Mitologia

Il mondo di BeldanubioBlu

Moderatore:Giammarco De Vincentis

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Messaggio da Beldanubioblu » mar set 19, 2006 9:01 pm

CAOS
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Gea
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Afrodite<--evirazione----Urano+Gea
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Oceano Iperione Crono + Rea Tifone Giapeto Mnemosine
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Elio Eos Selene | Epimeteo Atlante Prometeo Muse
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Estia Poseidone Ade Zeus Era Demetra
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Bellerofonte | Persefone
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Ermes Artemide Apollo Ares Atena Ebe Efesto Dioniso
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Messaggio da Beldanubioblu » mar set 19, 2006 9:11 pm

Il Caos

(dal greco &#935;&#940;&#959;&#962;) era il vuoto originale della mitologia greca, spazio incommensurabile dal quale gli elementi, lì mescolati allo stato fuso, si separarono, dando origine inizialmente al cielo e alla terra.

Nella descrizione di Esiodo, appare prima la Terra, seguita dal Tartaro (abisso senza sole situato sotto l'Ade) e da Eros, l'amore, dopo di che nacquero gli esseri divini.



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Gea o Gaia

è una figura della mitologia greca; era la dea che personificava la Terra, madre di tutti gli esseri, una delle identità della Grande Madre.

Esiodo la indica come sorta dal Caos, dando vita alle forze naturali del mondo: mari, montagne e cielo (Urano).
Unendosi a Urano generò sei Titani e sei Titanidi, seguiti dai Ciclopi e dagli Ecatonchiri.
Con il fratello, Tartaro, diede vita all'orrenda figura di Tifone.

Crono si rivoltò contro il padre e si alleò con Gea, infliggendogli la mutilazione dei genitali. Dal sangue che ne sgorgò, nacque una nuova generazione di mostri: nacquero i Giganti, le Erinni e Afrodite (nata dalla spuma del mare dove erano precipitati gli organi maschili di Urano).

Gea e i suoi figli non si opposero solo ad Urano, ma anche agli Dei, simboleggiando l'ira della Terra per le offese compiute contro di essa.

L'antica Grecia traeva il suo sostentamento dall'agricoltura, ogni appezzamento di terra coltivata e resa fertile si vedeva attribuire un potere magico, da cui derivava il culto per la Madre Terra.
Per questo motivo, Gea fu la prima dispensatrice di oracoli. Quando Apollo volle costituire il proprio oracolo a Delfi, fu costretto ad uccidere l'emblema di Gea, il serpente, che egli voleva soppiantare.
Nelle opere omeriche, Gea viene presa a testimone dei giuramenti: a lei non può sfuggire nulla di quanto accada sulla terra.

La Madre Terra fu divinità iniziale per moltissime culture. Per rappresentare il ciclo stagionale la dea, rigorosamente vergine, partoriva una figlia o un figlio simboli della vegetazione (v. Cerere e Core, Demetra e Persefone, Cibele e Attis, Ishtar e Tammuz...). Alla morte del figlio la dea scendeva nell'Ade a recuperarlo per riportarlo in superficie. Quando la dea era negli inferi la natura, uomini e animali compresi, non dava più frutto, per rinnovarsi poi in primavera con il ritorno della dea e la sua prole. Il mito simboleggiava il ciclo della natura ma anche le fasi lunari, nonché quella discesa nel buio del mondo interiore che fu alla base dei Sacri Misteri.
Ultima modifica di Beldanubioblu il mar set 19, 2006 9:30 pm, modificato 4 volte in totale.
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Messaggio da Beldanubioblu » mar set 19, 2006 9:18 pm

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Paticolare della nascita di Venere (nome romano di Afrodite), dipinto da William-Adolphe Bouguereau nel 1879

Afrodite

è una figura della mitologia greca, era la dea della bellezza, dell’amore e della fecondità.

Ha un’origine molto antica, i primi culti che le vennero resi furono a Pafo (isola di Cipro).
Afrodite era familiare ai Greci dell’Egeo perché rappresentava l’aspetto della divinità femminile comune a tutte le civiltà del bacino mediterraneo e del vicino oriente.
La storia del suo amore per Adone (Tamuz), non è greca ma fenicia.
Alcuni popoli semitici la adoravano col nome di Astarte o Ishtar.

Il suo nome è legato alla sua nascita, così come viene riportata da Esiodo.
Crono, per detronizzare il padre Urano, lo ferì a morte tagliandogli i genitali con un falcetto, facendo cadere in mare alcune gocce del suo sangue: da queste gocce si formò una schiuma bianca (afros in greco) da cui nacque la dea, che uscì dalle onde a Pafo.

Secondo Omero la dea era figlia di Zeus e di Dione di Dodona: nell’Iliade (libro V) Dione è la madre di Afrodite.

Sempre secondo Omero, era moglie di Efesto, il fabbro divino, figlio di Zeus e di Era.

Efesto era zoppo e deforme, così Afrodite si consolò con Ares, il dio della guerra, al quale diede cinque figli: Deimos (il Terrore), Phobos (il Timore), Eros (l'Amore passionale), Anteros (l'Amore corrisposto) e Armonia (la Concordia).
Un giorno Elio, il sole, sorprese Ares e Afrodite, riferendo tutto ad Efesto, che si ritirò nella sua fucina per cercare un modo di vendicarsi su entrambi.

Costruì una rete di bronzo, forte e resistente, ma con maglie così sottili da risultare invisibile. La dispose sopra il suo letto, annunziando alla moglie che partiva pell’isola di Lemno.
Appena il marito l’ebbe lasciata, Afrodite chiamò Ares. Tornato a casa, Efesto colse Afrodite in flagrante adulterio sul proprio letto, i due non ebbero modo di rialzarsi in quanto imprigionati dalla rete.
Efesto chiamò a raccolta tutti gli dèi dell’Olimpo, facendo loro contemplare lo spettacolo offerto dalla moglie e dal dio della guerra.
Gli abitanti dell’Olimpo furono presi da un riso irrefrenabile, e, quando Efesto li liberò, Ares fuggì, umiliato.
Afrodite si rifugiò a Pafo, dove le Grazie, sue ancelle, la calmarono.

AfroditeGli amori di Ares e Afrodite sono narrati nell’Odissea (libro V), mentre nell’Iliade, viene descritta la dea che protegge il campo troiano.
Afrodite amava infatti il principe di donna, Anchise, di cui si era invaghita vedendolo pascolare le sue greggi sul monte Ida.
Dall’unione tra i due, nacque Enea; la dea si fece promettere di non rivelare mai l’identità della madre.
Ma un giorno Anchise si vantò di essere stato amato da Afrodite. Furente Zeus lanciò su di lui un fulmine, che Afrodite riuscì ad attutire, senza però impedire che Anchise riportasse una ferita, tanto grave, da renderlo zoppo per sempre.

Afrodite amò anche Ermes, dal quale ebbe un figlio, Ermafrodito, la cui natura era nel contempo maschile e femminile.


Afrodite riveste aspetti diversi, che l’apparentano all’antica Madre Terra (o Terra Nutrice).
Più familiarmente è Anadiomene, colei che nasce dal mare, Afrodite Urania (figlia del cielo) o Afrodite Pandemia (Afrodite popolare).
I suoi legami cogli altri dèi dell’Olimpo, per quanto tenui, sono sempre essenziali a tutti i miti.

Rappresenta la forza primordiale della natura, riassumendo in sé altre divinità anteriori.

Nella mitologia romana viene associata a Venere.





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Messaggio da Beldanubioblu » mar set 19, 2006 9:34 pm

Urano


è una figura della mitologia greca, era figlio di Gea.


Era la rappresentazione del cielo stellato. Nacque nel momento in cui Gea sorse dal Caos.
Urano sposò la madre: la pioggia del cielo rese fertile la terra e le fece dare molti frutti.
Gea e Urano generarono i Titani, i Ciclopi e gli Ecatonchiri.
Urano era geloso dei figli, li rinchiuse quindi al centro della terra. Gea non sopportava la situazione e si alleo col più coraggioso di loro, Crono.
Crono mutilò i genitali di Urano e ne prese il trono. Il sangue di Urano che cadde sulla terra diede vita ai Giganti e alle Erinni, quello caduto in mare ad Afrodite.

La versione romana di Urano è Caelus.
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Messaggio da Beldanubioblu » mar set 19, 2006 9:42 pm

Oceano


è una figura della mitologia greca, era un titano figlio di Urano e di Gea. Omero chiama Oceano <<l'origine degli dei>> e <<l'origine di tutto>>; egli era una divinità fluviale e con lo stesso nome veniva designato il fiume (o corso d'acqua) e nello stesso tempo il dio, ciò che del resto si usava fare anche per le altre divinità fluviali. Oceano aveva un'inasuiribile potenza generatrice, non diversamente dai nostri fiumi, nelle cui acqua si bagnavano le fanciulle greche prima delle nozze, e che perciò erano considerati come i capostipiti di antiche famiglie. Oceano però non era un dio fluviale comune, perché il suo non era un fiume comune. Quando tutto aveva avuto già origine da lui, esso continuò a scorrere agli estremi margini della terra, rifluendo in sé stesso, in un circolo ininterrotto. I fiumi, i torrenti e le sorgenti, anzi il mare stesso, continuavano a scaturire dal suo corso vasto e potente. Anche quando il mondo stava già sotto il dominio di Zeus, egli solo poté rimanere al suo posto primitivo che in realtà non era un luogo, ma solo una corrente, delimitazione e separazione dell'al di là. Tuttavia non fu solo Oceano a rimanere nel suo luogo primitivo. Ad esso era legata la dea Teti, che giustamente veniva chiamata <<madre>>. Possiamo dunque capire perché Omero dice che questa prima coppia già da molto tempo si ateneva dal procreare. Che i due lo facessero per ira reciproca, è una motivazione naturale in quel genere di racconti antichissimi; ma se la procreazione primordiale non avesse avuto fine, neanche il nostro mondo avrebbe avuto consistenza, nè un limite rotondo, nè un corso circolare che rifluiva in sé stesso. Ad Oceano rimase dunque soltanto la facoltà di fluire in circolo, di alimentare le sorgenti, i fiumi e il mare - e la subordinazione al potere di Zeus. I figli di Oceano, i fiumi, erano circa tremila; altrettante le figlie, le Oceanine.

Un ramo della mitologia moderna (meno approfondita ma anche più conosciuta) attribuisce a Oceano e Teti anche la discendeza di Stige e Asopo (anche esso dio fluviale) e attribuisce a Oceano il ruolo di "più antico dei titani".



Iperione (o Iperone)


è una figura della mitologia greca, era un titano figlio di Urano e di Gea.

Dio della vigilanza e dell'osservanza, generò Elio (il Sole), Eos (l'Aurora) e Selene (la Luna). Il suo nome significa “colui che precede il Sole”, ed è probabilmente relativo al suo ruolo come padre di Elios, il Sole, o di Eos, l'Aurora, il chiarore che precede il sorgere del giorno.



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Quadro "Crono divora i suoi" di Francisco Goya (1820)



Crono

è una figura della mitologia greca, era uno dei titani, figlio di Urano e di Gea.

Crono divora i suoi figli - F. Goya (1820)Esistono varie versioni del mito di Crono, la più antica è quella di Esiodo. Urano e Gea ebbero numerosi figli, che il padre relegò nelle viscere della terra. Gea non sopportava questa situazione e sollecitò il più coraggioso di questi, Crono, a mettere fine alle sue sofferenze.
Con un falcetto datogli dalla madre, mutilò i genitali del padre, mentre questi si accostava a Gea. Da alcune gocce di sangue di Urano cadute sulla terra nacquero le Erinni e i Giganti, mentre da quelle che caddero in mare, nacque la dea Afrodite.
Urano sconfitto abbandono la terra ai titani. Crono sposò la sorella Rea ed insieme diventarono i signori del mondo.
Prima di andarsene Urano avvertì Crono, che un giorno avrebbe subito la stessa sorte, detronizzato da un proprio figlio.
Per evitare ogni rischio, Crono divorò ogni figlio, non appena Rea li dava alla luce. Furono così mangiati, nell'ordine: Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone.
Rea chiese consiglio a Gea, che le disse di sostituire al prossimo figlio una pietra e di dare questa da divorare a Crono. Seguendo il consiglio di Gea, il figlio successivo, Zeus, si salvò.
Zeus divenne grande e Rea persuase Crono a dimenticare i suoi timori, facendogli rivomitare i suoi figli. Crono accettò e subito i suoi figli, con a capo Zeus, gli diedero battaglia.
La guerra durò dieci anni: molti titani si batterono con Crono, mentre con i suoi figli si allearono i ciclopi e gli Ecatonchiri (i mostri dalle cento braccia).
Alla fine la vittoria arrise a Zeus, che rinchiuse il padre e i titani nel Tartaro, in fondo agli inferi, potendo così regnare sull'Olimpo.

In tempi antichi Crono era sicuramente la divinità del grano. Gli veniva dedicata una festa, detta Cronia.
Il falcetto che Crono porta nelle rare rappresentazioni artistiche può essere stato uno strumento agricolo, usato anche per i sacrifici che gli venivano offerti.
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Messaggio da Beldanubioblu » mar set 19, 2006 9:56 pm

Tifone (o Tifeo)

è una figura della mitologia greca, era il figlio più giovane, ma anche più grande, di Tartaro e di Gea.

Era un mostro, che la madre destinò sin dalla nascita a lottare contro Zeus e gli altri dei dell'Olimpo, colpevoli di aver sconfitto i suoi figli, i Titani.
Esiodo lo descrive come un mostro con centinaia di teste di drago e voce tonante. Ma ciò non gli impedì di essere sconfitto da Zeus e di essere gettato nel Tartaro.
Sposò Echidna da cui ebbe come figli Cerbero, Otro e Idra.

Una versione, di origine orientale, racconta di quanto la vittoria di Zeus non fu facile. Tifone fuggì verso oriente e , giunto alla frontiera della Siria, si fermò, pronto a battersi. Strappò la spada (o il falcetto) dalle mani di Zeus e gli tagliò i tendini di mani e piedi. Quindi gettò il re degli dei in una grotta della Cilicia.
Ermes e Pan si misero alla ricerca dei tendini di Zeus, lo ritrovarono e permisero a Zeus di ritornare sull'Olimpo. La lotta riprese, Tifone salì sul monte Nisa, dove lo attendevano le Moire, che lo rifocillarono con dei frutti succulenti. Ma il cibo era destinato ai mortali, così, invece di ridargli forza, lo indebolirono. Zeus lo ferì con tale violenza sul monte che il sangue colò a fiotti sulle sue pendici ed il monte prese da quel giorno il nome di Emo, che in greco significa sangue.
Tifone fuggì in Sicilia, dove Zeus gli diede il colpo di grazia. Quindi lo seppellì sotto l'Etna, dove ancora oggi freme e sputa fuori il fiato di un gigante moribondo.

Nell'Iliade, egli era invece confinato presso Arimi, in Cilicia.

Tifone impersona allegoricamente le forze vulcaniche.

Fu considerato il padre dei venti impetuosi (tifoni) e fu in seguito identificato, o almeno assimilato alla divinità egizia Seth.

Nell'arte greca, Tifone viene raffigurato come un gigante alato, le cui gambe terminano in due serpenti.


Giapeto

è una figura della mitologia greca, era un titano, figlio di Urano e di Gea.

Sposò Climene, da cui ebbe quattro figli: Prometeo, Epimeteo, Atlante e Menezio.
Giapeto fu quindi il progenitore della razza umana.




Mnemosine


Nella mitologia greca, Mnemosine (in greco &#956;&#957;&#951;&#956;&#959;&#963;&#973;&#957;&#951;) è la dea della memoria, figlia di Urano e Gea; fu amata dal nipote Zeus il quale le si presentò sotto forma di pastore. Giacquero insieme per nove notti sul monte Pierio e dopo un anno nacquero nove figlie: le Muse.
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Mitologia dei Gemelli

Messaggio da Beldanubioblu » mer gen 03, 2007 11:54 pm

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Mitologia dei Gemelli





La mitologia greca puntualizza come, dei due gemelli, solo Polluce era, in ogni caso, vero frutto dell’unione tra Leda e Zeus e in virtù di ciò, solo egli, godeva del privilegio dell’immortalità. Il fratello Polluce, figlio del marito di Leda, il re spartano Tindaro, pur essendo un giovane di notevole prestanza fisica, non godeva dei privilegi di Castore ed era assolutamente mortale.Protetti da Apollo, nella mitologia romana erano indicati come i fratelli di Febo o i Dioscuri (figli di Zeus). Molto legati tra loro, decisero d’unirsi alla spedizione degli Argonauti, guidata da Giasone, alla ricerca del Vello d’Oro portando un contributo fattivo grazie alle loro impareggiabili doti: Castore si distingueva nella battaglia come abile guerriero, nonché come domatore di cavalli, mentre Polluce eccelleva per abilità pugilistiche. Durante il viaggio, e in diverse occasioni, furono d’importanza vitale per la riuscita della spedizione e, a tal proposito, Apollonio Rodio nelle sue Argonautiche, narra un episodio emblematico: durante una tempesta, la nave Argo rischiò l’affondamento; sulla testa dei due giovani apparve una luce e all’istante la tempesta si quietò.

In epoca romana, da questa leggenda, nacque la consuetudine di dipingere l’immagine dei gemelli sulle navi, considerati non solo protettori delle battaglie, numi tutelari dell’ospitalità ma anche, e soprattutto, protettori dei marinai. Le luci che sovente i naviganti riferiscono di scorgere sui pennoni o sugli alberi delle navi durante le tempeste (fuochi di Sant’Elmo) vengono interpretate come apparizioni di buon auspicio e, in epoca antica, ad opera dei Gemelli. La vicenda di Castore e Polluce riprende i toni eroici dei suoi protagonisti nello scontro con i cugini Ida e Linceo per via di una contesa intercorsa tra le due coppie a proposito di due belle ragazze. Nella contesa Ida ferì a morte Castore mentre Polluce ebbe la meglio di Linceo che rimase trafitto da una lancia. La battaglia ebbe termine con l’intervento di Zeus che punì Ida incenerendolo con una folgore. Il disperato Polluce, che tanto amava il fratello, chiese al padre degli dei di poter donare la propria immortalità al gemello morto oppure di raggiungerlo egli stesso nell’Ade, il regno dei morti. Zeus, commosso da tanto affetto, decise che da quel momento i due avrebbero trascorso l’eternità insieme, un giorno nell’Ade e uno nell’Olimpo e pose in cielo le due nobili anime.



Curiosità e un po’ di storia legata ai Gemelli.


Osservando attentamente lo schema delle stelle che compongono la costellazione dei Gemelli ci si accorge come le stelle Alfa e Beta hanno una luminosità che non giustificherebbe la loro classificazione: Beta Gemini, ovvero Polluce, dovrebbe essere la stella Alfa e viceversa. Molti ritengono che l’errore, fatto da Johann Bayer nel 1603, sia nato dalla difficoltà di scorgere una netta differenza di magnitudo dell’epoca dei fatti perciò, apparendo simili, egli seguì la classificazione tradizionale greca. Altri, fra cui molti astronomi, ritengono che originariamente le due stelle fossero realmente differenti e che poi, progressivamente, la luminosità di una delle due andò scemando. Qualunque sia la ragione, Gemelli è l’unica costellazione in cui la stella Beta è più luminosa dell’Alfa.Vicino alle stelle dei Gemelli sono state fatte delle storiche scoperte: il 13 marzo 1781, nei pressi di Propus, William Herschel scopriva il pianeta Urano, mentre nel febbraio del 1930, dall’osservatorio di Lowell, Tombaugh fotografava Plutone nei pressi di Wasat.La Mitologia dei Gemelli.Ricordate la storia di Zeus e Leda o meglio la violenza subita da quest’ultima da parte del padre degli dei che, invaghitosi d’essa, si trasformò in cigno pur di farla sua? (vedi Almagesto di Settembre - Costellazione del Cigno).Successivamente a questa unione nacquero due gemelli, Castore (Castor) e Polluce (Pollux).




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