I SEMI DELLA VITA INDICE

Giammarco... perchè credo in Dio, le mie poesie e un po' della mia vita

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Giammarco De Vincentis
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I SEMI DELLA VITA INDICE

Messaggio da Giammarco De Vincentis » sab giu 11, 2005 4:13 pm

I SEMI DELLA VITA PARTE PRIMA

In questi giorni sto vivendo emozioni a catena, a volte sembra un sogno è come se la vita mi raccontasse di qualcosa di bello iniziato tanto, tanto, tanto, ma tanto, tempo fa. ...
Mi riferisco ad un giorno quando Dio decise di lasciare la terra perchè era stanco del mondo che non lo sentiva più e la pace non regnava più nei cuori dei suoi figli, quando volle tornare nel suo paradiso e portarsi con se i semi della vita.
Era talmente avvilito e demoralizzato che non vedeva l'ora di andare via e appena riempito il suo sacco volò in alto al di la dei cieli, senza accorgersi però, che questo, aveva un piccolo foro, da dove durante il tragitto, una parte dei semi della vita riuscirono a disperdersi nell’universo.
Alcuni si posarono sulle stelle e sulla luna, ed il sole volle anche per lui la sua parte, altri vagarono nel cielo prima di ritornare di nuovo sulla terra.
Un seme cadde in un fiume, che si lascio’ trasportare dall’acqua e dopo aver sfiorato i riflessi di un lago raggiunse il mare, che una vela bianca dipingeva quando le onde non rubavano il posto ai suoi colori, mentre una rapsodia di musica colorava di blu tutto intorno..
Un seme invece si ritrovo’ su un monte in mezzo alla neve e divenne fiore anche senza la primavera ed ancora oggi ogni volta che viene giù la pioggia, al ritorno del sole si colora di arcobaleno.
Mezzo seme invece venne raccolto da un Mago e se lo tenne con se e la sera guardano ancora oggi insieme il cielo dove su una stella randagia si trova l’altra metà.
Qualche chicco di vita trovo’ dimora su rami di Pesca dove gli uccelli al canto di Cri continuano ad urlare che è li la felicità della vita.
Alcuni semi di vita si posarono sui cuori di piccoli angeli che dormivano su una terra muta e si ritrovarono sorelle e fratelli, dove i confini non dividono i cuori e come luce una piccola stella discesa sulla terra per illuminare il golfo di questo angolo di vita.
Qualche seme fini su boschi e foreste ed uno in particolare si fermò sulla fronte di un piccolo capriolo, ed ancora oggi tutta la sua specie porta quel segno, simbolo della tenerezza degli animali sulla terra.
Alcuni semi caddero giù e con la luce del sole coloravano il mondo d’amore ed un dolce canto si levò fin a raggiungere gli angoli più bui della terra
Altri si fermarono su isole felici e diedero vita a isole che prima non c’erano, alcuni in un parco dove i fiori sono ancora li a sorridere a chi ha ritrovato un amico.
Alcuni ancora, e questi ultimi meno fortunati finirono tra spine e sassi, dove la terra non aveva calore ed un giorno il sole passando da quelle parti si accorse che anche li c’era il seme della vita, mancava solo acqua e qualche granello di terra sarebbe bastato, per farli germogliare.
Fu cosi che il sole urlò con la sua luce a tutti coloro che potevano vedere e che la luna e le stelle alla sera illuminarono anche sotto i sassi dove l’acqua del fiume porto’ con se granelli di sabbia venuta dal mare ed i fiori si spostarono a fare da contorno a quello che diventò in poco tempo un grande prato verde in una dolce campagna ;) dipinta indelebile nel mio cuore, il ritrovo di tutti quei semi dispersi da Dio nell’universo.
E’ cosi che siamo nati noi che ci chiamiamo Poetixcaso, che non siamo solo il corpo che viaggia a bordo di abiti nobili, siamo senzazioni, emozioni siamo quei semi della vita che Dio ha lasciato sulla terra e sono certo che quel buco, non è stato un caso ma voluto da chi oggi sta passando di nuovo su questo mondo per raccogliere i frutti della sua semina.
Forse è bel sogno e se dovesse essere tale, a tutti voi chiedo un favore, non provate mai a svegliarmi, perché oggi è questa la mia serenità e la felicità che mi tiene viva la vita.


Giammarco
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I SEMI DELLA VITA PARTE SECONDA

Messaggio da Giammarco De Vincentis » sab giu 11, 2005 4:14 pm

Venne poi la pioggia, ed il fiume portò a valle anche sassi e tronchi di alberi, che al passaggio ricoprirono tutto quanto trovavarono lungo il loro cammino.
Il sole nel frattempo si era spostato con due delle sue stelle più belle e nuovi semi che la vita gli aveva raccomandato per portarli verso la luce della regina della pace.
Furono giorni in cui le stagioni passarono tutte e misero alla prova, la fede di chi doveva crescere solo con l'amore di Dio.
Acqua sole e vento alimentavano quei giorni sereni e la pace era sempre la stessa quella di chi si affidava alla provvidenza divina e viveva giorno per giorno.
Ogni volta che le forze venivano a mancare, c'era sempre pronto qualcuno a dargli coraggio, perfino il racconto di chi accarezzava una palla di neve, riusciva a riscaldare i loro cuori.
Tutti e uniti ascoltavano chi ha riscoperto la vita, in oasi di pace e le preghiere di chi con la guerra avevano perso la mamma e il papa.
I canti di chi sapeva adorare Gesù, gli toglieva di dosso la fatica e riposatosi ripresero il cammino.
Ovunque era la pace e in sua compagnia iniziarono la strada del ritorno.
Tornando a casa pero' trovarono il giardino coperto da fango e rami di alberi secchi, come spine conficcatosi nelle loro radici.
Il sole torno' a risplendere e quei fiori che avevano saputo aspettare fiduciosi del suo rotorno tornarono subito a sorridere, qualcuno aveva scoperto le sue radici il vento gli aveva asciugato la vita, altri ancora avevano abbandonato il giardino in cerca di un altro sole, in compenso però quei semi che tornarono con il sole, fecero quel giardino ancora più bello e la luna tornò ad illuminare il cielo ed ogni sera comne prime parole ricordava a quei fiori, che non esiste un altro sole, ma che è sempre lo stesso e che quando non possono vederlo è perchè è andato a trovare la vita che è dall'altra parte della terra, e che lei la luna fa di riflesso ai suoi raggi, fin quando con l'alba, si scambiano i ruoli.
I semi della vita si ritrovano, crescono a volte si perdono di vista, ma prima o poi se hanno lo stesso sapore, si ritrovano nello stesso giardino.

Cèpo
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I SEMI DELLA VITA PARTE TERZA

Messaggio da Giammarco De Vincentis » sab giu 11, 2005 4:14 pm

E un nuovo giorno porto’ la luce su quella terra mentre la luna tornava a casa, stanca della sua notte più lunga, senza piu lacrime, gli occhi gonfi e le guancie rigate, era felice pero'ò perché tornava a casa dove la sua unica stella la aspettava in un cielo che aveva perso il sorriso per ben due mesi e qualche giorno in più, fiduciosa che al suo ritorno avrebbe ritrovato la pace, consapevole pero' che non sarebbe stato più come una volta, un raggio di sole gli fu compagno per un piccolo tratto di strada e la via si fece più chiara, a casa trovo' ad aspettarla l’affetto dei suoi cari e per qualche giorno non aveva tempo nemmeno per respirare, ma poi la realtà si sovrappose ad ogni fantasia e torno’ la notte, con le sue parole a fargli compagnia e 58 lune tornarono insieme a 73 fiori e l’autunno apparve per la settima volta, in un solo anno.
Girava la vita ed il sole dall’alto vedeva come formiche al lavoro i semi della vita ogni giorno a scrivere la storia di questo mondo.
Tornarono a casa i senza tetti, cosi i senza nomi come il figlio prodico e ad ogni ritorno il sole li accoglieva con la sua luce più grassa.
Le rapsodie cambiavano colori e la musica si dipingeva di azzurro più chiaro, fin a raggiungere l’azzurrissimo più vivo e chi temeva il buio e non ebbe più paura.
Una briciola di cuore si fermo’ nel giardino della vita e come le carezze più belle si uni' all’amore, di chi finalmente aveva ritrovato, dopo aver vagato per quattro anni su pagine Web, universo di questo mondo e fu per molti la gioia ed il suo sorriso a tutti regao'.
Altri fiori nacquero da quei semi, tanti teneri dolci e delicati, ne venne ancora, uno pero' che era una rosa con le spine ed ogni volta che le sue ferite si aprivano alla vita gocce d’amore era il sangue di chi non si stancava mai di dir ti amo.
Erano giorni mai uguali e le stagioni parevano passare tutte nell’arco di pochi giorni e quando c’era la neve un piccolo cuore saliva in vetta, come compagno le scarpe di chi sa arrampicarsi con amore ed un piccolo sasso ogni volta lasciava a monte dopo averlo raccolto a valle.
Il colore dell’amore non mancava mai anche quando diceva che per un po si assentava ed il suo canto si udiva ascoltandosi dentro.
La grande cometa si trovava dall’altra parte della terra, un fiore tra la neve si aggrappava da una vela e come via, usava il manto più candito e scivolava a valle sospinta dal vento.
Ad ogni giorno seguiva la sera e quando questo sembrava non succedesse, qualcuno, nel letto del suo fiume si rispecchiava dall’ alto in compagnia della sua stella nottura .
I profumi di bosco erano in questo angolo di pace ed iniziava a vedersi l’isola che non c’è dove mezzo seme aspettava l’altra metà, che caduta dal cielo, per veire a vivere, sulla terra si era fatta male ma guariva in fretta e usando un ditino si teneva in contatto con questa realtà.
Erano giorni sereni, anche se qualcuno ogni tanto camuffato da buon samaritano, si fingeva ospite e passante per caso, ma come vero scopo, quello di chi veniva a seminare zizzania, in una terrà che pero' ha il dono che altri non hanno e riesce a capire che per non morire bisogna vivere uniti, come i miei semi della vita che si tengono per mano ed ognuno è maglia di una catena, fatta a misura per questo modo che va in cerca di serenità con le persone più vere.
E intanto seguendo i colori dell’arcobaleno alcuni semi si ritrovarono insieme pronti per salpare ancora una volta su L'arca di Noè, questa volta però, il mare era l'universo e attraverso di esso si sarebbe arrivati alla vita eterna .
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LE BOLLE DI SAPONE

Messaggio da Giammarco De Vincentis » sab giu 11, 2005 4:14 pm

Si era sparsa la voce che presto sarebbe salpata la nuova Arca di Noè e tanti piccoli semi seguendo i colori dell’arcobaleno, si ritrovarono su un colle, dove una piccola casupola si stava circondando del suo giardino e come l’Arca di Noè era pronta a partire per un viaggio dove la strada non era il mare e la burrasca, non era nella sua acqua salata, ma nell’amore che la terra strava perdendo, per colpa dell’egoismo e dell’odio dell’umanita’.
Qui ognuno poteva ritrovare , la sua terra e il suo universo... le sue debolezze, le sue paure, i suoi limiti.. e magari accettarsi..trasformarsi.. e come i fiori aprirsi ad una nuova vita.
Giunti sul colle, tanti che non avevano capito cominciavano a fare domande, altri erano solo curiosi ed in silenzio aspettavano che qualcuno si facesse sentire, mentre continuavano a giungere da ogni parte i semi della vita e i colori dell’arcobaleno lasciarono al sole il compito di dire le prime parole.
Il sole cerco’ di portare ad ogni cuore il suo calore, invitando tutti ad aprirsi cosi gli angoli più bui potessero sentire e a tutti disse di prendersi per mano, allungando semplicemente le braccia, senza guardare o scegliersi il suo compagno, perché era già tutto scritto ed il quadro si sarebbe formato in un solo attimo con un cerchio di luce e tutti insieme ad abbracciare la terra.
Pochi non trovarono posto, perché del vicino non voleva essere compagno e al sole volevano giustificare a torto o a ragione.
Il sole non si scompose e a questi disse che non erano li per continuare a ragionar con la mente, ma solo riconoscendo in un amico lo stesso amore di un altro che sarebbe vissuto in grazia e sereno e in una grande famiglia, tanti capirono al volo e per chi invece non volle comprendere si ritrovo’ a vivere nel giorno di prima, ed il tutto lo visse come un sogno.
Ci fu silenzio dopo che giochi di luce fecero da contorno a questo dipinto, al quadro della vita, e attenti ad ogni parola, si misero ad ascoltare le Bolle di Sapone.


LE BOLLE DI SAPONE


Un giorno comincio’ a raccontare il Sole:
Il Signore, dopo avere creato la terra, nel giorno della domenica che si era riservato per lui, si mise a giocare con le bolle di sapone e ad ogni soffio ne mandava in terra tante, di dimensioni diverse e scendevano giù come coriandoli, dipinti dalla luce dell’universo nascente.
La vita con i suoi semi e la terra si accorsero, molti corsero sulle vette piu’ alte per prendersi la bolla più bella o più grande, tanti invece si portarono nei prati o sul mare e a testa in su si godevano lo spettacolo in attesa si tuffarsi dentro la bolla che sarebbe stata la custodia della loro anima.
Ce ne fu per tutti, nessuno rimase senza, ma non tutti ebbero la stessa gioia nel raccontare la propria esperienza, quando si ritrovarono a fare i conti, dove chi non è tanto fortunato o altrettanto sfortunato, si ritrova a macinare ghiaccio per far cadere neve sulla terra

Io disse uno di questi, ho scelto una bolla troppo grande e ho passato una vita a sbattere la testa di qua e di la e mi sono perso dentro di me, fin quanto è esplosa come una bolla di cristallo.

Io disse un altro, ne ho scelto una molto colorata, troppo che riusciva a coprire il mio colore e nessuno nella vita si è accorto di me.

Io disse un altro ancora ne ho scelto una troppo piccola e crescendo son morto soffocato perché mi mancava l’aria.

Ognuno disse la sua, quasi tutti avevano da recriminarsi qualcosa ed era questo che li rendeva simili e capirono subito che se erano li, il motivo era che il sole gli dava la possibilità di trovarsi la giusta dimensione, quella bolla di sapone dentro la quale poter continuare la via del cammino verso una vita più vera, nel segno della pace interiore e della serenità con chi ti vive accanto.

Il sole , lascio’ a loro la sera, li saluto' tutti e passo' all’altra parte della terra, mentre la luna giungeva e tutti si sdraiavano a terra, e nel sonno ognuno inizio’ a sognare .
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Il racconto di un cieco, la provvidenza

Messaggio da Giammarco De Vincentis » sab giu 11, 2005 4:15 pm

Un seme cieco da sempre si mise a parlare e la Luna accortasi, chiese silenzio e tutti si misero in cerchio ad ascoltare.
Quando io nacqui disse lo sfortunato, mia madre mori durante il parto e mio padre era in guerra, da dove non fece più ritorno perchè mori durante una battaglia.
Nessuno mi voleva perchè un cieco sarebbe stato di peso ad ogni famiglia, e mi lasciarono sotto un albero secco, in un giorno d'estate senza nulla per poter sopravvivere.
Un passero si accorse di me e in un battito di ciglia, fui beccato e lui mi salvo' dalla morte.
Non capivo cosa mi era successo, ma sentivo che finalmente c'era acqua e cibo anche per me e per un giorno riuscii a rifocillarmi, fin quanto mi ritrovai tra erba e rami secchi e il cinquettio di piccoli uccelli, mi accorsi più tardi che si trattava di un nido e quella fu per me, la mia casa, fin quando gli uccelli impararono a volare ed io venni spazzato dal vento, dall'autunno che impetuoso arrivo'.
L'inverno mi fece paura e quando stavo per morire di freddo, finii sulla pancia di un orso, che mi porto' con se nella sua tana, dove per tutto l'inverno fui ospite, fino a primavera quando l'orso uscendo dalla tana, alla prima stiracchiata mi fece cadere a terra.
Era l'odore di primavera quei colori che vedevo dal cinguettio degli uccelli e dall'odore dell'acqua che scendeva dal cielo, la stessa acqua che finita al fiume mi trascino' fin qui, dove ho trovato voi.
La Luna aveva capito e disse ai presenti che era stata la provvidenza a far da mamma e papa' al piccolo seme cieco e che lui in questo viaggio la rappresentava, cosi il suo esempio ci avrebbe aiutato nei momenti difficili.
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il seme con il mantello, la fede

Messaggio da Giammarco De Vincentis » sab giu 11, 2005 4:15 pm

C'era un seme girato di spalle, curvo a terra e coperto da un mantello color della stessa terra.
La luna lo chiamo' e gli disse se aveva qualcosa da dire.
Questi senza voltarsi incomincio' a parlare...
Io disse il seme come il cieco non ho visto il sole quando ho iniziato a cercare la vita, ho vissuto solo di notte e tu Luna sei stata l'unica con la quale ho avuto il coraggio di farmi vedere.
Le tue figlie e amiche stelle mi hanno portato in cielo ogni volta che nel sonno ho voluto sognare.
Ho vissuto di notte e ne sono stato felice, perchè non mi è mancata la pace e sono stato sereno.
Da bambino ero vispo e allegro e come tutti i bimbi del mondo vivevo immaginando il mio futuro con una famiglia vera e nei giorni di festa essere a tavola riuniti con i miei parenti.
Per un po sono stato padrone di quei sogni fin quando un giorno il male si è impadronito di me e non ho potuto più camminare e mi sono ritrovato chiuso in gabbia come un uccelo.
Con me ho avuto solo l'amore di mia madre, perchè mio padre ci ha lasciati, perchè aveva bisogno di una famiglia diversa e braccia per lavorare i suoi campi.
Ogni giorno mia madre mi raccontava della vita fuori dalla mia realtà, ma mai nessuno mi è venuto a trovare.
Non ho mai dubitato dell'amore di Dio, perchè mia madre mi ha sempre insegnato che è lui il papà di tutti i papà e che nessun padre avrebbe fatto del male al proprio figlio e che questa vita non è altro che il punto di ritrovo per dove si parte per la vita eterna.
Mia madre mi ha accompagnato qui e lasciato tra voi, dove io avrei iniziato a vivere la mia vera vita, dopo è tornata a casa perchè è li che deve ancora restare, e qui si fermo' il racconto del seme coperto dal mantello.
La Luna si avvicino' al seme e gli tolse il mantello e guardando negli occhi gli disse che lui avrebbe rappresentato la fede e la speranza di chi crede in Dio.
La luna si voltò verso il cieco e gli disse di prendere in braccio lo storpio e di incominciare a salire sull'arca, due occhi e due gambe sarebbero bastati.
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Il seme povero e la carità

Messaggio da Giammarco De Vincentis » sab giu 11, 2005 4:16 pm

Molti erano arrivati con mezzi di trasporti degni dei grandi signori, tanti invece erano venuti a piedi e tra di loro c'era un seme colto, uno distinto di quelli che si riconoscono da un semplice gesto, tra tanti.
Con se aveva una valigia e dentro di essa tante piccole cose che gli sarebbero servite per il viaggio, ma nemmeno un soldo aveva portato con se.
Qualcuno pero' curioso voleva sapere e gli chiesero del perchè aveva viaggiato a piedi come un umile servo quando nella vita era padrone di tutte le comodità.
Con molta umiltà il seme si mise a raccontare la sua vita, da quando era nato, quando la fame si tagliava a fette.
Sono nato da una famiglia di contadini prosegui il povero e da piccolo fummo costretti ad emigrare per trovare un lavoro.
Ho lavorato come un asino e mi sono fatto una posizione che molti mi invidiano, una fabbrica con 1000 operai e la domenica non avevo tempo nemmeno per andare a ballare, perchè dovevo contare i soldi che durante la settimana avevo guadagnato.
Ho avuto tre figli, ma mi sono acorto di loro, solo quando ho perso mia moglie e ho dovuto fargli da mamma e papà.
E' da quel momento che ho iniziato a capire che la mia ricchezza era a casa mia, dove la sera quando tornavo i miei figli crescevano, sotto le lenzuola che io non ho mai rimboccato.
Cosi ho venduto la mia fabbrica, non volevo che i miei figli crescessero in cerca di quello che non li faceva diventare felici, ma poveri di spirito.
Ho donato gran parte delle mie ricchezze ai poveri e a chi ne avrebbe fatto l'uso migliore per far vivere meglio i meno fortunati di questo mondo.
Ai miei figli ho lasciato il necessario per vivere una vita onesta e le preghiere che la notte ci accompagnavano prima di dormire.
Ho capito che la mia ricchezza è servita a far vivere meglio tantissima gente ed io ho saputo apprezzare la vita senza rimorsi e felice di aver fatto felice chi non aveva avuto fino a prima la possibilità di sorridere alla vita.
Dalla vita ho avuto tutto e ad essa ho riconsegnato quanto mi ha dato, ora son qui messaggero, verso coloro che hanno vissuto la vita da poveri e a loro voglio dire che la vera ricchezza è quella che ho conquistato diventando come loro.
La vera ricchezza è la serenità che regna dentro di me, dove sono veramente diventato ricco e voglio sedermi allo stesso tavolo di chi si accontenta del cibo dei poveri e prima di iniziare a mangiare ringrazia il Signore per avergli donato per un altro giorno la vita, si inginocchio' e si mise a pregare.
La Luna gli diede un tocco sulla spalla e gli disse:
Benvenuto a te che sarai la carità.
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I semi sterili, la fertilità.

Messaggio da Giammarco De Vincentis » sab giu 11, 2005 4:16 pm

Poco distanti, timorosi e mano nella mano c'erano due semi e ad esso la Luna chiese chi erano.
Dei due inizio' a parlare la moglie dicendo che si erano sposati giovanissimi, in un piccolo paese di montagna, dove avevano passato la loro vita, lavorando nei campi e zappando la terra, mista a sassi, continuando allo stesso modo di come avevano fatto i loro genitori tanti anni fa.
L'uomo preciso' che era rimasta la sua l'ultima famiglia ad abitare quel piccolo villaggio, perchè i vecchi erano morti e i giovani un po alla volta, si erano spostati nelle grande città, per dare uno studio ai propri figli, queli figli che loro non avevano mai avuti, perchè uno dei due era sterile, ma mai si sono preoccupati di sapere chi dei due lo fosse, perchè non se ne sono fatti una colpa, ma la volontà che Dio aveva espresso per la loro vita.
Eravamono convinti che solo li saremo riusciti a vivere, altrimenti avremo fatto la fine di quei fiori che vengono espiantati in montagna per poi trapiantarli nei giardini delle grandi città, avremo continuato a vivere lo stesso, ma l'odore non sarebbe stato quello di prima e la nostra purezza si sarebbe confusa con lo smog che sta soffocando il mondo.
La donna prosegui dicendo che comunque erano riusciti a vivere felici, accudendo i figli dei loro fratelli e quelli dei vicini di casa, ed in loro avevano trovato l'affetto di quei figli che non avevano mai avuto.
Nella vita ci siamo sempre accontentati continuo' il marito, ci siamo messi qualche soldo da parte solo perchè temevamo della nostra salute e ci stavamo organizzando una vecchiaia tranquilla.
Non avremmo mai voluto lasciare il nostro paese, i nostri animali che dormivano al piano di sotto, dove vivevamo noi, la nostra vigna, la nostra casa che era la unica con la luce accesa la notte, è stato il nostromandorlo a convincerci di venire qui e che sarebbe stato lui li a rappresentare anche noi.
Abbiamo lasciato i nostri averi a tutti quei figli che abbiamo portato in braccio, sarà poco, ma sufficente per ricordare di noi.
La Luna si inchino' e diede il benvenuto alla fertilità e con un cenno li invito' a salire sull'arca.
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