Riflessi di lago, specchio di un'anima ... 2008

Riflessi di lago, specchio di un’anima…

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Messaggio da miriam bolfissimo » mer ott 15, 2008 2:26 pm

      • Immagine Guai a voi farisei, che avete cari i primi posti…


L'anima dell'uomo umile è come il mare; se si getta una pietra nel mare, turba per un momento la superficie dell'acqua, poi affonda in profondità. Così vengono inghiottite le pene nel cuore dell'uomo umile, perché la forza del Signore è con lui.

Dove abiti, anima umile? Chi vive in te? E a cosa ti posso paragonare? Risplendi, chiara come il sole, ma pur ardendo, non ti consumi (Es 3,2) e riscaldi tutti gli uomini con il tuo ardore. A te appartiene la terra dei miti, secondo la parola del Signore (Mt 5,4). Sei simile a un giardino fiorito, in fondo al quale c'è una casa magnifica dove il Signore ama dimorare.

Ti amano il cielo e la terra. Ti amano gli apostoli, i profeti, i santi e i beati. Ti amano gli angeli, i serafini e i cherubini. Ti ama, nella sua umiltà, la purissima Madre del Signore. Ti ama e in te si rallegra il Signore.

  • San Silvano
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      • Io voglio amare soltanto per Te tutto quello che amo... (santa Teresa di Lisieaux)[/list:u][/list:u][/list:u]

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Messaggio da miriam bolfissimo » gio ott 16, 2008 4:34 pm

  • 16 ottobre 2008, giorno di festa e gioia in onore di Santa Margherita Maria Alacoque...
      • ImmagineDall'abisso profondo del mio nulla
            • mi prostro davanti a Te,
        Sacratissimo e Divinissimo Cuore adorabile di Gesù
            • per rendere tutto l'omaggio
              di amore di lode e di adorazione
              di cui sono capace…
            • Suor Margherita Maria Alacoque
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Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
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Messaggio da miriam bolfissimo » sab ott 25, 2008 10:00 am

      • ImmagineRisplenda su di noi la luce del tuo volto… (Salmo 4,7)


Come questa moneta d'argento porta l'immagine di Cesare, così la nostra anima è l'immagine della Santa Trinità, secondo ciò che sta detto nel salmo: «La luce del tuo volto è impressa in noi, Signore» (47 LXX)...

Signore, la luce del tuo volto, cioè la luce della tua grazia che stabilisce in noi la tua immagine e ci rende simili a te, è impressa in noi, cioè nella nostra ragione che è la potenza più elevata della nostra anima e che riceve questa luce come la cera riceve l'impronta del sigillo.

Il volto di Dio, è la nostra ragione; infatti come uno viene conosciuto dal suo volto, così conosciamo Dio attraverso lo specchio della ragione. Ma questa ragione è stata deformata dal peccato dell'uomo, poiché il peccato rende l'uomo opposto a Dio. La grazia di Cristo ha riparato la nostra ragione. Per questo l'apostolo Paolo dice agli Efesini: «Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente» (4,23). La luce di cui si tratta in questo salmo è dunque la grazia, che restaura l'immagine di Dio improntata nella nostra natura...

Tutta la Trinità ha marcato l'uomo a sua somiglianza. Nella memoria, assomiglia al Padre; nell'intelligenza, assomiglia al Figlio; nell'amore, assomiglia allo Spirito Santo... Durante la creazione, l'uomo è stato fatto «a immagine e somiglianza di Dio» (Gen 1,26). Immagine nella conoscenza della verità; somiglianza nell'amore della virtù. La luce del volto di Dio è dunque la grazia che ci giustifica e rivela nuovamente l'immagine creata. Questa luce costituisce tutto il bene dell'uomo, il suo vero bene; questa lo segna, come l'immagine di Cesare segna la moneta d'argento.

Per questo il Signore aggiunge: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare». Come se dicesse : Così come rendete a Cesare la sua immagine, rendete a Dio la vostra anima, adornata e segnata dalla luce del suo volto.

  • Sant’Antonio da Padova
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Messaggio da miriam bolfissimo » sab ott 25, 2008 10:06 am

Immagine Mio grande Cuore, invoco la Tua Pace: non la frugo nei cassetti disordinati della mia finitissima mente, non la chiamo a gran voce nel deserto di queste vie quotidiane, non la pretendo a pugni chiusi rivoltandomi nelle pieghe dell’egoismo che rivendica se stesso…

…invoco la Tua Pace, mio grande Cuore, e aspetto… aspetto in silenzio, aspetto in ginocchio da Te, pregando la tua Pace, vera e sola sorgente d’Amore…
      • Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
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Messaggio da miriam bolfissimo » dom nov 02, 2008 8:51 pm

  • ImmagineO Divino Maestro, fa’ di me uno strumento della Tua Pace, che è vero:


          • perdonando si è perdonati…
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      • Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
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Messaggio da miriam bolfissimo » ven nov 14, 2008 4:02 pm

Immagine Mio grande Cuore, in questo mezzo mese di novembre quanti amici sono venuti a Te: gianfranco, andrea, alessandro… andrea in così giovane età, gianfranco all’improvviso, alessandro desideroso di vederTi e di abbracciare il suo papà che nn ha mai conosciuto da piccolo… tutti in questo mese di novembre, quando il nostro pensiero è rivolto a quelli che ci hanno lasciato tempo fa e con la loro assenza ci interrogano sul senso del nostro pellegrinare, tutti affidati al Tuo grande Cuore…

…questo mese di novembre, che ricorderemo in molti per essere il tempo in cui nella nostra italia all’uomo è stato riconosciuto il diritto di avere diritto sulla vita di un altro uomo…

…eluana, eluana, eluana: Tu sai, mio grande Cuore, quante domande, quanto vuoto, quanta sete della Tua Santa e Paterna Volontà visibile tra noi… e Tu che ci lasci liberi, liberi di avere diritto, liberi di nn averlo, liberi di perderci nel Tuo mistero, liberi di rifiutarTi perché il Tuo mistero ci va troppo largo e ci perdiamo dentro…

…altri hanno detto che il Tuo mistero Tu l'hai creato perché nn ci venisse da considerarTi un idolo: l’hai pensata proprio bn, mio grande Cuore, che nn ci si riesce a far diventare idolo uno che nn ti impiglia in nulla né prima né dopo né durante...

…ecco, anch’io ci ho pensato su, mentre dentro un peso grave sta giocando col dubbio e la paura, anch’io ci ho pensato su, mio grande Cuore, e Ti affido questo stesso tempo di folla metropolitana che sale e scende nell’ora di punta e nn sa cos’altro fare se nn scendere e salire all’infinito, pur di far qualcosa, qualsiasi cosa, fare qualsiasi cosa è meglio che stare a guardare…

…i nostri nonni sapevano guardare, molti sapevano anche osservare, che è il particolare del guardare, quel quid che fa della sfumatura un diverso profilo… noi no, noi nn sappiamo stare a guardare, nn sappiamo stare davanti a ciò che non capiamo, ma dobbiamo sempre e comunque fare qualcosa…

…ecco, mio grande Cuore, Ti affido questo nostro fare sempre e comunque: è il regno di qllo di sotto che nella nostra frenesia fa germogliare solitudine e paura, tienilo stretto tra le Tue mani e fanne ciò che pare più Santo alla Tua Volontà…
  • Padre nostro, che sei nei cieli,
    sia santificato il Tuo nome,
    venga il Tuo regno,
    sia fatta la Tua volontà
    come in cielo così in terra.

    Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
    e rimetti a noi i nostri debiti
    come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
    e non ci indurre in tentazione,
    ma liberaci dal male. Amen
      • Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
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Messaggio da miriam bolfissimo » mar nov 18, 2008 9:47 am

      • Immagine Oggi devo fermarmi a casa tua…


Assomigliano a Zaccheo coloro che desiderano vedere Gesù per sapere chi egli sia, ma poiché questo non può essere afferrato da nessuna ragione né luce naturale, sono troppo piccoli di statura. Corrono dunque davanti alla folla e alla mischia. Con la fede e l’amore salgono sui loro pensieri, dove lo spirito è libero da ogni immagine e da ogni intralcio: là vedono Gesù, lo riconoscono e lo amano nella sua divinità. Infatti egli è sempre presente agli spiriti liberi e alti che, a motivo del loro amore, sono stati elevati al di là di sè stessi. Là egli trabocca in una pienezza di doni e di grazie.

Tuttavia dice ad ognuno di essi: “Scendi subito, perché la libertà dello spirito può mantenersi elevata soltanto grazie ad uno spirito di umile ubbidienza. Infatti occorre che tu mi conosca e mi ami in quanto Dio e in quanto uomo, nello stesso tempo esaltato al di sopra di tutto e abbassato al di sotto di tutto. In questo modo assaporerai la mia presenza, quando io ti innalzerò al di sopra di tutto e al di sopra di te stesso, in me, e quando tu ti abbasserai al di sotto di tutto e al di sotto di te stesso, con me e per me. Dovrò allora fermarmi a casa tua, starvi e dimorarvi con te e in te, e tu con me e in me.”

Quando un uomo conosce questo, lo assapora e lo sperimenta, scende in fretta, ritenendosi un nulla, e dicendo con un cuore umile, deluso della sua vita e di tutte le sue opere: “Signore, non sono degno, anzi sono indegno, che entri sotto il mio tetto (Mt 8, 8), nella dimora peccatrice del mio corpo e della mia anima, il tuo corpo glorioso nel Santissimo Sacramento. Ma tu, Signore, mostrami la tua grazia e abbi pietà della mia povera vita e di tutte le sue debolezze.

  • Beato Jan Ruysbroeck
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Messaggio da miriam bolfissimo » ven nov 21, 2008 4:56 pm

  • 21 novembre 2008, giorno di festa e gioia in onore

    della Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria,

    Madre dolcissima di Dio e Madre nostra...
          • Immagine
      • Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 01, 2008 2:05 pm

      • ImmagineSarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà…


Gesù prometteva sempre la pace ai suoi discepoli, prima della sua morte e anche dopo la sua risurrezione, sempre la pace (Gv 14,27; Lc 24,36). I discepoli non hanno ottenuto questa pace esteriormente, ma hanno raccolto la pace nella lotta, e l'amore nella sofferenza; e nella morte hanno trovato la vita. Hanno anche trovato un trionfo gioioso quando, prima di questa morte, venivano interrogati, giudicati, condannati. Erano veri testimoni.

Si, molti uomini sono pieni di mitezza, nel corpo e nell'anima, al punto di esserne penetrati fino al midollo e nelle vene, ma quando poi viene la sofferenza, le tenebre, l'abbandono interiore e esteriore, non sanno più dove andare. Si fermano addirittura, e non traggono alcun beneficio da tutto ciò. Quando vengono i terribili uragani, l'abbandono interiore, la tentazione esteriore del mondo, della carne e del Nemico, colui che saprà attraversare tutto questo troverà la pace profonda che nulla gli potrà togliere. Ma chi non prende questa strada rimane indietro e non assaggerà mai la vera pace. Ecco chi sono i veri testimoni di Cristo.

  • Giovanni Taulero
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 01, 2008 2:09 pm

  • ImmagineO Divino Maestro, fa’ di me uno strumento della Tua Pace, che è vero:


          • morendo si risuscita alla vera Vita…
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      • Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 01, 2008 4:14 pm

      • Immagine Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà!


Oggi inizia l’anno liturgico. Non è una replica di una storia già conosciuta. Siamo a tal punto analfabeti di Dio da aver bisogno di tornare alla Sua scuola. Tutti!

Stare con il Signore non è una ripetizione sempre uguale: lo diventa quando teniamo la nostra vita lontana da Lui e dai fratelli. Le domeniche ci aiutano a capire nell’oggi il mistero della sua presenza tra gli uomini. Come ogni storia di amore ha vari momenti, tutti importanti. Quel che ci è chiesto è ascoltare e seguire il Signore e, anzitutto, attenderlo. Gesù stesso esorta: “Vigilate, non sapete quando il padrone di casa ritornerà”.

Tutta la nostra vita è un’attesa. Quando non aspettiamo più nessuno, quando il domani sembra non esserci più, iniziamo un po’ a morire. Quando lasciamo solo qualcuno lo aiutiamo a morire. Qualche volta pensiamo che in fondo gli altri non aspettino niente, non serva loro nulla, stiano bene così. Non è così.

Chi aiuta gli uomini a sperare? Chi cerca di capire e rispondere all’attesa dell’altro o di interi popoli segnati dalla guerra e dalla violenza? Chi incoraggia e risponde all’attesa dei giovani? Anche per questo dobbiamo essere “vigilanti”.

Il tempo liturgico viene scandito dal tempo di Dio; o meglio, è il tempo di Dio che entra in quello degli uomini. Ed è misurato dal mistero stesso di Gesù: inizia dalla sua nascita, continua con la predicazione in Galilea e in Giudea sino alla morte, resurrezione e ascensione al cielo. Ogni domenica, da questa prima di Avvento sino alla festa di Cristo re, la Parola di Dio ci prende per mano, ci sottrae in certo modo alla schiavitù dei nostri ritmi, e ci introduce dentro il mistero di Cristo, per renderci partecipi della sua stessa vita. Con il tempo liturgico riceviamo il grande dono di divenire contemporanei di Gesù. È questa la “forza” delle domeniche, che faceva dire ai primi cristiani: “Per noi è impossibile vivere senza la domenica”.

“Avvento”, lo sappiamo bene, significa “venuta”, ossia la nascita di Gesù in mezzo a noi. E fin dai tempi antichi la Chiesa ha avvertito il bisogno di preparare il cuore suo e quello dei fedeli ad accogliere il Signore. Per quasi mille anni, infatti, le comunità cristiane, sia d’Oriente che d’Occidente, hanno vissuto i quaranta giorni prima del Natale digiunando e pregando nell’attesa della nascita di Gesù, tanto era sentita decisiva. E sapevano bene che bastava poco perché le occupazioni ordinarie facessero dimenticare tale passaggio. Oggi, pur essendo accorciati i giorni (solo quattro settimane di preparazione) e abolito il digiuno, non meno sentita è l’attesa di questa venuta, che da circa duemila anni ricordiamo.

La supplica del profeta Isaia, che ascoltiamo nella prima lettura, sale ancora oggi dalle nostre labbra: "Perché Signore ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema? Ritorna, per amore dei tuoi servi. Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,17).

Sì, “Ritorna, Signore, per amore dei tuoi servi!”. Ne abbiamo bisogno. Ne ha bisogno la tua stessa terra che sembra non trovar pace; ne ha bisogno l’Africa bagnata dal sangue di migliaia di profughi abbandonati a se stessi; ne hanno bisogno tanti paesi ove milioni e milioni di poveri muoiono di fame ogni giorno; ne hanno bisogno le grandi città dell’Occidente che emarginano schiere innumerevoli di deboli, di anziani, di malati. Ne hanno bisogno i cuori di tanti uomini e tante donne perché sciolgano la loro durezza, si commuovano sui poveri e sui deboli e si adoperino per un nuovo futuro. “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”. Questo grido è la preghiera dell’Avvento; e resta la preghiera universale di questo tempo.

Il tempo di Avvento irrompe nelle nostre giornate, appunto, per ricordarci l’invocazione del profeta e le grida dei tanti che aspettano qualcuno che li salvi. Queste grida, spesso lontane dalle nostre orecchie, sono in realtà la vera nostra coscienza. Esse ci aiutano a comprendere il senso concreto dell’Avvento e ci spingono a non restare addormentati nella nostra ricchezza e nella nostra avara tranquillità. Noi, pur così smaliziati, abbiamo forse smarrito il senso dell’attesa; siamo convinti che non verrà nessuno a salvarci; tanto convinti da inculcare ai nostri bambini che debbono badare da soli a se stessi, che non debbono aspettarsi nulla da nessuno. Che triste una società senza Avvento, senza un po’ d’inquietudine!

Dio non lascia “avvizzire la nostra vita”; non vuole che vaghiamo come chi cammina senza sapere verso dove; non lascia senza forma l’argilla, la creta della nostra vita. Squarcia i cieli e diventa lui la via per il cielo. Ci fa scoprire il desiderio di cielo, di speranza, che c’è in ognuno di noi ed in ogni uomo. Quando aspettiamo qualcuno siamo contenti. Egli non si vergogna della mia debolezza; non mi disprezza se sono piccolo. Porta amore e non cose come chi non sa dare il cuore! La richiesta dell’Avvento è fare nascere il Signore nel nostro cuore, fare nascere la speranza nel mondo!

Dobbiamo stare alla porta del nostro cuore e vigilare. Come quando aspettiamo qualcuno che deve tornare a casa e stiamo attenti a sentire il rumore dei suoi passi per potergli aprire subito. “Ecco - dice il Signore, nell’Apocalisse - io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”.

L’Avvento c’invita a non addormentarci. Svegliamoci dal sonno dolce del crederci a posto, perché abbiamo già fatto molto; dal sonno triste del pessimismo, per cui non vale la pena di fare nulla; da quello agitato e sempre insoddisfatto degli affanni e dell’affermazione di sé. Svegliamoci dal sonno distratto di chi non ascolta più; dal sonno dell’impaziente, che vuole tutto e subito, che non sa attendere, si delude e dorme. E diciamo al Signore: Vieni Signore Gesù, vieni presto, dona consolazione e pace. Squarcia i cieli ed apri un futuro per chi è schiacciato dal male. Libera dall’amore per sé che addormenta il cuore. Insegnaci a stare attenti per riconoscerti ed aprirti la porta del cuore, dolce ospite, amico di sempre, speranza nostra.
  • monsignor Vincenzo Paglia
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 01, 2008 4:22 pm

  • ImmagineMio Dio, prendimi per mano:
    ti seguirò, non farò troppa resistenza.

    Non mi sottrarrò a nessuna delle cose che mi verranno addosso in questa vita,
    cercherò di accettare tutto e nel modo migliore.

    Ma concedimi, di tanto in tanto,
    un breve momento di pace.

    Non penserò più, nella mia ingenuità,
    che un simile momento debba durare in eterno,
    saprò anche accettare l'irrequietezza e la lotta.

    Il calore e la sicurezza mi piacciono,
    ma non mi ribellerò
    se mi toccherà stare al freddo
    purché tu mi tenga la mano.

    Andrò dappertutto allora,
    e cercherò di non aver paura.

    E dovunque mi troverò,
    io cercherò di irraggiare
    un po' di quell'amore,
    di quel vero amore per gli uomini
    che mi porto dentro.

    • Etty Hillesum
      • Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo Immagine
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Messaggio da miriam bolfissimo » mer dic 03, 2008 10:42 am

Immagine Mio grande Cuore, ci siamo creati bisogni e necessità che non erano affatto tali e abbiamo rincorso una collezione privata di cose che ci è sfuggita di mano mentre ci procuravamo dell'altro. Alcuni di noi si sono sentiti soli x aver provato a vivere una certa sobrietà, dirigendo le proprie energie fisiche ed economiche a ciò che era necessario x il loro stato e non verso ciò che altri indicavano come una necessità: oggi queste stesse persone si trovano sole a consolare e a provvedere a chi ha remato altrove... di Carità in Carità...

...sembrerebbe la vecchia storia della formica e della cicala, ma c'è qualche differenza: quel che dobbiamo recuperare non sono le provviste per l'inverno, ma una disposizione d'animo che ci vede creature...

...sì, una disposizione d'animo a sentirsi creature, a sentirsi dipendenti da Qualcuno che era prima di noi, che è nel nostro qui ed ora, che sarà dopo che noi saremo passati: se in questo momento di crisi economica riuscissimo a recuperare la nostra sostanza di Figli, allora avremmo fatto del nostro consumismo il miglior investimento possibile! non perdiamoci d'animo: proviamoci ad essere testimoni di Speranza in un Santo Natale che non avrà tutte quelle distrazioni a cui ci siamo abituati, proviamoci a dirigere lo sguardo verso Colui che conta, e indichiamoLo agli altri attorno a noi...

...potrebbe accadere di riscoprire nella nostra soffitta impolverata una capanna e vecchie statuine di gesso che qua e là hanno perso il colore: che grande cosa se Gesù trovasse proprio a casa nostra una mangiatoia, povera ma accogliente... di Carità in Carità...

...è quello che spero, che l'impossibilità di aver cose ci faccia sentire altro calore, il calore della Presenza di Colui che viene...
      • Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
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Messaggio da miriam bolfissimo » gio dic 04, 2008 9:04 am

      • ImmagineAscoltare e mettere in pratica…


Il Padre pronunciò una parola: suo Figlio. Questa parla sempre in un eterno silenzio e nel silenzio dev'essere ascoltata dall'anima.

Parli poco, e non si immischi delle cose sulle quali non viene interrogato. Non si lamenti di nessuno; non faccia mai delle domande o, se occorre assolutamente, le faccia con poche parole. Badi a non contraddire nessuno, e non si permetta mai una parola che non sia pura.

Quando parla, lo faccia in modo da non offendere nessuno, e non dica nulla che non possa senza timore dire davanti a tutti. Conservi la serenità spirituale nell'attenzione amorosa a Dio e, quando è necessario parlare, lo faccia con la stessa serenità e la stessa pace. Tenga per Lei ciò che Dio le dice, e ricordi questa parola della Scrittura: «Il mio segreto è mio» (Is 24,16)...

Per progredire nella virtù, è importante tacere e agire, perché nel parlare uno si distrae, mentre custodendo il silenzio e lavorando si raccoglie. Appena abbiamo imparato da qualcuno ciò che basta al nostro progredimento spirituale, non occorre domandargli di dirne di più, né continuare a parlare, ma mettersi all'opera seriamente e in silenzio, con zelo e umiltà, con carità e disprezzo di sé.

Prima di tutto è necessario e conveniente servire Dio nel silenzio delle tendenze disordinate, come della lingua, per non intendere nulla altro che parole di amore.

  • San Giovanni della Croce
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Messaggio da miriam bolfissimo » ven dic 05, 2008 4:01 pm

      • ImmagineDi te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»…


O mio cuore, di' ora con tutto te stesso, di' ora a Dio: «Cerco il tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco» (Sal 26,8). Orsù dunque, Signore Dio mio, insegna al mio cuore dove e come cercarti; dove e come trovarti. Signore, se tu non sei qui, dove cercherò te assente? Se poi sei dappertutto, perché mai non ti vedo presente? Ma tu certo abiti in una luce inaccessibile. E dov'è la luce inaccessibile, o come mi accosterò a essa? Chi mi condurrà, chi mi guiderà a essa si che in essa io possa vederti? Inoltre con quali segni, con quale volto ti cercherò?

O Signore Dio mio, mai io ti vidi, non conosco il tuo volto. Che cosa farà, o altissimo Signore, questo esule, che è così distante da te, ma che a te appartiene? Che cosa farà il tuo servo tormentato dall'amore per te e gettato lontano dal tuo volto? Anela a vederti e il tuo volto gli è troppo discosto. Desidera avvicinarti a la tua abitazione è inaccessibile. Brama trovarti e non conosce la tua dimora. Si impegna a cercarti e non conosce il tuo volto.

Signore, tu sei il mio Dio, tu sei il mio Signore e io non ti ho mai visto. Tu mi hai creato e ricreato, mi hai donato tutti i miei beni, e io ancora non ti conosco. Io sono stato creato per vederti e ancora non ho fatto ciò per cui sono stato creato... Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti, che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti.

  • Sant'Anselmo d'Aosta
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 08, 2008 5:40 pm

  • 8 dicembre 2008, giorno di festa e gioia in onore della Beata Vergine Immacolata,

    Madre dolcissima di Dio e Madre nostra...
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      • Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
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Messaggio da miriam bolfissimo » sab dic 13, 2008 10:25 am

      • ImmagineVegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà!


Celebriamo oggi la seconda domenica di Avvento, tempo propizio per prepararci all’annuale ricorrenza del Santo Natale e come strumento di accompagnamento spirituale è sicuramente la parola di Dio che in questo tempo forte dell’anno liturgico assume un ruolo ed una funzione molto importante per la nostra vita cristiana. Da essa partiamo per capire il senso più vero della venuta di Dio tra noi e la stessa festa del Natale del Signore in questo nostro tempo, segnato da tanta sofferenza, ma anche da tanta speranza nel cuore.

Nella preghiera iniziale della celebrazione eucaristica riponiamo, infatti, oggi tutto il senso della nostra preghiera e della nostra personale e comunitaria attesa del Redentore: “O Dio, Padre di ogni consolazione, che agli uomini pellegrini nel tempo hai promesso terra e cieli nuovi, parla oggi al cuore del tuo popolo, perché in purezza di fede e santità di vita possa camminare verso il giorno in cui manifesterai pienamente la gloria del tuo nome”.

La nostra condizione di viandanti e pellegrini ci immette in quel clima di cammino verso l’infinito e l’eterno, verso quel secondo e definitivo avvento del Signore, perché questo nostro camminare sia nel segno del Redentore dell’umanità.

Già nella prima lettura di oggi, tratta dal profeta Isaia, ci ritroviamo quasi immersi in quella speranza umana e cristiana che ci viene proprio dall’atteso Salvatore dell’umanità. Il grande profeta dell’Antico Testamento, Isaia, punta direttamente al cuore del grande evento che Israele attendeva da sempre. E lo fa con il richiamare l’impegno personale e comunitario, affinché l’attesa non si trasformi in ozio e passività, anzi diventi stimolo per rinnovarsi e rinnovare. Quell’invito a preparare la strada del Signore, ad abbassare l’orgoglio e la presunzione, l’arroganza e l’autosufficienza di chi pensa di poter fare a meno di Dio, ci dice esattamente di che cosa ha avuto bisogno il popolo di Israele, di che cosa abbia oggi bisogno il nuovo popolo di Dio, ma anche l’intera umanità: la nascita di Cristo e la sua morte e risurrezione per tutti gli uomini e per ogni uomo.

In questo tempo di attesa e conversione abbiamo bisogno di voci profetiche anche ai nostri giorni, non diversamente dai tempi del profeta Isaia. Voci forti e coraggiose, che sappiano dire la verità fino in fondo e non abbiano paura di nulla e di nessuno pur di far emergere tutto ciò che è vero e giusto, retto e che necessita di essere perseguito comunque e sempre.

Questa voce profetica al tempo di Cristo fu Giovanni Battista. Il breve brano del Vangelo di Marco ci fa capire la sua missione e la sua funzione in vista del salvatore. Il precursore ha un suo preciso posto nel piano della salvezza e Gesù stesso ne valorizza appieno la sua funzione.

Conosciamo cosa ha fatto Giovanni e quale sia stato il suo atteggiamento di fronte al male, al peccato, alle deviazioni, all’immoralità. Egli ha gridato forte ed ha denunciato senza mezzi termini il male esistente nel suo tempo. Non ha solo gridato, ma ha operato e vissuto sulla sua pelle l’esperienza di un impegno e di una fedeltà alla verità e alla moralità. La fine per lui fu la decapitazione, ma non indietreggiò davanti ai potenti ed ai corrotti. La sua vita retta, limpida, penitente, pura e senza macchia già di per sé era una testimonianza ed una denuncia di ciò che non andava e di ciò che era utile fare per preparare la strada al Redentore ed al Messia. La stessa sua denuncia rimane attuale e valida anche ai nostri giorni. Noi tutti abbiamo bisogno di ascoltare questa voce propedeutica all’incontro del Messia, che ci invita a convertirci, a cambiare vita, a rinnovarci, a fare penitenza, ad incentrare su Cristo la nostra esistenza.

Giustamente l’Apostolo Pietro, nel brano della seconda lettura, nel breve testo della sua seconda lettera, ci richiama al senso della vita, del tempo, della storia, degli avvenimenti e ci indirizza verso un orizzonte di eternità, dal quale non possiamo assolutamente prescindere se vogliamo capire il significato più vero della Nascita di Cristo e il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio.

La chiara coscienza e consapevolezza dell’eternità ci spinge spontaneamente ad agire in vista di questo traguardo ultimo di tutta la nostra vita. I cieli nuovi e la terra nuova non sono solo attese della parusia, ma impegno nel costruire ogni giorno quell’umanità nuova basata sull’amore, sulla verità, sulla tolleranza, sulla fraternità. In attesa di quello che sarà alla fine dei giorni del mondo, abbiamo il sacrosanto dovere di impegnarci a realizzare quello che Gesù vuole da noi, mediante scelte di vita evangelica nel segno del rinnovamento e della gioia perenne. Noi siamo i veri operai che lavoriamo in ogni situazione per costruire il nostro domani nel Signore, con il Signore e per il Signore che viene per noi a salvarci e a redimerci dalla nostra condizione di miseria e peccato. Egli “verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa”.
  • padre Antonio Rungi
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Messaggio da miriam bolfissimo » sab dic 13, 2008 10:34 am

  • ImmagineInsegnami a cercarti,
    e mostrati a me che ti cerco.

    Io non posso cercarti se tu non mi insegni,
    né trovarti se tu non ti mostri.

    Che io ti cerchi desiderandoti,
    che ti desideri cercandoti,
    che ti trovi amandoti,
    e che ti ami trovandoti…

    • sant’Anselmo d’Aosta
      • Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo Immagine
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Messaggio da miriam bolfissimo » sab dic 13, 2008 10:38 am

  • 10 dicembre 2008, giorno di festa e gioia in onore della Beata Vergine di Loreto,

    Madre dolcissima di Dio e Madre nostra...
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Messaggio da miriam bolfissimo » sab dic 13, 2008 10:49 am

      • ImmagineIl mio giogo è dolce…


Dio porta in lui una grandissima umiltà. Può abbassare se stesso verso la gente che siamo noi, e sottomettersi a noi attraverso degli atti come vivere, crescere, portare frutto.

Avrebbe potuto farli senza di noi. Eppure, ha abbassato se stesso fino a noi, ha condotto qui ognuno di noi, per chiamarci insieme e formare questa comunità. Se avessi rifiutato, non avrebbe potuto farlo. Infatti avremmo potuto rifiutare; ognuno di noi avrebbe potuto dire di no.

Dio avrebbe aspettato pazientemente finché qualcuno dica di sì.

Ho capito questo grazie a questa parola di Gesù: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore». Ha veramente voluto che ritenessimo che la chiamata di ciascuno è veramente un dono di Dio in prima persona.

  • Beata Teresa di Calcutta
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Messaggio da miriam bolfissimo » sab dic 13, 2008 10:52 am

  • 12 dicembre 2008, giorno di festa e gioia in onore della Beata Vergine di Guadalupe,

    Madre dolcissima di Dio e Madre nostra...
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 29, 2008 11:01 am

      • Immagine Rallegratevi!


"Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi". Con questo fermo invito dell’apostolo si apre la liturgia di questa domenica, chiamata gaudete, la domenica della gioia. "State sempre lieti", raccomanda Paolo, "pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie a Dio".

"State lieti": perché? Come bambini ci affidiamo a colui che vuole che la sua gioia sia in noi e che questa sia piena. Questa è la volontà di Dio. Ma non è troppo poco e troppo diretto per uomini complessi come amiamo sentirci noi, amanti e conoscitori attenti delle nostre tortuosità, affezionati al pozzo senza fondo di energie ed attenzioni che è l’amore per noi stessi? È possibile per noi scegliere di essere sempre lieti, noi che assecondiamo i nostri umori, ci fidiamo di loro, li contrastiamo così poco? Ed i nostri umori sono sovente così poco lieti, inclini al lamento, affannati, attratti dal pessimismo, nutriti di diffidenza! La gioia, secondo questo invito così appassionato dell’apostolo, non è una congiuntura favorevole, ma una scelta cui siamo chiamati. Sempre.

Lieti, gioiosi non perché imperturbabili o incoscienti, ma per la consapevolezza forte, vigorosa, dell’avvento di Dio. È lui che libera dalla tristezza e spazza via dal cuore le numerose radici di amarezza. "Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito con il manto della giustizia", canta il profeta. Non gioiamo per noi stessi. Anzi: per noi proviamo il senso del poco che siamo e della vanità del mondo. Possiamo però gioire: siamo stati scelti, la nostra voce non si perde in se stessa ma indica colui che viene.

L’umile gioisce. Il ricco insegue la propria tristezza, vuole possedere la felicità; l’orgoglioso non è mai sazio perché non si lascia amare e non si piega alle ragioni dell’altro. Gli umili lasciano posto a qualcuno che viene. Impariamo a pregarlo "incessantemente", rendendogli grazie, come atteggiamento e scelta interiore nella vita ordinaria, per ogni cosa. La letizia è il primo modo per non farsi scoraggiare dal male, per esserne liberi. E quanto la letizia comunica amore, ci rende sensibili ed attenti alle vere tristezze del mondo e degli uomini! Un volto lieto accoglie, sostiene, attrae. Quanto è facile, al contrario, rattristare l’altro! Siamo lieti, perché viene il perdono, che scioglie dal legame con il peccato. Possiamo essere diversi da come siamo!

Nessun cambia solo per i suoi sforzi, ma perché viene associato, per grazia, all’avvento di questo regno che irrompe nella storia umana, allo spirito che ci solleva e ci cambia. Siamo lieti, per iniziare da questo a dissociarci da un mondo che riduce tutto al cinismo, che pensa di conoscere tutto e giudica tutto ma senza amore, vittima del suo stesso pessimismo, alla ricerca di speranze, ma in fondo prigioniero dei calcoli.

Nel rarefarsi dei profeti - sono davvero pochi, nel nostro tempo! - con rinnovata attenzione ci poniamo in ascolto di questo grande profeta. Non è lui il Salvatore, e lo dice chiaramente. Giovanni non si è lasciato travolgere dalla gloria e dal successo nel vedere tanti che accorrono a lui. Noi, per molto meno, ci sentiamo dei piccoli messia e, comunque, pretendiamo di stare sempre al centro dell’attenzione. Nella sua umiltà, tuttavia, egli non si tira indietro, né si nasconde, anzi, nella coscienza della responsabilità che gli è stata affidata, afferma davanti a tutti: "Io sono voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore".

Alla lezione di umiltà segue quella sulla responsabilità; una particolare responsabilità: essere "voce". Ogni cristiano dovrebbe applicare a se stesso le parole di Giovanni: "Io sono voce". Per costituzione i credenti sono "voce", ossia annunciatori del Vangelo. È qui la radice del compito di evangelizzazione che grava su ogni discepolo. Paolo, consapevole di tale responsabilità, ammoniva se stesso: "Guai a me se non predicassi il Vangelo" (1 Cor 9,16).

Il credente, prima che un cumulo di opere, è una voce, una testimonianza. Questa è l’unica vera forza del Battista. Ma è una forza debole. Cos’è infatti una voce? Poco meno che nulla: un soffio; basta davvero poco per non farci caso, né ha poteri esterni che possano imporla. Eppure è forte, tanto che molti si accalcano attorno a quella parola. La ragione sta nel fatto che quell’uomo non indica se stesso; non parla per attirare su di sé l’attenzione altrui; non blocca la gente desiderosa di guarigione e salvezza sulle sponde di quel fiume, anche se benedette.

Quella voce rimanda oltre, verso qualcuno ben più forte e potente: "In mezzo a voi c’è uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali", dice Giovanni; e lo afferma ancora oggi. Giovanni Battista ci riconduce a ciò che è essenziale, perché non ci smarriamo ed orientiamo tutto il nostro cuore verso il Signore. Giovanni è una "voce". "Chi sei tu?", domandano i giudei. Che cosa dici di te stesso?

Ogni uomo è un mistero ed il mondo spesso viene a volgarizzarlo, deve definire, analizzare, catalogare. Giovanni non moltiplica interpretazioni, non indulge nelle mutevoli e a volte contraddittorie parole su di sé. Per dire chi è ha bisogno di un altro, che dia senso alla sua vita, a colui che è la parola, al verbo, la prima e l’ultima lettera di ogni nostra parola. Giovanni è forte perché la sua vita ha senso se è utile a qualcun altro, a colui per il quale prepara la strada e rinnova i cuori! Rende testimonianza. La sua forza non è splendere per se stesso, ma perché la luce si veda. E Dio è luce, che illumina anche le tenebre più fitte! Grida. Annuncia il Vangelo. Non attira l’attenzione su di sé, secondo un protagonismo così prepotente e normale. La sua voce rimanda e indica qualcuno che è già "in mezzo a voi", "che non conoscete", "uno che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali".

La nostra voce può fare fiorire la vita nel deserto. Noi, uomini così comuni, siamo chiamati a fare conoscere a tanti colui che sta in mezzo a noi. Deboli, siamo forti. Tristi, siamo lieti. Perché il Signore viene, fa germogliare la terra, la rende di nuovo un giardino, il suo giardino. Vieni presto Signore.
  • monsignor Vincenzo Paglia
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 29, 2008 11:01 am

  • ImmagineFiglio unico e Verbo di Dio,
    che, essendo immortale, ti sei degnato di incarnarti
    per la nostra salvezza nella santa Madre di Dio e Sempre Vergine Maria…

    Figlio unico e Verbo di Dio,
    che, senza cambiare, ti sei fatto uomo e sei stato crocifisso…

    Cristo Dio, che, con la morte, hai sconfitto la morte,
    che sei Uno della Santa Trinità, glorificato con il Padre e lo Spirito santo:
    salvaci!

    • San Giovanni Crisostomo
      • Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo Immagine
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 29, 2008 11:05 am

      • ImmagineSan Giuseppe, modello di ascolto…


Il silenzio di san Giuseppe è un silenzio improntato a contemplazione del mistero di Dio, in un atteggiamento di disponibilità totale alle volontà divine. In altri termini, il silenzio di san Giuseppe non manifesta un vuoto interiore, bensì al contrario la pienezza della fede portata nel suo cuore, che guida ognuno dei suoi pensieri e ognuna delle sue azioni.

Un silenzio grazie al quale Giuseppe, in sintonia con Maria, custodisce la Parola di Dio conosciuta attraverso le Sante Scritture, confrontandole sempre con gli avvenimenti della vita di Gesù; un silenzio tessuto di una continua preghiera, preghiera di benedizione del Signore, di adorazione della sua santa volontà e di fiducia senza riserve nella sua provvidenza.

Lasciamoci «contaminare» dal silenzio di san Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l'ascolto della voce di Dio. In questo tempo di preparazione a Natale, coltiviamo il raccoglimento interiore, per accogliere e custodire Gesù nella nostra vita.

  • Benedetto XVI
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 29, 2008 11:24 am

      • ImmagineLa radice della fede è nella gioia


Tra pochi giorni è Natale. E ci sentiamo ancora una volta impreparati. La liturgia allora ci prende per mano e ci accompagna, additando colei che meglio ha vissuto l’attesa di Dio: santa Maria. Con lei come modello, di colpo capiamo che cosa è il Natale: non il ricordo di un fatto storico accaduto in quel tempo, ma l’accoglienza di un fatto che avviene ora: l’incarnazione di un Dio che già germina in me.

Il Vangelo dell’annunciazione comincia con sette nomi propri ( sette è il numero della completezza) di luoghi e persone che affollano la pagina di Luca e mostrano che il venire di Dio coinvolge la totalità della vita. Maria è così importante perché è il punto di incontro tra Dio e la materialità della nostra vita.

«L’angelo entrò da lei», nella sua casa: un giorno qualunque, in un luogo qualunque, un annuncio consegnato nell’intimità, nella normalità di una casa. È nella casa che Dio ti sfiora, ti tocca. Lo fa in un giorno di festa, nel tempo delle lacrime, quando dici alle persone che ami parole che si sognano eterne. È così bello pensare che Dio ti sfiora non solo nelle liturgie solenni delle Cattedrali, o in giorni speciali, ma soprattutto nella vita comune! Come nella Messa il sublime confina con una tovaglia, un calice e un pane, così nella casa l’immenso si insinua nelle piccole cose finite di ogni giorno.

La prima parola dell’angelo è ch'ire, gioisci, sii felice; non dice: «fai, alzati, inginocchiati, prega»; solo: «gioisci». Il primo Vangelo è lieta notizia e precede qualunque tua risposta. La fede ha radice nella gioia. Il perché della gioia è detto con la parola successiva: «piena di grazia», riempita della vita di Dio, sei amata teneramente, gratuitamente, per sempre. Ecco il nome di Maria: «amata per sempre». Il mio nome.

L’angelo aggiunge: Il Signore è con te. In questa mia vita inadeguata il Signore è con me. In questa mia vita distratta e invasa, il Signore è ancora con me. L’angelo fa eco all’antica parola: sono stato con te, dovunque sei andato. Parole di un Dio innamorato, che nessuna creatura potrà mai dirti, per quanto ti ami; nessuno può affermare: sono stato con te, dovunque, sempre. Nessuno sarà con me dovunque io andrò. Nessuno è stato con me in tutti i passi che ho compiuto, che ho perduto, che ho ritrovato, Dio solo. E quando Gesù lascerà i suoi, l’ultima parola sarà eco della prima: Io sarò con voi tutti i giorni, fino al consumarsi del tempo, al compiersi dell’incarnazione.
  • padre Ermes Ronchi
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 29, 2008 11:25 am

  • ImmagineO Sovrana, dirigo a Te il mio sguardo,
    intercedi per me e abbi pietà di me.

    Salvaci, perché apparteniamo alla Tua famiglia!
    Salvaci, perché il nostro sangue è il Tuo sangue!
    Salvaci, Madre della Vita, Madre di tutti noi,
    anche se non siamo degni di chiamarti Madre!

    Purificaci, santificaci, fortificaci e salvaci, con le Tue preghiere!

    O Sovrana, fonte di bontà!
    Esercita, adesso e per sempre, la Tua sovranità su di me
    e su tutto il tuo popolo che teme Dio,
    liberandoci, ti imploriamo, dai pensieri maligni, cattivi e calunniosi,
    da ogni peccato, da ogni passione e dalle trappole del demonio,
    perché sei la Buona, Tenera e Santa Madre di Dio. Amen

    • San Giovanni di Cronstadt
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 29, 2008 11:25 am

Immagine Mio grande Cuore, ecco che Tu fai compiute tutte le cose: sul finire di questa quarta domenica in Tua attesa, hai mandato la Tua Mamma dolcissima ad abbracciare forte forte nonna per portarla a Te…

…ecco, Tu fai compiute tutte le cose: in modo mirabile, che lascia a noi un dolci sismo silenzio di consolazione e serenità, mentre contempliamo il mistero di Te che vieni e ci riporti a Te…

…ecco, Tu fai compiute tutte le cose: siamo tuoi, ancora pellegrini e peccatori, non ci abbandonare…
      • Con tutto il mio piccolo cuore, miriam bolfissimo ;)
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 29, 2008 11:28 am

      • ImmagineLa gloria del Signore li avvolse di luce…


La notte avvolgeva il mondo intero prima che sorgesse la luce vera, prima della venuta di Cristo; anche la notte regnava in ognuno di noi, prima della nostra conversione e della nostra rigenerazione interiore. Non era forse la notte più profonda, le tenebre più spesse sulla faccia della terra quando i nostri padri adoravano falsi dei?

E un'altra notte oscura non era forse in noi quando vivevamo senza Dio in questo mondo, seguendo le nostre passioni e i fascini di questo mondo, facendo cose di cui arrossiamo oggi come altrettante opere delle tenebre?

Ma ora, siete stati affrancati dal vostro sonno, vi siete santificati, siete divenuti figli della luce e figli del giorno e non siete più nelle tenebre e nella notte (1 Ts 5,5) ... «Domani vedrete in voi la maestà di Dio».

Oggi il Figlio si è fatto per noi giustizia venuta da Dio, domani egli si manifesterà in quanto nostra vita, affinché appariamo con lui nella gloria. Oggi un bambino è nato per noi, per impedire che ci eleviamo nella vana gloria e, convertendoci, diventiamo come dei bambini. Domani egli si mostrerà nella sua grandezza per suscitare la nostra lode e perché anche noi possiamo essere glorificati e lodati quando Dio attribuirà a ciascuno la sua gloria... «Noi saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3,2).

Oggi infatti non lo vediamo realmente, ma come in uno specchio (1 Cor 13,12); ora, egli riceve ciò che dipende da noi. Domani invece lo vedremo in noi, quando ci darà ciò che dipende da lui, quando si mostrerà così come egli è e ci prenderà per elevarci fino a lui.

  • San Bernardo
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Messaggio da miriam bolfissimo » lun dic 29, 2008 11:30 am

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