La Madonnina di Civitavecchia,la Storia

La Madonna di Civitavecchia: luoghi e storia
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La Madonnina di Civitavecchia,la Storia

Messaggio da Redazione » gio mag 19, 2005 12:45 pm

La Madonnina di Civitavecchia

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Vorrei esporre il mio pensiero sull'episodio di Civitavecchia, dove, dieci anni fa, una statua di una Madonna lacrimò sangue.


Sono trascorsi dieci anni da quando a Civitavecchia, in un giardino della famiglia Gregori (2-6 febbraio 1995) e poi nelle mani del vescovo diocesano Girolamo Grillo (15 marzo 1995), si sono susseguite 14 lacrimazioni di sangue in una statuetta della Madonna di Medjugorje.
In questi anni la statuetta - oggi esposta nella Chiesetta della borgata di Pantano dedicata a Sant'Agostino - è stata sottoposta a varie Tac e le lacrime sono state esaminate da eminenti studiosi di ematologia.
Ed ora, nel 2005, si è tornati a parlare della statua della Madonna di Civitavecchia. Infatti alcuni giornali hanno recentemente anticipato un dossier della diocesi di Civitavecchia, presieduta da Mons. Girolamo Grillo, che contiene relazioni e documenti dai quali emerge che non c'e' spiegazione umana per il fenomeno, tanto che il vescovo stesso è diventato lo strenuo difensore del prodigio; lui che all'inizio, secondo alcune interviste, era un pò scettico al riguardo.
Io, senza voler fare un discorso integralista e pur cercando, comunque, di volare basso, non posso -da cattolico nonché ex allievo salesiano-, non considerare che è un dato di fatto che la storia del culto mariano in ogni epoca registra alcune manifestazioni straordinarie delle immagini della Madonna.
Le Chiese particolari dove sono avvenuti questi fatti hanno agito con prudenza, a volte con estrema severità, senza chiudersi però al mistero e al soprannaturale. Hanno verificato i fatti, guidato e sostenuto la pietà dei fedeli. A interessarsi di questi eventi sono stati vescovi e cardinali, pontefici e Santi. Non erano creduloni o esaltati visionari, ma attenti pastori e maestri nella fede cattolica.
A testimoniarlo sono centinaia di santuari in Italia e all'estero, che continuano a registrare un ininterrotto pellegrinaggio di fedeli; e il fitto materiale di una ricchissima bibliografia mariana. Si tratta di fenomeni che sono stati presi in esame dall'autorità ecclesiastica del tempo, in processi ordinari e che, in alcuni casi, hanno coinvolto l'attenzione di intere regioni o nazioni.
Rileggendo la storia di questi fenomeni non è difficile giustificare l'atteggiamento di iniziale scetticismo, poi prudenza, ricerca di consiglio e attenta verifica, uniti all'invito alla preghiera, in una saggia apertura al mistero, che si sono riscontrati nelle vicende della Madonna di Civitavecchia.
Ma, davanti alla folla pellegrinante a Pantano, non è difficile comprendere, che probabilmente il popolo cristiano ha già espresso il suo sì all'evento soprannaturale, di cui molti sono stati testimoni; ha già detto sì a quelle lacrime di sangue, sulle quali si puntano le critiche degli scettici, convinti solo delle prove scientifiche.
A mio parere, la scelta più attendibile in tali questioni è quella di evitare le posizioni estreme. Evitare, da una parte, il fanatismo febbrile di quanti vanno continuamente alla caccia di fenomeni soprannaturali o comunque straordinari; evitare, dall'altra parte, l'ostilità preconcetta di quanti rifiutano di ammettere qualsiasi evento, che trascende la realtà e sfugge alla percezione della ragione umana. La negazione sistematica del fatto soprannaturale, che deriva da questo atteggiamento, cessa di essere frutto di una scelta razionale e finisce per passare al campo opposto: diventa cioè irrazionale.
Del resto, per realizzare una critica intelligente e costruttiva, occorre osservare i fenomeni, sui quali si indaga, con prudenza e cautela, evitando i pregiudizi. E questo atteggiamento vale in campo scientifico, ma anche in campo teologico.
La critica preconcetta, che nega sistematicamente l'esistenza del soprannaturale, si oppone alla fede irrazionale; ma crea altre fedi, altrettanto irrazionali: quella del negativo, quella delle capacità infinite della mente umana, quella della necessità di vedere e toccare con mano.
A questo punto occorre tenere presente che la Chiesa, di fronte al fatto soprannaturale, si è espressa sempre, o quasi sempre, con grande cautela. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)




03.02.2005

Autore: Mario Pulimanti


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«Madonnina delle lacrime di Civitavecchia» è il devoto appellativo assegnato a una statuetta di Medjugorje protagonista dell’ultima, clamorosa “rivelazione“ mariana. Un episodio avvenuto il 2 febbraio e diventato in pochi mesi un caso di dimensioni internazionali. Sia per i misteriosi ma significativi collegamenti con Medjugorje, sia per l’intervento immediato della gerarchia ecclesiastica locale e della Congregazione pontificia per la dottrina della fede. In poco più di un anno Civitavecchia, per il vastissimo intervento di giornali e televisioni, per le sue ripercussioni sull’opinione pubblica, per i suoi risvolti sociali e culturali, per la devozione popolare suscitata, è stata accostata alle altre grandi epifanie mariane dell’Otto e del Novecento. Tanto che qualcuno ha già tracciato una linea retta che muove da Lourdes e, attraverso Fatima e Medjugorje, arriva a Civitavecchia, alle porte di Roma, nel cuore stesso della cristianità.
Una statuetta di Medjugorje - Il caso ruota intorno a una statuetta di gesso bianco smaltato raffigurante la Beata Vergine. Una statuetta alta circa 40 centimetri che per quattro mesi, dal settembre 1994 al febbraio 1995 — quando cominciano le lacrimazioni — rimane fissata a una base di cemento, in una nicchia di pietre, in fondo al giardinetto di una casa di Civitavecchia, quartiere Pantano.
La statuetta è stata fabbricata in serie da un artigiano di Medjugorje, Stephan Vlaho, 38 anni, e poi esposta, insieme ad altre statue di soggetto sacro, sugli scaffali del suo negozio. Nel settembre 1994 don Pablo Martin Sanguiao, parroco di Sant’Agostino a Civitavecchia, appunto nel quartiere Pantano, partecipa a un pellegrinaggio di alcuni giorni a Medjugorje. Prima del ritorno acquista la statuetta della Madonna insieme a un’altra raffigurante santo Stefano. Non si tratta di un’opera d’arte. Anzi, è un pezzo di fattura piuttosto modesta che riproduce l’immagine della Madonna della pace di Medjugorje.
La statuetta viene conservata per pochi giorni in casa di don Pablo Martin. Poi il sacerdote decide di donarla a un suo parrocchiano, Fabio Gregori, 32 anni, operaio dell’ENEL. C’è da festeggiare il ritorno dell’uomo tra ie braccia della Chiesa, cattolica, dopo una crisi religiosa provocata dalla predicazione dei Testimoni di Geova. Per alcuni mesi Gregori, un pò ingenuamente, forse senza neppure esserne troppo convinto, ha partecipato ai loro incontri domenicali. Poi si è accorto che su nuinerosi punti la dottrina dei Testimoni di Geova diverge in modo inconcffiabile da quella della Chiesa cattolica e ha deciso di tornare alla sua parrocchia. Va quindi a confidarsi con il suo parroco che lo esorta a una fede più autentica e devota e gli addita come esempio la Madonna di Medjugorje. Anzi, per incoraggiarlo, il sacerdote gli dona la statuetta acquistata qualche giorno prima durante il pellegrinaggio. «La Madonna» gli dice accomiatandosi «sia la maestra e la custode della tua fede».

Verso la metà del settembre 1994 la piccola opera di gesso bianco compare nel giardinetto dei Gregori, in via Fontanatetta. Fabio ha una moglie, Anna Maria Accorsi, 31 anni, che lavora come impiegata, e due figli, Jessica di 5 anni e Davide di 2.

Lacrime di sangue? - il pomeriggio del 2 febbraio 1995, giovedì, festa della Madonna Candelora, la famiglia Gregori sta uscendo di casa per andare a messa in parrocchia. Mentre il padre sta sistemando sul seggiolino posteriore dell’auto il figlio più piccolo, l’altra figlia, Jessica, che si è attardata in giardino, vede il volto della statuetta rigato di rosso. «Papà, papà, la Madonnina piange sangue» grida la piccola. Fabio Gregori sul momento non riesce a comprendere quello che la bambina sta dicendo. Ma Jessica insiste, ancora più allarmata: «Papà, presto, vieni a vedere, la Madonnina piange, piange davvero sangue».
L’operaio questa volta fa qualche passo verso la casa, tanto per accontentare sua figlia, ma quando volge lo sguardo verso la statuetta, rimane impietrito. Pensa a un’allucinazione, guarda meglio, poi si avvicina alla nicchia. Quello che vede non gli sembra possibile. La prima lacrima, quella dell’occhio destro, si è già fermata a metà della guancia. L’altra, sull’occhio sinistro, si muove ancora, molto lentamente. Supera il mento e sta per stillare sul petto della statuetta. L’operaio adesso è a pochi centimetri dalla Madonnina, allunga una mano e tocca quel liquido rossastro che non riesce ancora a considerare sangue. L’impronta del suo dito rimane sullo smalto bianco. In preda all’emozione, disorientato e confuso, fa salire i bambini sull’auto e si dirige verso la parrocchia.
La messa è già cominciata. Fabio Gregori raggiunge la moglie, che aveva preceduto marito e figli in chiesa, e le rivela l’accaduto. Alla fine della celebrazione entrambi vanno a raccontare tutto a don Pablo Martin. Il sacerdote non dubita neppure per un momento. Sale in auto con i Gregori, arriva davanti alla statuetta, vede e si inginocchia in preghiera. E un momento di intensa emozione. Davanti alla nicchia della Madonnina il parroco tenta di trovare qualche spiegazione per quel fatto straordinario. Fabio, convinto che le lacrime della statuetta siano da attribuirsi alle sue mancanze, chiede a don Martin di confessarsi.
Il sacerdote decide poi di chiamare come testimone dell’episodio un altro parrocchiano, Enea Fabio Rubulotta, animatore di un gruppo di preghiera. Mentre il sacerdote si allontana in auto, arrivano alcuni parenti dei Gregori che vengono a loro volta informati dell’accaduto. Enrico, uno dei frateffi di Fabio, scatta anche alcune fotografie.
Fabio Gregori con i parenti e il parroco rimangono a lungo quella notte accanto alla statuetta per decidere sul da farsi. Alla fine don Martin consiglia di lasciare tutto come si trova e invita i presenti a non diffondere la notizia.

Scoppia il “caso Civitavecchia» - Nonostante le sue esortazioni alla prudenza, il pomeriggio successivo, venerdì 3 febbraio, don Pablo Martin rivela lui stesso, durante la messa del pomeriggio, quanto accaduto ventiquattr’ore prima. Non indica il luogo delle apparizioni ma, nel piccolo quartiere di Pantano, la notizia corre subito di bocca in bocca. In breve la villetta dei Gregori viene individuata. Verso le 18, mentre la famiglia è riunita in soggiorno con alcuni parenti e amici, Fabio esce in giardino per prendere un po’ di legna e scorge nuovamente il volto della statuetta rigato di sangue. Tutti accorrono e rimangono senza fiato. Sembra davvero che dagli occhi della Madonna si stacchino due piccole lacrime. Il fenomeno si ripete verso le 20, mentre Fabio Gregori e l’amico Aldo Murgia stanno cercando di sistemare un vetro davanti alla nicchia per proteggere la statuetta. E la terza lacrimazione.
Il giorno successivo, sabato 4 febbraio, decine di persone si radunano davanti alla villetta per vedere «la statuetta che piange sangue». La via dove sorge l’edificio diventa impraticabile. Polizia, carabinieri e vigili urbani tentano di ordinare il flusso incessante delle auto. Ci sono i curiosi, gli scettici, ma anche gli esagitati. Qualcuno tenta di rimuovere il vetro davanti alla nicchia per toccare la Madonnina. Allora i Gregori e alcuni amici si danno il turno accanto alla statua per evitare guai peggiori.
Di fronte all’esplosione del caso don Pablo Martin decide che è giunto il momento di informare ufficialmente il vescovo. Stende quindi una cauta e distaccata relazione che, la sera stessa, fa giungere in curia.
Intanto la statuetta continua a piangere sangue. Tra il pomeriggio di sabato e la notte di domenica si contano almeno sei lacrimazioni. Di conseguenza aumentano i testimoni. Tra tanta gente comune, vedono quelle lacrime rossastre anche il comandante dei vigili urbani di Civitavecchia, Giancarlo Mori, e due agenti di polizia penitenziaria. Tutti testimonieranno poi di aver osservato distintamente gocce di sangue staccarsi dagli occhi della statuetta e scendere, anche se soio per pochi millimetri, lungo le guance.
Domenica 3 febbraio la folla che preme per vedere la statuetta diventa incontenibile. La fila delle auto è lunghissima. Per ordine del comune di Civitavecchia tutta la zona viene protetta con le transenne e i fedeli vengono incanalati lungo percorsi obbligati. Ognuno può sostare davanti alla statua soio pochi minuti. Alle 8.30, quando un’altra lacrima si stacca dagli occhi della Madonnina, la folla è attraversata da un fremito di emozione e di fervore mistico.
La calca adesso è davvero impressionante. Polizia e carabinieri chiedono rinforzi. Arrivano anche gli inviati di giornali e televisioni. E anche loro vedono le lacrime. «Per piangere, piange», deve ammettere Raffaello Masci de «La Stampa». Alle 10 i testimoni, tra cui un fotografo de «Il Messaggero», riferiscono di una nuova lacrimazione. Verso mezzogiorno un medico, Graziano Marsili, preleva un po’ di sangue della Madonnina per farlo analizzare. Verso le 21, mentre la folla ancora e imponente — alla fine della giornata secondo i calcoli della polizia passeranno davanti alla statuetta oltre cinquemila persone — si registra un nuovo pianto di sangue. A notte fonda, mentre alcune centinaia di persone ancora sostano davanti alla casa ui via Fontanatetta, i Gregori, sfiniti dalla giornata massacrante, decidono di trasferire altrove la Madonnina.

Il “dietrofront” del vescovo - La mattina di lunedì 6 febbraio, alle 5.30, Fabio Gregori stacca la statuetta di Medjugorie dal basamento di cemento e, in gran segreto, la porta a casa di don Pablo Martin. il parroco è ben lieto di custodirla finché non si saranno calmate le acque. Un’ora dopo però il sacerdote telefona all’operaio dell’Enel. Deve tornare subito a riprendersi la statuetta perché il vescovo, monsignor Girolamo Grillo, gli ha vietato di tenerla in chiesa o nella sua abitazione. Fabio Gregori deve rassegnarsi a obbedire. La Madonnina viene lasciata a casa di suo fratello Giovanni. Quando di buon mattino i primi fedeli cominciano ad ammassarsi davanti al giardino della villetta, trovano la nicchia vuota e un cartello «La statua è stata trasferita altrove». In quei primi giorni l’atteggiamento del vescovo è improntato a un forte scetticismo. Non solo vieta a don Martin di tenere in casa la statuetta, ordina anche ai sacerdoti e alle suore di non mettere piede nel giardino della villetta di via Fontanatetta. «Sono decisamente contrario a credere» dichiara nel corso di numerose interviste «che quelle lacrime abbiano qualcosa di soprannaturale». Il giorno dopo, lo scetticismo di monsignor Grillo comincia però a incrinarsi. Le analisi hanno stabilito che quello prelevato dalla statuetta è «liquido biologico, verosimilmente sangue». Nel frattempo al presule sono arrivate informazioni rassicuranti sulla famiglia di Fabio Gregori. Mercoledì 8, monsignor Grillo, alla presenza del parroco di Sant’Agostino, incontra Fabio, Annamaria e Jessica Gregori. Comunica loro che intende consegnare la statuetta a due esperti perché venga sottoposta ad analisi approfondite. Vengono scelti l’ematologo Angelo Fiori, direttore dell’Istituto di medicina legale dell’Università Cattolica di Roma, e Giancarlo Umani Ronchi, responsabile dell’Istituto di medicina legale dell’Università La Sapienza di Roma.
Il giorno successivo, 9 febbraio, il vescovo porta personalmente la statuetta nei laboratori del Policlinico Gemelli. Dopo un prelievo di alcuni campioni di sangue, la Madonnina viene radiografata. L’esame permette subito di escludere la presenza di cavità sospette, marchingegni strani, pompette o valvole elettriche. La statuetta è un corpo pieno, di gesso. Le lacrimazioni non possono essere state provocate da un “trucco tecnico”.
Il 28 febbraio arrivano anche i risultati delle analisi del sangue. Fiori e Umani Ronchi hanno stabilito che si tratta veramente di sangue umano con caratteristiche maschili. La rivelazione crea un po’ di disagio e sembra dare credito a chi parla di un imbroglio. Per la teologia invece non c’è nessun imbarazzo. «Se la Madonna piange sangue maschile», spiega il mariologo Stefano De Fiores in un’intervista a «La Voce», «significa che intende associarsi al doloroso martirio sopportato da SUO Figlio Gesù durante la Passione. Quel sangue insomma potrebbe essere quello di Cristo».
Il 10 marzo monsignor Girolamo Grillo riferisce al cardinal Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, i risultati delle analisi. Il Vaticano precisa che la competenza del caso rimane del vescovo di Civitavecchia ma che, trattandosi di un episodio ormai di portata nazionale anche per l’eco suscitata sui mezzi di comunicazione, la Santa Sede desidera informazioni dettagliate e precise. Dopo il colloquio con Ratzinger, monsignor Grillo appare più cauto ma comunque sereno. «La questione appare delicata» spiega il vescovo «va affrontata con discrezione e cautela. La Chiesa, come sua tradizione, procede con calma. Ma questo non vuol dire che ci sia scetticismo».

Magistratura e polemiche - A complicare una situazione già ingarbugliata arrivano alla Procura della Repubblica di Civitavecchia due esposti “contro” la Madonnina delle lacrime. Il primo è firmato dal Codacons (Coordinamento delle associazioni in difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) e ipotizza il reato di abuso della credulità popolare. L’altra denuncia è sostenuta da Giovanni Panunzio, fondatore del «Telefono antiplagio», secondo il quale nel caso di Civitavecchia sarebbero evidenti i segni di una truffa. Le statuette, a parere di Panunzio, sarebbero due. La prima dotata di un marchingegno nascosto per provocare le lacrimazioni. L’altra “pulita” per superare gli esami degli esperti. Al momento opportuno le due statuette verrebbero sostituite e nessuno, fino a quel momento, si sarebbe accorto di nulla.
Di fronte a denunce circostanziate, e poi diffuse con gran clamore da giornali e televisioni, la Procura è costretta a muoversi. L’8 marzo vengono perquisite le abitazioni di Fabio Gregori, dei suoi quattro fratelli, dei genitori e di uno zio. La polizia non trova però nulla di sospetto. il giorno successivo la magistratura affida la perizia della statuetta ad Angelo Fiori e a Giancarlo Umani Ronchi, che già hanno esaminato la Madonnina per conto del vescovo di Civitavecchia. I due esperti sono affiancati dal biologo della Criminalpol, Aldo Spinella. Si procede a un nuovo prelievo di sangue dal volto della statuetta che poi viene anche sottoposta, sempre al Policlinico Gemeffi, a una TAC. Anche in questo caso non si trova nulla di sospetto. Le analisi di laboratorio permettono invece di confermare che il sangue appartiene a una sola persona, di sesso maschile. I periti riescono anche a individuare il DNA del sangue prelevato.
Il grande annuncio, poi il sequestro - La sera del 4 aprile, nel corso di una trasmissione televisiva dedicata al mistero delle lacrime di Civitavecchia, il professor Umani Ronchi rivela che la statuetta avrebbe nuovamente pianto. L’esperto ha avuto modo di esaminare la Madonnina per due volte. Prima il 9 febbraio, su invito di monsignor Grillo. Poi il 28 marzo, per disposizione della magistratura. Quel giorno il docente della Sapienza, accompagna a casa del vescovo — dove la statuetta è custodita — il perito della Procura. Mentre si procede al prelievo di altro sangue, Umani Ronchi nota che le tracce delle lacrime arrivano fino alla mandibola. «Come è possibile» si chiede l’esperto «se nel corso dell’altro prelievo avevamo grattato le lacrime, riducendole a un esile segno interrotto a metà della guancia?». A diradare ogni dubbio interviene monsignor Girolamo Grillo. «E vero», conferma il vescovo «la statuetta ha pianto tra le mie mani, alla presenza di quattro o cinque testimoni. Mia sorella ha allungato una mano per toccare le lacrime e sui suo dito è rimasta una traccia di liquido rossastro». La dichiarazione del vescovo, che è la persona a cui spetta secondo la Chiesa la parola definitiva sulla credibiità del caso, potrebbe rappresentare una svolta determinante nella vicenda di Civitavecchia.
La nuova lacrimazione, secondo le parole del presule, sarebbe avvenuta alle 8.15 del 15 marzo. Il vescovo aveva preso la Madonnina tra le mani e aveva iniziato a recitare il Salve Regina.
Improvvisamente la statuetta avrebbe cominciato a piangere. Una piccola lacrima che scende piano piano fin sotto il collo, lasciando monsignor Grillo tra lo stupore e lo smarrimento.
Ma adesso nel vescovo di Civitavecchia è sparita ogni traccia di scetticismo. La Madonnina, annuncia monsignor Grillo, deve tornare al più presto nella sede migliore, cioè la chiesa di Sant’Agostino. La data più opportuna sembra quella del venerdì santo, il 14 aprile. Il vescovo pensa a una Via Crucis che nel giorno della Passione di Cristo — e di conseguenza della Vergine che per lui ha versato lacrime di sangue — muova dalla casa di Fabio Gregori per dirigersi poi verso la parrocchia del Pantano.
E un progetto che entusiasma anche il sindaco di Civitavecchia, Pietro Tidei. Nelle settimane precedenti, il primo cittadino, sull’onda del clamore suscitato dalla Madonnina, aveva annunciato la costruzione di un grande santuario sul modello di Lourdes, provocando però la secca smentita di monsignor Grillo. Adesso invece che il vescovo stesso annuncia una grande celebrazione pubblica, il sindaco è ben lieto di mettere in moto la macchina dei preparativi per accogliere i pellegrini. Si ipotizza la presenza di venti-trentamila fedeli provenienti da tutta Italia. Ma a spegnare gli entusiasmi pensa ancora una volta la magistratura. Il 6 aprile il sostituto procuratore Antonio Larosa si presenta a casa del vescovo e gli notifica un provvedimento di sequestro. L’armadio in cui è custodita la statuetta viene sigillato dall’autorità giudiziaria. Sembra un provvedimento immotivato ai fini delle indagini. L’obiettivo appare piuttosto quello di evitare il ritorno della statuetta nella chiesa cli Sant’Agostino nella giornata del venerdì santo. Per quale motivo alla magistratura non piaccia quella grande celebrazione liturgica rimane un mistero senza risposta. Intanto però i magistrati raggiungono il loro scopo. Tanto è vero che martedì 18 aprile, due giorni dopo la Pasqua, senza che l’inchiesta nel frattempo sia approdata a nessun traguardo significativo, la Procura decide il clissequestro della statuetta.
DNA e teologia - IL 19 aprile si riunisce per la prima volta a Civitavecchia la commissione teologica istituita da monsignor Grillo. Vi fanno parte tra gli altri l’abate René Laurentin, teologo di fama internazionale, grande studioso di Lourdes e di Medjugorie, e padre Stefano De Fiores, docente alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma, nonché direttore del Nuovo Dizionario di Mariologia (Edizioni Paoline). La Commissione ha il compito di verificare globalmente la vicenda della Madonnina e di esprimere un giudizio definitivo sulla credibilità teologica e sull’ortodossia dottrinale della lacrimazione. Tra la metà del 1995 e lo stesso periodo del 1996 la commissione si è riunita una decina di volte e, mentre questo libro va in stampa, non ha ancora ultimato il proprio compito.
Oltre a quella teologica c’è al lavoro, dal maggio 1995, una commissione tecnico scientifica presieduta da Raffaello Cortesini, primario di chirurgia del Policlinico Umberto I di Roma e componente della “Consulta medica” della Congregazione pontificia per le cause dei santi. La commissione è incaricata di analizzare tutti gli aspetti medici, biologici e soprattutto ematologici legati alla vicenda delle lacrimazioni di sangue. Secondo le disposizioni impartite dal vescovO di Civitavecchia la commissione tecnico-scientifica metterà poi a disposizione dei teologi i propri risultati.
Tra i vari compiti della commissione teologica c’è anche quello di decidere se i maschi della famiglia Gregori dovranno essere sottoposti all’esame del DNA. La questione del DNA esplode la mattina di venerdì 3 maggio, quando il medico legale Gino Saladino convoca nel suo ufficio Fabio Gregori, i suoi fratelli Giovanni, Enrico e Salvatore, lo zio Pietro e il figlio di Enrico, Alessandro, appena sedicenne. Cioè tutti i maschi della famiglia Gregori. L’intento è chiaro. La Procura intende verificare se il DNA del sangue di uno di loro è identico a quello lacrimato dalla statuetta che, come è noto, è di tipo maschile. La procedura seguita sembra però contraddittoria. Per quale motivo, prima di essere ascoltati dal magistrato i Gregori dovrebbero essere sottoposti al test? Se tutti fossero indagati, ma la circostanza non è confermata, avrebbero infatti diritto a nominare un perito di propria fiducia. Bruno Forestieri, l’avvocato della famiglia Gregori, consiglia di prendere tempo. Due giorni dopo Fabio Gregori annuncia che si sottoporrà al test del UNA soltanto se gli verrà chiesto dalla commissione teologica. E al momento in cui questo libro va in stampa la commissione non ha ancora avanzato alcuna richiesta. «Dai frutti li riconoscerete. . . » - La Madonnina torna nella chiesa di Sant’Agostino solo sabato 17 giugno. Il vescovo avrebbe preferito attendere i risultati della commissione teologica ma le richieste dei fedeli sono state insistenti e pressanti. Per festeggiare il ritorno della statuetta, monsignor Grillo organizza una tre giorni mariana, con veglie e preghiere. Ad attendere l’arrivo della statuetta ci sono circa cinquemila persone. Monsignor Grillo porta la statuetta in un’urna di vetro, entra in chiesa e la deposita su una colonna fiorita. La Messa viene celebrata sul sagrato antistante la chiesa. L’omelia è tenuta da padre Jozo Zovko, cappuccino, già parroco di Medjugorje. E una lunghissima riflessione che sottolinea gli stretti legami tra le apparizioni nel villaggio dell’Erzegovina e le lacrimazioni di Civitavecchia. Alla fine della celebrazione il vescovo entra in chiesa e chiude la Madonnina nella grande teca blindata preparata da tempo. Poi i fedeli sfilano davanti alla statuetta pregando e depositando fiori.
La devozione per la Madonnina delle lacrime non conosce soste neppure nelle settimane e nei mesi successivi. Quattro o cinque pullman arrivano al quartiere Pantano ogni giorno carichi di fedeli. La domenica, oltre a centinaia e centinaia di auto, i puliman sono una quarantina, cioè migliaia di persone. Fuori dalla piccola chiesa di Sant’Agostino, che ha una capienza massima di 120 posti, c’è sempre una lunga fila di persone in attesa di poter entrare per raggiungere la teca della Madonnina.
Tutti i giorni alle 17 si prega e si recita il Rosario meditato per oltre un’ora. Segue la Messa con l’omelia e tre volte la settimana c’è la veglia notturna. Tutti seguono con fervore gli appuntamenti liturgici. Anzi i gruppi di preghiera si moltiplicano, spuntano nuove iniziative di devozione. Il 27 novembre 1995 la parrocchia di Sant’Agostino viene consacrata al Cuore Immacolato di Maria. Tantissime anche le conversioni, il parroco don Pablo Martin ha rivelato che soltanto nella settimana santa del 1993 sono stati 108 i Testimoni di Geova che hanno abbandonato la loro setta e sono ritornati alla Chiesa cattolica. Si moltiplicano anche le guarigioni considerate miracolose. La documentazione relativa a cinque casi, i più clamorosi, è già stata consegnata alle commissioni che indagano sul caso della Madonnina delle lacrime.

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