le nostre manchevolezze. Vogliamo che gli altri si correggano rigorosamente; mentre noi non sappiamo correggere noi stessi. Ci disturba una ampia libertà degli altri; mentre non sappiamo negare a noi stessi ciò che desideriamo. Vogliamo che gli altri siano stretti entro certe regole; mentre noi non ammettiamo di essere un po' più frenati. In tal modo, dunque, è chiaro che raramente misuriamo il prossimo come noi stessi. Se fossimo tutti perfetti, che cosa avremmo da patire dagli altri, per amore di Dio? Ora, Dio così dispone, affinché apprendessimo a portare l'uno i pesi dell'altro (Gal 6,2). Infatti non c'è alcuno che non presenti difetti o molestie; non c'è alcuno che basti a se stesso e che, di per sé, sia sufficientemente saggio. Occorre, dunque, che ci sopportiamo a vicenda, che a vicenda ci consoliamo, che egualmente ci aiutiamo e ci ammoniamo. Quanta virtù ciascuno di noi abbia, ciò appare al momento delle avversità: non sono le occasioni che fanno fragile l'uomo, ma esse mostrano quale esso è.

Dai commenti pratici di p.Slavko - Eco di Maria n.136
(16 agosto 1997).

In un messaggio al gruppo di preghiera, la Madonna ha detto: "Se tu senti nel tuo cuore qualche cosa contro qualcuno, prega fino al momento in cui cominci a sentire sentimenti positivi verso questa persona". In un gruppo una persona ha reagito dicendo: "Ah, io dovrei pregare giorno e notte!" E allora prega giorno e notte fino a che riuscirai a perdonare, perché la pace è un profondo desiderio di tutti e vale la pena impegnarsi. Il problema del perdono è più grave di quanto noi pensiamo, soprattutto nelle famiglie. Guardate, quando parliamo degli altri ad un amico o ad un'amica, come parliamo? Molte volte in modo negativo; e sempre, quando siamo tentati di parlare così, si tratta del problema del perdono. Si dice: "La mia vita è difficile a causa di mio padre, di mia madre, marito, moglie, suocera, nuora..." Sono sempre gli altri quelli che ci creano problemi! Quante volte abbiamo detto o sentito dire che la vita di mio padre o di mia madre, di mia moglie, o di mio marito è difficile a causa mia! E' molto raro vedere le difficoltà che hanno gli altri, per il fatto che vivono con noi, ma noi sempre sappiamo come è difficile la nostra vita a causa degli altri.

Ecco una storiella: Dio permette a satana di dominare un giorno una città; e satana gli chiede solo una cosa: lasciare che i semafori della città segnino sempre verde. Risultato: in un minuto confusione completa! In ogni incidente ognuno aveva ragione: quello che veniva da una parte aveva il verde, ma anche quello che veniva dall'altra parte aveva pure lui il verde! Tutti avevano ragione. E chi può perdonare se ha ragione? E chi poteva chiedere perdono se aveva ragione? Ecco: quante volte dalla nostra parte c'è sempre verde e dopo tutti sono colpevoli intorno a noi; solo noi no, perché abbiamo la luce verde...


Carissimi, per avere la pace nel cuore dobbiamo impedire che il nostro semaforo segni sempre verde. Se ci troviamo in una situazione di dover stare con una persona per la quale non nutriamo simpatia, cerchiamo di cambiare il colore del semaforo sull'arancione e anche sul rosso, per evitare di provocare una ferita. Molte volte sono i sentimenti negativi, oppure dubbi da parte nostra che rendono una persona ai nostri occhi antipatica. Anche a me è successo molte volte di cadere nella rete dei pregiudizi, perché vedevo il mio semaforo verde e così perdevo la pace. Oggi ho imparato a pregare, per ricevere il dono da Dio per guardare con gli occhi d'amore per vedere anche il bene nelle persone. Se noi cambiamo il colore del semaforo possiamo fermarci e pregare per questa persona. Molte volte ho potuto verificare che una persona, per la quale non nutrivo molta simpatia, cambiava attraverso la mia preghiera.
In realtà non era la persona che cambiava, ma i miei sentimenti si erano trasformati in pace e amore…
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Messaggio da Info da Medjugorje » sab apr 01, 2006 2:26 am

VENERDì di QUARESIMA SETTIMANA DELLA CARITA'

"Non lamentatevi gli uni degli altri". (Ge 5,9)
"Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio ". (Lc 6, 36 - 38)

Meditiamo la parola di Dio
Fratelli, aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte. Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità! (1 Cor 12, 31-13,13)


Padre Slavko: « Io ti do il mio amore, perché tu lo dia agli altri »
(P. Slavko Barbaric - 7 ottobre 1985)

Adesso alcune cose degli ultimi messaggi.
Nell'ultimo messaggio la Madonna ha domandato che noi impariamo di nuovo a ringraziare e questa richiesta è profondamente collegata con tutti i messaggi. Se noi cominciamo a ringraziare gli uni gli altri, anche per le cose più piccole, avremo la pace nelle famiglie. Guardate: come si sente una moglie se il marito viene dopo il lavoro e incomincia a gridare: « Che cosa hai fatto? Tu non fai niente. Questi tuoi lavori non valgono niente ». Come si sente? Male. Viene il conflitto. Ma se il marito vede che ha pulito anche la più piccola cosa e dice: « Grazie », la moglie avrà la gioia e la forza di fare anche le grandi cose.
Ma noi siamo specialisti nel vedere che cosa non si fa e vengono i conflitti.
Quanti conflitti sarebbero stati risparmiati nelle famiglie se i giovani avessero potuto vedere che cosa hanno fatto i genitori per loro. Se non vedono vogliono sempre di più.
Così viene la pace, così si può diffonderla. Bisogna anche pregare per avere il dono di ringraziare, per poter dire « grazie » : c'è bisogno di umiltà, di riconoscere l'altro, di vederlo.
La Madonna domanda un'altra cosa concreta: vivere i messaggi nell'umiltà. Io spiego questo brevemente. Non importa dire: « Io sono nato a Medjugorje » o « Io sono andato a Medjugorje », importa solo una cosa: vivere i messaggi. La Madonna ha domandato concretamente una consacrazione alla Croce, ha detto: « Pregate davanti alla Croce; lì riceverete molte grazie. Consacratevi alla Croce e promettete di non bestemmiare Gesù nella Croce ». Quando la nostra fede diventa la fede personale, si tratta di mio Padre, di mia Madre, del mio Gesù, della mia Croce, della mia Chiesa, della mia fede: non potrò bestemmiare, non sarà possibile. E se voi vi consacrate alla Croce, io posso dire non solo « non bestemmiare e non offendere », ma di più; quando senti nella strada o nel pulman o nel treno le bestemmie, potrai anche benedire il Signore, pregare per uno che bestemmia. Allora vedete la Madonna domanda tutte queste cose positive.
L'ultima cosa che voglio dirvi è questa: la Madonna non ha mai domandato che noi chiediamo agli altri la pace, l'amore.
Ma, sempre, come nella risposta a Marija : « lo ti do, perché tu dia. lo ti do la pace, l'amore e tu devi darlo agli altri ».
Se cominciamo noi cristiani a vivere così vedrete tutto il mondo aperto a questa realtà. Molti domandano la pace, l'amore, la riconciliazione agli altri, e chi può darla?
Anche questa è conversione: vedere che il Signore ci dà molto per dare molto; quando abbiamo capito questo si cambierà la nostra vita, come desidera anche la Madonna.

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Signore, fammi strumento delle tue mani

Signore,
vuoi le mie mani per passare questa giornata
aiutando i poveri e i malati che ne hanno bisogno?
Signore, oggi ti do le mie mani.

Signore,
vuoi i miei piedi per passare questa giornata
visitando coloro che hanno bisogno di un amico?
Signore, oggi ti do i miei piedi.

Signore,
vuoi la mia voce per passare questa giornata
parlando con quelli che hanno bisogno di parole d'amore?
Signore, oggi ti do la mia voce.

Signore,
vuoi il mio cuore per passare questa giornata
amando ogni uomo solo perché è un uomo?
Signore, oggi ti do il mio cuore.

(Madre Teresa di Calcuta)


Carissimi, ho voluto aggiungere alla Parola di Dio una meditazione di padre Slavko Barbaric di Medjugorje, e una preghiera di Madre Teresa di Calcuta, perché la vita di loro è stata un'esempio di carità. Sono diventati per me un riferimento come amare e donarsi al Signore e alla Madonna con l'ardente desiderio di diventare ogni giorno strumento di Dio.
La Madonna ha detto: "Io ti do il mio amore, perché tu lo dia agli altri"...

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Messaggio da Info da Medjugorje » sab apr 01, 2006 1:10 pm

SABATO di QUARESIMA SETTIMANA DELLA CARITA'

Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vedere bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello". (Lc 6,41-42)

Immagine

"Mi tornano alla mente le tue lacrime" (2 Tm 1,4)

L'8 marzo e l'8 aprile 1930 la vergine apparve a suor Amalia Aguirre, co-fondatrice dell'Istituto delle missionarie di Gesù croscifisso, mostrandole il "Rosario delle lacrime" che teneva in mano ed insegnandole la sua contemplazione per la conversione dei peccatori. L'anno precedente (l'8 novembre 1929) la suora aveva avuto una visione di Gesù che aveva promesso la sua protezione a quanti avessero devotamente pregato per le lacrime della Madonna.

Storia della devozione a Nostra Signora delle Lacrime

Immediatamente dopo la prima Guerra mondiale, nel periodo della Grande della Grande Depressione in America, visse un suora molto pia il cui nome da religiosa era Amalia di Gesù Crocifisso. Il suo convento, l'Istituto dei Missionari di Gesù Crocifisso, si trovava nell'America Meridionale, in un piccolo paese di nome Campinas in Brasile. Monsignor Count Franciscus von Campos Barreto, Vescovo della Diocesi di Campinas, diede vita all'Istituto con l'aiuto di suor Amalia come co-fondatore. Suor Amalia fu una delle delle prime otto donne che decisero di dedicare, in quell'Istituto, la loro vita al servizio di Dio.
Come San Francesco, Padre Pio e Theresa Neumann, suor Amalia fu un'anima privilegiata nel sopportare le stigmate di Cristo. Soltanto questa prova avrebbe fatto comprendere quale destino si prospettava per quest'anima che si offriva vittima per i bisognosi. Anima che era certamente di natura generosa e disposta al sacrificio.


8 Dicembre 1927, Festa dell'Immacolata Concezione, suor Amalia fece i suoi voti provvisori e ricevette il suo abito.

8 dicembre 1931, suor Amalia diede gli ordini perpetui, e divenne una monaca consacrata alla Chiesa ed a Dio.

Un giorno nell'autunno del 1929, un parente di suor Amalia si presentò al convento. Lui aveva un grande bisogno. Sua moglie era seriamente malata, e lui era molto angosciato. Raccontò che secondo la diagnosi di molti dottori, la malattia della sua sposa era incurabile, e lui non sapeva cosa fare e non sapeva quello che Dio si aspettava da lui. Lei, suor Amalia, era la sua ultima speranza. Addolorato e con le lacrime agli occhi, pianse disperatamente e disse ad alta voce:"Cosa mai accadrà ai bambini?".
Il cuore di suor Amalia si addolorò alla vista del dolore altrui. Le sue inclinazioni innate la condussero immediatamente a desiderare di aiutarlo in tutti i modi possibili, così mentre il suo parente raccontava questa storia di dolore, lei pregò internamente il nostro Redentore Divino in riflessione profonda, mentre pensava altrettanto intensamente a quello che lei avrebbe potuto offrire o fare.
Ascoltando nello stesso momento sia il suo parente che la sua anima, suor Amalia sentì un impulso interno che l'esortava a visitare Gesù in chiesa. Quando la loro riunione ebbe fine, lei rispose fedelmente e rapidamente a questa voce del cuore.
Dopo essere entrata nella casa di Dio, suor Amalia si inginocchiò riverentemente, e si avvicinò a pochi passi dall'altare. Qui lei si inginocchiò a faccia in giù e stese le sue braccia verso Gesù nel tabernacolo. (Dal suo proprio conto ed esempio, noi consideriamo suor Amalia un'anima estremamente perfezionata, con la dolcezza e la grazia tenera di riconoscere - e rispondere a - alla Presenza Divina del nostro Dio e Redentore nel Sacramento più Benedetto).
In questa disposizione devota ed umilmente sottomessa al nostro Re eucaristico, lei parlò a Gesù: "Se non c'è speranza per la moglie di T., io sono pronta ad offrire la mia vita per la madre della famiglia. Cosa vuoi che faccia?".
Gesù rispose:
"Se Lei vuole ricevere questi favori, chieda a Me per intercessione delle lacrime di Mia Madre". Suor Amalia chiese ulteriormente:"Come devo pregare?". Gesù le disse:"Oh Gesù, ascolta le nostre suppliche e le nostre domande per le lacrime della Tua Santa Madre! Oh Gesù, ricordati delle lacrime di colei che ti ha amato più di tutti sulla terra."
Poi Gesù aggiunse: "Figlia Mia, tutte le persone che mi chiederanno grazie pregando le lacrime di Mia Madre, io gliele accorderò amorosamente. Mia Madre darà questo tesoro al nostro Istituto adorato per attirare la Mia Grazia." (Questo accadde l'8 novembre 1929).


Gesù adempì, precisamente quattro mesi più tardi, alla promessa fatta a suor Amalia; eravamo nella primavera dell'anno seguente. All'appuntamento divino la Beata Vergine Maria diede questo tesoro del Cielo all'Istituto. Il

Il brano seguente è tratto dai ricordi di suor Amalia riguardo quello che accadde.
"Era l'8 marzo 1930. Io ero nella cappella inginocchiata presso l'altare, all'improvviso mi sentii sospinta ad alzare lo sguardo. Poi vidi una Donna di una bellezza indicibile che si avvicinava. Lei aveva un manto blu-viola sulle spalle ed un velo bianco sulla testa. Sorridendo, Lei rimase sospesa nell'aria rivolta verso di me, mentre tenendo un Rosario nelle Sue mani che Lei stessa chiamò "Corona". La Madonna sorridendo amabilmente mi consegnò la corona i cui grani, bianchi come la neve, brillavano come soli. La Vergine mi disse:
"Ecco la corona delle mie lacrime. Il mio Figlio l'affida al tuo istituto come una porzione di eredità. Egli ti ha già rivelato le invocazioni. Egli vuole che mi si onori in modo speciale con questa preghiera ed Egli accorderà a tutti quelli che reciteranno questa corona e lo pregheranno in nome delle mie lacrime, grandi grazie. Questa corona servirà ad ottenere la conversione di molti peccatori e in modo particolare quella dei seguaci dello spiritismo. Al vostro Istituto sarà riserbato il grande onore di ricondurre in seno alla S. Chiesa e di convertire un gran numero di adepti di questa setta nefasta. Il demonio sarà vinto con questa Corona e il suo impegno infernale sarà distrutto".

Quando la Santa Vergine finì di parlare, scomparve."

* Documenti

Nel 1934 - solo alcuni anni dopo le apparizioni - Sua Eccellenza Franciscus, il Vescovo di Campinas, si recò da Roma in Germania per visitare Theresa Neumann nel Konnersreuth. Tramite la documentazione assicurata da un ordine contemplativo in Germania registrata in un opuscolo intitolato "Nostra Cara Signora delle Lacrime", noi ripetiamo tutti i dettagli ed annunci pubblici riguardo alle apparizioni in Campinas a suor Amalia - come da imprimatur vescovile.
Sua Eccellenza non solo si prodigò in Brasile, ma anche in tanti altri paesi dove portò la medaglia di Nostra Signora delle Lacrime la quale - rivelò a suora Amalia la Madonna in un'altra apparizione - si ebbero conversioni innumerevoli. Innumerevoli grazie sono state ricevute attraverso la preghiera del Rosario per onorare le lacrime della nostra cara Signora. La ragione di queste grazie ha origine dalla promessa del Redentore: "nessun favore sarà rifiutato, quando qualcuno mi chiederà una grazia in nome delle Lacrime della Mia Santa Madre".
E' un fatto risaputo che il Redentore ricompensa in un modo speciale la riverenza sincera per i dolori della Sua Santa Madre che sono la causa delle sue lacrime. Anche da Germania, Olanda e dal Belgio giunsero notizie di favori straordinari e di grazie ricevute. Tutti coloro che pregano il Rosario di Nostra Signora delle Lacrime per nove giorni e ricevono i Sacramenti si avvicinano alla Misericordia di Dio.
Da religiosi, noi lo comprendiamo, che pregare questo Rosario è un'abitudine molto cara che permette di ricevere delle grazie straordinarie. Per questa ragione, loro spesso lo pregano quotidianamente per chiedere le grazie a loro e ad altri, la conversione dei peccatori, degli eretici, degli atei, per ottenere le grazie per i preti ed i missionari, per aiutare le persone a morire e liberare le anime dal Purgatorio.


Franciscus Campos Barreto, Vescovo di Campinas
(tratto e tradotto da siti americani)

Coroncina delle lacrime della Madonna

E' composta di 49 grani, divisi in gruppi di 7 e separati da 7 grani grossi; termina con 3 grani piccoli.

O Gesù, nostro divino crocifisso, prostrati ai tuoi piedi noi ti offriamo le lacrime di colei che ti ha accompagnato sulla via dolorosa del Calvario, con un amore così ardente e compassionevole. Esaudisci, o buon Maestro, le nostre suppliche e le nostre domande per l'amore delle lacrime della tua Santissima Madre. Accordaci la grazia di comprendere gli insegnamenti dolorosi che ci danno le lacrime di questa buona Madre, affinché noi adempiamo sempre la tua santa volontà sulla terra, e siamo giudicato degni di lodarti e glorificarti eternamente in cielo. Così sia.

sui grani grossi si alterna questa invocazione:

O Gesù
ricordati delle lacrime
di colei che ti ha amato più di tutti sulla terra,
e che ora ti ama
nel modo più ardente in cielo.


sui grani piccoli si alterna questa invocazione:

O Gesù,
esaudisci le nostre suppliche
e le nostre domande,
per le lacrime
della tua Santa Madre.


infine per 3 volte:

O Gesù,
ricordatii delle lacrime di colei
che ti ha amato più di tutti sulla terra.

e la preghiera:

O Maria, Madre del bell'amore, Madre di dolore e di misericordia, noi ti domandiamo di unire le tue preghiere alle nostre, affinché il tuo Divin Figlio, al quale noi ci rivolgiamo con confidenza, in virtù delle tue lacrime, esaudisca le nostre suppliche, e ci conceda, oltre le grazie che gli domandiamo, la corona della gloria nell'eternità. Così sia.


La Coroncina fu approvata dal Vescovo di Campinas che autorizzò la celebrazione nell'Istituto della festa di Nostra Signora delle Lacrime, il 20 febbraio.

Carissimi, mi procura sempre grande dolore al cuore, quando i veggenti comunicano che “la Madonna è apparsa in lacrime”.
Penso che tutti siamo addolorati, quando vediamo la nostra mamma terrena a piangere. Cerchiamo di rimediare. Se piange per colpa nostra chiediamo almeno scusa; se piange per colpa di terzi cerchiamo di consolarla.
Però tante mamme piangono perché sono abbandonate dai figli, sono affidate a terzi, tolti dal loro ambiente dove hanno trascorso la loro vita, dove hanno dato la vita a noi... o addiritura abbandonati al loro destino. Ho conosciuti tante di queste mamme. Ogni volta, quando mi raccontano la loro solitudine con tanta tristezza, amarezza e delusione nel cuore, mi si riempiano gli occhi di lacrime.
Anche la nostra Mamma Celeste piange per questo, perché noi non l'ascoltiamo e la rifiutiamo. Non la vediamo nemmeno piangere, perché la trave che c'è nei nostri occhi lo impedisce.
Non so se anche a voi è già successo che qualcosa entra nell'occhio che procura un fastidio tremendo...L'occhio colpito brucia, si irrita al punto che si forma un velo che ti impedisce a vedere. Non si irrita solo l'occhio ma anche noi, perdiamo la pace. Ci sono anche altri intorno a noi con lo stesso problema e noi altruisti come siamo, tentiamo di togliere il fastidio prima agli altri. Non vedendo bene causiamo una ferita e irritiamo l'occhio della nostra vittima ancora maggiormente. Intanto anche il nostro occhio si irrita sempre di più e fa male e ci impedisce la vista fino al momento che noi ci decidiamo di togliere prima il fastidio dal nostro occhio, che ci tormenta, che ci toglie la pace e la vista. Se noi togliamo la trave dall’ occhio, risolvendo il nostro problema, diventiamo capaci di aiutare concretamente il prossimo, senza ferirlo ulteriormente. A questo punto potremmo anche vedere con occhi chiari e pietosi la nostra mamma terrena e la Mamma Celeste. Diventeremo sensibili alle loro parole e ai loro insegnamenti, perché saremo capaci di ascoltarle con il cuore aperto e pieno d'amore.

Bloccato
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