IL MISTERO DI ESSERCI ANCHE IO

Qui ci presentiamo per conoscerci meglio
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Maria Patrizia
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IL MISTERO DI ESSERCI ANCHE IO

Messaggio da Maria Patrizia » ven dic 08, 2006 6:05 pm

Ciao,

mi chiamo Maria Patrizia (semplicemente Patty) e volevo proprio oggi (giorno di Maria Immacolata, madre dolcissima è sempre presente) presentarmi ufficialmente al forum.

Il mistero è il fascino dell’esistenza, quel qualcosa che improvvisamente appare all’orizzonte e ci aiuta a diventare ciò che desideriamo essere.
“Mostrati come desideri essere. Agisci come scegli di agire. Pensa come vuoi pensare. Parla come vuoi parlare. Persegui gli scopi che desideri raggiungere. Vivi in armonia con le verità che senti tue” , cammina verso Dio con Maria piena di Grazia cioè piena di Dio.
Chi sono? Non lo capisco neppure io ma voglio comunicarvi una mia esperienza... quella che mi ha fatto capire non chi sono ma verso quale direzione camminare.... dove la mia...la nostra vita è diretta... verso Dio con Maria.


LA MIA ESPERIENZA OLTRE IL CONFINE

Spesso, per il carattere indipendente, inquieto, amante della solitudine edificante, mi trovo ad incontrare il mio lato d’ombra che non provo mai a sfuggire ma ad affrontare con decisione anche se “le fiabe ci raccontano che in questa lotta si tratta sempre di vita e di morte”. In questi momenti di sfida con me stessa, di lotta interiore , l’oscurità si fa strada con prepotenza, tutto entra nel vortice dei perché.
Agosto di qualche anno fa, questa è la mia condizione, una delle tante. Improvvisamente lo squillo del telefono, l’invito di una persona conosciuta da poco rivelatasi poi folle (che non sono riuscita a fermare nella sua corsa) così una notte d’estate, in apparenza normale, riserva un’esperienza molto rischiosa, ma non casuale (perché non credo nella casualità) che diviene energia per una nuova vita. Al rientro, verso le prime ore del mattino, per una folle corsa tra le note di una musica che avanza nel cuore della notte, l’auto sulla quale sono trasportata sbanda e si schianta frontalmente con un’altra auto che procede in senso contrario. Uno schianto orribile (180 km/orari) un groviglio di lamiere, tutto in un attimo precipita nel silenzio e nel buio più profondo.
Riporto, per farsi un’idea, le parole dell’articolo uscito su un quotidiano : “(…) al momento dell’arrivo dei soccorritori la scena era di un incidente molto serio, con morti incastrati tra le lamiere…. ”.
Quasi di riflesso percepisco, prima di perdere coscienza, la precarietà della vita e come tutto, al di là dei nostri progetti, delle nostre ansie per il futuro, può sottrarsi e far cambiare scena improvvisamente. Solo adesso ho compreso il vero e sapiente significato del vivere “l’attimo presente”. La mia vita vissuta mi è passata in un attimo davanti agli occhi con una velocità indescrivibile e l’unico rimpianto che ho percepito, in questi brevissimi ma intensissimi attimi, è stato per l’Amore che avrei potuto donare di più alla mia famiglia e al prossimo. Stavo per andar via con conti in sospeso.
Dio, che fino a quel momento sentivo lontano e irraggiungibile, è imprevedibile e non sbaglia mai. E’ stato necessario superare il confine per sentire quello che ho sempre cercato di sentire, cioè la consapevolezza della Sua presenza. Proprio nella mancanza di coscienza ho percepito che Lui è sempre presente e noi non siamo mai soli .
Dopo lo schianto sono precipitata in quella che ho definito dimensione vuota e buia, sospesa al di là di tutto ciò che è materiale, di tutto ciò che è dimostrabile razionalmente. E’ stato come sollevarsi in volo, un non sentire nulla a parte uno stato di sospensione in una dimensione misteriosa in cui stavo bene. Non ho mai chiesto al Neurologo e non voglio saperlo per quanto tempo sono stata, per il tremendo trauma cranico riportato, fuori della realtà provvisoria che ci circonda; stavo bene questo mi è bastato per non temere più il confine. Poi il ritorno. Improvvisamente una luce intensa, luminosissima e contemporaneamente sono stata “strappata” dalla presa fortissima di una mano misteriosa (io credo e ho un rapporto continuo e intenso con gli Angeli...) è stato come attraversare un tunnel, rinascere nuovamente alla vita, con una velocità incredibile. La luce intensa si allontanava sempre più. (...)
Devo a quest’esperienza in cui, ora mi rendo conto, ho superato il confine tra la vita e la morte, la risposta a tanti miei dubbi. Ormai sono certa che esiste una dimensione che diviene reale solo nel momento in cui si supera il confine e si fa esperienza di questo mistero, impossibile da dimostrare diversamente, è necessario entrarci, farne esperienza.
Dio spesso si manifesta in modi strani, quasi di riflesso, ma esiste davvero e non ci lascia mai soli. Siamo sempre noi, gonfi del nostro orgoglio, della nostra arroganza, del nostro voler razionalizzare ciò che la sola e limitata ragione umana non può contenere, l’ostacolo alla manifestazione della Suo immenso Amore "DIO E' AMORE".
Bisogna allontanarsi da tutto quello che sembra indispensabile, perdere quei sostegni che danno un’apparente serenità al nostro cuore. Per essere veramente liberi dal proprio io spesso occorre che Dio, che ci ama immensamente, distrugga qualcosa.
Da quel ritorno la mia esistenza è cambiata completamente, in meglio naturalmente. Ho percepito che siamo anime in cammino verso l’eternità e che la vita è un attimo speciale ed unico da non sprecare egoisticamente ma da dedicare agli altri. Con la gioia della speranza e i piedi ben saldi sulla terra, ho iniziato a saldare i miei conti, nonostante la debolezza umana sia immensa. La forza e la certezza di quella luce misteriosa rimasta dentro cerco di comunicarla nelle piccole cose, attraverso gesti concreti di Amore incondizionato... e mi ha dato la possibilità di affrontare situazioni molto dolorose successivamente...

“Vedi, io sono un’anima che passa per questo mondo. Ho visto tante cose belle e buone e sono sempre stata attratta solo da quelle. Un giorno (indefinito giorno) ho visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii. Mi accorsi che era la Verità".

Un caro saluto!

Immagine PATTY :wink:
(Le rose sono il mio fiore preferito...sono nata a maggio :lol: :P e "Rose" è parte del mio cognome).
Le rose rosse sono la mia passione... le regalo sempre a chi conosco per la prima volta... significano amore ed io voglio amare chi Dio mette sulla mio cammino... così virtualmente le offro anche a tutti voi ed a MARIA, NOSTRA DOLCISSIMA MAMMA!
Ultima modifica di Maria Patrizia il lun gen 15, 2007 6:15 pm, modificato 2 volte in totale.

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sandanydp
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Messaggio da sandanydp » sab dic 09, 2006 8:19 am

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Ciao Patty! Queste rose sono per te. Te le dedico con tutto il mio affetto.
Lo so che non ci conosciamo bene ancora, ma ciò che hai detto nel presentarti, mi è bastato per sentirti di volerti bene. Non è tenerezza per quello che ti è capitato, ma un qualcosa in me hai smosso nell'essere te stessa, sincera. Non ci si riesce sempre, sai? Soprattutto dopo aver passato episodi come il tuo.
Mi ha colpito una tua frase:
- Bisogna allontanarsi da tutto quello che sembra indispensabile, perdere quei sostegni che danno un’apparente serenità al nostro cuore. Per essere veramente liberi dal proprio io spesso occorre che Dio, che ci ama immensamente, distrugga qualcosa.
Distrugga, sì, permettimi di dirlo, ma per costruire cose nuove, meglio di quelle di prima.
Sono contenta che anche tu, che sei un bel fiore, sei stata da Lei e da Lui messa con tutti noi altri fiori IDM. Ti abbraccio augurandoti una BUONA GIORNATA nell'Amore del Signore e di Maria. Sandra
S D PETROCCHI

Giacomo
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Messaggio da Giacomo » sab dic 09, 2006 9:40 am

Benvenuta fra noi Patty, bellissima testimonianza, è stata molto forte almeno per me, sono felice per te che hai avuto la grazia per essere indirizzata alla vita eterna.

La Chiamata alla conversione (tratto da Il Falsario P.Livio)

Dio lascerà che i figli del suo amore periscano nelle fauci del leone? Per quanto sia grande la nostra responsabilità sulla via del male, Dio ha un cuore di Padre che nulla lascia di intentato per salvare i suoi figli. Ti ricordi la parabola della pecorella smarrita? In un certo senso è ancora più toccante di quella del figliol prodigo. Qui infatti la divina Misericordia non si limita ad aspettare che il volto della sua creatura si profili all’orizzonte, ma prende subito l’iniziativa: esce a cercarla e non si dà pace finchè non l’abbia trovata.
Anche qui il Signore Dio va alla ricerca di Adamo, fuggito nella tenebra del male e sordo ad ogni richiamo interiore. Non vedendolo lo chiama, con voce così forte che Adamo non può non sentire: <<Dove sei?>>, domanda l’Onnipotente, che pure ben sa dove si occulta il figlio da lui tanto beneficato. Non c’è nessun posto al mondo dove ci si possa nascondere a Dio. <<Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo agli inferi, eccoti!>>, esclama il salmista (Sal 139,8 ). Invano gli uomini cercano di costruire un mondo senza Dio. Neppure un capello del loro capo può rivendicare l’indipendenza da lui (Mt 5,36). La divina presenza avvolge il mondo, non per soffocarlo come fa satana ma per salvarlo.
Ovunque nel mondo squilla e squillerà fino alla fine dei tempi la tromba della conversione. Quel grido così potente:<<Adamo, dove sei?>> attraversa tutta la stroria umana, dall’inizio al suo compimento. Dio non abbandona il peccatore incallito. Per quanto si sia indurito sulla via del male, non cesserà mai di chiamarlo nei modi e nei momenti più imprevedibili. Fino all’ultimo istante della vita Dio getta la corda al naufrago che sta per essere inghiottito dal gorgo infernale. Nessun uomo potrà mai accusare la Misericordia di non averlo chiamato così forte da farsi udire.Se un’anima precipita nella perdizione eterna non sarà per difetto della grazia, ma esclusivamente per colpa propria.
Per mezzo della santissima Vergine Maria, Gesù Cristo venne nel mondo, ancora per mezzo di lei deve regnare nel mondo. (San Luigi Maria Da Monfort)

Maria Patrizia
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Messaggio da Maria Patrizia » sab dic 09, 2006 6:03 pm

Grazie Sandra (per le bellissime rose e per le profonde parole, impareremo a conoscerci e ad incontrarci spiritualmente nella preghiera).

Grazie Giacomo per il passo riportato (ho letto il Falsario di P. Livio ed altri libri sull'argomento... sono particolarmente devota a San Michele Arcangelo).

Patty :wink:

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Messaggio da miriam bolfissimo » mar dic 12, 2006 9:19 am

Mia carissima patty, pace e gioia! e grazie x qs condivisione... mi sono rimasti nel cuore qs tuoi pensieri:
Stavo per andar via con conti in sospeso ... da quel ritorno la mia esistenza è cambiata completamente ... con la gioia della speranza e i piedi ben saldi sulla terra, ho iniziato a saldare i miei conti, nonostante la debolezza umana sia immensa. La forza e la certezza di quella luce misteriosa rimasta dentro cerco di comunicarla nelle piccole cose, attraverso gesti concreti di Amore incondizionato...
...grazie ancora! e considerata la tua particolare devozione a san michele arcangelo, ecco un piccolo dono di benvenuta in qs angolo di cielo, a te e alla tua dolcezza...
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Unabbraccissimodibenvenutissimo, miriam bolfissimo ;)
      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da Giammarco De Vincentis » mar dic 12, 2006 12:32 pm

Cara Maria Patrizia, ho letto con attenzione cio' che hai scrito e mi hai fatto ricordare lo stesso moemnto che ho vissuto quando un camion ci è venuti addosso e ha schiacciato la macchians ulla quale viaggiavo.
Le due persone sedute al sedile di dietro, la mamma e la nonna di mia moglie sono morte sul colpo io e mia moglie allora fidanzati siamo rimasti incastrati ma illesi.
Per un attimo ho visto tutto dall'alto con una serenità che mi teneva leggero, quasi facevo parte dell'aria che respiravo.
Ho raccontato ai medici come era tutta la scena vista dall'alto subuto dopo l'incidente.
Ero rimasto sospeso tra il cielo e la terra fin quando ho visto mia moglie che non poteva uscire dalle lamiere contorte.
Solo allora mi sono risvegliato accanto a lei e sono riuscita a portarla via, rompendo i vedri a testate, prima che i resti della vettura fossero avvolte da una nube di gas, fuoriuscite dal serbatorio.
Da allora mi capitano delle emozioni fortissime l'ultima qualche giorno fav a Medjugorje, la leggerai sul forum comunità.
E' proprio vero che nulla avviene per caso e se sei qui con noi un motivo ci sarà :D

Benvenuta in questo piccolo angolo di serenità

Giammarco
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claude57
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Cara Patty

Messaggio da claude57 » mar dic 12, 2006 12:42 pm

...pensa che cosa dev'essere, quindi, scoprire di poter avere un rapporto "intenso" con Gesù Cristo, nell'attimo presente e inserita nella comunità...
Auguri

"La parrocchia è un faro che irradia la luce della fede e viene incontro così ai desideri più profondi e veri del cuore dell'uomo, dando significato e speranza alla vita delle persone e delle famiglie". Lo ha detto il Santo Padre all'omelia della Concelebrazione Eucaristica per la dedicazione della nuova chiesa della parrocchia romana di Santa Maria Stella dell'Evangelizzazione, dove si è recato nella mattina di domenica 10 dicembre, seconda di Avvento.

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una rosa x te

Messaggio da mamyantonella2006 » mer dic 13, 2006 7:04 am

:D cara Maria Patrizia
grazie della tua splendida testimonianza!!!!

volevo solo aggiungere che Maria la nostra dolcissima Mamma è
la " Regina degli Angeli" un motivo più che sufficiente per averti condotto tramite i suoi angeli su questo forum.

benvenuta tra noi dolce fiore di Dio...ti lascio una carezza sul cuore ed un piccolo bocciolo di rosa...possa spandere anche qui il tuo profumo.


mamy :D

Maria Patrizia
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Messaggio da Maria Patrizia » ven dic 15, 2006 6:25 pm

GRAZIE DI CUORE A TUTTI... OGNI VOSTRA PAROLA SARA' INCISA NEL MIO CUORE E CERCHERO' DI TENERLA PRESENTE PER MIGLIORARE ME STESSA....

SEMPRE UNO NELLA PREGHIERA!

PATTY


Maria Patrizia
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Messaggio da Maria Patrizia » gio dic 28, 2006 5:34 pm

FIN DA BAMBINA, PER UNA SCELTA DI VITA DEI MIEI E PER MOTIVI LEGATI AI LORO IMPEGNI, NON HO MAI MESSO RADICI IN NESSUNA CITTA'.... HO VISSUTO IN MOLTE CITTA' MA IN NESSUNA MI SONO FERMATA. MI SONO COSI' ABITUATA AD ESSERE "CITTADINA DEL MONDO" E RINGRAZIO I MIEI PER QUESTA POSSIBILITA' PERCHE' MI HA DATO LA CAPACITA' DI APPREZZARE, ACCETTARE E CONDIVIDERE STILI DI VITA, CULTURE ECC. ECC. MOLTO DIFFERENTI TRA DI LORO....MA IN TUTTO QUESTO UN LUOGO IN PARTICOLARE (TRA I TANTI) HA SUSCITATO IN ME UN SENSO DI PROFONDITA' SPIRITUALE CHE SENTO PENETRARMI DENTRO.... INIZIALMENTE NON CAPIVO MA POI HO SCOPERTO CHE IN QUESTO LUOGO SI RESPIRA LA PRESENZA DI SAN FRANCESCO... IL SANTO DEI SANTI... QUESTO LUOGO E' CHIAMATO "VALLE SANTA"... QUI TUTTO PARLA DI LUI...
HO DECISO COSI' DUE ANNI FA "DI PROVARE" A METTERE RADICI IN QUESTO LUOGO SPECIALE ED ANCHE SE SPESSO RITORNO ALL'ESTERO SO CHE MI ASPETTA LA "VALLE SANTA" LI' NELLA VALLE OLTRE CHE ATTENDERMI LA MI' MAMMA ESISTE QUALCOSA DI PROFONDO E MISTERIOSO NEL VENTO CHE MI PARLA DI QUESTO SANTO SPECIALISSIMO... CHE AMO IN MODO DEL TUTTO PARTICOLARE....

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Maria Patrizia
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Messaggio da Maria Patrizia » mer gen 17, 2007 4:08 pm

Il sogno che mi resta

Oh, i miei sogni!
Erano come fiori finti che nascondevo
sotto l'erba del mio giardino
già fradicia di pioggia e li dimenticavo.
Erano così pochi i fiori veri
e non li distinguevo,
li confondevo sempre con i sogni.

Ora che il tempo avanza inesorabile
come la macchina che trebbia il grano
e sferraglia senza pietà,
no, io non potrò sognare!

Raccoglierò i miei sogni
come fiori di carta sgualciti e impolverati
e li chiuderò nel cassetto più nascosto.
Butterò la chiave per non aprirlo.

E tu sai che ne terrò soltanto uno,
dei miei sogni: questo amore.
Io non vorrò sapere, non m'importa
di capire se il sogno che mi resta
è un fiore o un coriandolo di carta.
Sarà soltanto quello che puoi darmi.

Io curerò il mio amore
come un vaso di viole,
lo innaffierò con l'acqua del mio pozzo;
solamente il Tuo sole lo farà fiorire.

Edward Sgubj

Maria Patrizia
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Messaggio da Maria Patrizia » gio gen 18, 2007 6:13 pm

GRAZIE A DON PINO PER AVER RICORDATO LA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITA' DEI CRISTIANI.

LA MIA SPIRITUALITA' E' QUELLA DELL'UNITA'. DA ANNI IN QUESTA SETTIMANA MI RITROVO CON TANTI A PREGARE PER CIO' CHE VUOLE DIO E RINGRAZIO IL SIGNORE PERCHE' VIVO QUESTA REALTA' IN FAMIGLIA (LA MOGLIE DI MIO FRATELLO APPARTIENE ALLA CHIESA ANGLICANA ED HO PARTECIPATO TANTE VOLTE ALLA S. MESSA SENZA PREGIUDIZI).

L'AMORE "SENZA CONDIZIONAMENTI" NEL DIALOGO CON L'ALTRO PORTA SEMPRE ALL'UNITA'...

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Un supplemento d’amore per sanare le divisioni

Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani: 18-25 gennaio 2007

Se noi cristiani diamo uno sguardo alla nostra storia di 2000 anni ed in particolare a quella del secondo millennio, non possiamo non rimanere ancora addolorati nel costatare come essa è stata spesso un susseguirsi di incomprensioni, di liti, di lotte. Colpa certamente di circostanze storiche, culturali, politiche, geografiche, sociali... Ma anche del venir meno fra i cristiani di quell'elemento unificatore loro tipico: l'amore. Proprio così.

E allora, per poter tentare oggi di rimediare a così grave male, dobbiamo tener presente il principio della nostra comune fede: Dio. Egli, perché Amore, chiama pure noi ad amare. Non si può, infatti, pensare di poter amare gli altri se non ci si sente profondamente amati, se non è viva in tutti noi, cristiani, la certezza che Dio ci ama.
In questi tempi mi sembra che è proprio Lui, Dio Amore, che, in certo modo, deve nuovamente tornare a rivelarsi non solo a noi singoli cristiani, ma anche alle Chiese che componiamo.

Ed Egli ama la Chiesa per quanto si è comportata nella storia secondo il disegno che Dio aveva su di essa. Ma anche - e qui è la meraviglia della misericordia di Dio - la ama pure se non vi ha corrisposto, permettendo la divisione, solo nel caso però che ora ricerchi la piena comunione con le altre Chiese.

E questa consolantissima convinzione emerge da un testo di Giovanni Paolo II, che ha fiducia in Colui che trae il bene dal male. Alla domanda: "Perché lo Spirito Santo ha permesso tutte queste divisioni?", pur ammettendo che può essere stato per i nostri peccati, ha aggiunto: "Non potrebbe essere che le divisioni siano state una via che ha condotto e conduce la Chiesa a scoprire le molteplici ricchezze contenute nel Vangelo di Cristo e nella redenzione da Lui operata? Forse tali ricchezze non sarebbero potute venire alla luce diversamente..." (Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza, Roma 1994, p.167)

Dobbiamo dunque credere che Dio è Amore anche per le Chiese. Ma, se Dio ci ama, noi non possiamo certo rimanere inerti di fronte a tanta divina benevolenza. Da veri figli e figlie dobbiamo contraccambiare il suo amore anche come Chiesa. Occorre perciò in ognuna un supplemento d'amore.

Amore verso le altre Chiese, dunque, e amore reciproco fra le Chiese, quell'amore che porta ad essere ognuna dono alle altre, poiché si può prevedere che nella Chiesa del futuro una ed una sola sarà la verità, ma espressa in varie maniere, osservata da varie angolazioni, abbellita da molte interpretazioni.

Amore reciproco però che è veramente evangelico, e quindi valido, se praticato nella misura voluta da Gesù: "Amatevi gli uni gli altri - Egli ha detto - come io vi ho amato". "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici." (Gv 15,13)

da un intervento di Chiara Lubich nella chiesa luterana di Sant'Anna,Augsburg (Germania), 29 novembre 1998

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“Fa sentire i sordi e fa parlare i muti!”
(Marco 7, 31-37)

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno riunisce due temi, due inviti estesi alle chiese e al popolo cristiano: pregare ed impegnarsi insieme per l’unità dei cristiani, e, nello stesso tempo, unirsi per dare una risposta alla sofferenza umana. Queste due responsabilità sono profondamente inter-connesse. Entrambe si riferiscono alla guarigione del corpo di Cristo, per questo motivo il testo scelto come tema della Settimana narra di una guarigione.

Marco 7, 31-37 racconta come Gesù guarì un uomo sordomuto. Gesù lo condusse lontano dalla folla, per parlare con lui da solo. Egli pose le sue dita sugli orecchi dell’uomo, sputò e toccò la lingua dell’uomo dicendogli: “Effatà!”, cioè “Apriti!”, una parola spesso usata nel rito del battesimo cristiano. La buona novella proclamata in questo racconto ha molte dimensioni. Come in molti altri brani evangelici, anche in questa storia di guarigione, vediamo la risposta compassionevole di Dio di fronte alla sofferenza umana. È una prova eloquente della misericordia di Dio. Nel restituirgli l’udito e la capacità di parlare, Gesù manifesta la potenza di Dio e il suo desiderio di portare l’umanità alla pienezza, realizzando la promessa di Isaia: “Allora i ciechi riacquisteranno la vista e i sordi udranno di nuovo. Allora lo zoppo salterà come un cervo, e il muto griderà di gioia” (Is 35, 5-6). Il dono dell’udito rende l’uomo capace di ascoltare la buona novella proclamata da Gesù; il dono della parola gli permette di proclamare agli altri ciò che ha visto e udito. Queste dimensioni si ritrovano nella reazione di quelli che sono stati testimoni della guarigione: “Tutti erano molto meravigliati e dicevano: ‘È straordinario! Fa sentire i sordi e fa parlare i muti!’” (Mc 7, 37).

Come l’uomo guarito da Gesù, anche noi tutti, battezzati in Cristo, abbiamo ricevuto l’“Effatà!” del vangelo. Nella Prima Lettera di Giovanni si parla della comunione di quanti hanno ricevuto la buona novella: “La Parola che dà vita esisteva fin dal principio: noi l’abbiamo udita, l’abbiamo vista con i nostri occhi, l’abbiamo contemplata, l’abbiamo toccata con le nostre mani” (Gv 1, 1). Era desiderio del Signore (cf Gv 17) che i suoi discepoli, che avevano ricevuto il suo messaggio, fossero una cosa sola, in un’unità radicata nella sua comunione con il Padre e con lo Spirito Santo. Come corpo di Cristo la Chiesa è chiamata ad essere una, cioè la comunità che ha udito e visto le meraviglie operate dal Signore, e che è stata inviata ad annunziarle fino ai confini della terra. Come corpo di Cristo siamo chiamati ad essere uniti nel compiere questa missione. Parte di questa missione consiste nel prendersi cura di quanti soffrono e sono nel disagio. Come Dio ha ascoltato il pianto e compreso la sofferenza del suo popolo in Egitto (cf Es 3, 7-9), come Gesù ha risposto con compassione a coloro che gli chiedevano aiuto, così anche la chiesa deve ascoltare la voce di quanti soffrono, rispondere con comprensione, dare voce a chi non ha voce.

Facendo convergere i due aspetti della missione della chiesa, la Settimana di preghiera di quest’anno intende sottolineare la connessione essenziale fra l’impegno di pregare per l’unità dei cristiani e le iniziative per rispondere alle necessità e alle sofferenze umane. Lo stesso Spirito che ci rende fratelli e sorelle in Cristo ci dà anche la capacità di tendere le braccia e raggiungere ogni essere umano nella necessità. Lo stesso Spirito che vivifica ogni nostra opera per rendere visibile l’unità fra i cristiani, ci dona anche la forza per rinnovare la faccia della terra. Ogni piccolo sollievo alla sofferenza umana rende la nostra unità ancor più visibile, ogni passo verso l’unità rafforza l’intero corpo di Cristo.


Origine del materiale di preghiera della Settimana

Quest’anno il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ha origine dall’esperienza delle comunità cristiane della regione di Umlazi, vicino a Durban, in Sud Africa. Ogni anno la prima bozza del testo per la Settimana di preghiera è preparata da un gruppo locale, poi rielaborata per l’uso internazionale, distribuita in tutto il mondo e quindi adattata ai diversi contesti locali. Il materiale riflette l’esperienza che sta a cuore ad un popolo che ha dovuto sopportare una grandissima sofferenza.

Umlazi è stata fondata, originariamente, sotto il regime apartheid come sobborgo per la gente di colore (township). Il retaggio del razzismo, della disoccupazione e della povertà continua a provocare situazioni terribili alla popolazione, che ancora soffre della scarsità di scuole, ospedali, case adeguate. Il contesto di disoccupazione e povertà dà origine ad un alto tasso di criminalità e a problemi di abuso all’interno delle famiglie e delle comunità. Ma la sfida grande che la popolazione della township e degli insediamenti precari deve affrontare è quella dell’AIDS. È stato calcolato che il 50% della popolazione di Umlazi ne è infetta.

In un recente incontro, i capi della varie comunità cristiane di Umlazi si sono chiesti che cosa potessero fare insieme per combattere ciò che affligge la popolazione. Essi si sono accorti che un motivo di aggravio della situazione è il marchio che impedisce alle persone che hanno sofferto abusi, alle vittime di violenze o a malati affetti da AIDS, di parlare dei loro problemi. Vi è una mentalità culturale che suggerisce di non parlare di temi legati alla sessualità. Nella lingua Zulu il termine ubunqunu, letteralmente “nudità”, indica che questi argomenti sono tabù. Come risultato molte persone esitano a chiedere assistenza - che sarebbe disponibile, spesso proprio a livello ecumenico, attraverso le chiese locali - di direzione, di cura pastorale, di assistenza domiciliare, dei centri di supporto comunitario e di cura della salute.

In ragione di questa situazione, dei modi detti o non detti in cui la popolazione, soprattutto i giovani, sono indotti a permanere in questo stato di silenzio, i capi delle chiese locali di Umlazi hanno organizzato una celebrazione ecumenica centrata sul tema del “rompere il silenzio”. La celebrazione invitava i giovani di Umlazi a trovare il coraggio di dire l’“indicibile” e a chiedere assistenza, consci che mantenere il silenzio può significare la morte.

L’invito a rompere il silenzio si estende anche alle chiese fuori dal Sud Africa, nelle regioni pesantemente colpite dall’AIDS. Nessuna guerra nella storia ha mietuto tante vittime quanto l’AIDS. Sebbene molte organizzazioni, regioni e chiese abbiano cercato di dare sostegno alle regioni devastate dall’epidemia di AIDS, purtroppo i risultati non sono stati proporzionati alle aspettative.

Nel 1993, durante la V assemblea mondiale di Fede e Costituzione, il vescovo Desmond Tutu ha ricordato ai partecipanti che, durante l’apartheid, i capi di chiese hanno imparato come “l’apartheid fosse troppo più forte di una chiesa divisa”. Oggi, nell’affrontare l’epidemia dell’AIDS e di altre realtà disumanizzanti, si riconosce che anch’esse sono troppo più forti di una chiesa divisa. A Umlazi vi è un tribunale, un ospedale, un ufficio postale, una clinica, una serie di negozi, e un cimitero, che riflette la pressante prova che le persone devono affrontare. Nella stessa township le persone, quasi tutte cristiane, accettano le Scritture, le quali affermano che c’è un solo corpo, un solo Spirito, una sola speranza, un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti (cf Ef 4, 4-6). Eppure ci sono molte chiese che non sono in piena comunione fra loro, e che rimangono segno di una cristianità divisa. A Umlazi si prova insofferenza e frustrazione per una divisione generata molti secoli fa in un’altra terra - come descritto nella appendice IV sulla situazione in Sud Africa fornita dal gruppo locale.

Nell’incontro fra il rappresentante del gruppo di Umlazi e la Commissione preparatoria internazionale, essi hanno riflettuto sulla ricerca della piena unità visibile fra le chiese cristiane alla luce dell’esperienza dei cristiani di Umlazi e del loro invito a “rompere il silenzio” che opprime e isola le persone nella loro sofferenza. Insieme hanno selezionato il brano di Marco 7, 31-37 come testo biblico centrale per la Settimana di preghiera, e hanno determinato un quadro biblico-teologico sul tema dell’ascoltare, del parlare e del silenzio, all’interno del quale sia la ricerca dell’unità che la ricerca di una risposta cristiana alla sofferenza umana, trovino spazio. È stata presa la decisione di mantenere questo duplice fuoco sia nella celebrazione liturgica che nei commenti per ciascuno degli otto giorni, indirizzando intenzionalmente, in ciascun testo, entrambe: la sofferenza umana e la ricerca della piena visibile unità fra tutti i cristiani.


Gli otto giorni

Il Libro della Genesi inizia presentando la parola creativa di Dio. Dal caos, rompendo il silenzio, la parola di Dio si manifesta. È una parola viva, che realizza ciò che proclama, e proclama la vita. Dio parla e la creazione viene all’esistenza. Dio parla e gli esseri umani vengono creati a sua immagine e somiglianza. Dio parla nella storia e gli esseri umani sono invitati ad un’alleanza con lui. Anche il vangelo di Giovanni comincia con la parola di Dio e proclama il cuore della fede del Nuovo Testamento quando annuncia che: “Colui che è ‘la Parola’ è diventato un uomo ed è vissuto in mezzo a noi uomini” (Gv 1, 14). Gesù Cristo, Verbo incarnato, parla di Dio stesso. Durante il suo ministero, Gesù parla in molti modi, qualche volta anche attraverso il silenzio (come con Ponzio Pilato). La parola proferita da Gesù è sempre una parola di misericordia, una parola che conduce i suoi ascoltatori ad una vita più profonda, una vita di comunione con Dio e con gli altri. Questa lieta novella viene proclamata, a sua volta, dalle parole e dalle opere di tutti coloro che sono battezzati nel nome del Dio Trinitario. Solo nella potenza dello Spirito Santo i cristiani sono in grado di ascoltare e rispondere alla chiamata di Dio.

Dal primo al terzo giorno viene presentata la prospettiva trinitaria. Il primo giorno invita a riflettere sulla parola creativa di Dio pronunciata in principio e continuamente proferita. Quanti sono creati a sua immagine e somiglianza sono chiamati a fare eco pronunciando una parola creativa ed efficace nel caos dell’oggi. La meditazione del secondo giorno invita a ponderare che cosa significhi essere un seguace di Gesù Cristo, il Verbo incarnato, che fa sentire i sordi e parlare i muti. Il terzo giorno medita sull’opera dello Spirito Santo nella vita dei cristiani, che rende capaci sia di proclamare la lieta novella, sia di essere strumenti della presenza guaritrice di Cristo, ascoltando e dando voce a coloro che sono stati ridotti al silenzio e non hanno potuto narrare la propria storia.

L’intrinseca relazione fra la promozione dell’unità e la risposta alla sofferenza umana viene chiaramente alla luce nella riflessione di san Paolo sulla Chiesa come corpo di Cristo: “Siamo stati battezzati con lo stesso Spirito per formare un solo corpo” (1 Cor 12,13). Cristo ci ha resi uno. Le nostre divisioni ostacolano e diminuiscono la nostra unità. Ma non la distruggono, perché tutti apparteniamo a Cristo, ogni parte del suo corpo ha bisogno delle altre, deve prendersi cura delle altre: “Se una parte soffre, tutte le altre soffrono con lei”(1 Cor 12, 26). Il quarto giorno ci interroga su che cosa significhi essere una comunità unita in Cristo, una comunità in piena solidarietà con le sue parti sofferenti.

Il quinto e sesto giorno si soffermano sul tema proposto dalle chiese di Umlazi: la fine del silenzio degli oppressi. Coloro che soffrono spesso sono lasciati soffrire in silenzio, e la loro speranza di giustizia e compassione rimane disattesa. Ci sono momenti in cui i cristiani e le chiese sono rimasti in silenzio davanti al dolore, mentre avrebbero dovuto parlare; ci sono state volte in cui non hanno aiutato i muti a parlare. Ci sono state circostanze in cui le divisioni fra le chiese hanno impedito di ascoltare il dolore del prossimo, o hanno lasciato la risposta velata, conflittuale, inefficace, non consolatrice (quinto giorno). Questo è peccato, se non altro perché alle chiese è stata data voce, è stato dato un messaggio da proclamare, una missione da compiere; non un messaggio divisivo, non una missione conflittuale. Vivificata dallo Spirito Santo, vi è una sola coerente manifestazione: la buona novella dataci da Cristo stesso. In Cristo abbiamo la grazia di rompere il silenzio. In Cristo siamo la comunità che deve dire ai muti e ai sordi: “Apriti!”. Il cammino verso la fedeltà e l’integrità richiede che noi cristiani combattiamo e preghiamo per l’unità per la quale Cristo ha pregato, e, malgrado le nostre divisioni, impariamo a parlare con un’unica voce, per esprimerci come unico corpo con compassione, dando vita alla buona novella che proclamiamo (sesto giorno).

La salvezza e la resurrezione di Cristo sono il cuore della parola che Dio pronuncia per l’umanità. Il settimo giorno si riflette sulla Croce di Cristo alla luce dell’esperienza di sofferenza e morte, a Umlazi e in tante altre regioni. Vivendo nella valle della morte, ove la sofferenza supera ogni misura, in mezzo a cimiteri dove i morti sono spesso sepolti uno sopra l’altro, la popolazione di Umlazi conosce e comprende la desolazione della croce di Cristo. Nella fede, essi sanno anche che Cristo non ha posto una distanza fra lui e il peso dell’umana sofferenza, e che più ci avviciniamo alla sua sofferenza, più ci avviciniamo gli uni agli altri. È una proclamazione particolarmente profonda di resurrezione, che si alza dai cimiteri stessi, quando durante le prime ore dell’alba del giorno di Pasqua, i cristiani si radunano fra le tombe dei loro amati con le candele accese e proclamano che Cristo è risorto dai morti (ottavo giorno). Malgrado divisioni e avversità, il mistero pasquale getta un seme di speranza: tutto il silenzio opprimente certamente scomparirà, e un giorno ogni lingua si unirà nel confessare che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre! (cf Fil 2, 11).


Conclusioni

Il tema biblico centrale per questo testo della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Marco 7, 31-37, racconta che Gesù alzò gli occhi al cielo e fece un sospiro prima di guarire l’uomo. San Paolo scrive ai Romani che lo Spirito Santo accompagna le nostre preghiere “con sospiri che non si possono spiegare a parole” (Rom 8, 26). La frase di san Paolo è evocativa del desiderio profondo che lo Spirito sa coltivare nei nostri cuori e nelle nostre menti: un desiderio per una piena unità visibile fra tutte le chiese cristiane, un desiderio per la fine della sofferenza umana.

Nella celebrazione di ciascuno degli otto giorni, è stato indicato un principio strutturale che incorpora il riferimento esplicito sia al bisogno di pregare e operare continuamente per l’unità fra le nostre chiese, sia alle voci della popolazione di Umlazi e di altre regioni il cui pianto si eleva ai cieli. Coltiviamo la speranza che quest’anno la Settimana di preghiera aiuti a rompere il silenzio che opprime, e presti attenzione al rapporto intrinseco fra preghiera e ricerca dell’unità con la chiamata dei cristiani e delle chiese a lavorare insieme come strumenti di compassione e giustizia verso il mondo.


Preparazione del testo della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2007

Il materiale è stato elaborato, nell’attuale forma, durante un incontro della Commissione preparatoria internazionale nominata dalla commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese e dal Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani. La Commissione preparatoria si è riunita a Château de Faverges, Haute-Savoie, Francia; la Commissione esprime il proprio ringraziamento per la professionalità e l’ospitalità dello Staff che ha contribuito a sostenerne il lavoro.

La bozza iniziale del testo è stata preparata da un gruppo di laici, pastori e sacerdoti di Umlazi-Bhekithemba, Sud Africa. La traccia è stata ripresa da un culto ecumenico celebrato presso il Comprehensive Technical High School (COMTEC) a Umlazi. Durante questo culto (organizzato su invito della scuola) clero e laici di diverse tradizioni religiose si sono radunati per rendere la loro unità in Cristo visibile, e per offrire una comune testimonianza di fronte alla sfida che sia i giovani studenti sia l’intera società del Sud Africa si trovano ad affrontare. Il gruppo locale ha anche fornito lo schema dei testi biblici da utilizzare durante l’intera Settimana.

La Commissione preparatoria internazionale esprime il proprio ringraziamento al gruppo locale del Sud Africa, composto da:


Canon L.L. Ngewu
Rev. Fr. Thamisanqua Shange OGS
Rev. Bruce Buthelezi
B. Buthelezi
Rev. Fr. Anton Mbili
Rev. S. Mosia
Mr. W.L. Luthuli
Mr. R. Mauze
Zamimpilo (progetto per infermieri professionali HIV/AIDS, St. Philip, Enwabi)
Mrs. G. Phungula

La Commissione internazionale è grata a padre Thami Shange OGS, per essersi unito a loro e averne condiviso il compito, sia presentando loro il materiale della prima bozza e le fasi del processo preparatorio, sia portando alla luce il materiale e la situazione in Sud Africa. La Commissione desidera inoltre ringraziare il vescovo David Beetge della diocesi di Highveld, Brakpan, e il canonico Livingstone Ngewu, College of the Transfiguration a Grahamstown, Sud Africa, per la loro preziosa collaborazione.


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ImmagineNota : I testi biblici riportati nel presente libretto sono tratti da:
- Parola del Signore. La Bibbia. Traduzione interconfessionale in lingua corrente per la lettura. Nuova Versione, Elledici-Alleanza Biblica Universale, Leumann-Roma 2000.


Testo tratto da: Prounione.urbe

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LETTURE BIBLICHE E COMMENTO
PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA



PRIMO GIORNO
In principio c’era colui che è “la Parola”
“Dio disse...”
(Genesi 1)

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Genesi 1, 1 - 2, 4 Dalla sua parola Dio creò l’universo
Salmo 104 (103), 1-9 Il Signore di tutta la creazione
Apocalisse 21, 1-5a Ora faccio nuova ogni cosa
Giovanni 1, 1-5 In principio c’era colui che è “la Parola”


Commento:


“In Principio c’era colui che è la Parola”...: in questo primo giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, vogliamo contemplare l’opera del Creatore. Nel silenzio del nulla - narra il Libro della Genesi - Dio creò il mondo con la sua parola: “Dio disse...”. In principio, quando non vi era altro che caos e confusione, la parola di Dio irruppe nel silenzio, per assegnare a ciascun essere il proprio posto. All’apice della creazione vi è l’umanità che Dio ha creato ad immagine della sua unicità.

Quest’anno il testo della Settimana di preghiera è stato preparato da un gruppo ecumenico del Sud Africa. I componenti del gruppo hanno raccontato quanto l’epidemia dell’AIDS ha gettato nell’angoscia le vite umane. Spesso anche noi abbiamo l’impressione che il mondo sia nel caos: quando la realtà ci opprime, quando la guerra ci rende vittime del terrore, quando la malattia o il dolore ci sovrastano...

“Dio disse...”. Messi di fronte a tanta sofferenza, i cristiani vogliono credere che l’opera creatrice di Dio continui. Nonostante le loro divisioni, il cuore dei discepoli di Cristo è alimentato dalla medesima speranza: la parola del Signore continua a creare il mondo di oggi, strappandolo dal nulla, per mantenere l’umanità unita. Più che mai i cristiani di ogni confessione hanno bisogno di ascoltare questa parole: “Ora faccio nuova ogni cosa, non ci sarà più né lutto né pianto né dolore”.

Il caos in cui viviamo può essere paralizzante. Tuttavia gli uomini e le donne del nostro mondo non vogliono cedere alla disperazione. In Sud Africa un gruppo di donne (Kopanang) che hanno un familiare affetto da AIDS, si riuniscono per tessere stoffe magnifiche. Queste creazioni permettono loro di provvedere al sostentamento delle famiglie. Creati ad immagine di Dio, anche noi, a nostro modo, possiamo far nascere la bellezza dal caos.


Preghiera:

O Signore, nostro Creatore,
noi contempliamo lo splendore della tua creazione.
La tua parola ha creato l’universo.
Quando la nostra vita crolla rovinosamente
noi ti preghiamo di rinnovare la tua opera meravigliosa.
Nonostante lo scandalo delle nostre divisioni,
noi possiamo pregare con un’unica voce:
la tua parola non cessi mai di far nuove tutte le cose
nel cuore delle nostre vite tormentate.
Donaci il coraggio di essere anche noi artigiani della creazione.
Ti preghiamo che l’unità che cerchiamo per le nostre chiese possa essere davvero al servizio dell’unità dell’intera famiglia umana. Amen.




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SECONDO GIORNO
La parola salvifica di Cristo
“Fa sentire i sordi e fa parlare i muti!”
(Marco 7, 31-37)

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Isaia 50, 4-5 Dio, il Signore, mi ha insegnato le parole adatte per sostenere i deboli
Salmo 34 (33), 1-16 Benedirò il Signore in ogni tempo
Colossesi 1, 11-20 Il Dio invisibile si è fatto visibile in Cristo
Marco 7, 31-37 Fa sentire i sordi e fa parlare i muti!


Commento:


Isaia si rende conto del valore del dono che il Signore ha fatto. Egli ha ricevuto il potere di una parola capace di sostenere coloro che sono stanchi e hanno il cuore spezzato. Per essere in grado di realizzare ciò, però, egli ha bisogno di orecchie che possano ascoltare e imparare come un discepolo. Dio stesso lo ha chiamato, egli perciò non può tornare indietro.

San Paolo comprende che la parola definitiva è stata data in Cristo Gesù. Paolo ci presenta l’immagine di un’umanità nell’unità della sua relazione con il Figlio di Dio, immagine del Dio invisibile alla cui somiglianza siamo stati creati. Il Signore ci ha riscattato dal potere delle tenebre e ci ha portati nel Regno del suo Figlio, nel quale abbiamo la redenzione e il perdono dei peccati. Noi siamo uno nel nostro battesimo in Cristo, perché siamo uniti a lui, e Gesù riconcilia tutte le cose a Dio. Nel sangue della sua croce, noi troviamo la pace che non tramonta.

Il brano del vangelo illustra come la potenza di Gesù renda i sordi capaci di ascoltare la parola di salvezza e di annunciarla agli altri. È curioso che, sebbene Gesù avesse comandato ai presenti di tacere su ciò che avevano visto, come accade per ogni buona notizia, essa non poté essere trattenuta. I presenti divennero testimoni della potenza salvifica di coloro che sono stati scelti da Dio. Non è solo colui che è stato guarito a proclamare la bontà del Signore, ma tutti coloro che ne sono stati testimoni.

Nel contesto sud-africano, come nel vangelo, alcuni saranno toccati dal Signore e diverranno liberi di parlare della loro condizione. Ciò permetterà alla chiesa di offrire loro il servizio. E, a loro volta, altri saranno messi in grado di fare altrettanto: lingue si scioglieranno e orecchi saranno resi attenti. Molte persone, che ora vivono nella cospirazione del silenzio che circonda questioni tabù come l’abuso su donne e bambini, i crimini nella società, l’AIDS, faranno il primo passo per rompere il silenzio, e questo farà sì che altre persone potranno offrire il loro ministero a coloro che ne hanno più bisogno. In questo contesto possiamo vedere come Dio continui ad aprire orecchie e a sciogliere lingue per ascoltare e quindi proclamare la parola salvifica di Cristo. È la nostra fede comune, celebrata nel battesimo, che ci permette di proclamare insieme la compassione di Cristo. Nonostante la sofferenza, noi diveniamo una cosa sola nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, riconoscendo che in lui tutte le cose sono riconciliate e tenute unite. Ciò è radicato nell’unicità del battesimo e nel conseguente dovere di glorificare il Signore nella sua opera.


Preghiera:

O Dio di compassione,
Tu in Cristo hai proferito la parola salvifica,
per sua intercessione, ti preghiamo che le nostre orecchie
si aprano al pianto delle persone imprigionate
dalla cospirazione del silenzio.
Possa Gesù sciogliere le nostre lingue, cosicché insieme possiamo proclamare il suo amore per coloro che soffrono in silenzio.
Rinvigoriscici nel nostro comune battesimo,
affinché l’unità che condividiamo in Cristo
possa essere la nostra forza nel portare speranza a quanti sono disperati,
e insieme possiamo proclamare la liberazione in Cristo nostro Signore. Amen.



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TERZO GIORNO
Lo Spirito Santo ci dona la Parola
“Lo Spirito [...] sarà il mio testimone”
(Giovanni 15, 26)

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Gioele 2, 26 - 3, 2 Manderò il mio spirito su tutti gli uomini
Salmo 104 (103) Rinnovi la faccia della terra
1 Corinzi 12, 1-4.12-13 Nessuno può dire: “Gesù è il Signore”, se non è veramente guidato dallo Spirito Santo
Giovanni 15, 26-27; 16, 12-13 Lo Spirito [...] sarà il mio testimone


Commento:


Siamo uno nello Spirito. Ogni cosa è nutrita dal solo e unico Spirito. È nello stesso Spirito che noi siamo stati battezzati come unico corpo. È lo Spirito Santo che parla e ci dona l’energia necessaria, il potere interiore di parlare, di proclamare insieme la buona novella del Regno di Dio.

Come comunità in pellegrinaggio verso l’unità, desideriamo vivere la vita dello Spirito. Se viviamo secondo lo Spirito, desideriamo anche ciò che è dello Spirito: la vita e la pace.

Lo Spirito Santo ci spinge ad agire. Dobbiamo rompere le varie forme di silenzio che incontriamo nella nostra strada e che ci frenano: situazioni caotiche, divisioni umane, e ciò che offende la dignità delle persone e dei popoli. Come si può rendere libera la parola? Dove possiamo trovare la forza per piantare un seme di vita, di speranza, di apertura? Come possiamo scappare da ciò che ci imprigiona e ci paralizza?

Lo Spirito che è stato effuso su di noi ci guida alla profezia, ci ricrea rinnovando la faccia della terra. È lo Spirito che ci fa gridare: “Gesù è il Signore”, che rende testimonianza al Signore e che mette noi in grado di diventare testimoni coraggiosi. È lo Spirito che il Signore invia nei nostri cuori che ci fa proclamare “Abbà, Padre”, rivelandoci la nostra vera identità: non siamo più schiavi, ma figli e figlie di Dio.

Quando i bambini e gli adolescenti della scuola secondaria COMTEC di Umlazi, in Sud Africa, si radunano per una celebrazione ecumenica - come presentato nell’introduzione teologico-pastorale -, quando insieme invocano lo Spirito Santo, una nuova speranza nasce per tutto il mondo. È lo Spirito che incoraggia questi giovani a non nascondere i loro grandi problemi (la vita familiare, la disoccupazione, il crimine, la malattia) nel silenzio e nella disperazione. Essi lodano Cristo e cominciano a seguirlo. Essi si impegnano con generosità al servizio dei loro fratelli e sorelle; portano la gioia, la pace, l’unità dello Spirito. Nel nostro cammino ecumenico questi giovani di Umlazi sono un segno di gioia e di unità nello Spirito.


Preghiera:

Vieni o Santo Spirito,
fa’ che possiamo sentire il dono della tua presenza
nel nostro pellegrinaggio verso l’unità.
Dacci la forza interiore per diventare strumenti di gioia e speranza per il mondo.
Rendici una cosa sola,
suggeriscici la parola giusta per confessare insieme
il nostro Dio e Signore e rompere il silenzio che distrugge.
Spirito di vita e di carità, rinnovaci nel tuo amore. Amen.



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QUARTO GIORNO
Il silenzio dei dimenticati e il pianto dei sofferenti
“Se una parte soffre, tutte le altre soffrono con lei”
(1 Corinzi 12, 26)

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Esodo 3, 7-10 Dio ha ascoltato il lamento degli oppressi
Salmo 28, 1-8 Mio Signore non essere sordo
1 Corinzi 12, 19-26 Le parti sono molte, ma il corpo è uno solo
Marco 15, 33-41 Gesù gridò molto forte: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”


Commento:


Nel mondo in cui viviamo, molte persone soffrono. Quasi ogni giorno vediamo nei giornali fotografie drammatiche, e leggiamo di grandi catastrofi che l’umanità vive. Eppure la sofferenza di molte persone ancora non si conosce. Esse sono dimenticate. Sembrano soffrire in silenzio, ma questo non risponde a verità. Il loro silenzio è piuttosto un segno del nostro egoismo che li ignora.

Il Signore ascolta ciò che molte volte noi non vogliamo ascoltare. Egli ascolta il grido di sofferenza e vede la loro oppressione; non la ignora (cf Es 3). Quando la gente del Sud Africa legge la storia della liberazione di Israele dall’Egitto, ricorda il loro cammino di liberazione dall’apartheid. Nonostante le persone siano state ripetutamente ridotte al silenzio, il loro grido di libertà e giustizia era pressante, il dolore è stato molto grande, e c’è voluto molto tempo prima che il loro desiderio ardente di liberazione fosse esaudito.

Oggi molte persone in Africa sono vittime dell’epidemia di AIDS. Nessuna guerra nel mondo ha mietuto più vittime dell’AIDS. Eppure ciò non suscita molto clamore, soprattutto nel mondo occidentale. Il mondo è stato diviso da un muro di silenzio. Il salmo 28 ci mostra una persona che soffre, che grida al Signore, che a lui affida la propria miseria e la propria speranza. Egli prega nella certezza che Dio si prenderà cura di lui, giacché nessun altro vede il suo dolore.

Insieme crediamo che Dio condivide i problemi e le preoc-cupazioni dei sofferenti. Cristo che grida sulla croce è il più grande segno di ciò (cf Mc 15). Dio non è estraneo alla sofferenza, ma ne è al centro.

Noi siamo un solo corpo in questo Cristo compassionevole. La miseria di alcuni membri del corpo non è un loro problema, ma un problema di tutti. Il pianto di quanti sono infetti non può essere ignorato o disprezzato da coloro che lo considerano un giudizio di Dio. Se Paolo è nel giusto quando afferma: “Se una parte soffre, tutte le altre soffrono con lei” (1 Cor 12, 26), allora noi possiamo dire che “tutta la chiesa ha l’AIDS”. Noi siamo legati insieme, in quanto unico corpo di Cristo. Insieme dobbiamo farci carico degli emarginati e degli abbandonati. La grande piaga dell’AIDS necessita una chiesa unita, non una chiesa segregazionista o divisa. Necessita di una chiesa che costruisce una comunità di compassione e di fede, come unico corpo di Cristo. Una comunità che spezza il silenzio dei dimenticati e ascolta il grido dei sofferenti.


Preghiera:

O Dio eterno,
Tu sei la speranza di coloro che sono stati depennati dalle agenda del mondo;
Tu ascolti il pianto dei cuori feriti
e la voce delle anime disperate.
Insegnaci, nel potere del tuo Spirito,
ad ascoltare come Tu ascolti,
e a percepire, anche attraverso il silenzio,
la voce di chi soffre e attende.
Accresci in noi la consapevolezza di essere l’unico corpo di Cristo,
comunione di solidarietà e
segno profetico della tua giustizia
e della tua grazia incarnata. Amen.



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QUINTO GIORNO
Il giudizio di Dio sul nostro silenzio
“Tutto quel che non avete fatto ad uno di questi piccoli...”
(Matteo 25, 45)

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Michea 6, 6-8 Che cosa esige il Signore da noi?
Salmo 31 (30), 1-5 Dio, rifugio e roccaforte che mi salva
1 Pietro 4, 17 È proprio il popolo di Dio ad essere giudicato per primo
Matteo 25, 31-46 Non l’avete fatto a me


Commento:


Coloro che soffrono in silenzio - che hanno perso la loro voce o ne sono stati privati - trovano in Dio rifugio e speranza. Egli è fedele e li riscatta, perciò essi giustamente chiedono aiuto non solo a Dio, ma anche a coloro che servono Dio, e quindi ai cristiani e alle chiese. I cristiani debbono parlare in vece di chi non può o non sa far udire la propria voce, e mettere in grado chi non lo è, di parlare per sé: il Signore, infatti, ci chiama anzitutto ad operare la giustizia.

Eppure, ancora troppo spesso le speranze di quanti soffrono trovano solo silenzio. I cristiani e le chiese non sempre fanno sentire la propria voce quando si tratta di rendere capace chi è stato privato della voce, di ritrovarla. Chiamati a servire gli altri, fino al più piccolo di loro; troppo spesso trascuriamo di farlo. Anche se sappiamo che Gesù è presente nel più piccolo di loro, non sempre lo serviamo come dovremmo.

Sappiamo che è il tempo del giudizio, a cominciare dal popolo di Dio. Ciò che facciamo deve rispecchiare ciò che siamo chiamati a fare, senza differenza; nella misura in cui rimaniamo in silenzio e non diamo potere alla voce di chi non ha potere, siamo giudicati. Ciò nonostante lo scopo del giudizio di Dio non è di condannare, ma di portare alla nuova vita. La confessione porta alla liberazione: riconoscendo che il nostro silenzio ci rende complici nella sofferenza degli altri, possiamo parlare a loro nome, e aiutarli a parlare per se stessi.

Come cristiani e come chiese - ovunque noi siamo - dobbiamo chiederci:

- abbiamo davvero fatto il possibile e il meglio per parlare a nome di chi non ha voce e per metterli in grado di parlare da loro stessi?
- se non lo abbiamo fatto, è forse perché non abbiamo saputo ascoltare il lamento di chi stava soffrendo? O è perché siamo diventati insensibili al grido di dolore e di morte che si eleva dalle township e dalle aree rurali?
- è forse vero che le chiese, a volte, sono talmente prese dai problemi interni, che non riescono ad udire il pianto di quanti sono fuori dalle loro mura?
- è forse la divisione che impedisce alle chiese di ascoltare il pianto dei sofferenti?

Sono domande impegnative - che forse abbiamo troppo a lungo omesso di chiederci -, ma se ci interrogheremo insieme, saremo in grado di rompere il silenzio e testimoniare la nostra unità nel servizio dei sofferenti.


Preghiera:

O Signore, nostro rifugio e Redentore,
ascolta la voce di chi è senza voce;
apri le loro labbra affinché possano parlare,
concedi loro giustizia, guarigione, e,
alla fine, gioia e pace.
Apri le nostre orecchie affinché possiamo ascoltare
il grido di quanti soffrono;
apri le nostre labbra affinché possiamo parlare
in nome di chi non può farlo;
apri i nostri cuori affinché possiamo adoperarci
per aiutare altri a parlare. Amen.



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SESTO GIORNO
Messi in grado di dire la verità
“La donna aveva paura e tremava [...] e gli raccontò tutta la verità”
(Marco 5, 33)

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Giudici 6, 11-16 Io sarò con te
Salmo 50 (49), 1-15 Invocami
Atti 5, 26-32 Ubbidire a Dio
Marco 5, 24-34 Raccontare tutta la verità


Commento:


Vi sono argomenti di cui non si può parlare: particolarmente il sesso, i soldi e la religione. Che Gesù parlasse ad una donna con un’emorragia era allo stesso tempo inconcepibile e imprevedibile. È stata la fede e la fiducia in Gesù che ha incoraggiato la donna a raggiungerlo e a sfiorarlo, sicura che la guarigione sarebbe profusa da lui. Gesù sente che parte della sua forza è uscita da lui, mentre la donna sente venire in lei la guarigione e la forza, la capacità di parlare e di raccontare come la sua lunga storia di silenzio avesse finalmente avuto fine. Solo dopo aver ascoltato la sua storia, Gesù poté dire: “Sii guarita!”.

Questo racconto è parallelo alla situazione in cui si trovano molti pastori in Sud Africa, che desiderano offrire il loro servizio ai malati di AIDS, ma sono impediti da una cospirazione di silenzio e vergogna. Soltanto quando coloro che sono infettati e affetti dalla malattia sono in grado di raccontare le loro storie, possono aver luogo gli atti e le parole di guarigione, e queste persone possono ricevere il sostegno del ministero. Un detto Zulu dice che mantenere il silenzio su un grande segreto è come stare seduti su uno scorpione. Le chiese hanno il compito e la sfida di provvedere ad un luogo sicuro ove i malati possano confidarsi.

Le chiese stesse hanno bisogno di parlare su argomenti di cui, per molte ragioni, è difficile parlare; ad esempio, oltre il Sud Africa, i problemi della guerra e della pace, gli effetti distruttivi del capitalismo globale, la tragedia dei rifugiati che chiedono asilo, l’abuso occulto sui bambini. Non si tratta, per le chiese, di una scelta, ma di qualcosa che tocca il centro e dà ragione della loro stessa esistenza. Dio ha chiamato le chiese a proclamare la sua parola al mondo, a portare la buona novella a coloro che sono nel bisogno, e le chiese non possono rimanere in silenzio quando forze esterne tentano di ostacolare questo incarnarsi della Parola. Talvolta, invece, accade che le chiese stesse siano di ostacolo all’incarnazione di questa Parola a causa della loro divisione e mancanza di unità. La parola data alle chiese è una sola, e ne diventano testimoni credibili solo quando parlano all’unisono e agiscono animate dalla stessa compassione. Ecco perché devono anche essere disposte a parlare dello scandalo della loro divisione. Solo se riusciremo a confessare la dolorosa verità della nostra disunione potremo ricevere la nostra guarigione.


Preghiera:

O Dio Creatore, Tu parlasti e il mondo
divenne cosa buona;
il tuo Figlio risorto intercede per noi;
il tuo Santo Spirito ci guida verso la verità.
Perdonaci per le volte in cui il nostro silenzio
ha recato danno alla tua creazione,
ha ostacolato l’opera di Cristo e mascherato la verità.
Dacci il coraggio, come individui e come chiese,
di dire la verità nell’amore con un’unica voce,
di incarnare la tua compassione
verso tutti coloro che soffrono,
e di diffondere la lieta novella del
vangelo a tutto il mondo;
nel nome di Colui nel quale la Parola
divenne carne fra noi,
Gesù Cristo nostro Signore. Amen.



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SETTIMO GIORNO
Abbandono
“Perché mi hai abbandonato?”
(Salmo 22, 1)

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Isaia 53, 1-5 Ha preso su di sé le nostre malattie, si è caricato delle nostre sofferenze
Salmo 22 (21), 1-5 Abbandono
Romani 8, 35-36 Separati dall’amore di Cristo?
Matteo 27, 57-61 L’amore sepolto


Commento:


Il grido di abbandono di Gesù sulla croce riecheggia le parole del salmista che chiede: “Perché rimani lontano e non mi aiuti? Perché non ascolti il mio pianto?”. Qui il pianto del servo sofferente porta il marchio di una comune esecuzione criminale. Poi segue il silenzio totale della morte e della tomba, chiusa da una grossa pietra, con le due Marie sedute accanto, senza parole.

Ci sono momenti nella nostra vita, in cui la sofferenza supera ogni misura, in cui non ci sono parole per esprimere il nostro dolore, né grida, né lacrime, né gesti. In quei momenti anche noi siamo lì con le donne, presso la tomba, guardando tutto ciò che abbiamo amato e in cui abbiamo sperato, venire sepolto.

I cimiteri nelle township e nelle aree rurali del Sud Africa sono pieni di speranze annientate e dolore indicibile. Le famiglie che avevano una tomba, ora ne hanno nove. Avviene così che, per la mancanza di posto al cimitero, le persone vengano sepolte le une sopra le altre, sopra i propri parenti, e spesso i sacerdoti devono celebrare funerali multipli. Un tempo i genitori facevano progetti, seduti attorno al tavolo, per la loro famiglia che cresceva. Ora in innumeri casi i bambini guardano a un futuro senza genitori. La morte fa zittire l’intera comunità.

Eppure la sofferenza di Dio è redentiva. Egli si è caricato della sofferenza di tutte le persone e la sua morte ci ha redenti tutti. Egli è stato elevato sulla croce per attirare tutti a lui. Nella sua sofferenza e solitudine sulla croce Egli ha condiviso e ha partecipato realmente all’esperienza di dolore più oscura e paurosa che l’umanità sperimenti. Più ci avviciniamo alla croce di Cristo, più ci avviciniamo gli uni agli altri. Cristo ha offerto la sua vita per tutti; quando riconosciamo che dipendiamo tutti in egual modo da questa opera salvifica, scopriamo che ci è stata donata una profonda unità. La vita della chiesa deve esprimere questa unità di riscattati.


Preghiera:

Signore, datore e sostentatore di vita,
noi ti ringraziamo perché conosci e
comprendi la nostra sofferenza.
In Cristo hai preso le nostre infermità su di te
e dalla sue piaghe siamo stati guariti.
Donaci fede e coraggio quando siamo oppressi;
di fronte a grandi sofferenze come AIDS, cancro,
malaria, traumi di guerra,
allontana da noi il senso di disperazione.
Quando il senso della vita scompare
dietro le nuvole della sofferenza,
fa’ che possiamo volgere la nostra
attenzione a Cristo,
che ha sofferto per noi, ci ha conquistato, ci ha fatto diventare un popolo redento.
Nel suo nome ti preghiamo. Amen.



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OTTAVO GIORNO
Resurrezione - glorificazione
“Ogni lingua proclami Gesù Cristo è il Signore”
(Filippesi 2, 11)

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Ezechiele 37, 1-14 Aprirò le vostre tombe e vi farò uscire
Salmo 150 Ogni vivente lodi il Signore
Romani 8, 31-39 Gesù Cristo è morto, anzi è risuscitato e ora [...] sostiene la nostra causa
Luca 24, 44-53 Gli apostoli stavano sempre nel Tempio lodando e ringraziando Dio


Commento:


Il Sud Africa è tormentato, vittima della violenza e del male. La morte ingiusta bussa alla porta della povertà. Nonostante ciò, ogni domenica le persone proclamano la resurrezione del Signore con fiducia, spesso, nonostante abbiano celebrato un funerale il giorno precedente.

La determinazione a celebrare la resurrezione del Signore pone il dolore e la tristezza in un contesto di speranza. Cristo è stato risuscitato da una tomba, rivelando così la gloriosa vittoria di Dio sulla morte attraverso la croce. Con la fede nella potenza di Dio che può portare la vita dalla morte, le chiese di Umlazi iniziano la celebrazione di Pasqua con una veglia notturna in cui processionalmente, con le candele accese, si recano al cimitero proclamando che “Cristo è risorto” dalle tombe dei loro cari. Questo richiama la visione di Ezechiele della nuova terra, ove lo Spirito del Signore alita nuova vita nelle ossa aride ed esse tornano alla vita. I cristiani celebrano la potenza di Dio che trasforma la morte in vita.

La Lettera di san Paolo ai Romani parla del Cristo risorto seduto alla destra del Padre, da cui annuncia che ogni essere umano ha il proprio posto accanto a Dio, segno del chinarsi di Dio Padre verso il mondo, portando riconciliazione, consolazione e misericordia. La fiducia nella potenza dell’amore di Dio ci dona anche la fiducia di affrontare la morte e altre situazioni di simile oppressione. Possiamo anche essere fiduciosi che se nulla ci separa dall’amore di Dio, allora, per grazia di Dio, nulla può separarci l’uno dall’altro.

Dio trasforma la morte in vita. Dio bisbiglia parole di speranza agli orecchi di coloro che sono in agonia, come agli orecchi di coloro che desiderano l’unità. È una speranza in ciò che Dio porta, di cui i fedeli sono appena consapevoli, e che rimane un mistero: la venuta del Regno di Dio. È la speranza che tutto il silenzio disperato e la divisione intollerabile un giorno scompariranno, cosicché ogni lingua proclamerà con una sola voce la gloria del Signore Dio. Ciò che il Signore suggerisce ai nostri orecchi come anticipazione del Regno rimane un mistero, ma richiede il nostro impegno già da adesso. La speranza che sostiene i fedeli del Sud Africa e che li trattiene dal disperarsi, dovrebbe rendere capaci tutti i credenti di schierarsi dalla parte di chi soffre. Tutti devono voler essere strumenti nella missione di Dio per portare vita e luce a quanti vivono nel buio della sofferenza e dell’ingiustizia. La medesima speranza deve ispirare i cristiani a cercare l’unità attraverso l’ecumenismo quotidiano, sempre attenti a nuovi modi per esprimere insieme la fede che abbiamo in comune.


Preghiera:

O Signore Dio, che noi amiamo,
davanti alla croce di tuo Figlio
vediamo la sofferenza di un mondo che attende ardentemente il tuo aiuto salvifico.
Fa’ che possiamo elevare un inno di vittoria
per proclamare che Cristo ha vinto
la morte “con la morte”
e che la vita risorta manifestata la mattina di Pasqua
ci dona la vita e la vittoria sulla morte e sulle forze del male. Amen.

Maria Patrizia
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Messaggio da Maria Patrizia » mer gen 24, 2007 6:35 pm

DONACI UNO SPIRITO DI FEDE

SIGNORE,
DONACI UNO SPIRITO DI FEDE
E DI CONOSCENZA,
DONACI UNO SPIRITO DI BONTA'
E DI GENEROSITA',
DONACI UNO SPIRITO DI AMORE E DI UNITA'.

Maria Patrizia
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Messaggio da Maria Patrizia » dom gen 28, 2007 5:37 pm

LUCE DEI MIEI OCCHI
PACE NEL MIO CUORE
SPERANZA SENZA FINE
IMMENSO E ANCORA IMMENSO
CIELO DOPO CIELO...
QUESTO SEI TU SIGNORE
NELL'ATTIMO....IL MIO TUTTO!


PattyRose
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Maria Patrizia
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Messaggio da Maria Patrizia » gio feb 01, 2007 6:28 pm

LA PAROLA DI VITA CHE PROVERO' A VIVERE IN QUESTO MESE DI FEBBARIO 2007:

«Benedetto l'uomo che confida nel Signore» (Ger 17, 7)

È il modo più intelligente di vivere: porre la propria vita nelle mani di Colui che ce l’ha donata. Qualunque cosa accada, di Lui possiamo fidarci ciecamente: è Amore e vuole il nostro bene.
Il profeta Geremia, proclamando questa "benedizione", richiama un’immagine cara alla tradizione biblica: un albero piantato sulla sponda di un ruscello ricco di acqua. Non teme la stagione calda: le sue radici sono bene alimentate, le foglie rimangono sempre verdi ed è fecondo di frutti.
Al contrario, chi pone la propria speranza fuori di Dio - può essere nel potere, nella ricchezza, nelle amicizie influenti - viene paragonato ad un arbusto in terreno arido, salmastro, che stenta a crescere e non porta frutto.

«Benedetto l'uomo che confida nel Signore»

Ci si rivolge al Signore quando si è in situazioni estreme, disperate: una malattia inguaribile, un debito insolvibile, un imminente pericolo di vita… Non può non essere così. Sappiamo che ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio. Ma se a Lui tutto è possibile , perché non ricorrere a Lui in ogni momento della vita?
La Parola di vita ci invita ad una comunione costante con il Signore, ben al di là delle richieste che pure dobbiamo rivolgergli, perché sempre siamo bisognosi del suo aiuto. È "benedetto", ossia ha trovato la gioia e la pienezza della vita, chi instaura con Lui un rapporto di fiducia e di confidenza che scaturisce dalla fede nel suo amore.
Egli, il Dio vicino, più intimo a noi di noi stessi, cammina con noi e conosce ogni palpito del nostro cuore. Con Lui possiamo condividere gioie, dolori, preoccupazioni, progetti… Non siamo soli, neppure nei momenti più bui e difficili. In Lui possiamo confidare pienamente. Non ci deluderà mai.

«Benedetto l'uomo che confida nel Signore»

Dice Chiara Lubich che un modo particolare per esprimere questa confidenza può essere "lavorare a due".
A volte ci assalgono pensieri così assillanti, per circostanze o persone cui noi non possiamo direttamente dedicarci, che ci è difficile compiere bene quello che la volontà di Dio ci chiede in quel momento. Vorremmo essere vicini a quella persona cara che soffre, che vive nella prova, che è ammalata. Vorremmo poter risolvere quella situazione intricata, andare in aiuto a popolazioni in guerra, a profughi, ad affamati…
Ci sentiamo impotenti! Ecco il momento della confidenza in Dio che a volte può raggiungere l’eroismo. Chiara cita qualche esempio: "Io non posso far nulla in quel caso (…). Ebbene io farò ciò che Tu vuoi da me in questo attimo: studiare bene, spazzare bene, pregare bene, accudire bene i miei bambini… E Dio penserà a sbrogliare quella matassa, a confortare chi soffre, a risolvere quell'imprevisto".
Il pensiero di Chiara conclude: "È un lavoro a due in perfetta comunione, che richiede a noi grande fede nell’amore di Dio per i suoi figli e mette Dio stesso, per il nostro agire, nella possibilità d’aver fiducia in noi.
Questa reciproca confidenza opera miracoli.
Si vedrà che, dove noi non siamo arrivati, è veramente arrivato un Altro, che ha fatto immensamente meglio di noi.
L’atto eroico di confidenza sarà premiato; la nostra vita, limitata ad un solo campo, acquisterà una nuova dimensione; ci sentiremo al contatto con l’Infinito (…). Balzerà più evidente, anche perché sperimentata, la realtà che siamo veramente figli di un Dio Padre che tutto può."

«Benedetto l'uomo che confida nel Signore»

"Suona il telefono - racconta Rina, che gli anni hanno ormai costretto a vivere ritirata in casa -. È una signora anziana come me, a cui da tempo invio la Parola di vita. Il fratello è morente e lei non sa come fare. Siamo nel periodo delle vacanze ed è difficile trovare chi lo possa seguire, tanto più che negli ultimi anni si è ridotto a fare il barbone… Sento mio il dolore della mia amica e insieme mi sento impotente, come lei. Cosa posso fare, io che abito tanto lontano, immobilizzata su questa sedia? Vorrei almeno dirle parole di conforto, ma stentano a venire, neppure di questo sono capace. Non mi rimane che assicurarle il ricordo. Ma ancor più la preghiera.
A sera, quando le mie compagne tornano dal lavoro, insieme affidiamo a Dio questa situazione e mettiamo nel suo cuore i timori e le incertezze.
La notte mi sveglio e mi rivedo quel barbone solo, morente. Mi riaddormento e ancora mi sveglio. Ora ogni volta mi rivolgo al Padre: 'È un tuo figlio, non puoi abbandonarlo. Pensaci tu'.
Pochi giorni dopo una telefonata della mia amica mi dice che, dopo aver parlato con me quel giorno, ha sentito una grande pace. 'Sai che lo abbiamo potuto portare all’ospedale? Lo hanno aiutato, alleviando i dolori. E' stato purificato dalla sofferenza, era pronto. Si è spento serenamente, avendo ricevuto l'Eucaristia'.
Nel mio cuore un senso di gratitudine, e di maggiore confidenza nel Signore."

a cura di P. Fabio Ciardi e Gabriella Fallacara

Maria Patrizia
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Messaggio da Maria Patrizia » sab feb 03, 2007 6:54 pm

Ora non dimentico e sogno.
Chiudo gli occhi, ascolto il mare
e ascoltandolo bene, immagino
di veder l'azzurro inverdire.
Ora non dimentico e sogno.


F. Pessoa
Ultima modifica di Maria Patrizia il lun apr 02, 2007 4:37 pm, modificato 1 volta in totale.

Maria Patrizia
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Messaggio da Maria Patrizia » lun mar 12, 2007 6:14 pm

Oggi per motivi particolari ho litigato con Dio... ho con Lui un rapporto di amore ma a volte anche di rabbia... so che Lui mi ama eppure a volte non lo sento presente...ma so che non è assente....e così litigo...eppure senza di Lui sarei il nulla... poi mi pento gli chiedo perdono e ritorno ad amare.....a meditare.... a pregare...

Dubitare certamente aiuta nella crescita spirituale e nel cammino di fede che dura, se noi lo desideriamo, tutto il tempo del nostro passaggio per questo mondo provvisorio. Del resto hanno dubitato gli apostoli che hanno vissuto con Gesù, i Santi, Gesù stesso che ha sentito per noi tutto il senso dell’abbandono nel dolore e nella sofferenza più atroce, sulla croce, con il grido:“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
"Abbandono reale per l’umanità di Gesù, perché Dio lo lascia nel suo stato senza intervenire. Abbandono irreale per la sua divinità, perché Gesù, essendo Dio, è Uno col Padre e con lo Spirito Santo e non può dividersi; semmai può distinguersi. Ma questo non è più dolore: è Amore perché proprio attraverso questo grido in cui sente la separazione dal Padre, Gesù ci redime e opera il ricongiungimento dell’umanità col Padre e tra di noi".

Dio, perché ci ama immensamente, ha fatto tutto quello che poteva fare, ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte nell’accettare il dono della fede che ci viene trasmesso col battesimo. Certo, la vita spesso è molto dura e la fede vacilla, ma non esiste vita umana (credente e non credente che sia) senza difficoltà, questa è una realtà che non possiamo negare, il dolore, la sofferenza esistono dentro e intorno a noi. Per chi crede, è Gesù stesso che ci insegna come seguirlo: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” Lc 9,23 . Con questo Gesù allude al dolore di ogni giornata: vanno accettate tutte le piccole sofferenze quotidiane. Avendoci detto di prendere la nostra croce, ha dato senso e valore anche al nostro patire, chiama il dolore (anche il nostro) a uscire dalla sua disperata inutilità e a diventare, se unito al suo, fonte positiva di bene. Gesù invita tutti noi a sé, attraverso la fede, ma non costringe. Siamo noi che dobbiamo decidere il nostro rapporto di fronte a Lui.

I dubbi sono sempre tanti perché siamo molto deboli nella fede (ne basterebbe un granellino si sabbia per spostare le montagne, ci dice Gesù), ma per aiutarla nel momento in cui entra in crisi, esistono tante possibilità, principalmente la nostra volontà, poi la Sacra Scrittura che, se letta con l’intelligenza del cuore e insieme a chi può aiutarci a capirla, (in quest spazio un grazie prticolare a don Pino) contiene tutte le risposte ai nostri perchè, le lettere dei pontefici, le vite straordinarie e ancor più le opere straordinarie dei Santi, tante persone dei nostri giorni che vedono quello che noi non vediamo e che possono aiutarci a non cadere nel nostro cammino, un’esperienza nelle missioni come volontari, tanti miei amici non credenti hanno trovato la fede così (da soli non andiamo da nessuna parte). Al di là del dubbio, la cosa più importante e non arrendersi nella nostra ricerca di Dio e nella penetrazione della sua grandezza e del suo amore. Egli non ha preferenze. Ha detto: “mi troverete quando mi cercherete con tutto il vostro cuore” Geremia 29,13

“TUTTO IL VOSTRO CUORE” è questa la condizione essenziale per trovarlo. Occorre onestà profonda e lealtà completa; questa è l’unica clausola. “L’uomo che pone la sua fiducia in Dio, ma in cuor suo fa delle riserve, è simile ad un’onda del mare, che il vento sospinge ora avanti, ora indietro. Un uomo simile non può sperare di ricevere alcunché da Dio, e la vita di chi ha una lealtà suddivisa si rivelerà instabile ad ogni occasione” Giacomo Fil. 1,6-8 e naturalmente sarà ancora più instabile di fronte alle difficoltà della vita che non mancano per nessuno. E’ necessario fare un vero cammino verso di Lui, quello che viene chiamato CONVERSIONE, traduzione nel campo dell’azione del rapporto metafisico tra finito ed infinito. E’ il cammino descritto da sant’Agostino nelle CONFESSIONI.

Noi spesso pretendiamo che Dio segua la nostra volontà, nel senso che vogliamo da Lui ciò che fa comodo a noi e non viceversa, allora se le cose non vanno secondo i nostri piani lo scarichiamo affermando che Lui non esiste. Ma questo è l’atteggiamento più comodo, banale ed egoista allo stesso tempo. Oppure di fronte alle cose brutte e alle cattiverie che succedono tutti i giorni ci chiediamo “ma Dio dove sta?????” .
Se il mondo va male la colpa non è di Dio ma dell’uomo che non è più capace di amare. Siamo così bravi ed onnipotenti…. infatti guarda i risultati!!!!!! Siamo infallibili nello sfogare il nostro nulla contro i più deboli ma poi non siamo capaci (anche nelle piccole e continue divisioni che creiamo intorno a noi) di guardarci allo specchio e ammettere quanto siamo piccoli e meschini. Solo l'umiltà più migliorarci.....

Gesù ci ha indicato la via, ci ha amati fino all’estrema misura, ci ha lasciato un comandamento nuovo, cioè fatto per i tempi nuovi che non impone il “devi” ma “l’essere amore”… “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Un amore simile, cioè un amore che ci supera nelle nostre mediocrità e limiti umani è, come la fede, un dono che riceviamo attraverso lo Spirito Santo. E’ per questo amore che cielo e terra sono collegati come da una grande corrente.

Io sono cresciuta in una famiglia profondamente cristiana, ma giunta all'età dell'adolescenza ho iniziato anch’io a fare delle domande, ad avere dei dubbi sul cosa credere, se a me stessa e alla realtà visibile o al Mistero invisibile agli occhi ma presente nel cuore, del resto credere in Dio significa essere innamorati di un Mistero. Ho urlato tante volte al cielo, naturalmente senza ricevere risposte. Sono sempre stata, fin da piccola, molto inquieta , spericolata e con una sensibilità da starci male, in continuo movimento dentro e fuori, infatti ha cambiato città spesso, non ho mai amato le sicurezze perché tanto di sicuro non ci sta nulla, tranne Dio e la sua misericordia per noi, crescendo sono diventata ancora più ribelle per dare un senso credibile alla mia vita... Poi qualche anno fa (per fidarmi di una persona incosciente ed egoista) ho seriamente rischiato la vita (già vi ho parlato di questa esperienza).

Dovevo essere morta… anzi ero morta... ma Mistero...sono stata miracolata, come hanno ammesso anche i soccorritori "si muore per molto meno". Scontro frontale a 180 Km/h, pochi millimetri e la ferita alla testa sarebbe stata in piena tempia… eppure devo moltissimo a questa ferita, è stata il mio rischio più grande, la mia salvezza (perché, con la perdita di molto sangue, ha evitato conseguenza al cervello) e mi ha fatto trovare tutte le risposte che cercavo. Sono viva e tutta intera certo non per casualità ma per volontà di Dio (ogni mattina ringrazio Dio, il mio Angelo custode e mi domando: perché sei stato così buono con me, che non meritavo niente, Signore?????). In questa esperienza al limite, ho capito che Lui è sempre presente e non ci abbandona mai, è stata come una folgorazione che ha squarciato le mie tenebre, la mia cecità e da quel momento ho sempre cercato di far crescere la mia fede in Lui camminando con gli altri.

Dopo questa esperienza, nonostante le difficoltà della vita non mi sento più sola. Pochi anni fa ho vissuto esperienze molto dolorose nella mia famiglia, l’apice di queste sofferenze sono state il coma improvviso di mia madre, e mentre lei ancora stava in ospedale con tutte le conseguenze del caso, morte di mio padre per un dosaggio sbagliato di un medicinale, lo avevo accompagnato io in clinica per un semplice esame e l’ho visto morire sotto i miei occhi (dolore su dolore misto ad una rabbia indescrivibile a parole...che ti divora l'anima... come se non bastasse con mia madre, che non ha potuto ricevere subito la notizia - perchè rischiava grosso - ho dovuto inventare tutte le scuse credibili per giustificare l'assenza di mio padre).
Mi sono trovata a dover gestire impreparata, con tanta voglia di divertirmi ancora in modo spensierato, responsabilità molto più grandi di me ma non posso prendermela con Dio perché è la vita. Ora vivo con molta serenità l’invalidità di mia madre, i problemi non mancano ma sento che Dio mi sostiene. Dio mi ama e devo fidarmi di Lui anche in queste difficoltà.
Non gli chiedo più: perché Signore, il dolore???? Ma lo offro e lo unisco alle Sue sofferenze sulla Croce. Gli chiedo unicamente la forza e la fede necessaria per andare avanti e vivere la Sua e non la mia volontà…gli chiedo un sorriso contagioso e la capacità di amare sempre senza riserve. Sì, amare perchè nell’amore troviamo il volto di Dio.

Come diceva Pascal “gli avvenimenti sono come i maestri che Dio ci dà per vivere l’amore giorno per giorno”.

L’unico “motore dell’espansione in Dio è l’amore”.

Patty

Maria Patrizia
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Messaggio da Maria Patrizia » lun apr 02, 2007 4:37 pm

PAROLA DI VITA DA METTERE IN PRATICA NEL QUOTIDIANO DI QUESTO MESE DI APRILE.


«Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27)

Il giorno degli Azzimi, la festa di Pasqua, nella "sala al piano superiore", Gesù condivide la sua ultima cena con i discepoli. Dopo aver spezzato il pane e fatto circolare il calice del vino, dona loro l'insegnamento conclusivo: nella sua comunità il più grande si farà il più piccolo e colui che governa come colui che serve.
Nel racconto di Giovanni, Gesù pone anche un gesto eloquente a indicare la novità dei rapporti che egli è venuto a instaurare tra quanti sono suoi seguaci: lava loro i piedi, contro ogni comune logica di superiorità e di comando (gli apostoli in quell'ultima cena si domandavano chi tra loro poteva essere considerato "il più grande").

«Io sto in mezzo a voi come colui che serve»

"Amare significa servire. Gesù ce ne ha dato l'esempio" - dice Chiara Lubich in una sua conversazione .
Servire, una parola che sembra degradi la persona. Coloro che servono non sono solitamente considerati di livello inferiore? Eppure tutti desideriamo essere serviti. Lo esigiamo dalle istituzioni pubbliche (non si chiamano "ministri" le persone che detengono le massime cariche?), dai servizi sociali (non sono detti proprio "servizi"?). Siamo grati al commesso quando ci serve bene, all'impiegato quando sbriga in fretta la nostra pratica, al medico e all'infermiere quando si prendono cura di noi con competenza e attenzione...
Se questo ci aspettiamo dagli altri, forse anche gli altri si aspettano altrettanto da noi.
La parola di Gesù rende consapevoli noi cristiani che abbiamo un debito d'amore verso tutti. Con Lui e come Lui anche noi, davanti ad ogni persona con la quale viviamo o che incontriamo nel nostro lavoro, dovremmo poter ripetere:

«Io sto in mezzo a voi come colui che serve»

Chiara Lubich ricorda ancora che il cristianesimo è "servire, servire tutti, vedere in tutti dei padroni. Se noi siamo servi, gli altri sono padroni. Servire, servire, sotto, sotto, cercare di raggiungere il primato evangelico sì, ma mettendoci al servizio di tutti. (…) Il cristianesimo è una cosa seria; non è un po' di patina, un po' di compassione, un po' di amore, un po' di elemosina. Ah, no! Ed è facile far l'elemosina per sentirsi la coscienza a posto e poi comandare, opprimere."
Ma come fare a servire? In quella conversazione Chiara indicava due semplici parole: "vivere l'altro", ossia "cercare di penetrare nell'altro, nei suoi sentimenti, cercar di portare i suoi pesi". "Con i bambini - esemplificava - come faccio? I bambini vogliono che io giochi con loro: giocare!". Devo anche assecondare un'altra persona di casa che vuol vedere la televisione o fare una gita? Verrebbe da dire che è una perdita di tempo: "No, non è perso il tempo, è tutto amore, è tutto tempo guadagnato, perché bisogna farsi uno per amore". "Debbo proprio portare la giacca all'altro che sta per uscire o debbo proprio portare il piatto in tavola?" Proprio così, perché "il servizio che Gesù domanda non è un servizio ideale, non è un sentimento di servizio. Gesù parlava di un servizio concreto, con i muscoli, con le gambe, con la testa; bisogna proprio servire."


«Io sto in mezzo a voi come colui che serve»

Sappiamo allora come vivere questa Parola di vita: prestando attenzione all'altro e rispondendo con prontezza alle sue esigenze, amando con i fatti.
A volte si tratterà di migliorare il proprio lavoro, di svolgerlo con sempre maggiore competenza e perfezione, perché con esso si serve la comunità.
Altre volte di venire incontro a particolari domande d'aiuto che sorgono lontano o attorno a noi da anziani, disoccupati, portatori di handicap, persone sole; oppure che giungono da Paesi lontani in seguito a calamità naturali, a richieste di adozioni, a sostegno di progetti umanitari.
Chi ha incarichi di responsabilità metterà da parte atteggiamenti odiosi di comando, ricordando che siamo tutti fratelli e sorelle.

Se faremo tutto nell'amore scopriremo, come dice un antico detto cristiano, che "servire è regnare".

Maria Patrizia
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Messaggio da Maria Patrizia » ven apr 06, 2007 4:30 pm

IL MISTERO DI DIO

E’ forse questo il mistero di cui più gravemente s’impone la meditazione agli uomini d’oggi.
L’universo nel quale noi siamo chiamati a vivere apre, davanti ai nostri occhi abbagliati, tali prospettive, e sembra talmente disposto ad arrendersi a poco a poco alle nostre ricerche che sembra ridursi notevolmente il posto riservato a Dio.
Viene da domandarsi , in certi momenti che uomini che si dicono cristiani siano ancora religiosi; se il Cristo, al quale vogliamo restare fedeli, è per essi il Signore.
Chi è Dio? Questo è veramente il problema di oggi. Chi è per noi? E’ la domanda alla quale nessuna coscienza onesta e leale può sfuggire.
Ritrovare Dio è trovare il senso d’una Causa prima e d’un Fine ultimo, d’una sorgente che ha tutto l’essere, d’un termine che è tutto il Bene.
Presenza d’un Essere presso il quale, ad ogni istante, il nostro essere viene ad attingere il suo essere, come il ruscello alla sua sorgente, come il riflesso al sole. Aspirazione attuale d’un Bene al quale ogni bene domanda, in ciascun istante, di meritare il suo nome. E’ questo che dona alla Fede in Dio il suo contenuto.
Dio svanisce allorché si pensa poter, anche per un istante, farne a meno nell’essere o nell’agire; quando si pensa di poterlo dimenticare in qualche amore.
Ci sono voluti secoli, e la lezione infinita delle parole e degli interventi di Dio presso il suo popolo, perché potesse far presa, nella coscienza e nel cuore degli uomini, questa pienezza di luce dalla quale le apparenze cercano sempre di strappare l’uomo.
Quando è venuto Gesù, il popolo giudaico sapeva ciò che era Dio
Noi siamo in procinto di dimenticarlo.
Bisogna reimparare Dio.
Reimparare ad avere bisogno di Lui, a non bastare a noi stessi.
Reimparare ad amarLo ed, in un certo senso, ad amar Lui solo, poiché ogni amore che non è un mezzo d’amarLo è una infedeltà.
Reimparare una dipendenza che non può non essere che totale. Totale, non come un amore creato, che non diviene totale se non divenendo tirannico; ma totale come una sorgente, da cui tutto viene e a cui tutto ritorna, che dona la vita e che insegna ad amare.
Questo è il mistero più affascinante per l’uomo, il mistero che aiuta l’uomo a diventare quello che è.

(G. M. Garrone – Arcivescovo di Tolosa)

Maria Patrizia
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Messaggio da Maria Patrizia » dom nov 04, 2007 5:21 pm

Credere è una bella cosa, ma mettere in atto le cose in cui si crede è una prova di forza. Sono molti coloro che parlano come il fragore dei mari, ma la loro vita è poco profonda e stagnante come una putrida palude. Sono molti coloro che levano il capo al di sopra delle cime delle montagne, ma il loro spirito rimane addormentato nell’oscurità delle caverne.

Gibran - The Tempest

saretta87
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Messaggio da saretta87 » ven nov 16, 2007 8:24 pm

Benvenuta tra noi!

Fabio1982
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Località:un po ovunque........
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Messaggio da Fabio1982 » sab nov 17, 2007 2:36 pm

Benvenuta!!!!!!!!
Bellissima testimonianza,la terrò sempre con me.
Un abbraccio.Fabio.
Benedicat tibi Dominus et custodiat te..........

Maria Patrizia
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Iscritto il:lun dic 04, 2006 12:45 pm
Località:Valle Santa
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Messaggio da Maria Patrizia » sab nov 17, 2007 5:12 pm

GRAZIE :P :lol: :wink: SARETTA E FABIO :wink:

UN ABBRACCIO E FELICE DOMENICA :wink:

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