I PELLEGRINAGGI ALLA MADONNINA - DON AUGUSTO BALDINI

La Madonna di Civitavecchia: luoghi e storia
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I PELLEGRINAGGI ALLA MADONNINA - DON AUGUSTO BALDINI

Messaggio da Redazione » dom feb 10, 2008 8:39 pm

PELLEGRINAGGI ALLA MADONNINA - DON AUGUSTO BALDINI

Il 17 giugno 1995 la piccola statua che da molti testimoni e dal VESCOVO diocesano era stata vista piangere lacrime di sangue, veniva consegnata alla parrocchia di S. Agostino per essere esposta alla pubblica venerazione dei fedeli. Il pellegrinaggio era cominciato fin dai giorni delle lacrimazioni di febbraio 1995; la chiesa parrocchiale di Pantano si era preparata ad accogliere già dal venerdì santo di quell’anno l’immagine di Maria con i segni dell’amore e del dolore; noti eventi avevano fatto rinviare fino a quella data la consegna della Madonnina.
Imprese locali, associazioni e privati avevano affiancato i parrocchiani per dare alla chiesa del borgo strutture essenziali per accogliere i già numerosi pellegrini che sostavano in preghiera davanti all’Eucaristia e alla nicchia vuota, già preparata per ricevere la piccola immagine in una teca di vetro.
L’arrivo della Madonnina alla chiesa parrocchiale era stato preparato da un solenne triduo celebrato in cattedrale, dove la diocesi si prefiggeva di dare ai fedeli un’appropriata catechesi mariana, attraverso gli interventi del compianto padre Antonio Ascenzi, cappuccino, del mariologo padre Stefano De Fiores e del padre Jozo, francescano di Medjugorje, centro mariano da cui proveniva la celebre statuetta; fu lui anche a presiedere la veglia eucaristica la sera del 18 giugno.

Sabato 17 giugno, sul sagrato della Chiesa di Pantano, mons. Grillo prima di collocare la Madonnina nella teca, ha celebrato l’Eucaristia davanti a migliaia di fedeli e decine di operatori di emittenti televisive, anche estere. Nell’omelia egli ha elencato i compiti che da allora in avanti sarebbero stati assegnati a una parrocchia già divenuta in breve tempo meta di costante pellegrinaggio, un santuario in fieri:
La chiesa di S.Agostino diventa luogo di appuntamento per la propria conversione personale. Ai piedi della Croce è iniziato per Maria, madre di Gesù in terra, un altro tipo di lavoro: il Figlio la invitava a collaborare con lui alla redenzione del mondo. E siccome conosceva la missione di suo Figlio, è facile capire il posto unico che occupa nelle Redenzione delle anime: vi è entrata in piena lucidità di fede, attraverso un dolore che è l’apice di una sofferenza di una madre .
Vorrei che da Civitavecchia si partisse una grande spinta di intensificazione della devozione alla Madonna in preparazione del Terzo Millennio, il quale - come giustamente affermato - o sarà cristiano o non sarà.
Asciughiamo le lacrime della Madonna, le lacrime che ella versa per il «misterium iniquitatis» che purtroppo regna nel mondo e che ha i suoi influssi nefasti nella vita della Chiesa e della società civile, nella famiglia, nella scuola, nelle istituzioni.
Qui, fratelli miei, sorgerà un grande santuario, ma un santuario di persone desiderose di ripercorrere la strada del vangelo, prima che un santuario di mattoni. Qui vogliamo la carità per i poveri e da qui dobbiamo impegnarci a pregare per la pace nel mondo.
Qui avrà inizio una vera e propria catechesi mariana, a lunga scadenza, che coinvolga sacerdoti e fedeli in un serio e costante impegno di crescita nella fede, di preghiera, di contemplazione, di adorazione eucaristica, di conversione e di frequente riconciliazione con Dio e con i fratelli nel sacramento della confessione .
Qui pregheremo per il Papa, per i vescovi, per i sacerdoti, per le vocazioni sacerdotali e religiose, per la Chiesa tutta di Dio, per tutti i bisogni del mondo, per il ritorno delle anime a Cristo Signore. Furono queste parole un programma per la Commissione diocesana per il culto della Madonnina e per chi veniva incaricato dal Pastore della diocesi di guidare il pellegrinaggio, ormai incessante, a Pantano.

Ho voluto riportare, alcuni passi significativi dell’omelia del 17 giugno, perché, quando già alla fine di marzo 1995 ho ricevuto dal Vescovo l’incarico di responsabile del culto della Madonnina, poi come membro della commissione diocesana e infine come amministratore parrocchiale di S. Agostino dall’autunno di quell’anno e fino alla scadenza del mio mandato (1999), queste indicazioni hanno sempre guidato le scelte pastorali dei sacerdoti che vivevano a Pantano per l’accoglienza delle migliaia di pellegrini.
Ricordo le difficoltà iniziali: il faticoso equilibrio da creare tra realtà parrocchiale esistente e l’evidente emergenza della nascita di un vasto pellegrinaggio mariano locale, nazionale e internazionale; la mancanza di strutture; la pungolante curiosità dei giornalisti e di qualche gruppo di visitatori. Non sto ad elencare altri fattori problematici che fanno parte inevitabilmente della storia degli inizi, ma desidero confermare che vi fu una risposta generosa a quel discorso programmatico di mons. Grillo, che seguiva quotidianamente quanto avveniva nella parrocchia della Madonnina.
Innanzitutto la risposta della conversione. Un giorno il Vescovo ebbe a dire, rivolgendosi in preghiera alla Madonna: «Se vuoi un santuario, te lo devi fabbricare prima Tu, un santuario di persone, di convertiti; quando lo avrai fatto penseremo a quello di mattoni».
E ricordo che il primo impegno che si presentava a Pantano era quello di garantire la presenza di numerosi sacerdoti, tanto nei giorni feriali che in quelli festivi. Alcuni hanno offerto la loro disponibilità anche da fuori diocesi. Decisivo fu il primo aiuto dei Missionari del Regno di Cristo e quello dei sacerdoti della Pontificia Accademia dell’Immacolata.
La prima spesa che abbiamo voluto affrontare è stata quella dei confessionali perché il sacramento della Riconciliazione era la prima vera richiesta e la risposta di conversione all’incontro con la Madonnina. Nei primi anni non vi era un orario indicato ai pellegrini; si confessava - e tanto - dalla mattina prestissimo fino a tarda sera. Sono i ricordi più belli: momenti di grazia interiore, di direzione spirituale, di rinascita o meglio, di risurrezione. La Madonna sapeva lavorare bene dentro i suoi figli. Si veniva chiamati anche nei momenti del pranzo. E tutti i sacerdoti - la domenica anche dieci confratelli - erano gioiosi di questo ministero; dalla bocca di ognuno non si diceva altro che questo: «Se i frutti sono questi, qui c’è il dito di Dio!» La prima risposta fu quella della preghiera. A Pantano si è iniziato subito con la preghiera comunitaria e personale: recita del Rosario, ma soprattutto vita eucaristica.
Ricordo ancora un altro passaggio del discorso programmatico che più volte veniva richiamato ai volontari, ai sacerdoti e alle carissime suore (Adoratrici del Sangue di Cristo, suore della Carità, Missionarie del Calvario):
La nostra Chiesa è convocata e invitata alla preghiera. Lo fu nel Cenacolo… prima di partirsi per operare la propria missione nel mondo… Lo fu e lo è in ogni momento della sua storia. La seconda spesa che ricordo con gioia fu quella di un tabernacolo bello e attraente. Tutti lo richiedevano, anche perché non solo si moltiplicavano le ore di adorazione dei gruppi di preghiera e quelle guidate dai sacerdoti, ma soprattutto dal mattino presto alla sera, per lungo tempo, tanti fedeli sperimentavano il «per Mariam ad Iesum» con la sosta prolungata davanti a Gesù Eucaristia.

Altro momento importante fu la realizzazione della Tenda Bianca per le celebrazioni eucaristiche che erano divenute, a motivo dei pellegrinaggi quotidiani e festivi, delle grandi assemblee. Tutti i sacerdoti hanno sempre curato di offrire ai fedeli l’omelia non solo nei giorni festivi, ma in tutti i giorni feriali. Ma non bastava solo condurre i pellegrini alla preghiera eucaristico- mariana e alla Riconciliazione. Tra i primi compiti vi era quello dell’accoglienza. Tutti dovevano sentirsi a casa loro nella casa comune della Madre e i prediletti di Maria.
I pellegrini giungevano da ogni parte d’Italia e dell’Estero, con decine di corriere. Alcune domeniche superavano i cento e i centocinquanta pullman, senza contare le macchine che riempivano lo spazioso piazzale. Pantano non offriva loro bellezze artistiche, neppure le tipiche strutture di un santuario. Regnava però un clima di preghiera e di gioia nell’arrivo dei pellegrini, nell’attesa al confessionale, nell’incontro con la Madonnina, nella celebrazione dell’Eucaristia, nelle processioni eucaristiche domenicali, nelle fiaccolate aux flambeaux della sera del sabato e della domenica.
Alcuni pellegrinaggi erano ben organizzati pastoralmente; altri trovavano sempre nei sacerdoti, nei volontari e nelle suore - vero dono stabile per la comunità - oltre all’accoglienza, una guida e un sostegno.
«Qui vogliamo la carità per i poveri» - aveva detto il Vescovo il 17 giugno 1995. Molti veri poveri - materialmente parlando - hanno bussato alla Madonnina e nessuno è stato respinto. Non è mancato l’impegno per la Bosnia e per tanti sacerdoti delle missioni, aiutati anche con le offerte delle celebrazioni delle Messe offerte dai pellegrini senza data fissa.
Ma ci si è reso conto che i poveri che profeticamente dovevano venire sostenuti, erano soprattutto quelli nello spirito, quelli che erano nelle morse del peccato, del vizio, nella sofferenza per la malattia propria e dei loro cari, per la disgregazione delle famiglie, per la solitudine, per lo sbandamento o per infiniti problemi che segnavano nell’intimo le persone. Erano i veri poveri della Madonnina che bussavano al cuore della Madre.
Migliaia e migliaia di biglietti, con preghiere, suppliche, sfoghi del cuore e ringraziamenti mettevano in luce proprio questo. Erano deposti con fiducia nella teca di vetro ai piedi della Madonna. Basterebbe anche solo sfogliare i preziosi registri posti accanto alla Madonnina dove venivano appuntate queste note intime.

Nei primi tre anni ho risposto personalmente anche a centinaia di lettere che giungevano da ogni parte. Chi chiedeva preghiere o grazie, chi apriva il cuore e consegnava la sua sofferenza, chi ringraziava, chi faceva giungere una preghiera o un canto a Maria. La riconoscenza alla Madonna per queste grazie spirituali non è mancata mai .
«Qui si pregherà per la Chiesa tutta di Dio, per tutti i bisogni del mondo, per il ritorno delle anime al Signore». Questa preghiera corale fin dall’inizio ha accompagnato ogni celebrazione e ha trovato la sua espressione più felice soprattutto nella Supplica - composta dal Vescovo - che chiudeva ogni momento di preghiera - e nei pellegrinaggi (quello dell’anniversario e quello del 31 maggio a chiusura del mese mariano) che sono stati la risposta soprattutto dei Gruppi di preghiera della diocesi. Commovente il grande pellegrinaggio del primo anniversario: 2 febbraio 1996. C’era una folla enorme nonostante la pioggia battente. Ma erano intensi l’entusiasmo, la risposta di fede e il risuonare dei canti alla Madonna.
Proprio nelle celebrazioni di quell’anniversario furono anche esposti per la prima volta gli ex voto più preziosi offerti alla Madonnina. Tra i tanti doni votivi vi erano soprattutto alcune fedi coniugali. Dietro ad esse vi era una storia di ricomposizione familiare. Vi erano anche alcune siringhe, trovate nella teca delle suppliche e molti ricordi familiari offerti in riconoscenza. Negli anni seguenti sono andati aumentando gli ex voto e insieme le segnalazioni di grazie spirituali o per la salvaguardia e il ricupero della salute.

Tra i pellegrini che ricordo con particolare affetto vi sono soprattutto i numerosi sacerdoti che affluivano a Pantano non solo per accompagnare i fedeli, ma anche per deporre davanti alla Madonna grazie particolari, o per accostarsi personalmente con calma al sacramento della Riconciliazione. Anche esorcisti passavano ore in preghiera davanti alla Madonnina. Ricordo con stima le soste oranti di padre Davide Falcioni, agostiniano, di padre Gabriele Amorth, di padre Tardif , di mons. Milingo… Anche tanti vescovi e cardinali - che non erano mossi da sola curiosità o condotti dalla visita di passaggio - hanno recepito il fascino della Madonnina.
Dal ricordo dei sacerdoti a quello dei giovani. Si fa fatica in altre situazioni pastorali a raccogliere i giovani. Qui ci pensava direttamente la Madonna. Luminosa la testimonianza dei giovani dell’Accademia dell’Immacolata e di tanti altri movimenti; impressionante la disponibilità nell’animazione del canto e dei pellegrinaggi, nell’impegno del volontariato e soprattutto nella ricerca di direzione spirituale. Quanti giovani hanno incontrato un sacerdote a Pantano e quanti hanno incrociato il loro sguardo con quello di Maria!

Quando nel 1854 a Civitavecchia vi fu una terribile epidemia, i nostri padri fecero circolare centinaia di immagini in gesso della Madonna nelle case dei colpiti dal morbo. Comune era il grido: «Dove entra Maria, non entra la morìa!» Sono convinto che il messaggio e l’azione spirituale della Madonnina di Civitavecchia, entrati con forza materna nel cuore di migliaia di persone, sono la medicina migliore per i mali che questa umanità si è trascinata all’inizio del terzo millennio. Non solo rimedio, ma anche grido e messaggio di speranza. Nei giorni che ricordano il decimo anniversario delle prime lacrimazioni, celebreremo anche i duecento anni della nascita di una santa (4 febbraio 1805): Maria de Mattias - legata alla storia religiosa ed educativa di Civitavecchia - che a tutti amava ripetere: «Tu vali il Sangue di Cristo!» E le lacrime di sangue di Maria, donna della Nuova Alleanza, hanno annunciato dal Calvario e da Pantano a tutti l’identico messaggio: «Tu vali il Sangue del mio Figlio!»
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