La Madonna di Guadalupe, "Nazionalismo guadalupano"

La Madonna di Guadalupe: luoghi e storia
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La Madonna di Guadalupe, "Nazionalismo guadalupano"

Messaggio da Redazione » gio mag 19, 2005 5:43 pm

Come si è visto, tutti gli studi scientifici compiuti sull'immagine venerata nel santuario ai piedi del Tepeyac confermano la sua origine miracolosa e, quindi, la realtà delle apparizioni. Ma perché la Vergine, apparendo a Juan Bernardino, chiese di essere venerata come "Santa Maria di Guadalupe", con il nome, familiare solo agli spagnoli, di un santuario della lontana Estremadura? Molti studiosi, da don Luis Becerra Tanco nel secolo XVII a don Mario Rojas Sánchez ai nostri giorni, hanno cercato di individuare dietro "Guadalupe" un appellativo náhuatl frainteso dagli spagnoli: e le interpretazioni proposte sono spesso suggestive (31). Ma è più verosimile che, come sostengono Primo Feliciano Velázquez (32) e don Lauro López Beltrán (33), il nome udito e riferito agli inviati del vescovo da Juan Bernardino sia proprio "Guadalupe": questo nome ci è stato tramandato in testi náhuatl da un indio, Antonio Valeriano, da un meticcio, Fernando de Alva Ixtlilxóchitl, e da un buon conoscitore del náhuatl, Lasso de la Vega; il primo aveva probabilmente conosciuto Juan Bernardino e, se avesse saputo da lui l'ipotetico "vero nome náhuatl", lo avrebbe trascritto correttamente nel Nican mopohua. Forse la Vergine, presentandosi con un nome ben noto ai conquistadores, volle prevenire gli "scrupoli" di frati come Bernardino de Sahagún O.F.M. ...

Se la fede, per essere efficace, deve permeare di sé la vita e la cultura di un popolo (34), la devozione alla Madonna di Guadalupe ha fatto anche di più: ha letteralmente creato la nazione messicana sulle rovine di un impero tirannico e sanguinario, perennemente in guerra con i suoi vicini al solo scopo di procurarsi vittime per i sacrifici umani (35). Così quando, nei primi anni del secolo scorso, iniziano i moti per l'indipendenza del Messico, i varî libertadores non mancano mai di proclamare la propria devozione alla Madonna di Guadalupe, non si sa quanto dovuta ad autentica pietà cristiana e quanto a puro "nazionalismo guadalupano" (36). In ogni caso è significativo lo stendardo guadalupano che il sacerdote Miguel Hidalgo y Costilla, capo della prima rivolta indipendentista messicana, inalbera nel 1810 contro la Spagna napoleonica di Giuseppe Bonaparte (37). Il 12 ottobre 1821 il libertador Agustín de Iturbide affida la nazione messicana - di cui da poco è stata riconosciuta l'indipendenza - alla protezione di Nostra Signora di Guadalupe. L'anno seguente, proclamatosi imperatore, fonda l'Ordine cavalleresco di Guadalupe (38).

Perfino nei turbolenti anni successivi il nome della Madonna di Guadalupe segna momenti significativi della vita civile e politica messicana. Nel 1828 il Congresso proclama festa nazionale il 12 dicembre (39). Nel 1848, a conclusione della sfortunata guerra del Texas, la pace fra Messico e Stati Uniti viene firmata nel santuario di Guadalupe. Nel 1853 il dittatore Antonio López de Santa-Anna ripristina l'Ordine di Guadalupe (40). Nel 1858 Benito Juárez, divenuto presidente, impone al Messico un calendario "laico", ma mantiene la festa del 12 dicembre; tre anni dopo il santuario sfugge alla confisca di tutti i beni ecclesiastici (41). Nel 1864 Massimiliano d'Asburgo, divenuto imperatore del Messico, rende omaggio, con la moglie Carlotta, alla Madonna di Guadalupe, e il 10 aprile 1867, alla vigilia della sua deposizione, ripristina l'Ordine di Guadalupe modificandone gli statuti (42).

Con la fucilazione di Massimiliano a Querétaro il 16 giugno 1867 e il ritorno di Benito Juárez alla presidenza, inizia per il Messico un periodo di politica anticlericale che arriverà, nel nostro secolo, alla persecuzione religiosa aperta, specialmente dopo il 1917, quando viene imposta al Messico, da un'assemblea costituente praticamente autonominatasi, una Costituzione socialista ferocemente anticattolica, che il caudillo revolucionario di turno, Venustiano Carranza - impadronitosi del potere dopo aver sconfitto militarmente i suoi antichi compagni di lotta armata, il "guadalupano" Emiliano Zapata e il relativamente filocattolico Pancho Villa - si guarderà bene dal sottoporre alla ratifica del voto popolare.

Così quando, nel 1921, l'immagine della Madonna di Guadalupe sfugge prodigiosamente a un attentato - una bomba, nascosta in un mazzo di fiori deposti ai piedi dell'altare da un certo Luciano Pérez, esplode provocando gravi danni alla basilica, ma lascia intatto addirittura il vetro che protegge l'immagine - il comportamento delle autorità è decisamente scandaloso: non solo l'attentatore, difeso dallo stesso presidente municipale, viene assolto, ma il procuratore generale della nazione, di fronte alle numerose, ma pacifiche, proteste che da tutto il Messico si levano contro l'attentato, e alle folle che accorrono al santuario per organizzarvi cerimonie di riparazione e di ringraziamento, non esita a insinuare che la bomba sia stata fatta esplodere dai cattolici per screditare i socialisti e per sfruttare economicamente i pellegrinaggi (43).

Negli anni seguenti la politica ecclesiastica dei governi messicani si fa sempre più oppressiva, le provocazioni si moltiplicano giorno dopo giorno, finché quando, nel 1926, un decreto del presidente Plutarco Elías Calles impone l'applicazione integrale della Costituzione del 1917 comminando pesanti sanzioni penali ai "trasgressori", il Messico cattolico insorge in nome di Cristo Re e della Vergine di Guadalupe: è la Cristiada, l'epopea dei cristeros, nella quale bande di campesinos e di peones male armati, ma sostenuti dalla loro fede, tengono testa per tre anni a un esercito modernamente equipaggiato e appoggiato dalla potenza economica e militare degli Stati Uniti, ma privo di motivazioni ideali; rivolta che finirà soltanto quando - alla vigilia di un possibile successo politico degli insorti - la Santa Sede e i vescovi del Messico si lasceranno convincere a sottoscrivere con il governo messicano un abborracciato "accordo", che concede alla Chiesa niente più che una semplice sopravvivenza fisica (44).





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Madre delle Americhe
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Ma torniamo alla Madonna di Guadalupe, all'espansione e alla consacrazione ufficiale del suo culto da parte di vescovi e di Papi nel corso dei secoli. Il 7 gennaio 1675 un breve di Papa Clemente X concede indulgenze alla Confraternita di Nostra Signora di Guadalupe (45); e il 9 febbraio 1725 Papa Benedetto XIII eleva il santuario ricostruito nel 1709 al rango di collegiata (46). Nel 1736, alla fine di agosto, la Nuova Spagna, l'attuale Messico, è devastata da un'epidemia di matlazahuatl - così gli indios chiamano la febbre tifoidea - che in diciotto mesi provoca più di due milioni di morti.

L'arcivescovo di Città di Messico ordina la traslazione dell'immagine dal santuario alla cattedrale, e l'epidemia si attenua nella maggior parte del vicereame, pur continuando a mietere vittime nella capitale; solo il 26 maggio 1737, quando avviene la solenne proclamazione della Vergine Maria, sotto il titolo di Guadalupe, patrona principale di Città di Messico, l'epidemia cessa del tutto. Negli anni successivi, fino al 4 dicembre 1746, avvengono analoghe proclamazioni nelle altre diocesi del vicereame, e finalmente Papa Benedetto XIV, con il breve Non est equidem, del 25 maggio 1754, dichiara la Madonna di Guadalupe patrona principale e protettrice della Nuova Spagna e concede l'Ufficio e la Messa propri per la festa del 12 dicembre (47).

Nel clima di acceso anticlericalismo che caratterizza la politica dei governi messicani a partire dalla seconda metà del secolo scorso, la presidenza del generale Porfirio Díaz, dal 1876 al 1911, costituisce un periodo di relativa tolleranza verso la Chiesa, che può così godere di una discreta libertà di azione nei campi che esulano dalla politica intesa in senso stretto, quali il culto, l'istruzione religiosa e la promozione sociale del popolo cattolico (48). In questo clima di pace religiosa matura l'idea di una solenne proclamazione nel santuario del Tepeyac della Regalità di Maria Santissima: così l'8 febbraio 1887 Papa Leone XIII autorizza l'incoronazione dell'immagine di Guadalupe, che viene eseguita il 12 ottobre 1895, nel corso di una fastosissima cerimonia, dall'arcivescovo di Città di Messico, mons. Próspero María Alarcón y de la Barquera. Nel frattempo, il 2 agosto 1894, vi era stata l'approvazione, da parte del Papa e della Sacra Congregazione dei Riti, di nuovi testi del "proprio" dell'Ufficio e della Messa del 12 dicembre, in cui si riconosce, almeno implicitamente, la storicità dell'apparizione. Infine, il 24 agosto 1910, san Pio X proclama la Madonna di Guadalupe patrona dell'intera America Latina (49).

In tutt'altro clima - quello della persecuzione strisciante e dell'assassinio sistematico degli ex capi dei cristeros da parte di agenti governativi - si svolgono nel 1931 le solenni celebrazioni del IV centenario dell'apparizione: la grande affluenza di pellegrini al santuario servirà solo come pretesto al governo messicano per un nuovo "giro di vite" contro la Chiesa (50). E la successiva incoronazione della Madonna di Guadalupe, decretata da Papa Pio XI nel 1933 in occasione dell'Anno Santo della Redenzione, avverrà soltanto a Roma, sulla copia donata da Miguel Cabrera a Papa Benedetto XIV nel 1752 (51).

Solo nel 1938, grazie alla politica di apertura ai cattolici del presidente Lázaro Cárdenas - che apre la via a un modus vivendi fra Chiesa e Stato, consistente in pratica nell'ignorarsi reciprocamente - sarà possibile indire un vero Anno Santo Guadalupano. E il 24 settembre 1939 il nuovo Pontefice Pio XII inaugura nei giardini vaticani un monumento raffigurante Juan Diego che mostra la tilma al vescovo Juan de Zumárraga O.F.M., monumento che sarà poi fatto spostare da Giovanni XXIII in una posizione più centrale, presso la torre di San Giovanni (52).

Dopo la seconda guerra mondiale si moltiplicano le pubbliche manifestazioni di devozione alla Vergine di Guadalupe e i riconoscimenti della natura miracolosa dell'immagine da parte dei Pontefici. Così, il 13 ottobre 1945, in occasione del cinquantesimo anniversario dell'incoronazione, Papa Pio XII, nel radiomessaggio Venerables Hermanos afferma che "sulla tilma del povero Juan Diego - come riferisce la tradizione - pennelli che non erano di quaggiù lasciavano dipinta un'immagine dolcissima, che l'opera corrosiva dei secoli avrebbe rispettata" (53). L'11 dicembre 1955 - quasi a riparazione delle offese arrecate alla Chiesa trent'anni prima dai "sindacalisti" legati a Plutarco Elías Calles - la Madonna di Guadalupe viene incoronata solennemente Regina del Lavoro, alla presenza del card. José Garibi y Rivera e davanti a circa mezzo milione di lavoratori. Il 12 ottobre 1960 Papa Giovanni XXIII indice un nuovo Anno Mariano Guadalupano e proclama la Madonna di Guadalupe Madre delle Americhe; l'anno seguente invia ai messicani un radiomessaggio in cui definisce l'immagine della Vergine "suo ritratto dolcissimo non dipinto da mani umane" (54). Infine, Papa Paolo VI invia, il 25 marzo 1976, una "rosa d'oro" al santuario del Tepeyac (55).

Il 12 ottobre 1976 viene consacrata, a fianco del santuario del 1709, ormai insufficiente a contenere tutti i fedeli che vi affluiscono in occasione delle festività mariane, una nuova basilica, in cui viene solennemente traslata l'immagine miracolosa. In questa basilica, il 27 gennaio 1979, Papa Giovanni Paolo II - pellegrino in Messico in occasione della III Conferenza Generale dell'episcopato latino-americano a Puebla de los Angeles - consacra a Maria, davanti all'immagine della Guadalupana, il popolo di Dio e la Chiesa del Messico e di tutto il continente americano (56).





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La causa di beatificazione di Juan Diego
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A questo punto alla gloria della Vergine di Guadalupe manca una cosa sola: l'elevazione all'onore degli altari dell'umile indio che in un lontano inverno di cinque secoli fa la vide ai piedi del Tepeyac. Se per gli indios, che l'apparizione aveva indotti ad abbandonare le ultime diffidenze verso la religione dei conquistadores, la santità di Juan Diego era semplicemente ovvia, la Chiesa messicana è sembrata per molto tempo interessata più al riconoscimento dell'autenticità dell'apparizione e della natura miracolosa dell'immagine che a quello della santità del veggente. Le possibili interpretazioni di questo atteggiamento sono molteplici e, fra esse, certamente l'opportunità pastorale di promuovere la causa di canonizzazione di un indio convertitosi in età matura, che era stato per la maggior parte della sua vita adoratore di mostruosi idoli assetati di sangue umano: fatto sta che nessuna causa di canonizzazione viene promossa negli anni successivi alla morte di Juan Diego, e solo nel secolo XX si comincerà a raccogliere la documentazione necessaria.

Nel dicembre del 1944 arriva dal Nicaragua la notizia di un miracolo attribuito all'intercessione di Juan Diego: a El Ocotal, nel dipartimento di Nueva Segovia, una bambina di sette anni e mezzo, María Antonia Cruz, figlia di un contadino abitante nel Caserio de Sábanagrande, che presenta tutti i sintomi del morbo di Down, il cosiddetto "mongolismo" - è muta, "tonta", incapace di comunicare anche a gesti, ha la lingua larga e sempre fuori della bocca costantemente aperta, si sbava continuamente sul vestito - diventa normale, incominciando a parlare e a esprimersi con proprietà, dopo che i suoi genitori hanno rivolto le loro preghiere al servo di Dio Juan Diego (57). A causa della mancanza di un'adeguata documentazione medica - i genitori di María Antonia, Adán Cruz e María Félix de Cruz, sono poveri contadini che non hanno mai potuto far visitare la figlia da uno specialista, e d'altronde nel 1944 la causa genetica del "mongolismo", la trisomia del cromosoma 21, è ancora ignota - il miracolo non può essere riconosciuto ufficialmente dalle autorità ecclesiastiche, ma le testimonianze giurate sulla guarigione della bambina si aggiungono a quelle di grazie "minori" ricevute per intercessione di Juan Diego in altre parti dell'America Latina e alle ricerche degli storici sull'eroicità delle virtù del veggente del Tepeyac e sulla continuità attraverso i secoli della sua fama di santità presso il popolo messicano. Si arriva così, il 13 gennaio 1980, all'istruzione, da parte del card. Ernesto Corripio Ahumada, della causa diocesana, i cui atti vengono trasmessi a Roma alla Sacra Congregazione per le Cause dei Santi il 26 giugno 1981 (58). Finalmente Papa Giovanni Paolo II, durante la Messa celebrata nel santuario di Nostra Signora di Guadalupe il 6 maggio 1990 all'inizio del suo secondo pellegrinaggio apostolico in Messico, riconosce il culto ab immemorabili del "Beato Juan Diego, il cui nome indigeno, secondo la tradizione, era Cuauhtlatóhuac, "Aquila che parla"", l' "indio prediletto da Maria", "il confidente della dolce Signora del Tepeyac", "che rappresenta tutti gli indigeni che accolsero il Vangelo di Gesù, grazie all'aiuto materno di Maria, sempre inseparabile dalla manifestazione di suo Figlio e dalla fondazione della Chiesa, come fu la sua presenza fra gli Apostoli il giorno di Pentecoste" (59).

Giulio Guerra

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